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Raccolta di poesie di Michela D. Castellazzo
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Ritardo

Mi hai chiamata più volte

il nome era ben scandito

forse è stato anche più di tre volte

forse non eri tu

(e nemmeno io)

forse l’ho sognato

mentre la tua voce insisteva gentile

contro le mie sbarre distratte.

 

Sono giorni strani

sospesi nel silenzio metallico di cicale allarmate

da questi barbagli intermittenti di luce

 

trafitte

le nostre inconsistenze polverose e traballanti

si voltano sempre troppo tardi.

*

Maestria

 

Guardi e mi dici cose

senza parlare

spalanchi arcobaleni di finestre senza cornici

e abissi scuri di mari che non navigheremo insieme

ma saranno quel che siamo stati.

 

Ritroverai tracce salate sparse

che non ti aspetterai

mentre ti riporteranno in basso, proprio laggiù

dove il tempo placato non scorre.

 

Nello sguardo sentirai ancora

suonare il segreto stupito

dal silenzio che parla

 

e ci riconosceremo.

*

Celeste

L’azzurro intenso
di un volo a picco
senza risalita,
immersione totale
fatale
senza respirare.

Così si onora un ritorno
senza separazione,
precipitando lentamente da seduti.

*

La pallina »
Questo testo è in formato PDF (183 KByte)

*

Dietro

Tornano i profumi nei giochi di allora
nei sogni di sempre
tornano i sapori, i divieti
le simmetrie, gli spigoli
e torni anche tu
che sei sempre rimasto qui.
Tornano le rondini
chiazze scure intermittenti
lampi imprevisti, spremuti col contagocce
frammenti e millesimi di passato
invadono il presente
come se tutto fosse ancora lì
intatto
per noi
che ricominciamo a sentire
per la prima volta.

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In-out »
Questo testo è in formato PDF (20 KByte)

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La curva

 

 

Per ogni strada c'è un percorso

per ogni percorso esistono alternative

ad ogni alternativa si apre un nuovo bivio

e dopo ogni bivio una rotonda con altri incroci.

Tutte le strade hanno curve

tutte le curve offrono diverse visuali

angolazioni insospettabili

che proiettano altre strade

piene di curve, incroci, raccordi.

 

E infinite sorprese.

 

Spesso il malato

incredulo di fronte alla diagnosi

può negare il responso

rifiutare la cura

sprofondare nello sconforto

ribellarsi, scalpitare, dimenarsi, dimenticare,

fingere che niente sia mai successo.

Oppure può accettare la sfida

e correre dove solitamente si traballa

volare dove molti barcollano

arrendersi dove troppi combattono

abbandonarsi dove tanti attaccano.

 

Perché lottare per imparare a perdere

è davvero l'unica guerra da vincere.

 

*

Ambliopie »
Questo testo è in formato PDF (166 KByte)

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Poesia

 

 

 Sei ancora qui che danzi

 lievissima

 sul corpo della mia anima.

 

*

Fair play

Inutile concorrere, correre e rincorrere

se si soffrono i sorpassi.

I passi sono troppi e la strada è ancora lunga.

Meglio marciare arrivando lenti al fondo

godendosi il panorama fino al traguardo.

Congratularsi coi fenomeni

che la spuntano prima andando in tutta fretta

è un lusso che protegge dall'invidia,

è il privilegio dei pazienti

allenati a scivolare sulle attese

lanciati oltre le smanie del risultato

del successo ad ogni costo

del riconoscimento.

 

Il cielo di sopra - anche senza stelle

e una coscienza sempre in movimento - anche senza legge

spesso sono le uniche certezze fluttuanti

per chi

a forza di slittare

ne ha imparato l'ebbrezza.

 

 

*

Ri-danzando

Grondano

questi coriandoli di luce morbida

nei passi avvolti dal buio

mentre cercano ancora

proprio ciò che spumeggia

giusto lì davanti

gocciolando colore

 

ogni secondo snocciolato

come fosse l’unico.

 

E poi si perdono in un gioco impensabile

che adesso evapora oltre la luce alta della luna

scavalca ponti di vetro perfettamente trasparenti

scioglie i nodi amari

densi di salsedine incrostata

esalando sogni in piccole bolle

soffiate per aria,

ciondolanti e imbevute di note.

 

Giocolieri non più in bilico sul pericolo

incantati dal flusso continuo

del loro potente respiro:

 

corpi aderenti soltanto

alla propria pelle ritrovata.

 

 

*

Ad ogni sigaretta

Suona l'accendino

nell'occhio

sfuocato

che di sbieco

accarezza ancora la fiamma.

 

Suona una musica sempre nuova

tintinnante metallo dal timbro largo

melodia che dura solo un attimo

ammutolisce subito

e si nasconde dentro

a bruciarsi di silenzio.

*

UN’ALTRA VITA

Vieni

vieni a vedere

non restare immobile

l’indifferenza non ti proteggerà

la paralisi non ti scagionerà

il silenzio ti assorderà

se non verrai.

 

Vieni

vieni a vedere

oltre cosa c’è

dietro cosa si nasconde

quando guardi avanti davvero.

 

Vieni

esci allo scoperto

mostrati alla luce

lascia che ti guidi

dove sai bene di voler andare:

perché una strada esiste.

 

Fortunato chi almeno

cammina nella sua direzione

chi sa leggere la bussola

chi ancora non rinuncia a decifrare le carte

chi viaggia con un bagaglio leggero

e parte, perlomeno.

 

Si passa da qui per andare avanti

e si viene da lì per non restare fermi;

oppure si passa da lì per venire qui

se preferisci.

Più che la direzione

conta l’orientamento

addestrarsi al rischio di una guerra

incatenando la paura,

respirare nell’affanno

attraversando ogni varco.

 

Vieni a scoprire in quest’altro mondo

chi viene da te

chi ti lascia

chi ti prende

chi c’è da questa parte

e chi sta davvero dalla tua.

 

Insieme

spalanchiamo tutte le finestre

scardiniamo le sicurezze di polvere stantia

che ancora c’imprigionano

ribaltiamo le prospettive

giochiamo ad essere un altro

tracciamo nuovi itinerari

spostando i binari

dimenticando orari e ritardi.

 

Vieni a prendere la chiave

da questa parte,

 

vieni a trovarti.

 

E’ tutto lì dentro.


*

Cosa vuoi che sia

                      COSA VUOI CHE SIA

 

 

 

 

 

 

 

 

                                      Che vuoi che sia

                            lo sbaglio di un minuto

                                      lo sbadiglio soffuso scoppiettante di caffè

                                      la sbavatura dell’inchiostro

                                      sulla tua pagina ben stirata

                            o la piuma dispiegata d’un airone;

                                      Il contorno o l’interno

                                      il senso o il segno nel sogno

                                      il polline nell’aria imbrattata di luce

                            il segnalibro dimenticato, che spunta appena

                                      lo spiraglio spalancato all’improvviso

- nuovo ogni giorno –

negli occhi luccicanti e abbandonati

che hai lasciato qui

a dondolare liquidi su di me…

 

                   Che vuoi che sia

                   se solo la direzione dello sguardo

                   può deciderlo…

 

guarda bene

 

 è semplicemente tutto ciò che voglio.

 

                                       

                     

 

 

 

 

 

 

                                  


*

VIVERE


VIVERE

 

 

 

Scrigno ricolmo che si scoperchia

luce che abbaglia

si espande ovunque

in preda a suggestioni labili

sfiorabili appena,

ma palpabili.

 

Scrivere

 

gocce di vita da bere

linfa che non disseta

sete che scava, vuoto

ad accarezzare le dita…

 

disegni di sogni ben svegli

 

alba di un tempo nuovo

di mattine assolate

 

luce che abbaglia altrove

si staglia comunque

e ancora si rinnova

 

vivendo

 

 

 

                                                                             2004

 

 


*

Danzando »
Questo testo è in formato DOC (25 KByte)

*

emozionale


         emozionale

 

 

  

Quando c’è abbastanza spazio per sistemare le cose

la pienezza non è colma e non straborda,

sorride senza parlare

accarezza senza toccare

spettina i pensieri

poi li nasconde

e intanto scioglie le redini                                                                 

senza avvisare.

 

Come un lago che allarga

il letto basso di un fiume:

lo allaga e poi s’addormenta

senza sprofondare. 

 

                                                                           2008


*

MEZZAVIA

MEZZAVIA

 

 

 

 

 

Chiuse

le finestre affacciate sul nulla

attendono un giorno che non viene

appagato nel sereno canto silenzioso

da una voce inaudita

che talvolta ha parlato

nel disastro dello strazio

o nella risacca lenta

prima che il manto scuro della marea

la sommergesse,

muta.

 

Sono imposte di una casa senza porte;

solo una ferita, al varco

da ricucire proprio passandoci in mezzo

per spalancare finalmente insieme

gli altri ingressi

sbarrati di nascosto

in tutta fretta.

 

Poi, al crocevia,

con mezza stagione andata

e l’altra da venire,

un’ampia strada improvvisa

si allarga proprio lì davanti

come una sinfonia solenne e cadenzata

scandisce i passi:

 

porta  ad una serra

dove si coltiva il sole

e s’impara da ogni fiore

a bere la vita che esplode.