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Raccolta di poesie di Gianfranco Migliorelli
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Occhi e mascherine

Occhi e mascherine
Invertono l'ordine costituito
Nulla permane
tutto passa
e poi si rinnova.

Tra polvere e attesa
Un pettirosso vola negli invisibili rami che fingono prese
Piccola penna di enormi ali
Disturba la quiete stanca del giorno
Non sarà mai notte
Di pace e ristoro
Ma calma melanconia
Di un ansioso respiro

Lontani dal sacro
Che la vita esige
Si vive il limite
Di un meccanico distacco
La nostra arte è in rovina
Se non  cambiamo lo sguardo

Si contano stelle di un cielo sfinito
Credendoci Dio
servi o padroni dell'io
e produciamo immagini
Senza scheletro umano

Che ne sappiamo noi di quella che chiamiamo fine?
Vorrei sfogliare questo tempo
Come legna che si sbuccia
In un camino acceso
O come un libro che si sfoglia in un treno che non si ferma
Ma le lontananze volano
Come  nuvole senza verbo
mendicando speranze e preghiere
Senza chiedere  niente
E sembrano ridere e scherzare
occultando ben altro
di un carnevale consumato

Chiedi a quell'aria appena nata
qual è la storia dell'umanità
qui spaventata
e scorgerai templi
A forma di cuori e croci
a insegnarci a rinascere

*

Chiaroscuri dell’anima

Chiaroscuri dell’anima

Dei sogni mancati dell’alba

Del chiassoso silenzio

Di questi giorni caldi

Infiniti e brevi

Desiderosi di calma

 

Diventa ricordo

l’ansia di calma apparente

come sogno stanco di immaginare

 

Eppure…com’erano belle le mie immagini,

i miei ideali d’amore, valori che sono regali

 ma pochi sono stati scartati, incarnati, donati

perché il lavoro di dentro è roba da pochi…

quanta strada bisogna fare

per assaporare il silenzio assoluto…

È come vedere in città

un cielo di stelle

Senza disturbo di luce.

 

*

’a fontanella

Quanno se fa ssera
e te sarta addosso la melanconia come ‘n teleggiornale
te viè vojia de pijatte ‘n mano ‘na chitarra
d’accarezzalla come se fosse ‘na creatura
e mettete a cantà quarche strofetta
pe'dì ar monno ch’oggi non stai ‘n vena
Ma chi t’ascorta...chi te se fila
e cche sarà mai sta melanconia?
Allora esci da ste mura zitte
t’enfili er trence cor cappelletto ‘n testa
e te metti a camminà pe’ quarche vicoletto
Doppo un ppò che fai du’ passi
t’accorgi sta svanì quer senso de tristezza
e pensi
sarà stata a luna o er firmamento,
oppure l’aria
anche se n’è ppiù ppura?

‘nvece è l’acqua de ‘na fontanella
ch’a Roma è sempre la ppiù bbona
che te disseta e pare che te dice piano:
"'a cosa più difficile a ‘sto monno, sai qual'è?
è rimanè semplici, proprio come me!

*

er ventilatore

che voja de dormì che mm’è rimasta aji occhi sarà sto callo che ce toje l’aria e il respiro te fa’sentì ‘na cera de ‘na candela accesa e ogni anno a dire sempre ‘e stesse cose: quanto fa callo e poi quanno piove beati quelli che stanno fòra… insomma com’a giri e a vorti se lamentamo sempre e solo de quello che ce manca non s’accontetamo mai de quello che c’avemo Stanotte stavo cor ventilatore acceso l’aria anche se poraccia, m’arivava a damme n’attimo de sollievo ma quello che più me sollevava era quer fruscio che m’emanava sembrava pioggia in lontananza poi più vicino… e così n’artr’illusione me regalavo come quer cuscino che strignevo a me e me diceva piano: “t’amo, te vojio bbene amore mio!”

*

nei tuoi occhi

un filo sottile, giallo
divide il sogno in due perle d'acqua.
Ti fa più bella.

Non smetto mai di pensarti
perché i ricordi invecchiano più delle rughe
e le notti, no.
Interrompono l'esito del giorno
nel leggero occhio dell'anima.

Vorrei dirti che poi la solitudine è strada
nella ruvida spiga che infilza l'occhio malato.
Piove ora e non me ne accorgo.
La tristezza va accettata dentro i buchi della mente
quando un gioco allegro di luna vacilla
nei contorni vivi di luce e ombra.

Sei nei tepori estivi e soltanto io ti guardo
chioma di grani seccati
che tra qualche piega dell'anima
non vuole rivelarsi.

*

Fili

Scivolo
tra queste mura di anni che sembrano persi.
Quante volte cancello il suo volto
tra i miei versi sinceri?
L'attenzione è una stella
dove scopro il suo corpo
capelli di mare e il sorriso di sale
che toglie l'argento alle mattine invernali.

Non riesco a esprimerti quello che sento
perché mi sento finito e sfinito
da inutili ricerche di virtù nascoste
o forse, nascondo solo la rabbia
che confeziona il dolore legato a un ricordo...
ma ricordare è un'arma che ti sbuccia le vene.

Allora t'immagino mia e ti prendo le mani
perché nella fantasia trovo la mia forza,
ritrovo me stesso e chi mi fido
E' un battito d'ali che ti fa sentire poeta
o non so' che cosa
anche se i rami si aprono come preghiere confuse
e non stabili.

*

Lei, era solo un dono

Puoi fabbricarti ettari di sogni
ritrovarti nella fontana dell’amicizia
e riempire l’estate che si allontana.

Distesa nell’erba e d’azzurro contrasto
la sua gonnellina di fiori
conteneva il fiato ai desideri più gonfi
e liberava il seno alla voglia d’amore
nel primo giorno e al primo uomo a essere suo.

Quell’innata voglia di tener fede ai patti
rimarcare l’ora a eterni appuntamenti
di giochi, diceva
ti faceva sentire importante
nei suoi pensieri più profondi.

Ora ti tiene vicino ora che più non parla
e le tue parole macchiano l’orizzonte
come quella foto di marmo
che di fiori, non conosce eguale