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Raccolta di poesie di Irma Kurti
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Lasciami andare

Lasciami andare, prima che sia tardi,
verso una terra dove c’è luce e sole,
sulle spiagge vergini senza tracce, lì
dove un’onda mi bacia con passione
e la conchiglia ha la forma del cuore.


Tu, lasciami andare prima che questo
sentimento mi faccia annegare in un
oceano immenso e turbolento, prima
che io resti sospesa sulle ali del vento
come una foglia nella notte d’inverno.


Fuggire via in un giorno qualsiasi con
un bagaglio zeppo di parole non dette,
con i gesti che non ci siamo scambiati,
con gli sguardi colmi di gioia e lacrime.


Lasciami andare prima che sia tardi!

*

L’anima, una piuma


Era solo un abbraccio veloce come
il volo sfuggente della farfalla che
sfiora i tuoi capelli in un istante.


Era solo un abbraccio caloroso in
un corpo che tremava come foglia;
quel mondo anonimo e altrettanto
familiare dove mi ero sentita mille
volte come tra le mura di casa.


Non era altro che un abbraccio ma
chissà perché, in quegli istanti, il mio
spirito si sentiva così leggero come
una piuma che viaggia verso il cielo.

*

Un ricordo irreale

Ti allontani a passo lento sulla strada,
il vento gioca con i tuoi capelli ora,
ti guardo, come si guarda un passante,
io per quei capelli impazzivo una volta.


Le mie dita si intrecciavano sempre lì,
il tuo abbraccio mi salvava dal mondo,
sognavamo un amore eterno, ma il nostro
rimase solo un frammento, un episodio.


Pensavo di aver sfiorato la più grande
magia e che avremmo camminato insieme,
ma mi pare di non averti conosciuto,
il nostro viaggio è stato davvero breve.


E non riesco più a gridare: “Fermati!”,
ti seguo con gli occhi, sei una chiazza,
in me si mischiano rimorso e nostalgia,
poi ti dissolvi come un ricordo irreale.


Ti allontani a passo lento sulla strada,
il vento gioca con i tuoi capelli ora,
ti guardo, come si guarda un passante,
io per quei capelli impazzivo una volta.

*

Il giorno nudo


È mattina presto, si sentono i miei passi
e tutt’intorno tace e nel silenzio dorme,
le serrande dei negozi si apriranno piano
come palpebre dopo una lunga notte insonne.


Sono calma, felice, il giorno mi appartiene,
con esso, tutto ciò che voglio potrei fare,
riempirlo di tanti sogni, pensieri di luce,
ruotarlo tra le mani come un globo gigante.


Poi le strade cominciano a riempirsi d’auto,
di clacson, rumore, di mille parole e fumo,
le persone si affrettano, con me si scontrano
e sento che il giorno dalle mani mi sfugge.



Si spoglia dell’allegria con la quale prima
l’ho vestito. Ora dipende dall’altra gente.
Sulle sue spalle si urtano noia e stress
e dalle mie dita scivola come un serpente.


E il giorno nudo più non mi appartiene.

*

Con gli occhi del bambino

Con gli occhi del bambino



Voglio vedere il mondo con gli occhi del bambino
a forma di mandorla, chiari, limpidi e innocenti:
un prato in cui crescono gente, fiori e sorrisi,
dove la fame, la povertà e il male sono assenti.



Voglio vedere il mondo con gli occhi del bambino,
sentirmi accarezzata dall’incantesimo dei sogni,
raggiungere le stelle usando soltanto una scala
e poi poter toccare con un braccio gli orizzonti.


No, non voglio vedere il mondo con i miei occhi,
oh, essi hanno visto troppo, si sentono immersi
nelle lacrime che non si asciugano mai e dietro
una permanente foschia distinguono gli universi.

*

Tremo come una foglia



Succede molto spesso, ogni giorno,
che la nostalgia mi bussi nell’anima
e dopo uno squillo del mio cellulare
sembra che mi parli tu, mamma:


“Anima mia vestiti bene, fa freddo,
non stancarti, prenditi cura di te!”.
Mi sento protetta e non ho più paure,
mi trasforma in una bimba la sua voce...


La mia mamma non può tornare più
e sono debole, sola, mi manca l’aria,
non può accarezzarmi con lo sguardo,
il suo amore non mi può più salvare.


Se n’è andata, se n’è andata per sempre,
nessuno nel mio cuore la può sostituire,
non possiamo condividere una gioia,
neanche una goccia di lacrima in due.


Vivo sempre questa strana sensazione,
tremo come una foglia e poi aspetto,
dopo ogni squillo di telefono, mamma,
la tua voce mi coccolerà come venticello.


Dalla raccolta di poesie “Sotto la mia maglia”, Kimerik, 2013.