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Raccolta di poesie di Rita Benedetti
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Fiori di cactus

Nebbia

Latte Onda Sogno

Madre

Sempre Mai Tu...

 

Mi affascina

la terra lontana

della parola

pensare le origini

perse nel tempo

alla ricerca

di sepolte radici...

 

E mi fingo deserti

di suoni indistinti

poi dal mare dal vento

da capanne di fango

dal sudore dolore

         sbocciare

fiori dai cactus

germogli di parole

per contagio allargarsi

come gramigna

E nascere sulle labbra

dal seno dai sensi

dall'odio dal canto

da soffi di preghiere

sillabe di sangue

di musica e di spine.

 

Il pensiero è parola

infine.

*

Prima dell’alba

Svegliarsi

prima dell'alba

lasciare l'abbraccio

materno delle coltri

mentre ai vetri la notte

è blu profondo

e la vita è sospesa

nel sonno ignaro

nel silenzio del mondo.

 

Ascoltare

milioni di respiri

spiare i sogni

vestirsi di segreti

sentirsi ladro

di un tempo clandestino...

 

Scoprire, lento

lo stupore dell'alba.

E fredde, nell'aria

stingersi le stelle

svanire i sogni

nascere le illusioni.

*

Capirsi

 

 

Capirsi

è l'onda di marea

che scioglie il sale

e spazza dentro

i detriti dei giorni.

 

Capirsi

è la carezza

d'ineffabili dita

che fonde i ghiacci

e perde il cuore.

*

Le ore

LE ORE

 

Amanti prigioniere

l'una all'altra legate

Onde di mare

senza orizzonte.

 

Respiro le ore

le cullo le amo

le corteggio le inseguo

le odio

Mi sfuggono le afferro

invano

le stringo al seno.

 

Le ore.

Fluide come scirocco

Amare come alghe

tèpide, come la luna

piena di questo maggio.

 

L'Attimo solo, forse

può fermarle.

*

Le vite degli altri

  Le vite degli altri sono appese

al fumo di una sigaretta

a un'idea, incontrata per via

a rami di parole

sussurri d'estate

silenzi d'autunno.

 

Le vite degli altri sono appese

al vento, che preme alle spalle

e scompiglia i passi.

 

A una strada, percorsa per caso

sul filo di una musica.

 

Alla pioggia che dirada

alla sera che arrossa.

 

Al credo quotidiano

nel mattino

che respira la luce

o affonda nel buio di un caffè.

 

E la tua, e la mia?

*

Perdersi innanzi al Foro Romano

PERDERSI innanzi al Foro Romano

 

Papaveri effimeri e refoli

caldi di tramonto

tra archi e ruderi imperiali

e vetuste miserie quotidiane.

Quanti giorni ti hanno consunta

quante lotte, quanti segreti

quante trame d'inganni

quante passioni...

 

Non il vento, che s'illude di mare

e amante ti accarezza

trascinando lontano

le storie, gli olezzi

le vergogne, gli onori.

Non il vento

ti ha corroso.

Ma passi e respiri

 di barbari ottusi

di pellegrini dolenti

di armate forestiere

di sottane, sacre e profane.

 

Roma

seno di grande Madre

incanto e disincanto

occhi, che tutto hanno vissuto

antichi e chiari

come notti di luna

soffuse ancora

di tiglio, alloro e vanità.