I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Vortice
Nel cobalto di giorni
solcati da un vento d’attesa
s’impastano i riverberi ambrati
di un pensiero in divenire.
Nuvole gonfie di presente
screziano il sole,
esploso tra i granelli
di una clessidra sulla spiaggia.
L’acqua disperde frammenti
di vita sugli scogli,
come cristalli di sale
tra ciglia allagate.
L’orizzonte,
graffiato dai gabbiani,
è un fondale di cartone
in cui s’eclissano speranze tradite.
Eppur s’annida un battito
caparbio di futuro
nell’essenza di corallo e madreperla
di un vagito tra le onde.
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Respirami
Affondano nel mio lago i gemiti del vento, roseo fondale in cui si placa l’ira impetuosa della tempesta e indugia la carezza sensuale della più mite delle brezze. Il soffio purpureo del tramonto saluta l’arrivo di Venere e increspa i fiori di loto, candida veste della mia superficie. Si tinge d’impossibile desiderio lo sguardo obliquo del sole che spia la nudità delle prime ombre.
Miagola la luna sorniona, graffiando i miei pensieri.
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Florilegio
Esploro il silenzio in cerca di parole nuove per dipingere l’inesprimibile e dar voce ai colori di un sospiro ad occhi chiusi.
Parole lievi e preziose come seta, ma dalla consistenza di velluto a cui affidare la sinfonia dei miei pensieri. E' un morbido drappeggio dei sensi il tuo lento scivolarmi dentro pelle ed anima.
Inventerò parole nuove ed eterne, che stillino rugiada di emozioni per noi… calici rivolti alle stelle, fiori di carta profumati di vita.
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Lossessione
Ti osservo in trasparenza, turbinio onirico di spirali ipnotiche che danzano tra sinapsi incandescenti. Come falena notturna sprofondo inesorabilmente nel tuo pozzo di luce attratta dall’eterno riflesso del tuo divenire. Splendente e irraggiungibile nel tuo mantello di seta e rubini, custode del nulla che la vita riserva agli stolti. Sentieri di algida solitudine s’irradiano dal tuo sguardo, schegge di cristallo feriscono l’anima viandante che non teme le fredde notti nel deserto, animata dal fuoco dello spirito. Superbo incantesimo del cuore finalmente spezzato, ammiro il riflesso di ciò che eri e più non sei.
Libera dal bisogno di te.
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Solstizio destate
Fili amaranto s’intrecciano ai pensieri d’argento in questo risveglio che ha il sapore dell’attesa. Papaveri e viole profumano i gesti lenti di minuti a fior di pelle, in un girotondo variopinto di sensazioni. Un rossore di pesca tinge le gote di velluto nel ricordo del cielo di Roma quella sera il cuore ebbro di musica, baci e complici promesse. Lo sguardo tradisce una leggera inquietudine, accarezzando le lancette dell’orologio a muro. Matura un sorriso nel sole di giugno menta e lampone sulle labbra.
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Morire a vita nuova
Siediti, ti va? È da tanto che non parliamo, lo facevamo spesso prima dell’eclissi, quando ancora riuscivi a guardarmi negli occhi, ignara del baratro di menzogne in cui lentamente scivolavi e del mio disperato bisogno di ritrovare complici emozioni.
L’altro me si muoveva nell’ombra affamato di vita, in fuga dal logorio di una storia senza entusiasmo. Ho lasciato che altre donne nutrissero il mio ego, ferito dall’apatia di gesti rituali e stanchi. Ho ceduto al canto delle sirene è vero, ho tradito ma Penelope aveva smesso di desiderare il mio ritorno e di tessermi tra i suoi penseri con fili di passione.
Mi siedi accanto, ora e non c’è odio nei tuoi occhi, né astio nella voce che mi parla di lui e dell’azzurro del tuo volo, il tempo ci ha perdonati.
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Il cavaliere illusionista
Volevi muoverti fra i miei pensieri come ladro di sogni, così dicevi… adornarmi di soffici parole incantarmi di emozioni e poi lasciarmi inerme di fronte a qualcosa di magico.
Desideravi colpirmi con tenerezza e mistero, così scrivevi… sfiorare i miei momenti per arrivare a far parte della mia visione del mondo, anche solo per un attimo.
Speravi che le tue parole vibrassero in profondità, come onde impetuose negli abissi solitari delle mie notti, così sognavi…
Ho lasciato che cullassi i miei silenzi e rallegrassi i miei timori, ed ora che ho spiegato le ali pronta a volare nel tuo cielo, non dici nulla.
Tendo mano e cuore in ascolto, ma il mondo restituisce solo l’eco del tuo silenzio. Il vento disperde le lettere ubriache di poesia e accarezza le mie nuove, morbide, piume.
Sorrido, senza rancore …chissà se sei mai realmente esistito.
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Volo di gabbiani
Difficile scrivere di te, nobile amico, senza timore di cadere nella retorica di parole che profumano di buono e dal sapore antico.
Difficile descrivere l’armoniosa corrispondenza di una melodia lontana, che risuona nell’incanto senza tempo di un’amicizia sbocciata all’ombra di una sensibilità comune.
Luna e sole, alfa e omega, novelli Venere e Marte uniti nella stessa emozione, giochiamo a dipingere il mondo con pensieri colorati su una tela ricamata di sorrisi.
Una cornice di stelle custodisce, nella sua corolla di luce, il segreto innocente di una complicità che rasserena il pensiero e delizia lo spirito.
Difficile raccontare di te, del profondo rispetto, l’immensa fiducia e l’affetto sincero. Impossibile non farlo quando la meraviglia delle piccole cose mi parla coi tuoi occhi.
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Catarsi allo specchio
Ferma il passo incerto confuso tra migliaia di orme senza meta. Ascolta la saggezza del silenzio, lasciati cullare dai sussurri del vento tra le foglie, assapora la pace di questo momento, l’invito a chiudere gli occhi e spalancare le finestre che danno sul giardino in fiore della coscienza.
Non lasciarti distrarre dalla vanità del mondo dal passato che imbriglia dal futuro che scalpita irrequieto dall’effimero che ammalia. Concentrati sull’infinitamente piccolo e conoscerai la gioia dell’immenso, ammira con gratitudine le meraviglie nascoste nell’eternità di un battito di cuore: nell’essenza dell’oggi accarezza il dono della vita.
Riscopri l’amore per te stesso nel respiro calmo e regolare che accompagna il muto dialogare di anima e corpo, dissetati alla sorgente nata dal soffio dello Spirito e quando avrai saziato il tuo bisogno di assoluto guardami un’ultima volta, senza rimpianti. Un’ombra fuggevole, poi la luce di un sorriso illuminerà l’uomo nuovo che hai di fronte.
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Solo un amore
Una storia finita come tante, epilogo prevedibile di un amore a distanza, per chi giudica e non sa. La primavera colora l’album dei ricordi e la brezza giocosa di un aprile impertinente mi sferza il viso con istantanee di vita di una felicità innocente, prima della cacciata dall’Eden.
E torna prepotente l’intensità di certi momenti la pace dei silenzi condivisi la tenerezza… Mani che si cercano nel buio intreccio d’anime e lenzuola, ore lievi a parlare di futuro appoggiata sul suo petto, desideri sussurrati alle stelle. Fotogrammi d’emozione i gemiti di vita tra gli ulivi, l’orizzonte rosso fuoco degli abbracci sul molo, la schiuma delicata dei bagni a lume di candela, il mio sapore sulle sue labbra nel sorriso di ogni risveglio.
Lacrime di pioggia sul finestrino del treno che mi riporta al presente, alla brezza di questa primavera che invita a sognare. Guardo avanti ristabilisco nuove geometrie ed equilibri di luce, ma resta un dolore che non passa … solo un amore.
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Pensiero in Fa maggiore
Ogni tanto mi chiedo
come stai
e provo ad immaginare
le tue giornate
senza tempo.
Ti vedo giocare
a nascondino
tra le nuvole,
le dita affusolate
che graffiano il blu
e si tingono del rosso
di un tramonto.
La notte intrecci
ghirlande di stelle
da regalare
a chi affida al cielo
le sue preghiere.
Gareggi con le rondini
per allenarti al volo,
instancabile e caparbia
nella tua inesauribile
rincorsa alla vita.
La natura si fa strumento
per il tocco sapiente
della tua mano d’artista
che disegna note
sul pentagramma del mondo.
Destinata ad un Amore
più grande
di quello degli uomini,
che raramente
lasciavi avvicinare
nel tuo virginale pudore,
contempli la misericordia di Dio,
libera dalla croce
abbracciata con fede
nei tuoi giovani anni.
Nulla è più stato lo stesso,
da allora.
Come coriandoli
dispersi dal vento
ognuno è andato incontro
al suo destino,
lontani ma uniti
nel tuo ricordo.
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Underground
Padre, perdonali, perchè non sanno quello che fanno” (Luca 23,34)
La bambola giace scomposta,
le braccia teatralmente
ripiegate dietro la schiena,
o forse… legate.
Immobile,
accanto al grande letto
dalle coperte macchiate,
campo di battaglia
dell’ennesimo amplesso,
l’ultimo.
Sangue e sperma
sui capelli color del grano,
che non riflettono più
la luce del sole.
Nella stanza
un silenzio irreale,
dopo le urla soffocate
di una trasgressione d’amore
sfociata in violenta follia.
Un foulard variopinto,
il suo preferito,
nasconde i lividi del collo niveo,
unico indumento che accarezza,
pietoso,
la pelle ancora tiepida
di quel corpo
diventato fragile gioco
tra le mani di chi ha perso
l’innocenza, per sempre.
Una lacrima,
imprigionata nel folto delle ciglia,
grida il suo muto addio alla vita,
mentre passi colpevoli
si perdono
velocemente nella sera.
E una moglie attende,
con tenera emozione,
di dire al suo uomo
che presto sarà padre.
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La magia di un incontro
Sfiorarsi casualmente,
-occhi, pelle, cuore-
riconoscersi d’istinto,
-colori, profumi, anima-
e poi perdersi,
nell’intimità disarmante
di un’emozione.
Bagliori improvvisi
illuminano,
per un attimo,
lo stesso cielo.
Stelle cadenti
incrociano lo zenit
e scivolano nel blu
di una notte
screziata di sogni.
Desideri che diventano mani,
dita di luce protese
le une verso le altre,
in cerca di quell’istante
di assoluta, autentica
perfezione,
in cui anima e corpo
si fondono
nella dolcezza infinita
di un abbraccio.
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Dissolvenza
Un tocco lieve, delicato, costante. Forse sto sognando, eppure la sensazione è così reale, piacevole, pelle contro pelle, una carezza, sì, una carezza leggera ma insistente. Apro gli occhi, un assonnato battito di ciglia e sono rapita dalla dolcezza infinita del tuo sguardo. Da quanto sei lì ad osservarmi, indifesa e addormentata nella prima luce di un sabato mattina? Quanti mondi, promessi e possibili, brillano nell’azzurro chiaro dei tuoi occhi. Mi immergo nel fiume silenzioso dei tuoi pensieri, seguo la corrente enigmatica delle parole non dette, in cerca di “noi” perché esiste ancora… vero? Quel porto sicuro, a cui fare ritorno prima di ogni nuova partenza, l’alchimia perfetta di una complementarietà mai sperimentata prima, la scoperta di sé che diventa dono per l’altro. La tua mano indugia un ultimo istante sul mio viso innamorato, poi un sussurro riempie la stanza “Buongiorno amore”. L’eco risuona come onda carezzevole tra i granelli di sabbia delle mie paure, che scivolano via. Ti rispondo con un sorriso e una lacrima d’emozione. Nella tenerezza di quei momenti io ho colto la forza di un nuovo inizio, tu nascondevi la fragilità di un addio.
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Vestita... di me
Esiste una nudità più intima
di quella del corpo,
l’onestà di mostrarsi
senza maschere,
senza il costume da scena
che sfoggiamo abilmente
sul palcoscenico della vita.
Privi delle barriere difensive
con cui ci illudiamo di vincere
le insidie del mondo,
della corazza che protegge
le nostre fragilità più segrete,
torniamo ad essere vulnerabili,
ma innocenti e luminosi
come bambini,
sfolgoranti gocce di cristallo
in una tempesta di sole.
Di fronte alla tenerezza
del tuo sguardo,
al pensiero nascosto
nelle parole non dette,
nella delicata poesia
di un sorriso,
intuito, nel silenzio sospeso
all’altro capo del telefono,
nell’emozione vibrante
che mi regala la tua voce,
sussurro cantato
che mi accompagna
tra le braccia di Morfeo,
mi è impossibile
nasconderti quella che sono,
celare la mia natura profonda
eppure così semplice:
essenza di donna
che sogna l’Amore.
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Lultimo ballo
Piovono parole, miele e ambrosia dal cielo carico di promesse. Dolci inganni del cuore, carezze liquide su palpebre e ciglia tremanti. Gocce di futuro mancato scivolano sul viso, ne delineano i contorni, mentre danzo, a braccia aperte e ad occhi chiusi, un giro e un altro ancora, al ritmo veloce del mio respiro.
Piovono parole, zucchero e cannella sui lunghi capelli: onde di seta nera nel vortice impazzito dell’ultima piroetta. Seducenti illusioni colorano il miraggio di un amore che vive di ricordi e coltiva oasi di speranza. Piovono parole dal sapore fruttato, perle rosso ciliegia sfiorano le labbra e scendono lungo il collo, invitante scia di tentazioni sublimi dalla duplice natura: inferno e paradiso nell’incostanza di un sentimento che non appaga il cuore di chi anela l’infinito. Piove, sull’abito da sera e le scarpe da ballo abbandonati a terra, mentre mi allontano, a piedi nudi e con passo leggero, dal palcoscenico lezioso di una storia che non sa finire.
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Fior di luna
Crisalide
nascosta nell'alcova
dei desideri,
coltivo il fiore segreto
della rinascita:
bocciolo di donna
che germoglia
nella terra fertile,
magma di vita.
Brilla una lacrima
nella bruma del crepuscolo,
come perla d'argento
scivola sui pensieri
rivestiti di luna.
Dea complice
e madre silente
dal sorriso benevolo,
nel tuo etereo abbraccio
si compie, infine,
la mia metamorfosi.
Ed è l'alba
di un giorno nuovo.
*
Apnea
Sola,
sotto un cielo ostile
e senza stelle.
Naufraga,
in un oceano
di taglienti ricordi,
ti aggrappi ad essi:
sangue e sale
sulle mani tremanti.
Sei il volto apatico
che ti osserva
da uno specchio infranto,
il pallido riverbero
di quella luce interiore
in cui non hai più
la forza di sperare.
Sei il cucciolo
in cerca di rifugio
e la foglia fragile
che si lascia portare dal vento.
Sei un tempio profanato
e il pensiero ribelle
sfuggito alla debole censura
di una mente ormai stanca.
Sei lacrime e parole,
inchiostro diluito
che evapora su un foglio
senza tempo…
sei l’opera incompiuta
di chi anela
ritrovare se stessa.
*
Dovrei
Dovrei chiudere quella porta,
lo so… e salvare
nello scrigno dei ricordi
solo i momenti più belli,
quegli attimi infiniti in cui le nostre anime
si sono librate in volo,
seguendo le correnti ascensionali
di una sferzante gioia di vivere,
affamate di cielo e di futuro.
Dovrei salvare almeno quell’ultimo sogno,
prima che si infranga,
come tutti gli altri,
sullo scoglio della tua insicurezza,
della tua incomprensibile
quanto imbarazzante rinuncia.
Dovrei sapere bene
che merito di più di un uomo a metà,
perennemente in bilico tra “vorrei ma non posso”,
incapace di uscire dal labirinto delle sue paure,
che preferisce abbandonare il campo,
desistere, crogiolarsi nel rimpianto
di un fallimento cercato,
invece di credere, perseverare,
lottare contro i suoi fantasmi
per tenersi stretto
un cuore capace di duetti sublimi con il suo.
Dovrei trovare il modo
di anestetizzare il dolore,
di annientare la soffocante malinconia
prima che diventi una costante patologica,
ma avrei bisogno di un alleato più potente del tempo
e di quella blanda rassegnazione
che tutti invocano come unica cura.
Dovrei smettere di sperare in un ritorno,
nell’ennesima illusione in confezione regalo
di un uomo debole,
capace di cullarmi tra le sue braccia e far promesse,
prima di un nuovo abbandono.
Dovrei… iniziare a non usare più il condizionale
e tornare a sorridere, o almeno provarci,
attingere linfa dalle radici profonde del mio essere,
sopravvissute alla tempesta del cuore.
Il futuro, da oggi, sono io,
lo devo a me stessa.
*
Mio impudico amico
Non guardarmi così,
volgi altrove quei dardi infuocati d'ammirazione,
non sono la dea a cui hai eretto un altare
nel tempio sacro e inviolabile del tuo cuore.
Non confondere l'estasi momentanea
di un gioco d'amore
con la volontà di un legame esclusivo.
Chiudi gli occhi,
cancella quell’espressione di disarmante abbandono
che graffia le pareti sottili della mia coscienza.
Torna a percorrere i più intimi sentieri del mio corpo,
saziati dei frutti proibiti dei nostri incontri fugaci,
portami, ancora una volta, al limite
dell’umano sentire,
fammi annegare nella quiete di una piccola morte
che ci riporta alla vita,
ma non guardarmi così, ti prego,
il “per sempre” non era nei patti, ricordi?
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Sussurri
Come una conchiglia,
che racchiude in sè
i profumi e i segreti del mare,
attendo che le tue mani calde
si posino su di me,
forti e gentili,
per raccogliere la mia essenza:
spuma di mare e salsedine
sulla tua pelle,
che accarezza il mio involucro
fragile, eppur millenario.
Vibrano d’emozione le mie parole
mentre mi osservi,
nella mia fiduciosa nudità,
per poi avvicinarmi all’orecchio:
“Portami con te,
nell’intimità di un pensiero ribelle.
Cullami,
come onda che lambisce le mie curve.
Scaldami,
con carezze e sguardi penetranti.
Vivimi,
con quella fantasia che non teme la realtà.
E sarò per te
complice silenziosa
di fughe e ritorni,
compagna di giochi,
anche poco innocenti,
brezza di desiderio
che spira gioiosa.
E saremo
semplicemente noi,
attimi di vita,
indelebili”.
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Timido pittore dei miei sogni
Con gli occhi della mente
ti vedo…
Girandola di pensieri colorati,
mossa dal vento vivace dei sospiri,
prisma di luce amica
che riflette una moltitudine
di sorrisi.
Mi sfiorano,
delicati come i mille
petali di un fiore,
che non colgo,
nel timore di sciupare
la freschezza del suo profumo.
Ti accarezzo con lo sguardo
e ti lascio vagare,
libero,
tra i cassetti più nascosti
della mia anima,
come soffio d’aria nuova
che tinge di calde sfumature
ciò che incontra e
avvolge al suo passaggio.
Con gli occhi della mente
ti rivedo,
ancora lì,
mia girandola di emozioni.
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Quelle dolci vibrazioni
Ancora una volta mi abbandono
al potere seducente delle parole,
rapita dall’abilità con cui fluiscono
e si intrecciano,
avvolgendomi in spire voluttuose…
Trame dai riflessi dorati prendono vita
dal tuo loquire sommesso,
sussurri a fior di pelle
che si insinuano, lascivi,
tra cuore e cervello,
inebriando e confondendo i miei sensi.
E mentre cade l’ultimo velato pudore,
come tessuto leggero che scivola a terra,
lascio che sia la tua voce, intrisa di passione,
a rivestire il mio corpo
d’inconfessabili desideri.
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In controluce
Come il bacio notturno
che la rugiada regala ai petali di un fiore,
per poi dissolversi al mattino,
la tua immagine accompagna le mie notti
cullandomi fino alla soglia del giorno.
E’ un commiato silenzioso,
ma inevitabile,
quello dai tuoi occhi.
Un distacco doloroso,
quello dalle tue mani:
curiose esploratrici, abili
nell’accendere il fuoco di una geografia
che si svela al loro tocco.
La vertigine del vuoto
e un confuso smarrimento,
puntuali come sempre,
salutano il mio risveglio.
Il calore effimero di un corpo
non più qui - non più mio -
evapora a contatto con l’implacabile realtà
del giorno, che filtra dalle persiane
illuminando un letto sfatto…
di ricordi.
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