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Raccolta di poesie di Gais
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Cosa manca?

[cosa sta accadendo, fra di noi, adesso? Dov'è finita la spensieratezza, la gioia, l'entusiasmo per ciò che siamo? Chi siamo e cosa stiamo diventando?

c'è un cambiamento ed ho paura del vuoto] :

 

Il vuoto
traballante e sospeso
annebbiato
da quel vecchio sorriso

 

Poco colore in queste ore
ferme vuote
ferme in gola

 

E Battono
forte, veloci quando il silenzio
cala

 

Adesso brucia e stringe e grida
l'anima
si contorce
e ha fame, sete, fame

 

Vuole, duole,
si allontana e prende a pugni
le emozioni
irruenti senza permesso
in fremito in lamento

 

Basta basta basta
appassisce! si sta spegnendo!

e cosa fai,
Tu, tu,
lí ...?

 

Lui è materia
non percezione
È pensiero
non impeto
È sasso roccia terra
Lei è l'onda, la vertigine
la corrente
Lui fermo, immutato ed adattato
lei è altitudine e poi diventa  abisso

 

Stride il contrasto
fa fatica il cambiamento
manca il concime
Serve l'intenzione
alla cura
alla morbidezza
alla serenità

 

chi può vivere  senza serenità?

 

 

*

Conosci Te Stesso

 

Prova a scegliere e,
se sei fermo,
prova a muoverti.

 

Che senso ha
mettere sotto al tappeto
questa natura ,
la tua natura!
facendo finta e poi,
creando illusioni , e ancora
lasciando che la realtà
(l'altra realtà)
in fine,
diventi sempre più
Fioca
Spenta
Lontana

 

Ed è per questo allora,
che cerchi adrenalina?
Che dai il ritmo
Che oscilli ad alta frequenza
Che corri verso l'evasione
Che inizi Il gioco
La seduzione
e a volte ,soccombi all'infatuazione?

 

Questa è la domanda:
Da cosa scappi?
e ancora un'altra:
Cosa vuoi?

 

Sembra un incessante
ripetersi ormai
dello stesso impulso
quasi fosse un istinto
questo impulso
e ti guida ti prende
ti possiede
e ti rende matta
perché poi ti uccide

 

Non senti dolore infondo
ma solo delusione
e dissidio
Tra ciò che sei e
Ciò che mostri
Tra ciò che dici
e quello che fai

 

È possibile essere tanti se
diversi da se stessi?
È possibile guardarsi
e non conoscersi? O riconoscersi?

 

In questa fiera della vanità
che è la vita
In questo atomo opaco
della terra
siamo liberi di scegliere
e liberi di sbagliare
ma spesso limitati e ciechi
nel vederci
spogli di membra
con la nostra natura ,
quella nascosta ,
emersa a galla.

 

 

 

 

*

Il mio posto

 

 
 
Occhi sulla pelle bianca
un po stanca forse,
avvolta 
in uno spazio color panna
e verde acqua e fermo
 
fà la trama dei sorrisi
che mentre guardi,
rifletti,
tu non comprendi il vero
e la paura e osservi
 
questo grande traffico 
che porto dentro,
in tilt, 
di urla, felicità incompresa
e di emozioni e parti 
 
in quarta come il fuoco
che la sera scoppia in cielo, 
subitaneo, 
non ha limiti se non se stesso
e la sua forza e la sua luce.
 
Come può esser questo un freno?
 
Quando sei sull'orlo,
troppa forza lo spezza 
e troppa luce riflessa 
lo brucia. 
 
 
 
 

*

Il rifugio del cuore

Questa è la pace: 

i cipressi alti e solidi,
il giallo di quei fiori
di cui mai ricordo il nome; 
 
e poi quelli celesti, 
quelli appiccicosi, che da bambina,
nei miei giocosi scherzi,
erano raccolti. 
 
Quell'otto strano, blu, 
che tante ne ha viste, 
ne ha sentite,
tanti corpi ha cullato
nella gioia e nel provarsi
leggeri. 
 
L'angolo del vento,
che adesso mi accoglie 
con la fatica che qui porto.
 
Quel forno mai più acceso,
lasciato alla natura,
alle radici che lì han 
messo casa. 
 
E poi ancora, ancora le 
bouganville, e la pronuncia...
 
e poi questo grande 
quadrato bianco: 
grande come l'amore che
dentro vi è passato, 
che dentro è vi impregnato 
nei muri, nei letti
nei libri antichi, negli armadi
con nuovi accessori e nuovi vestiti,
nel guardarsi in uno specchio,
nelle ringhiere rosse.
 
Tutto sembra uguale, 
con la gazza ladra 
che sta pronta a rubar qualcosa, 
"tutto ciò che vuoi, prendi!"
ma lascia a noi una
cosa: il tempo. 
 
Il tempo che rimane, 
Il tempo di stamane 
Il tempo del futuro
e di poter ancor godere
 
di ció che solo le persone care
possono provare.

*

Cosa sei


Che maschera indossi,

quando la notte giunge,
e ti perdi fra i pensieri?
 
 
nessuna.
 
Perché di notte
il volto è oscurato
e allora chi avrebbe mai
questo bisogno 
di coprirsi, 
quando nascondersi
 non serve. 
 
È notte:
è notte fredda o afosa e stellata
è  notte con la finestra aperta
o la stufa vicino;
la notte di un bambino
che si accuccia e si rigira
fra il suo essere 
ed il suo apparire.
 
Ma domani il dilemma
giá sarà risolto:
c'è chi vivrà come fosse notte 
e chi invece come fosse giorno.

 

*

La domanda, dov’è?

È lì, stagliata, da chi 

per primo 
l'ha cercata. 
Strano che sia sola
ed ancora senza voce!
 
Sta ferma : quasi l'attesa
non pesi 
e poi non sbiadisca
 quel suo significato.
 
Ma tolta l'espressione,
cosa resta 
o cosa c'è mai stato?
 
Forse, l'uomo, dovrebbe
tornare un po' bambino: 
con quella domanda
a cui risposta, non si può
che trovare.  
 
Poveri adulti: hanno smesso!
hanno smesso di farlo!
 
Non si domanda più 
e chissà perché: 
forse, quando si cresce,
la dolce metà
 del loro 
quesito ....non c'è.

 

*

Stato comatoso.

Tu non sai, 

e nel mentre non puoi.
 
E quando, o se sai,
il fare tuo non serve.
 
Bianco, fermo, 
occhi che guardano 
senza vedere. 
 
Mani gonfie, vissute,
corpo inconscio 
e non più tuo.

 

*

La recherche

Giudicar si può 
non altro che il tuo nome,
e forse invano.
 
perché di altrui verità
mai sapremo,
se non il pensier ,
che il pensar va costruendo.
 
Tratti di rosso 
si fan gli occhi assetati
e di cercar mai si smette,
finché stanchi 
e chiusi.
 
Vita che in tortura 
trasformarsi
se mai vero giunge.
Ma qual realtà? 
se non
menzogna,
per esser felici.
 
Spento, 
cammini, e 
poi scompari
 
tra la nebbia dei tuoi dubbi 
che labirinto 
senza uscita 
ecco diventare.  

 

*

Uno, nessuno, centomila. Forse me

 

Chi sei tu che stai 
in ogni mio pensiero
e di ogni mia parola
sei cosciente,
di ogni respiro
o mossa o sospiro
sei padrone e non
stupisce tal potere
che tu hai.
Ma chi sei tu 
che diverso da me 
non sei,
o sei altro? che io 
non comprendo;
o sei nulla?che io 
non afferro. 
Mi comandi e mi muovi 
come fossi il tuo
burattino or tratto da fili
trasparenti, e a vederli,
non riescon tutti.
Osservo, ascolto, sento 
qualcosa che infondo 
osservano e ascoltano 
gli altri e di cui ben poco
mi accorgo. 
Chi sei tu che dici
di essere me?
guardarsi, 
riflesso sul vetro invaso dal sole.
Ecco chi sei, 
sei me,
forse me.

*

Senza nome...

Rinneghi il coraggio,

che  dilaga nel gelo.
 
Spande i suoi dubbi
nel sempiterno
 vuoto
e dissolvono imprecisi;
come sfuocati obiettivi.
 
Già 
soffochi il sole
nel mentre del suo dì
che preferisci ombra 
solita dar rifugio. 
 
Quale del mondo 
è parte più certa?
 
Se non casa.
Se non consuetudine.
Se non concretezza. 
 
Ma poi volubile, 
senza ragion di fatto,
diventa il tempo. 
 
Ed incostanti 
i tuoi perché,
e mutevoli
 i tuoi giorni. 
 
Abissale è la distanza 
tra una parola 
ed il suo verbo.
 
Così, mentre debelli 
il trascorso 
già taci 
il venturo.
 
 
 
 
 
 
 

*

Gli Invisibili.

Che poi nulla è 

uno stanco sorriso,
se scrutar negli occhi 
non sei riuscito.
 
Una storia,no,mille
 ne leggi
e nelle mani e nella voce
e nel fagotto lì dove
un'esile anima,
a nessuno, nuoce.
 
Li vedi insieme,
 tutti stipati:
 da Dio,
dai cuori 
persino da loro stessi
dimenticati.
 
Che nome hanno?
 
Nei loro angoli, 
quelli segreti,
non sovente il sole
li raggiunge,
perché erranti o fermi,
son d'ombre creati.
 
L'uomo mai abbandona
il timor 
di ciò
che agli occhi suoi
sfugge. 
 
 
 

*

Uguale.

Di perdere cose che

forse di aria,
forse di mente 
son fatte.
 
tale è paura
tale è la sera
tale è quel vuoto 
che rimbomba di vita. 
 
Perdere: non sempre 
si dice il suo male
quando di pene,
quando conviene,
sentirsi più vuoti. 
 
E lasciarsi al punto di fine,
e lasciarsi a rette arcuate,
e lasciarsi acuire
sfinire 
dallo stesso timore.
 
Che uguale si fa,
prima di agire.
 
Infine, sempre qualcosa
sfilaccia. 
Sempre qualcosa 
si tira. 
Sempre qualcosa 
scompare. 
 
Questa è la sera
Questa è paura
Questo è quel vuoto
che urla di vita.