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Raccolta di poesie di Luigi Maffezzoli
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Questo tempo

 



Hai ragione, giovane amico

da questo tempo siamo fuori

la mia prima notte bianca

l'ho passata davanti ad un tubo catodico

a guardare un'ombra in bianco e nero

toccare la sabbia della luna

e pensavo che allora sì

tutto sarebbe cambiato

l'uomo tra le stelle

come Dan Dare alla ricerca d'altri mondi

perché il nostro lo volevamo cambiare

e d'amore e di sogni

ne avevamo in sovrabbondanza da dare

ora rimpiango gli errori

ma non è più quel tempo

non più ricerca d'altri mondi

ma recinti dove rinchiudere altri noi

stretti come vitelli pronti per il macello

e un uomo con la faccia cattiva

abbassa il pollice

tra gli applausi del talk show

il nostro tempo era quello del futuro

sento odore di polvere

esco a cercare aria

la tuia e l'acero

hanno una bella intesa

stanno vicini, ma non si fanno male

forse si toccano con le radici

non farò altre notti in bianco

che i miei sogni sono migliori

mi hanno parlato di un ponte ologrammi della moda

la chiamano realtà aumentata

modelle vive ed altre virtuali

sfilano insieme e non le sai distinguere

forse oltre quelle nuvole grigie

c'è un altro futuro

oltre il filo spinato dei talk show

per ora guardo la tuia e l'acero

non c'è nulla di meglio

all'orizzonte.

 

*

L’uomo della metropolitana

L'uomo sulla metropolitana  ha occhialini da presbite

e la testa chinata su un ipad di prima generazione

l'uomo è nero

porta pantaloni di velluto chiari

e una giacca blu dello stesso tessuto

l'uomo ha fretta, attende la fermata

lavora sul suo ipad

ha un'infanzia africana

e di guerra

due fratelli morti di freddo su una nave bucata

ora lavora in una multinazionale.

Scende in fretta dalla metropolitana

con la testa bassa

l'ipad nella cartella

l'uomo è di mezza età

una mezza vita di guerra

ha un anello al dito

due figli che giocano col computer

l'uomo ha passo veloce

lo sguardo preoccupato

l'uomo ha raccolto pomodori

dormito in stazione

è scappato da vigilantes

e da assessori

ha vinto quasi tutte le guerre

i vicini di casa  gli stringono la mano

e gli danno del lei

e  la notte ora

non gli fa più paura.

L'uomo cammina in fretta

come è grigio il cielo di Milano

in primavera

l'uomo è di mezza età

la seconda metà ancora incerta

cammina in fretta

pensa al futuro

e al passato

lavora in una multinazionale

ha raccolto pomodori sotto minacce di frusta

pensa: domani?

Una sciarpa a proteggerlo dal freddo

entra nel cancello di un palazzo di vetro che riflette il grigio del cielo

vede il passato

nel suo futuro.



*

Queste parole#poesiapoeti

Che sono queste parole
troppo normali per accreditarsi poetiche
troppo ingenue per dotti o filosofi
che sono
mentre ci navigo dentro
o forse ci annaspo
cercando un senso che sfugge oltre ogni scoglio raggiunto
che lascia i suoi segni di rughe
e ti dice
«È solo il tuo tempo
che passa.»
Che sono queste parole
senza neanche un po' di musica a darle colore
così tristi e con così voglia di vita
mentre ci affogo dentro
gli anni passati
non cambieranno il futuro
non saranno maestri
dalla finestrella filtra un raggio ancora bambino
di primavera ormai stanca d'attesa
sgorgano le parole e prendono il sopravvento
le lascio fluttuare le ascolto scrivendole
al loro servizio
l'ultima è più incerta
resto solo
a guardarle.

*

Il musicista del passante ferroviario

L'uomo è al centro del sotterraneo
alle sue spalle passano i treni
di fronte persone senza occhi
avanzano veloci, sfiorano
la sua fisarmonica
e nel corridoio
dove si corre al treno
ché si vuole soltanto tornare a casa
lui suona
O Sole Mio.

Non chiede nulla
l'uomo del corridoio
tra la metropolitana e il passante
dove persone senza orecchie
corrono per non perdere i treni
e per tornare a casa
lui non ci tornerà lui
suona la fisarmonica.

Suona e ringrazia l’uomo
quando la musica diventa vita
e tu ti paralizzi
perché per te così
nessuno aveva mai suonato. Poi

la corsa riprende
ché il treno sta arrivando
e il suo rumore si confonderà
al suono di una fisarmonica.

*

Capodanno

Ascolto voci ancestrali
canti di Sardegna e di altri giorni
ripensandoli felici
venga da sola la poesia
e mi lasci sereno
e con un po’ di malinconia
che ti da il senso che sei vivo
cuociono le lenticchie
e questo giorno passerà nella bonaccia
un giorno prima della consuetudine che torna
come in ogni anno che si dice nuovo
il cane non segue il calendario
dorme e sogna un abbraccio
come in una tana d’inverno
protetta dalla neve.

*

Eocene

Eocene
(9/9/2012)






Cinquanta milioni di anni fa
barriera corallina a due passi da Verona
pesci tropicali, sulle rive
mammiferi predatori.

Ora tutto è rimasto
in un grande libro di pietra
bambini con un martellino
cercano la vita dentro a un sasso.

Cosa nascondi ancora nel tuo cuore?
La montagna parla raramente
guarda con distacco
cosa resterà di questo tempo?
Cosa resterà di noi?

I governanti d’Europa
annunciano nuove misure
gradiscono le borse
catastrofi rinviate.

Coccodrilli riposano in attesa di prede
sotto un vulcano che si sta svegliando
ad ovest delle Dolomiti
più in alto un’aquila reale
guarda distrattamente
strani esseri a due zampe
che arrivano da sud.

La montagna non parla spesso
il suo cuore è troppo nel profondo
perché si possa aprire e rivelare
la lava scenderà come un fiume avvelenato
coprirà palme e animali inconsapevoli
a due passi da Verona...

La trasmissione s’interrompe
è l’ora della borsa.
Cosa resterà di questo tempo?
Cosa resterà di noi?

*

Il treno per Montrigiasco

L'eco delle mitragliatrici
i ragazzi stipati nel vagone
immersi  in nuove avventure
i due adulti vigili
scrutavano insidie dal finestrino
lungo i binari
file di fuggitivi.

E Arturo non sentiva
ma leggeva negli occhi e nelle labbra
parlava con la sua matita
forse fu su una vista di campi che la colse
nel silenzio della guerra
in un ritratto
giovane per sempre.

*

Beole

La bimba ha gli zoccoletti in mano
per non consumarli
e nell'altra un quaderno con la copertina nera.
E da Beole alla scuola il sentierino è lungo
e pieno di sorprese
e la bimba coglie more
e bacche nere
che ci si può fare l'inchiostro.
E guarda il lago
da quassù è proprio bello
e nessuna ce la porterà.

E quando scende la sera
al ritorno il sentiero è più faticoso
gli zoccoli ancora in mano
e fiori di campo
per mamma che gli piacciono tanto
bella nel suo ritratto
coi bordi neri e i contorni sfumati
e papà sarà tornato dai campi
e si verserà ancora vino.

Poi scende l'inverno
e la sua vita è già cambiata.
La bimba è brava in matematica
fa tutti i conti a memoria
nonna l'attende
ormai vede soltanto ombre
eppure la sente arrivare che è ancora lontana.
E papà non si verserà più vino
e Gianni sarà un bimbo bracciante
e la sorellina non tornerà dai campi
che la morte può prenderti piccola
mentre  spigoli il grano.

La bimba si affaccia
racconta alla nonna la sera che scende sul lago
e col dito indica in alto - Ecco Beole! -
E un giorno sarà mamma anche lei
e tornerà là e tutto sarà come prima
animali e polenta sempre sul fuoco
un'aringa per pranzo
e le primizie in un cesto per il signor Conte.
E i bambini attenderanno Santa Lucia
che porterà in dono aranci e mandarini
e il torrone di Natale.


La bimba smette di sognare
passa un giorno ed è già adulta
piccola cameriera
in una Milano che brucia di bombe
e il lago una favola da raccontare a nuove sorelle
e lei è la più bella di tutte
raccoglie erba matta e qualche fiordaliso
per il piccolo ritratto bordo nero
che ha sul comodino.

E i giorni che passano in un attimo sono ricordi
la bimba è già grande ed è già mamma
aringa e more memoria di sapori.
Ora il tempo ha smesso di correre
la bimba è tornata
senza zoccoletti e senza quaderni
cerca la casa nascosta in mezzo all'erba alta
e il sentiero è stato abbandonato tra le spine
ma lei lo percorre fino in fondo
e la casa non c'è dubbio è quella
vuota e diroccata non sembra più la stessa
ma non c'è un posto migliore
da cui guardare il lago.

La bimba ora ha un'altra casa
coi figli che han preso il posto dei ricordi
si volta ancora un attimo verso la collina
e tradisce nostalgia.
Poi torna alla macchina
e ad un'altra vita
accarezza i piccoli
e racconta la sua storia.

*

Briciole d’estate

Ormai è solo jungla e granoturco
Il cane ha meno voglia di giocare
cerca ombra
e annusa la pista del bisonte.
 
E il vecchio ha smesso di cantare
è rimasto a lungo sulla porta
a guardarti 
andare via.

È così che il tempo va 
e non c'è niente da capire.
Ti lascio mezza poesia
forse stasera
la jungla si bagnerà di pioggia.

*

Il vecchio e il lago »
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*

La tuia in primavera »
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*

Il pescatore del Naviglio Grande »
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*

Il sentiero per la Rocca

Da piccoli non si aveva paura del sentiero

raccoglievamo fossili e nocciole nel ritorno

e mio padre ci indicava le grotte della guerra

e il trono della regina Teodolinda.

Ora il sentiero è più nascosto e faticoso

due cani ad aspettare la mia pancia

in fondo al sentiero la mie avventure di quand'ero cavaliere

ma ci troverò solo un po' di nostalgia

e lo stesso panorama

il lago d'estate che fa brillare gli occhi.

Aggiungerò altre foto a un album lungo tutta la mia vita

Poi sarà tardi, l'ora del ritorno.


Garda, 4 agosto 2010 

*

Musicisti del metro

Laragazza ha una gonna di velluto rossa

e un buffo cappottino della Caritas

la ragazza è bella

mentre accenna Besame Mucho

tra sguardi chinati da un'altra parte del mondo

e il suo compagno che suona il violino

tra il cielo e la metropolitana.


Quando la canzone è finita

sono di nuovo in un vagone affollato

si avvicina ai volti distratti

ad ogni spicciolo lei fa un inchino.

La signora non alza lo sguardo

mentre la sua anima la sfiora

l'uomo rimette nell'astuccio il violino

pensa nel prossimo viaggio

troverò la fortuna.


Milano, 27/11/2010

*

Agnese

Agnese viveva in un bosco cani e galline a farle da corte

Agnese aveva una madre Regina rinchiusa in una torre

Agnese fu suora e poi fu cacciata

la sua colpa una madre impazzita

Agnese usciva dal bosco solo per la funzione

Agnese una vita con cani e galline fin quando fu vecchia

Agnese una vita in un bosco

trasferita da vecchia in paese

investita da un'auto senza un cane a aiutarla.

Agnese seppellita in un bosco

così almeno avrebbe voluto.


(Garda, 1/8/2010)

*

Aprile

Fratello
dove sei?

Sta passando un'altra stazione
e non ci arriverò con la valigia pronta
Il piccolo mi guarda negli occhi
come solo un cane sa fare
attende un segnale per nuove esplorazioni.
Ma il Villoresi è in secca
e presto sbocceranno i primi fiori bianchi.

Attenderemo insieme
nuova acqua nel canale
e ne arrivi un po' anche a te
a risvegliare quelle radici così fonde
piantate tra la Garfagnana
e la Patagonia.

Non aprirò la posta per oggi
ho già la mia dose di ferite
ho dispensato consigli a figli orfani
e sono serviti solo a farli soffrire
è il nostro tempo che è passato
fratello colpito alle spalle
mentre rincorrevi ancora
i tuoi sogni di bambino.

Rimarrà con noi
fantasma
il tuo ghigno di bimbo
di poeta errante
sarà lui a guidarci
tra i flutti di Velasquez
e la quotidianità
di Frankenstein.

Ed ora
non piangere più
che è il momento della festa
tocca a te
racconta
racconta un'altra storia
di quelle di fughe e di lotte
di sconfitte che non ti hanno mai sconfitto
racconta dei fratelli matti
che hai incontrato
con cui hai viaggiato
tra il teatro e la vita
e la vita e il teatro
raccontacela un' ultima storia
raccontacela per non farci piangere
sarà la nostra comunione
e poi
sarà il deserto
e lo attraverseremo.





27/3 – 10/4 2010