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Raccolta di poesie di Gianfranco Isetta
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Ombre incerte

OMBRE INCERTE

 

 

E’ la luce dell’aria

a stagliarsi sui corpi

che l’estate trasmuta

in sospese ombre incerte

 

a posarsi sull’acqua

che, nel suo farsi specchio,

ne reclama già invano

ogni bordo concluso.

 

Non c’è nulla che possa

modellarne il futuro

con la brezza in arrivo

che ne scuote il destino.

*

La mano sul violino


 (dedicata ad Andrew Bird polistrumentista americano)

 

La mano sul violino

sceglie le dita adatte

a scrivere il colore

di un grido in voglia piena

a cui non spetta alcuna

nascosta verità

solo grazia infinita

che si possa giocare

scuotendo la testa al tocco.

*

Notte sottile

 

E' una notte sottile
che si produce in gesti
di insolito pudore
con il silenzio di lumini accesi
Una collana d'occhi
si sfila dal torpore
che presagisce il sonno,
cerca l'avvio del cielo
in quelle ciotole di luce bianca.
Dovrò comprarmi terra
per respirarci dentro
un pensiero nascosto
sull'opportunità che scenda un sole
a definirmi il viso.

*

Quel vento... se allunghi una mano

 

Si porta via qualcosa del fogliame,
accumulato come una memoria,
e lo conduce senza alcun programma.
fino a incontrare l'insperato appiglio
di un vecchio ramo nudo di speranze.
È un leggero respiro quotidiano
che spinge verso la parete bianca
dove l'attende quella breccia aperta
che s'intravede ... se allunghi una mano.

*

Una follia felice

 

Quella volta che dissi d'averla vinta in premio.
mi corse incontro una luna azzurra e fiduciosa.
Chiedeva per me e per sè spazi di tenerezza
per quel moto che sorge in noi usando la parola.
Giocando così come bambini, inconsapevoli
del nostro esserci, non riuscimmo a trovare il luogo
e la dimora delle nostre carezze scritte.
Ma una foglia scese da un tiglio senza toccare
suolo e, seguendone l'incerta rotta sospesa
tra la malinconia diffusa, che si raccoglie
di ramo in ramo e per i tetti di velate case,
forse incontrammo il punto di una follia felice.

*

Una follia felice

 

Quella volta che dissi d'averla vinta in premio
mi corse incontro una luna azzurra e fiduciosa.
Chiedeva per me e per se' spazi di tenerezza
per quel moto che sorge in noi usando la parola.
Giocando così come bambini, inconsapevoli
del nostro esserci, non riuscimmo a trovare il luogo
e la dimora delle nostre carezze scritte.
Ma una foglia scese da un tiglio senza toccare
suolo e, seguendone l'incerta rotta sospesa
tra la malinconia diffusa, che si raccoglie
di ramo in ramo e per i tetti di velate case,
forse incontrammo il punto di una follia felice.

*

Un bambino che viene

UN BAMBINO CHE VIENE

E se così vuoi esserci 
ti accoglieremo.
Incontreremo un nome.
Un atto in fragranza di quel pensiero
che si vuole incarnare in una forma 
tenue come una carezza attesa 
in ogni istante spesa per un ritorno
che ci vuole riguardare.
Ascolteremo allora le tue ragioni 
purché si sciolga il patto antico 
che s'impone come un grumo 
a chi voglia ridisegnarsi il cielo

*

Porterò un mazzo di crisantemi rossi

Porterò un mazzo
di crisantemi rossi
al tuo giaciglio...
per ricordarti e chiederti
l'amore che non colsi
solo per un millimetro
di gioia che nascosi.
Ti vedrò nel campo
imbandito di quei fiori
in un tenero ottobre
evitando gli incontri
con altre rimembranze.
Chiudi gli occhi.
Io li vedrò lo stesso
parlarmi d'azzurro,
di nuvole balocche e forse
di navi all'orizzonte.
Io non mi sono mai
allontanato dalla ruota
dei tuoi giorni.
Era il mio campo
a volerti distante
come fossi un seme
tradito dall'inverno.
Sono tornato
da un esilio incerto
e ti vorrei toccare
in ombra che compari
tra le mie palpebre
e le mani.

*

Fiore azzurro

Fu spinto dal vento
in quel corpo,
come una carezza 
d'inverno rinchiude.
L'angolo che l'accolse
si trasformò all'istante
in fiore azzurro.
Così decise infine
quel pensiero, senza
che lo volesse dire,
accolto sottovoce
da un profumo di cuore.

*

L’incontro

 

Non ci sono carezze
da sciogliere in ricordi,
ci si gioca soltanto
un passaggio di stato
da una vita apparente,
e con vana illusione,
a un finale esigente.
E forse ripensandoci
l'incontro che ci attende
è solo percezione.
Si può pensare a un cielo
in funzione degli occhi
senza dover sognare
per chiedere il futuro.
Ascoltando la quiete
dei giorni, tutti uguali
prima di esserci stati
compagni di respiro,
si può ancora incontrare
l'eco di quei primordi
il ribollire di istanti
memoria di un domani
che ruota e non si ferma
sull'interpretazione.

*

Esopo insegna al lupo a non cercare senso in altre vite

 

Là c'è un tranquillo azzurro
e, di passaggio,
qualche nuvola ballerina

...

il chiaro e il rosso d'uovo, l'aria
che assorbi, freschi ogni mattina, senza Storia.

 

Là c'è un fanciullo (e arguto) incanto
e, per intanto, mi par vero
il libro delle fate.

*

Il volume delle foglie

Il volume delle foglie
non compare sul transito
dei pensieri, richiede...
spazi di leggerezza.
Leviga la nudità
della parola il verso
che ne trattiene il suono
goccia su goccia sino
a consumarla d'ansia
di liberarsi in volo.
E verrà poi l'inverno
ad attendere in sorte
l'anelito vitale
un passaggio di stato
il florilegio aperto
di particelle esplose.
Sarà coscienza nuova
per un sottile sguardo
gioia di qualcos'altro:
l'esserci a primavera.

*

Un’idea di brezza

Nelle mani ricolme
d'affanni forse il giorno
si spegne in bagliore...
quando il seme d'autunno
non genera germogli.
Non bastano le lacrime
a nutrirne il futuro,
non il manto cortese
di un gelo generoso.
Forse un' idea di brezza
un pensiero fuggevole,
curvandosi al dolore,
potrebbe costringere
a un mattino gioioso
intenerendo il fiore.

*

A teatro

 

Giova l’immemorabile

sentire. Immaginare

tracce di buio e un lampo.

L’uscita di quel corpo

bianco di cartapesta

da un sipario che chiude

lasciando lo stupore

seduto in prima fila.

La rappresentazione

si compiace e rinnova

all’istante. Già promette

repliche indefinite

contro un cielo notturno.

Se la parola tace

risalgo su uno sguardo

di luna impenitente

che, finta, mi sorride

*

un vento d’angelo

Ho bisogno di un fiore

che sia solo il pretesto

per comprare un buon vento.

Un angelo fragrante

che metta lo scompiglio

tra le buone ragioni

sospese sui rimbalzi.

Magari un bucaneve,

la pronuncia di un corpo

che spunti all'improvviso

e accenda una funzione

salendo verso l'alto.

Non sarà che l'inverno

per atteso risveglio

si propone in silenzio

all'incontro e poi scioglie

incertezze dei sensi?

*

Col muoversi nell’onda

 

 

 

 

 

 

Chiedi al vento che scelga
l'albero da sfiorare
e la parola cupa...
appesa al ramo scabro
la scoprirai più lieve
con la voce smorzata
incerta nei contorni
d'insospettata forma,

figlia di stesso sangue
col muoversi nell'onda
d'ogni nostra esistenza
incontrerà l'inverno
solo tremando appena
salendo sulla terra.

*

Nelle mie corde

Ho bisogno di corde
semplici per comprendere
il sacro dell'inverno
e il pianto della neve.
Seguendo il passo lesto
di una danza di sguardi
tra le spine di rosa
a rincorrere un passero...
in cerca del suo cibo.
Mi servono sussurri
che mi portino in cielo
con ali di sapienza
prudente e generosa.
E ora qui a scrutare
all'interno una gemma
per estrarne il brillìo
e, nell'aria felice
di un'alba infantile,
regalarmi un addio
alla notte che tace.

*

Un mattino lieto

Sono attente le mani

a folate di vento.

Le correggono docili

al tatto come foglie

o quei fiori di plastica

ammiccando leggeri

sopra ad un davanzale.

E tutto danza intorno

a quelle dita aperte

come un mattino lieto

che si crede eterno

sino all'imbrunire.

*

E lo stupore ... accanto

 



                             Poi l'incontro si spostò

dalle parole a un tempo

ormai vicino al corpo.

Svelandosi sincera

una goccia un po’ esitante

servì' solo a trattenere,

sull’istante che incombeva,

essenzialmente un pianto.

E lo stupore era lì, nascosto accanto

*

La collanina d’oro

La collanina d'oro

deposta in un cassetto

riposa. Preziosità

di mia madre, gioie

d'altri tempi che tornano.

Frammenti luminosi

accudiscono l'animo

un po' a corto di sogni.

Risentirne l'immagine

del suo viso allo specchio

Come stare all'ascolto

del rumore di fondo

che ci riporta indietro

ai primi chiari battiti

del respiro del mondo.

Un biancore di luce.

*

Non era detto

NON ERA DETTO

 

Non era detto, in fondo,

che nascessi.

I tempi allora stretti

non lo consentivano.

C'era aperta una finestra

a tutte le intemperie

e forse il mio libro

non era ancora scritto.

Bastò un cenno di vero

e con il corpo atteso,

scelto l'abito da festa,

incontrai l'autunno.

E le prime domande:

come sarà il mio viso,

le spalle reggeranno,

quando verrà il silenzio?

Ora che ho rughe antiche,

ho anche amato e corso un poco

rincorrendo il vento,

come un campo seminato,

senza boria,  attendo

e mi sento, a volte,

simile a una storia.

*

Quando una nuvola

QUANDO UNA NUVOLA

 

Nel cielo terso già colmo di gioia

un corpo chiuso rincorreva l'ora

e quando il tempo si fermò un istante

colpii la nuvola con un sorriso

La presi in fronte ma non si scompose

forse vacillo' un poco e poi si sciolse.

*

Un bambino che viene

 

E se così, vuoi esserci

ti accoglieremo.

Incontreremo un nome.

Un atto in fragranza

di quel pensiero

che si vuole incarnare

come una forma tenue,

come carezza attesa

in ogni istante

speso per un ritorno

che vuole riguardarci.

Ascolteremo

le tue ragioni allora

purché si sciolga il patto

antico che si impone,

come un grumo, a chi voglia

ridisegnarsi il cielo.

*

Aurora DECEMBRINA

 

Al passo con i tempi
si staglia in alto, senza 
la spocchia di un ritratto, 
un'aurora decembrina.
 
Semplice, come l'imbrunire
in grani smunti di colore
a raccogliere nel cielo
la perdizione di un giorno.
 
Ora che sono gli occhi 
le altre parole offerte,
non cose qualunque,
per dirci che ci siamo
 
attraversato il giorno
resta solo il silenzio
ad iniettare al buio
la poesia nascosta.

 

*

Ho come l’impressione

Ho come l'impressione

che sulle tue parole

stia per scendere un gesto

 

Lo intuisco dal brusìo

di quel che accade intorno:

dalla ruota del carro

che cigola sul perno,

dal fruscìo dell'amo

che lascia la sua sponda,

dalle nuvole basse

che sembrano in attesa.

Insomma tutto o quasi

sembra venirti incontro

e tu taci la sete

del giorno sulla riva

e parli di confuse

pronunce di ricordi

dei rivoli d'infanzia

ora pensati lievi.

 

E come l'acquitrino

su cui naviga un vento,

appena percepibile

che non si vuole imporre,

così tu incontri il tempo:

si muove ma non scorre.

*

Mistero d’autunno

L'autunno avviò le fragole al ricordo
e poi, celato il rosso nel paesaggio,
il giallo si distese sulle foglie
così fu spenta ogni traccia di sangue

Ora l'inchiesta è chiusa, tutto è dimenticato
e tutto ricomincia nel gesto di una viola
Lo sguardo si riprende l'intenzione

*

Risucchio

Sfuggita ad un risucchio d'immagine,

la foglia ha ripreso ancora spazio

rassicurando un tatto già confuso.

 

Stupito resta l'occhio nel silenzio

già tumido con irrisolte gocce

e la contezza dell' illusorietà

 

E' da tempo che cerco

di capir quel che accade

tra la rètina e il punto

 

dove approda alla mente,

quell'istante che accoglie

(o rimpalla? ) il reale.

*

Avverto nel tuo soffio

Avverto nel tuo soffio 

sul mio fragile sonno

mattutino, inedito,

un calo di tensione

Come un'alzata di spalle

del tuo corpo a segnalare,

con quelle palpebre in su,

forse qualche perplessità .

 

Giochera' anche il silenzio,

per un poco e nei primi

millimetri di luce,

premendo sulle tempie

posate sul cuscino.

Guardo dalla finestra

e ascolto il ticchettio 

dell'acqua che si stende

come un lenzuolo bianco

su ciò che si era ieri

 

 

*

Rosa

 

Rosa sei tu presente

se immagino il profumo

che mi respira in volto ?

 

E nel guardarti penso

e nel pensarti vedo

quel che il mio cuore sente,

ciò che la mente vuole ?

 

Ma tu rosa che appari

resti soltanto il fiore

colto dalle mie mani

scelte dal tuo sapore

 

Gianfranco Isetta 11 luglio 2013

*

Forse è primavera


 Ho gli occhi al cielo

sdraiato su quel masso

pensando a chissà cosa.

Un colloquio di fiori

mi distrae lo sguardo

e io taccio in silenzio

 

... forse è primavera.

*

Pensando al mio destino

Non lasciano le impronte
i passi sulle foglie,
come il soffio del vento

Ma sono qui a parlarne
con molta tenerezza
pensando al mio destino

*

La fumatrice

LA FUMATRICE
Era quel fumo azzurro

che scaturiva tenue

dalla tua bocca aperta

e attorcigliava l'aria

sino a spezzarne il compito

di regalarci il vuoto

Era il tuo muto dire ...

che risaliva appena

dalle tue scarpe asciutte

a definirmi il quanto

e il limite perfetto

del tuo dolce sapore

*

Come i cieli d’Irlanda

mi è venuta spontanea all'indomani del giorno dedicato alla Terra 

 

COME I CIELI D'IRLANDA *

 

 

Io lo so. Non mi attende

la morte a percuotermi

il corpo ma l'assenza

 

dentro il terso dell'aria

che si scioglie ai miei piedi

definendo lo spazio

assegnato alla sorte

 

e mi allegra la mente,

come i cieli d'Irlanda

quando volgono al bello,

esser parte del tutto.

 

 

* titolo di una canzone di Fiorella Mannoia

  

*

Io non ho

Io non ho spazi da donarti

nemmeno pietre levigate

per i tuoi percorsi scalzi,

solo intermezzi di colore antico

e teneri respiri come

quando lo zucchero si scioglie

nella tazzina dei pudori

 

e ho molestato persino un fiore

rivendicandolo solo per te.

Ora guarda nella sua bocca svelata

e cerca il nettare che vi ho versato!

Io sono qui nell'aria o altrove,

pietra vagante, ad attendere

la collisione col tuo nome.

 

*

Tempesta solare

TEMPESTA SOLARE

Non si colora sul mio volto
  l'impronta chiara dei tuoi occhi
  ed il sereno che ritorna
  non ha illusioni da donarci

Il tono vacuo attende scampo
  da un tempo chiesto luminoso
  ed ecco il sole già raggruma
  nelle pozzanghere di luna

 
Gianfranco Isetta

*

Ratzinger e la Chiesa

La mia anima è spenta

come foglio in silenzio

e la traccia perduta

non ha nulla da dirvi

 

Nell'istante che tace

si risveglia una luna

che si scopre più sola

tra le dita del cielo

 

Una ellisse di voci

ora danza scuotendo

il narrare del tempo

*

Un profumo d’occasione

BUON ANNO A TUTTI!

UN PROFUMO D' OCCASIONE

Chiuso lo schermo vuoto
e spento l'audio gracchiante
ora, se svolti l'angolo,
assapori il silenzio.

Sul colore dell'aria
ricompare quel vento
che ci libera storie
odorose di mondo

Un profumo d'occasione.
Ecco! Annusalo!
Annusa la fragranza delle cose,
il tempo che rimane.

*

Si svela alla parola

SI SVELA ALLA PAROLA

 

 

Si svela, dunque, alla parola il giorno

deciso dalla pietra che fu incisa

da quella nuova luce in cui, disposta,

l’anima pur s’attendeva un’ombra

 

Ed anche il suono, che ora la pronuncia,

ne traccia il verso su una linea incerta

che discolora un cielo appena aperto

(o forse è un canto che culla la sera?)

*

Sul bosco...una rondine

Le mie parole contano

i silenzi degli alberi

Il vento, che congiura,

ne scombina la serie

 

Cresce sul pentagramma

l'equazione irrisolta

che si propone canto

col becco di una rondine

*

CERCANDONE -nuova versione

Cercandone

la traiettoria e il balzo

 

(la punta delle dita

a disegnare spazio)

 

un altro cielo si disvela

che il buio ora nasconde

 

Dilata la distanza

tra quel che accade e siamo

 

e non trattiene traccia

d'ombra dei nostri suoni

 

tra la mutevolezza

ardita dei suoi colori

 

ma ci protegge offrendo

la levità al destino

*

E se per caso

E se per caso

la luna si sciogliesse

per dirci che non c'è

 

alzerei gli occhi

per scrutarne i contorni

appena svaniti

 

e sorprenderla

nel suo inganno

che ci fa sinceri

*

Gli Occhi

GLI OCCHI

Gli occhi si ri-sorprendono

a ri-guardare il cielo

che ci invade e rinchiude

in un tempo-silenzio


O tuttalpiù  ri-scoperta

non cosciente del nulla

Un torpore d'illusioni

bagnate dal crepuscolo


nel precedere l'alba

o seguire il tramonto

che ci è stato assegnato


30 agosto 2012


*

Cercandone

                        CERCANDONE


Cercandone 
la traiettoria e il balzo
con la punta delle dita
un altro cielo si disvela

A disegnare un altro spazio
che ci protegge offrendo 
la levita' al destino

E non trattiene traccia
di quel che siamo
tra la mutevolezza ardita
dei suoi colori.



*

Che ne facciamo ...


CHE NE FACCIAMO...



Che ne facciamo dell'estate se il vento 
scuote il tuo passato
e ne riporta solo gli occhi
intenti a definire spazi
riservati ai desideri 

che ti sorrisero 
e tu, smarrita, rifiutasti  
per pudori nascosti
dentro fiori non dischiusi
nell'attesa  di gocce di speranza


*

Così, nel silenzio

Così, nel silenzio
chiudere il percorso
fitto d'occasioni
mentre scorre l'acqua

e nei suoi riflessi
rimbalzano incerte
tutte le domande
non del tutto evase

*

Scioglie il silenzio

Scioglie il silenzio
qualche nuvola attenta
E io sento
d'esser forse il rimpallo
impreciso di un flusso
Ora un cielo promesso
vedo fingere azzurro.

Splendono fiori
non raccolti su monti
e rimbalzan nei tratti
ai miei occhi di maggio
che non chiedono nulla.



*

La scoperta del numero 7

Sono inciampato nel numero7
Non l'avevo visto subito
in tutta la sua ESISTENZA e ...
non ho potuto scansarmi

Eppure stava li, fermo
e ci stava già da prima
che io fossi avendo perciò 
di certo la precedenza

E ora si ha tutti un bel dire
che "non fu mai inventato"
anche se una cosa e' certa:
nello scontro io l'ho scoperto!


Gianfranco Isetta

*

Vieni

VIENI

 

 

 

                                                 Vieni, corriamo incontro

al filare di vite.

Là in fondo.

 

 

Salta anche tu sulle zolle

del campo già arato.

 

 

Ci chiama un tempo non vissuto

che è già nella memoria

e nel tuo corpo ormai consunto

 

 

In quella terra fresca che appariva

giocosa ai nostri primi anni

 


  Per costruire ricordi

col vuoto sincero

delle nostre mani aperte.


Dai vieni, corriamo!


*

Ci fu un tempo

CI FU UN TEMPO


Ci fu un tempo in cui le nuvole

si aprivano al destino.


Sfiorando il capo, la pioggia

radente percorreva

la terra stanca

sciogliendo i grumi.


S’alzava allora un vento

leggero e poderoso

e tutto rinasceva.


A segnalarne il tono

rumori quotidiani

furono amici del silenzio


ed io ripresi il mio respiro.


*

Il bruco sulla foglia

 

IL BRUCO SULLA FOGLIA




Non si propone soste

Il bruco sulla foglia

Che ne disegna il senso

Presente e la memoria


E s’è distratto il tempo

Fermandosi a guardare

L’anima delle cose.


*

L’immagine

Viene per gli occhi e, breve,
si staglia in gioco d'ambra
a separarci il certo
poi ... subito dilegua

e ne dissolve il cenno
(non dico di parola)
sottile che congiura
a ricondurci al vero

*

Con le mie nipoti e il mio nuovo cuore

Ora vivo dentro il sottile spessore
che mi respira gli spazi infantili

dove si palpita senza ritegno
per segni labili o teneri guizzi

dove si svolgono tutti i pensieri
scritti su un diario di sillabe nuove

*

Autunnale

                                                                  

                                  Quando Sirio si pone in mezzo al cielo

                                                                    e si dispone sulle foglie  il rosso

                                                                   

                                                                    immagini che il giallo giunga dopo,

                                                                    a sanzionare il tempo già rimosso

 

                                                                    ed il gatto a concludere in destrezza

                                                                    l'innocua giravolta su se stesso.


*

Calcio di rigore

Viaggerà quella lacrima

sino ai bordi del gioco

scivolando parole

riservate ai vincenti

 

                                     

Scioglierà poi in un lampo

il suo esito ultimo

dentro l'occhio sorpreso

ad attendere il soffio

 

che mancò quel rigore.


*

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*

Spazi di democrazia

Si vanno restringendo anche le foglie
seguono l'indirizzo prevalente,
ormai non c'è più acqua nel torrente
e non mi pare che per ora pioverà.

*

Nich uel »
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Distrazione »
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Ti ho sognata stanotte »
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La rana »
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*

Sonetto per un amico scomparso

SONETTO PER ALDO CIVELLI
(a trent'anni dalla scomparsa)




Aldo, vorrei parlarti. Inutilmente,
perchè non ho il dolore che risolve.
Lo so, perchè tu taci eternamente,
pur se non è la morte che dissolve.

Io mi rivolgo a te nella finzione
di chi, genuflettendosi, riponga
la sua speranza, senza una ragione,
chè il nostro tempo ora si ricomponga.

Quel che mi muove è una commozione,
che non richiama in vita il tuo pallore;
non manifesta alcuna presunzione,

sorta da un'ambizione troppo ardita,
che si rivolga a te senza pudore
come memoria che si fa infinita.

*

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*

Parigi »
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*

Trilogia su Caravaggio

TRILOGIA SU CARAVAGGIO
di tre opere di Michelangelo MERISI


GIUDITTA E OLOFERNE

Turbata sulla luce,
che ti rimanda angoscia,
guardi la tua necessità
negli occhi d’Oloferne

obliqui nel distacco
del gesto consumato
Respiro lacerato
più forte del dolore

E tu
Vecchia, che hai visto mondi,
attendi ancora un poco.


CONVERSIONE DI SAN PAOLO (Odescalchi)

Si piega sulle zampe
e arretra col soldato
la tua piccola gloria
che adesso assorbe il buio

Attende braccia aperte
nell’amoroso gesto
(speranza non attesa)
che schiuda un cielo muto.

VOCAZIONE DI SAN MATTEO

Raggio di un occhio cosmico
nel chiuso di una stanza
che s’apre all’universo
respiro di salvezza

Scostati vecchio Pietro!
Lascia lo spazio giusto
che parli al gabelliere
d’estetica del mondo.




7 ottobre 2010




*

Come un bicchier di luna

COME UN BICCHIER DI LUNA



Ho visto allontanarsi
alcuni miei ricordi e, come un vezzo
sulle sue spalle timide,
pieghe di camicetta bruna

al passo di un’allodola
metronomo del tempo che si spezza
tra le mie braccia timide
come un bicchier di luna



15 settembre 2010