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Raccolta di poesie di Luca Tegoni
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

La poesia di Natale

Scende dal cielo,

si lascia cadere tra l’aria,

precipita al suolo,

si forma e si accumula la neve.

 

La raccolgo gelida tra le mani

le dita sensibili si perdono a poco a poco

in quell’anestesia dolorosa

che soffoca spilli di sangue

che invocano, lamenti come strilli,

il calore perduto.

 

Lancio la palla e sorrido per averti centrato.

barcolli e rincorri,

goffo cado nel mare bianco

scivolo e ti fermi

senza rancore sorridi

come se fossi bimbo sciocco.

 

Le tue mani in un abbraccio mi scaldano

come se il calore fosse il cuore del mondo.

*

Futura

Vento forte persistente, sbatte contro le foglie, sradica le piante

porta via la polvere in mulinelli,

porta via cappelli,

porta via la sbadataggine di un gesto,

un equilibrio in bilico,

sostituisce l'aria, la spinge via

 

sposta il veleno che ci ammala,

sposta il veleno che ci uccide.

 

Vento freddo intenso

che gela le mani,

che gela il cuore impaurito

nella solitudine del corpo

nella mente insidiata da pensieri minacciosi,

vento forte della Natura assassina,

vento forte del mare in tempesta

vento forte sui panni stesi, appesi

lenzuola e mutande che vanno

lontani

imprendibili, irraggiungibili, troppo lontani

che continuano a rotolare, forse volare.

 

Sposta il veleno che ci ammala,

sposta il veleno che ci uccide.

 

Poi la quiete, le nuvole ferme

e il sole immobile.

Il silenzio nelle strade

senza ombre,

poi una sirena lontana diventa

sempre più vicina,

sfuma nel cielo quel suono d'annuncio,

si allontana e va.

 

In cerca di calore

dietro ai vetri di casa

in attesa, indaffarati,

guardiamo il tempo che passa

tolto alle nostre vite

senza restituzione prevista.

 

Domani, speriamo che sia femmina.

*

Le nuvole ai tempi del virus

Sulle cime bianche per la neve

spruzzata da un cielo pigro

scorgo dal terrazzo di casa

la luce tenue di un raggio di sole,

incerto e solitario.

 

Le nubi opprimenti si ingrossano e si alzano

lasciando respirare i monti così vicini

che stendere la mano e sentirli

è ingenuo e infantile

ma spontaneo, un desiderio, forse,

che si aggiunge all’illusione

 di evadere o di fuggire, di non restare,

infine

volare.

 

Oltre quelle case e quei pioppi

ancora scarni e grigi,

si stende la vita

come se non ci fosse strada,

senza cammino o indicazione,

solo un mare aperto di bellezza

e il richiamo all’ignoto, colmo di speranza

e generosa inquietudine.

 

Poi osservare, osservare,

senza stancarsi mai di guardare con cura

per trovare le parole per raccontare

il fenomeno fisico che smaterializza

quell’ingombro minaccioso e greve

che turba e condiziona la mente e le gambe,

di quelle nuvole opprimenti

come il pensiero di un virus

di un destino breve

di una necessaria lontananza

di un bacio non dato.

*

Il Tempo degli Assassini

E' una giornata mite oggi,

gli assassini dormono all'ombra,

L'aria umida di ieri

è stata asciugata dal vento della sera

il sole caldo di ieri

ha perso calore.

Oggi è una giornata mite, piacevole;

è bello camminare in centro città

lungo i viali alberati,

all'ombra dei campanili,

incontrare gente sorridente e spensierata.

Tanto gli assassini dormono all'ombra

non c'è pericolo

per ora, finché dormono.

Che sarà domani, dovremo forse aver paura,

dovremo star in silenzio,

attenti a non svegliare 

l'assassino che dorme?

Può darsi che domani sia un giorno

più bello di oggi

che le le strade siano piene di gente,

senza pensieri cattivi

con una persistente e confortante mitezza dell'aria,

quasi una brezza che rinfresca.

Però gli assassini potrebbero svegliarsi

e togliersi dall'ombra

con i loro sguardi muti

e le pistole spianate.

Ognuno di noi si aspetterà una pallottola

nonostante la mitezza dell'aria e i sorrisi di fine estate.

Molti di noi potranno morire

molti di noi potrebbero smettere di essere felici

molti di noi potrebbero diventare assassini

e non dormire mai.

Nonostante l'aria mite e la brezza.

*

Che cosa faccio qui

Quando vedo le teste calve

e ancor di più il colore bianco

dei capelli vecchi

resistenti al tempo che passa

dei miei compagni di giochi,

poi amici,

oppure di quelli più grandi

che facevano cose

che forse, dopo qualche tempo,

avremmo fatto anche noi,

 

allora mi guardo intorno

e mi trovo in piazza

nella solita piazza

della mia città

disprezzata, sconsiderata, sopportata

e milioni di capelli dopo

ancora lì ed io con lei

forse un po' più compresa

ad attendere che m'accolga,

dopo tutto questo tempo

in fuga

e poi di ritorno.

 

Le vetrine coi nomi che cambiano,

ma non tutti,

ed è lì che si capisce

quanto tempo sia passato,

riflettono la mia immagine

che continuo a riconoscere

sempre fuori posto

sempre casuale

sempre come se non dovesse essere riflessa.

 

Paurosamente o timidamente

distolgo lo sguardo

come se non fossi li

a due passi dai portici,

oggi del grano

ieri,

quando volevo andarmene,

del comune.

Invecchiano anche i nomi

per tornare importanti

per avere un'identità

o un'origine,

una esclusiva esistenza

che si crede comunità.

 

Poi come sempre mi accade

per trovare la bellezza

che mi rasserena

e aggiunge un po' di felicità

alla mia giornata,

qualche cosa

che assomiglia all'amore,

raggiungo il lungo torrente

e lo percorro dal Ponte di Mezzo

verso il Ponte Italia.

 

Verso sera le luci

del tramonto sovrastano i caseggiati

e poi si incastrano tra di essi

creando ombre e riflessi

che si immergono nell'acqua

che scorre, quando scorre, della Parma.

Poi ritorno per cambiare

la prospettiva e i colori

più pieni e quasi maturi

che da Ovest raggiungono la città

a poco a poco si spengono

dietro le case dell'Oltretorrente.

 

Al Ponte di mezzo

resto sulla Via Emilia,

chiusa la città tra San Pancrazio e San Prospero,

accarezzo i capelli che sopravvivono

e mi chiedo che cosa ci faccio qui

nonostante il torrente

la luce radente che abbaglia via D'Azeglio,

le biciclette che arrancano per passare sul ponte,

i fili dei filobus,

i ragazzi che scherzano e bestemmiano

e ancora non sanno che tra cinquant'anni saranno ancora qui

a camminare per questa città eterna

che profuma di nebbia quando fa freddo

che profuma di sisso quando fa caldo

senza nemmeno guardarla

per capire

che ne è stato del loro futuro.

*

Aquarius

Saremo noi (dico noi) su quella nave,

Esaurite le speranze,

in balia di ordini, non di onde,

a tremare dal freddo della paura,

a piangere, silenziosamente,

per l’indifferenza che suscitiamo

in corpi politici, opportunisti calcolatori,

giocatori dell’azzardo, incapaci pensatori,

dispensatori della nostra vita,

per cui l’esibizione muscolare

è manifesto di pensiero

del potere.

 

Seduti sul ponte come gomene arrotolate

Ci alzeremo come automi

Rivolti al bordo della vita

Dalla quale non avremo risposte.

*

memoria

C’è una solitudine immensa

Nel buio feroce che annienta l’essere umano

Costretto in un recinto spinato

Vilipeso dall’odio,

Condizione permanente di disumanità.

 

C’è una solitudine immensa

Nel sorriso delle bestie

Nelle carezze delle bestie in divisa

Nei tacchi sbattuti a terra

Nelle braccia tese

Nei simboli usurpati.

 

C’è una solitudine immensa

Quando l’indifferenza

Cancella la memoria.

 

La bambina ha paura

Non vede le mani, non vede più nulla.

*

I giorni dei morti

Mi reco tra i morti, quelli sepolti, quelli amati,

quelli di cui solo bei ricordi possono alleviare la loro assenza.

I campi e le lapidi rispettosi del silenzio

ospitano i miei passi lenti

e il mio pensiero

incline alla malinconia,

all’inguaribile presente che non si spegne,

alla condizione della vita che ogni cosa deve sopportare,

si allontana da questo spazio del tempo e del luogo

ed esce per maledire i morti che ancora sono vivi

che ancora infettano con la stupida presenza

del loro io

la vita degli altri.

 

Li trovo lontani dove nemmeno la solitudine può arrivare

Lontani dai cuori, dai simboli

Rinchiusi nella fragile corazza della loro esistenza sconfitta.

 

Ma ben più sconfitta è l’anima, diventata avida,

di coloro che li hanno sostenuti,

incerta e frastornata, illusa e disorientata.

Costoro che brandiscono bandiere da lontano,

costoro che vivono di vile, arrogante solitudine

sono morti, l’oblio li esilierà.

 

Torno a guardare i volti sereni dei morti che ci accompagneranno

e che continueranno a vivere per amore.

Mi libero da quel peso, dal fastidio dei morti vivi,

in questo “progresso scorsoio”,

che ci ricatta continuamente,

spengo il telefono e ricomincio a camminare.

 

( a futura memoria delle figure irresponsabili di Nigel Farage e Carles Puigdemont)

(“progresso scorsoio” è una citazione da Andrea Zanzotto)

*

adolescenza

Ho visto degli occhi ansiosi e curiosi

ho visto la fretta attendere il primo appuntamento

e un po’ di timore per insicurezza

perchè il corpo cresciuto non ha ancora trasferito

al giovane la propria personalità.

Ma quella la scoprirai con il tempo che passa,

che attraversa la vita degli altri

trascinando tutti i sentimenti del mondo.

E così quel volto spontaneo che ancora non conosce,

mi turba per tutto quello che conosco

mi turba perché ho accumulato conoscenze

che inibiscono la spontaneità,

a volte la felicità

di un sentimento atteso e che si manifesta

improvvisamente

rendendomi vittima sua gioiosa.

Mi turba perché non vedo il mio sguardo,

capace come il suo, di trepidare

e questo uccide,

lentamente, come la vecchiaia.

*

Uccidete il tiranno

Basta, smettetela!

Non tirate le bombe qwerty, vecchi leoni da tastiera,

la loro detonazione ha l’effetto di una scoreggia.

Infastidisce, a volte schifa, nient’altro.

Il tiranno si uccide con l fucili e le bombe

Quelle che scoppiano    e dopo

un pauroso attimo di silenzio

si sente il pianto del terrore

e ci indeboliscono le urla dell’orrore .

 

Giovane rivoluzionario da scrivania

Le parole non usarle come bombe

Usale come parole.

 

Ma se vuoi uccidere il tiranno,

perché sai chi è il tiranno,

Uccidilo.

Così che il suo cuore non batta più

e il suo respiro cessi per sempre.

Ci vuole coraggio, non basta un nickname.

 

Vecchio leone da tastiera

Le tue bombe qwerty non ti serviranno nemmeno

per descrivere il coraggio del più piccolo dei Byron

Le parole invece

Ti aiuteranno a sconfiggere il nemico più ostile

Le parole scarne, sincere

Che hanno solo bisogno di comprensione.

 

Io scrivo solo parole d’amore

Non ho la forza, non ho il coraggio

e nemmeno la fiducia cieca in un ideale.

 

Se vuoi uccidere il tiranno

trovalo e non sbagliare

*

Padroni a casa notra

Pronomi possessivi

mi meravigliano usati così,

con tanta fratellanza,

oserei pure misericordia

direi anche solidarietà.

In ossequio alla difesa del debole.

Siamo una Nazione. Riconosceteci

Voi barbari non sfregerete più le nostre donne

i nostri vecchi, i nostri bimbi.

Voi barbari che venite da lontano

non intaccherete la nostra società

che tanta fatica è costata ai nostri nonni.

Voi politici incapaci e ladri non ruberete più i nostri sogni

i nostri aggettivi possessivi

i nostri possessi

i nostri.

Difenderemo tutto quanto è nostro

“ i nostri vecchi”, “le nostre donne”, “ i nostri figli”, “le nostre cose”

tutti così indifesi e fragili davanti alle orde di barbari

che assaltano le  nostre coste

per rubare il nostro lavoro.

Così tutti stretti intorno ad un pronome o ad un aggettivo

ci salveremo

basta la parola, ci basta escludere ciò che si ignora

e considerare solo ciò che è nostro.

 

Quando avremo coraggio di aprirci e di spogliarci

saremo tutti molto più belli.

 

“People are strange when you're a stranger

Faces look ugly when you're alone

Women seem wicked when you're unwanted

Streets are uneven when you're down”

(Jim Morrison)

*

Airbus A320

Come superare l’urlo che affligge la mia vita

Se non soffocandolo. Un soffio rimane dopo il tuono

Tutt’attorno rantoli.

Cento quaranta nove

E io non sento più nulla, tutto è soffocato

Senza chiedere

scusa e pietà

*

I colori dell’acqua

I luoghi visitati da noi,

nascosti da parole inadeguate

si aprono meravigliosi con i colori dell’acqua

che racconta sentimenti ed emozioni.

 

Acqua che sospende l’orizzonte,

riflette lo sguardo ammaliato

e raccolto nel sogno.

 

I luoghi sono mondi disabitati

Dove ci ritroviamo

Prima di perderci.

 

I colori dell’acqua scrivono le parole non dette

che gli uomini non potranno mai ascoltare.

 

Le parole che mancano sono colori.

*

Il Titolo è sbagliato

Quando non ce la facciamo più ad assecondare il nostro pensiero

 

o prevale l’istinto

 

oppure sopravviene la morte.

 

E la morte confonde tutti.

 

Mi troveranno in un momento d’abbandono,

 

con un libro in mano senza aver termina to di leggere,

 

con l’acqua aperta senza avere terminato di lavare i piatti,

 

con il bicchiere pieno senza aver terminato di bere,

 

con gli occhi chiusi senza aver terminato di dormire,

 

con le labbra aperte senza aver terminato di parlare,

 

con le mani aperte senza aver terminato di toccare,

 

con le lacrime ferme sulle guance  senza aver terminato di piangere .

 

 

 

Senza fiato per non aver terminato di dirti parole d’amore ,

 

Così avaro in vita, proprio nel momento in cui assecondavo il mio pensiero, finalmente,

 

tutto termina e ti lascio sola

 

con quei capelli bianchi che mi commuovono

 

nella comprensione di quanto bella sia stata la nostra vita

 

la nostra sostanza la nostra speranza

 

e la sordità  mi coglie quando tu per l’ennesima volta stavi dicendomi ti amo.

 

Senza poterti ascoltare.

 

*

per un calcio ad un pallone

Per una volta ancora vorrei

 

correre dietro ad un pallone,

 

fare fatica e provare gioia.

 

Con la stessa naturalezza di un ragazzo,

 

 mettere in velocità una gamba avanti all’altra

 

controllare il pallone con i piedi

 

guardare avanti, sterzare, scartare, tirare.

 

Tirare con la forza di un ragazzo che esplode i muscoli

 

 in un atto immortale anzi vitale

 

poi esultare correndo leggero

 

senza affanni per tutto il campo

 

per raccogliere la gioia dei compagni

 

l’affetto e la riconoscenza.

 

Una volta ancora sarebbe bello

 

senza peso senza pensiero con un sorriso grande

 

che ti farebbe innamorare.

 

 

 

*

l’amore che non muore

Gli amanti smisurano il tempo

partecipano all’amore irrisolto

che rimane senza passato e senza futuro

mentre il presente annulla la morte.

 

Gli amanti sono participio presente

sono egoismo e generosità

senza contesto senza pensiero.

 

Il presente è l’equilibrio insoddisfatto

è l’amore che non muore.

*

la ragazza che brucia d amore »
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*

La mia tavola

Finalmente ho trovato un posto

anche per quel piatto di legno,

contenitore di tutto,

un posto poco visibile

così anche la mia tavola è vuota.

 

Liscia, con gli anni del legno esibiti,

sbrecciata negli spigoli,

colpita e accoltellata,

segnata dagli eventi, dalla vita che non t’aspetti.

 

Profuma di luce e di legno spray,

le mani scivolano senza controllo

e palpano il contatto istantaneo e fugace.

 

Sopra rimbalza la luce accesa

che oscura artificialmente

il buio di questa giornata di pioggia,

infinita umidità che avvolge il tempo e le ore

che segna come un cronometro invadente

(tic tic tic tic tic oppure tac tac tac tac tac)

lo svolgersi sui vetri delle cose del mondo fuori.

 

La mia tavola sarà accogliente

avrà luce da est

avrà caldo da sud

avrà tramonti da ovest

sarà imbandita e festosa da nord.

 

Solo poco ancora poco di questa pioggia

che affoga la terra

e non lascia che respiri,

che bagna i piedi

e non lascia che asciughino,

ancora per poco sarò costretto

come sull’arca in salvo

a salire sulla mia tavola bellissima.

*

uomini

Non saremmo feti

Non saremmo maschi

Non saremmo figli

Non saremmo padri

Non saremmo sperma

Non saremmo piacere

Non saremmo amore

Se non

Per la tua incorruttibile ed inesausta

Accoglienza

Donna

*

paure sentimentali

Per non essere tu vulnerabile,

ora che esci,

datti il rosso sulle labbra

continua il tuo lavoro senza cuore.

 

Per non essere tu vulnerabile

dimentica che sei stata qui

 

Per non essere tu vulnerabile

esci senza salutare

 

Per non essere tu vulnerabile

spero che tra poco tu abbia

un altro appuntamento.

 

Io sono come sono, tu uguale a tutte

ma se ti giri io sono perduto

perché non voglio essere riconosciuto

non voglio indossare occhiali scuri

non voglio saper il tuo nome.

 

Fragile, senza orientamento, sbandato

così starei di fronte ai tuoi sorrisi puliti

alla tua voce limpida

al tuo candore.

 

Se puoi

fa  che io rimanga invulnerabile e

datti il rosso sulle labbra.

*

abbandonare

Un abbandono che non ha consolazione,

il corpo gettato e abbandonato,

lontano dall’amore.

E l’impronta rimane la dove giaci,

solo e incompreso,

povero corpo.

Un silenzio connivente e poco musicale

sottolinea la pesantezza della solitudine,

segnata  e infinita,

raccolta tra le mani sta l’assenza,

inqualificabile e incomprensibile.

Appena dopo un addio,

povero corpo abbandonato senza più vigore,

svuotato dell’amore

ormai perduto,

incapace di parlare,

almeno piangi per sapere che ancora esisti.

*

Settembre

Comme ça!
Un piccolo spazio tra il pollice e l’indice nella mano
del vecchio Marc. Poi una risata esplicitava
la misurazione maschile dell’acqua fredda.

Là sotto nel mare, nell’acqua pulita insieme ai piccoli pesci
ho nuotato intirizzito.
Ogni bracciata un successo e un risultato ancora lontano da raggiungere.
Ancora qualche fredda, freddissima bracciata.
Finalmente fuori da quel freddo che intorpidisce la pelle
che nemmeno il vento riesce a rinfrescare.
La temperatura del corpo è bassa e nemmeno il sole la alza.

Ormai fuori dall’acqua camminando sulla sabbia
sentivo il mio corpo, per alcuni passi,
come se ancora fosse la sotto.
Poi poco a poco il disgelo
e quella patina di freddo si dissolve
lasciando libero il calore del sole di scaldarmi.

Quel cielo
così limpido come trasparente era l’acqua
alle 19,30 diventava scuro, quasi buio
Il sole ormai raggiungeva la linea del tramonto
così presto, tanto che faceva terminare l’estate.

Tra il freddo il vento e il sole
scemava il tempo che rapidamente passava da giorno a sera.

A piccoli passi misuravo la spiaggia della baia
che mi sembrava lunghissima
sotto un cielo rosso profondo che sopra il mare scuro
segnava la linea del tramonto.

*

Parlo al vento

Parlo al vento
Caldo infernale
Cuocere in una stanza
Mentre la pelle si asciuga
Il comune effetto forno si avvolge la carne con il grasso per mantenerla morbida

I talk to the wind and it doesn’t answer to me

Le foglie verdi diventano rosse
La terra scura diventa chiara
La condizione idrica è allo stremo

I talk to the wind and it doesn’t answer to me

I frigoriferi refrigerano meno
I condizionatori condizionano meno
Tutto consuma di più per continuare a stare male

I talk to the wind and it doesn’t answer to me

Le bestie leccano il miraggio del sole sull’asfalto
Le lucertole stanno all’ombra
Gli uomini soffocano per la polvere in gola

I talk to the wind and it doesn’t answer to me

Sento che piangerò per dissetarmi
Sento che piangerò per bagnare la terra
Sento che raccoglierò anche le tue lacrime

Fino a che
il cielo
risponderà

*

Un minuto di silenzio

Vi odio voi tutti

In piedi a batter le mani

In piedi ad affermare la vostra esistenza

Con rumore.

Un minuto di silenzio

Un morto vi chiede per un minuto

Di annullare voi stessi e

Rimanere in silenzio per rispetto del suo ricordo.

E invece no. Tutti quanti a far rumore

A dire io ci sono, esisto.

Vi odio voi tutti

E nemmeno mi alzo in piedi

Perduto nel pensiero doloroso

Della vacuità

Di una umanità protagonista davanti a tutto.

 

Perché non piove?

Ne trarrei momentaneo giovamento

Come sono pesanti le nubi che coprono

Di sotto in su, il cielo.

E che aria vischiosa , un po’ malata

Un fiato caldo che si spegne addosso.

Un movimento d’aria, un accenno, un muoversi di piccolefoglie,

di petali, di fiori, di fili d’erba. Un respiro. Arriverà

 

Piacerà a qualcuno se mi masturbo qui?

Sotto, capovolto rispetto al cielo indifferente?

Non  sento voci, solotrapani

Che bucano l’asfalto

Solo motori che producono rumore, per distruggere ericostruire.

E i motori rendono cacofoniche le sinfonie che passano infilodiffusione

Provo a masturbarmi ma nessuno mi sgrida. Non possoesibirmi.

Aspetto la pioggia calda, lenta, bagnata e poi

Magari, fredda, veloce e sferzante. Per affogare tutto

Rumore compreso (“progresso scorsoio”)

 

Canicola tutto il giorno, parole tremende.

Tutto fermo. La notte ferma e calda come il sole

Notte senza luna. E i poeti sotto i portici

Sudano i loro versi, ascoltati e a volte attesi.

Raccontami o Dea, di Achille figlio di Peleo

L’ira luttuosa che a tante vedove ridusse

Le donne Achee.

Qualche essere divino mi racconti la verità.

Non gli uomini, non so che farmene.

 

Ecco il vento che toglie calore e rancore

 

Le parole degli uomini sono confronto

A volte amore.

Torna il vento e porta via, chissà dove

Le parole mie.

Stanchi, i fiori d’oleandro, stremati dal sole,

per l’ombra e il vento

si ravvivano un po’

 

suonano, lontano dal rumore le variazioni Goldberg

 

per voi, che il silenzio è vuoto da riempire

con l’orrore del vostro battito coatto

per voi che Dio è Io

 

andate affanculo.

 

 

                                                                 nota: "progresso scorsoio" è una locuzione di Andrea Zanzotto

*

oltre di là

Sono le 15,00
il cielo è scuro, denso di pioggia
che cade blanda senza vigore,
rimbalza piano sulla terra e si adagia restando.

Il tempo è un affanno,
non è mai al suo posto, non è mai puntuale;
troppo presto troppo tardi. Un tormento compagno.

Dentro, la luce assente, diventa scuro e rimane
per ore con la stessa intensità
prima di avvicinare il buio.

La vista si assottiglia per dominare lo scuro
nello sforzo di dominare il tempo.
Le cose non hanno ombra; nulla si riflette sul piano.
Gli oggetti sono quelli che si vedono
nulla è come sembra
tutto è quello che è.

Da quel timido chiarore che apre alla vista la finestra,
adornata da tende leggere,
mi fingo il mondo nuovo
e mi turba il piacere della vita,
la luce immensa che la scalda
e tutto il tempo che passa è una brezza veloce.
Un presente che scorre senza limiti.

Oltre di là mi fingo
Oltre di là muore l’assenza e l’affanno
Oltre di là mi sfiora bellissima la gioia
e l’amore mi attende.

*

non meno di 36 37 gradi

Questi fiocchi di neve
che ci cadono addosso
seppelliscono i colori
attenuano i rumori
e i canti.
E il silenzio appare improvviso
e resta sui rami spogli
e poi il gelo di trasparenza ottusa vestito
ci cade addosso come piombo.
E tutto sprofonda nella dimenticanza
nel tempo che non passa
nella faticosa fame dei lupi
che scendono in paese
come se tutta la natura morisse
e solo l’uomo resistesse
nei suoi panni, nelle sue povere pelli
e nulla da bruciare.
Perché nel gelo tutto è silenzio
e l’assenza di vita è uno stato di non morte
e l’ultima fiamma è il calore dei nostri corpi
non meno di 36 37 gradi

*

d’estate la sera

De outro lado do rio,
Te lembras ainda,
Que estavamos na praia da Caparica a mirar o ceu
E a gritar pelo frio da agua.
Mas a pele nao morava que poucos
Para secar frente aquel sol tao quentinho
E as nossas brincaderas continuavam atè a noite
En quanto a linha do orizonte envermelhavas-se.
E logo no carro a passar a ponte,
Na esperança de nao demorar uma vita,
mas a beleza do espectaculo de Lisboa a nossa frente
Acalmava a pressa e na bicha como costumava
A gente cantava.
A lua em cima desceva a dar luz
E brilhantar a nossa journada.

*

L’estate terminata

Domani la linea del mio orizzonte
non sarà più il mare.
Domani parto e ritorno
al mio orizzonte vago e impalpabile,
irraggiungibile e mortale.

Saranno l’assenza dal piacere,
di vivere sereno,
il mio cruccio e la mia malattia.

Sarà l’assenza del sussurrio delle onde
che mantiene il dormiveglia,
il bagliore del sole e il fresco leggero del vento.

Sarà l’assenza delle avventure amorose,
probabili e impossibili, spogliate di tutto
nella loro spensierata semplicità che
rimarranno memoria e desiderio.

Ritorno nel tempo che mi percuote
e che non mi considera
tornerò in mezzo a tutti

Horror pleni

Sarà fuggire, fuggire sempre
nel mio animo
nel mio respiro
nel mio cuore.

*

Poco prima

Così, in pieno mare sono solo

 anche se l’acqua mi è familiare

 e sereno il mio assecondare le onde.

 

Così mi rafforzo consapevole

 delle mie prossime frequentazioni

 e mi muovo appena

 il mio respiro è un suono e la mia voce un canto.

 

Di la da questo mare mi fingo

 o indovino

 delizie infinite, mari infiniti e notti infinite

Che si scambiano con la luce

 con quel chiarore che mi fingo

o indovino

 quel toccare ed essere toccati

Quel reciproco senso che si chiama amore

 che a qualcuno voglio donare.

 

Poco prima sto.

 

Queste poche onde ancora mi separano

 io credo

 dal vento e l’aria cambierà il mio respiro

E così, impaziente, attendo il nuovo mondo.


*

il vecchio

Quando sarai ancora troppo giovane per capire che non si commettono

errori tutti i giorni uguali a se stessi,

 io già me ne sarò andato, stanco e deluso dalla tua insopportabile indifferenza

 alla mia età

alla mia esagerata memoria

che poco per volta occupa sempre più la mia vita. Poche cose ormai posso aggiungere.

 

E tu, quando avrò smesso di aggiungere,

 sarai ancora troppo giovane per capire che differenza passa

tra il ripetere le cose e non  sapere che raccontare di nuovo.

 

Così mi perdo nella mia disperazione

certo di poterti ancora una volta ingannare

proponendoti l’ennesimo amplesso, poca cosa solo egoismo,

cose nemmeno da raccontare.

Ma che bello vederti sorridere per il regalo dopo.

E baciarmi

come si baciano i vecchi, con delicatezza per non romperli,

mi da un brivido che non so spiegare

se non fosse che una lacrima nascosta dalla cateratta mi avvisa che sono un vecchio sporcaccione nemmeno romantico.

Il tuo culetto mi passa davanti color seppia. Come la mia vita, dello stesso colore.

 

Tu

che continui a provare indifferenza per la mia età

sei stata cambiata per noia del tuo odore sempre uguale

per una carezza inutile che cerco,

               come cerco una cosa nuova da raccontare per capire che sono ancora vivo.


*

da un luogo remoto 1

Cerco la bellezza che è ostinatamente velata
dall’indifferenza
che l’abitudine dei gesti quotidiani
e la storia della vita
tessono.
Povera bellezza confusa tra gli odori di sterco e di fritto
Abbandonata tra i rifiuti
Impolverata sulla strada
Dove ti riconoscerò? Se tutto qui è dimenticato
E drammaticamente presente?

... segue ... ti troverò in un recondito o aperto
luogo remoto
fosse anche la mia casa.

*

Poesia

Le parole lette impegnano uno tempo così minimo
che non mi prendo nemmeno lo spazio di capire.

Così mi trovo
Dopo
A pensare
E a capire
Che nulla ho capito.

*

Fossi Cyranò (dedicata a 1 Rossana)

E il tuo venirmi incontro
È il benvenuto più bello.
I tuoi occhi diventano porte aperte
Oltre le quali
Il desiderio mi spinge
Per accarezzare i tuoi capelli
E il sorriso sulle tue gote.

E mi fermo solo il tempo
Per udire la tua voce
Diventare un suono irresistibile.
E allora il mio sangue accelera
E la voglia delle tue intimità mi inebria
E in un istante
Tra le mie braccia ti stringo
Per respirare insieme

Fosse anche solo sesso.

*

Ti aspetto

Che cosa sarà vero
La mia monotona attesa
O il tuo dinamico ritardo?

Sarebbe forse più vero
Che non ci incontrassimo.
Sarebbe forse più vero
Che ci ignorassimo.

O sarà piuttosto
Che una sconosciuta verità
Continua a celarsi
Nei nostri comportamenti?

Diventa molto faticosa
Questa attesa e,
Sono sicuro,
Più faticoso il tuo arrancare.

A dispetto del titolo
Me ne vado senza salutarti …

Arriveresti inutilmente sudata
E la mia mano scivolerebbe
Dalla tua guancia
Senza soffermarsi per il tempo
Dei miei occhi nei tuoi.

*

Estate

Ottobre è il mese dell’anno
Che illumina di primo freddo
I nostri giorni.

Spoglia le fronde
E principia
la copertura del suolo di foglie.

La casa rinfresca
E gli elementi di ghisa,
Timidamente,
Trasferiscono calore.

Fine delle maniche corte
Fine dei calzoni corti
Ci si copre.
L’acqua per lavarsi
La si attende calda.

Il buio entra a far parte del giorno
E, improvvisamente,
Sul finir del mese,
Il giorno presto si fa sera.

Settembre è la fine.

Ottobre l’inizio
È la stagione che conserva

Fra sei mesi lascerà tempo
A quella che consuma,
a quel giorno
Che si vorrebbe infinito
Sempre illuminato dal sole,
per consumarci
per spenderci
per bruciarci
per esaurirci
in un soffio tale è lo spazio della gioia.

*

Il freddo

La tristezza è un’amica intelligente
Quasi quanto la solitudine.
Mi comprendono
E si accomodano
In attesa che cessi i miei malsani eccessi.

Brr che freddo!
Sarà una terza amica?

Una risata - ecco una risata!

Ma in questo camino
I ceppi non prendono fuoco
Non più

Da questa finestra
Il sole non entra
Non più

E il vento dell’inverno
Si infila sotto la porta
Portando correnti fredde

Una risata - ecco una risata!

Per un po’ di calore da scambiare

*

il cinema Roma

Ripassa tra una anno
Con i documenti in ordine –
Sconsolato e un po’ offeso … (nonostante i frequenti peli in faccia!)
Mi accingo all’uscita
In attesa degli amici più furbi

E così tra un po’
Mi fanno lo sconto
se mostro i documenti

Cadono le mura verdi del Roma
Cinema alle porte del centro di Parma
Cinema comodo per noi di San Lazzaro

Cade un pezzo della mia memoria adolescenziale
E mi sovviene che i miei ricordi
Non coincidono con quelli dei miei figli
E che nemmeno i ricordi dei miei genitori coincidono con i miei

Siamo qui per raccontare
Senza lasciare
che la malinconia
Sia il principale
punto di vista della memoria

*

Piove a Bad Wiessee

Piove sul lago
sul gatto che scappa
sulla statua affondata della fanciulla nel lago
Piove sulle emozioni di due vecchi
che si incontrano sotto un riparo
e si parlano in una lingua aspra

Dell’acqua che cade
e copre i colori li smorza
e rende grigia l’aria
che diventa bagnata

Piove sui fiori
sulle panchine in fila desolate
sull’ordine delle cose
raccolte sotto un ombrello

Seduto sotto un riparo
osservo le cose immobili
e le poche forme
di vita in movimento

Alla pioggia si aggiunge sole da Ovest

Le nuvole gonfie, sopra,
si svuotano del loro peso
che si riversa su questo spazio di Germania

Attendo speranzoso l’emersione di un mostro dal lago

*

I barbari

Non ci sono barbari
Sconosciuti
Sono tra di noi
Ci frequentano e ci condizionano

Sono barbari – caro Kostantino Kavafis –
Perché sono ignoranti e potenti

Perché sono puri
E immuni dalle bassezze dell’uomo

Non sono una sorpresa
Ci ammaliano
Ci incantano
E ci invitano a non pensare
Tramite immagini televisive

Sono barbari e sono tra di noi
Noi che abbiamo ancora
Una memoria e non la vendiamo

Abbiamo la conoscenza
Del lavoro e della fatica
Noi compriamo per vivere
E poi, se qualcosa resta,
per vivere meglio

I barbari sono tra noi
E non li riconosciamo
Tutto scorre veloce

Tra le loro parole

E le loro mani non
Lasciano impronte

Tutto cambia
Perché il flusso del barbaro è ininterrotto.

I barbari sono tra noi
Caro Kostantino Kavafis
E non ci accorgiamo ancora
Del disastro barbaro
Che hanno prodotto e di cui siamo
Inconsapevoli testimoni

*

a Tiziano Terzani

Vuoto
Da mille luoghi hai risposto
Una domanda

Vuoto che non ci sei per quelle nuove
Sniff
Scusa le lacrime

Ho accarezzato sogni e pensieri
Luoghi e persone

Con il piacere di sentirmi uomo
E di vivere in mezzo

Adesso sono un poco
Più solo

E il vuoto diventa un salto
Che non si racconta

Un libro di pagine
bianche

*

Colori e segni di forme

Premetto che ti amo

Piccola sai che non sei piccola
E non lo sei nemmeno per me

Ma dopo la prima volta che ti ho vista
Avrei desiderato
Come un sogno
Anzi una piccola fiction che (sceneggiato)
Tu
Sia piccola beh fiction si fa per dire
Tiro su con il naso e tu sei li
L’ascella suda e tu sei lì

Ecco muore la fiction anzi abortisce
e tu sei
Davanti al mio mondo intero la rimanenza

E impazzisco perché mi immergo nella tua assenza
E bevo
La vita e vino francese possibilmente
Le etichette sono le più belle


Ahhh ecco la bellezza no!
Troppo facile
Dire che sei bellissima
Oppure

Che non sei bellissima ma che mi fai stare bene

Un apostrofo dipinto di rosso

Matisse dipingeva poi gli altri imitavano
Quelli dopo ma non lo dicono

Ti ho vista nella sua Joie de Vivre
E il movimento ti è rimasto addosso
e poi sei rossa in un interno con vista
In un petite dejeuner sei nuda distesa sul verde
Erba fragile e tenera

Sei come ti vorrei
Incapace di dipingerti per paura di perderti
Sottovoce
Spoglia il tuo desiderio vorrei vedere una treccia dei tuoi capelli

Vorrei vedere l’oro di Klimt
No di Giove! Dove?
Tra le cosce la gioia
Del parto della gioia

Amore più forte dell’oro
Mostra se stessa all’amante che ama
Danae che ama

Le cosce più belle del mondo
E il desiderio mi sottrae al lavoro
Vorrei dipingere e scrivere sempre

Amare

Credi che ci sia una luce che possa accendere l’arte?

Si

La luce e il colore del sud
Dove il sole
Si scatena e non c’è luce che si paragoni

Il giallo l’azzurro e il blu
Poi il rosso alcuni verdi
Tutto è sufficiente per confondere il bianco
Che assume toni intermedi

Sei tu luce che mi confondi
Che arrivi tardi

Purtroppo

Il tardi che brutta parola come un acrilico asciugato
In due minuti

Tutto in fretta autore pittore modella
Gran culo ma la pancia è la più ammirata
Ho speso tempo sull’oceano
Certi colori non mi piacevano e il
Tuo culo non sarebbe stato
Adeguatamente premiato ma
Il sogno sta tra le cosce

Non l’immagine
Che assume toni Vogue

Non so come vivere
Glamourama si spacca e muore
Il libro cuore non è mai stato scritto

Gesù Cristo è la storia di Pinocchio

Ascolta la mia mano
Non sbaglia
Ti accarezza per avere bene

Si spoglia e si lava
No


Sono come se non esistesse Io
Ceno con gli amici
Applaudono il mio involucro
Mangio e rutto soddisfatto le fiorentine di carne di manzo
Dio (bestemmia)
Come una preghiera

Lo scrissi |un’altra poesia
Bestemmie come fossero rutti
In pianura padana
Di qua dal Po con serena amorevolezza

Ancora nel fiume ti bagni e scopri la pancia
E ridi si ridi la pancia fa ridere
Storci il naso camuffi il riso e il piacere
Dell’acqua che accarezza
Non pura
La pelle così amabile!
Matisse e la sua modella

Ti amo
In acqua e fuori colorata

Sai vorrei il bacio
Come Klimt
Sai vorrei il bacio che Basquiat non ha mai dipinto

Lungo oggi la strada che arriva dove il colore si muove
E non sa che domani è solo una sosta precedente del sole