I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Vivo di rendita
Vivo di rendita di quel raggio di luce che una mattina ha lacerato il cielo. Il vento porta nubi acciaio e arancio verso il paesaggio che abita oltre il colle. Laggiù la vigna freme come il pelo di un cane quando ghiaccia la brina e cerca cibo. Domani piove e cessa il vento ma quel raggio di luce non tramonta, come nei quadri barocchi delle chiese lacera il cielo negli occhi revulsi dei santi.
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Pioppi
Si accendono una a una non han fretta le torce pioppi tra l'oscuro bosco e i campi di lavanda : sorvegliando i miei passi un poco incerti saranno la luce dell'alba fino al freddo.
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Piemonte dal treno
> > Raccolgono il lino scarlatto > nei campi inizio maggio. > La striscia lasciata dai recisi > esalta di grigio > i rossi restanti. > E da lontano vedi ondulare > al vento una morbida trapunta > oltre la risaia. > L'acqua quadrata > riflette cascine > mattone spento > meta dei piccioni. > Un ibis solitario > esplora argini erbosi: > si sono involati i compagni > presto nella stagione.
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a Berta
Non è tornata oggi la merla che ieri sembrava cercarti tra i rami del bosso tua ombra rubata alla canicola d’agosto quando spossata poggiavi la vellutata testa nella pozza che d’acqua fresca rinnovavo a sera perchè potessi bere senza fatica. Il giardino è pieno di morti che ancora convivono con me consolando l’ultima neve nell’addio di un marzo grigio già profumato a dire il nuovo rotondo ritorno di rose ambiguamente amate che non posso offrire. Mi volgo a questi cieli velati come a sentieri delle vostre voci e allungo la mano a sfiorare seta di fulvi mantelli : accoglietemi in festa come dopo ogni assenza quando sarà per me giunto il momento. Svolano intanto cince gioiose e cardellini sui semi di girasole offerti in dono. Bisogna pur amare in attesa di morire.
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Il calendario dellAvvento
Mi ha regalato un'amica un calendario dell'Avvento piccolino taglia di una cartolina e l'emozione di aprir le finestrelle giornaliere è la stessa di secoli fa che nel cortile dell'oratorio triste cementoso insolano di una triste bambina il naso freddo in attesa di un mondo senza pena. Il suono legnoso di un carretto percorreva il povero sonno al bordo della strada fanghigliosa e il cuore urlava al raglio dell'asino picchiato. Del villaggio passava l'ubriaco di turno imbestialito da miseria e sozzura ma solo l'urlo dell'animale maltrattato risuona ancora al fuoco del camino oggi nel ventre e mi squassa dolore.
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Ciminna
Serpentano sentieri da Ciminna d'ogni collina ad abbracciar le rocce. S'innalzano le chiese prepotenti a catturar lo sguardo ad ogni costo. Altre pudiche si nascondono nello snodo dei vicoli assolati. Una piccola bianca annuncia al precipizio che qui si vive, qui il passo rallenta prima della salita alla Matrice. Vedi il mare lontano tra due colli, qualche centimetro d'azzurro un po' velato dietro le chiesa rosa sul dirupo. San Vito la campana suona chiara e dal villaggio sale un suono di trombetta principiante.
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Il traduttore
Mi batto con i verbi e la sintassi e mi chiedo se resterà del tempo per guardarmi invecchiare accanto al fuoco. Come se il tempo fosse un panettone: che se ne mangi troppo non ne avanza da intingere domani nel caffè.
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Una giornata
Stamattina ho pulito la casa seguito un sentiero nel bosco raccolto qualche fungo contemplato un albero spezzato dalla folgore (Parmenidea foresta) velluti di muschio pizzi di foglie lucide castagne: accendo il fuoco e la giornata apparsa già scompare.
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Genova dal treno (2)
Genova riluce su tende verdi che assolano terrazze dimenticate al vento che lacera e stinge. Vorrei abitare una casa cantoniera lungo la ferrovia che da Genova Nervi porta a Sestri Levante lungo il mare. Vorrei essere almeno un istante oltre quel muro che l'inverno offre a chi passa gelsomini gialli e nespoli fioriti.
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Genova dal treno
Genova è una promessa: di visitarla un giorno negli anfratti di muri dove crescono alberi improbabili tra screpolati infissi verde pino e intonaci rosati e giallostinti. Genova è giovinezza: perchè penso che mai andro' per i suoi vicoli errabonda ma la promessa di farlo mi dà tempo.
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Luna
Da un giorno all'altro mi hai chiamata Luna. Forse di tanta acqua rassegnato ti appoggiavi al mio braccio per le calli e d'un tratto riflessa ti ha chiamato e richiamato al cuore il mio cattivo umore. Grande conoscitore del mio cuore hai trovato il silenzio troppo greve e hai detto piano sorridendo "Luna!" E ti ho risposto.
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Anouk
Confondo nello sguardo alberi cespugli il tuo sguardo di cagna implorante carezze infinite sempre nuove le tracce nella neve dicono non ci sei altri passi scricchiano come zucchero e tra le lacrime sei pino quercia ginepro urlo d'assenza. E spero mi si spezzi il cuore definitivamente.
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Follia
Come gli indiani della costa vedendo sorgere dall'orizzonte-mare (sede dei morti) uomini e navi credevano al ritorno dalla dimora ultraterrena dei defunti e come decisero gli egizi che il sole tornava a riscaldarli grazie ai riti, cosi' oggi crediamo che dal nulla al nulla sia il nostro destino.
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memoria
Alcuni accadimenti passano inosservati. Nella tasca di un cappotto stamattina un biglietto dell'autobus l'ingresso ad un museo una ricevuta vecchie date e d'un tratto torno a Parigi anni fa tacchi alti piove nel vento ed un passato si fa presente in questa luce d'alba che arancia a stento resti di neve sulle creste. Raccogliero' cosi' tutto il passato un giorno nella mano: nulla avrà più importanza poiché tutto è essenziale.
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Arida
Arida. Come il campo che attende invano semi di primavera e non li avrà : sabbia e sassi non danno vita e acqua. Solo sterpi radenti e senza foglie ma che il gelo colora d’argento controluce. Arido inverno. Tra un libro e il focolare. Urlano cani. Il vento strappa. Arido inverno vuoto di sentimenti inaspettati. Si avvicina la morte finalmente.
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le tracce
Altri morti parlano intanto lungo tracce di neve zuccherina scivola tra cespugli di ginepro e querce un silenzio cantato da radenti uccelli e la pena che ogni muscolo inlegna scivola lenta come neve sciolta lungo il crinale di questo mio corpo. Tracce ungulate di animali persi all’infinito vanno sulla piana bianca. Vi canto.
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AIX-EN-PROVENCE (a Christopher Coffee pittore)
L'ultima volta (son passati trent'anni) eri un mare di ghiaccio e le fontane grigie su cielo spento immobili. Oggi il Cours Mirabeau è luce e gaio come uno zoo a cielo aperto. Cantano in alto di stornelli i platani e al caffè (c'è ancora un po' si sole) rassicurano centinaia di umani nell'attesa. Anche le rocce sparse tra gli ulivi e gli ultimi pini di Cézanne sembrano dire che è domani l'ultimo giorno. L'ora del nostro appuntamento si avvicina: quello al caffè e quello che pare sia definitivo. Salendo tra i pini al Château Noir la terra tra i sassi è rosa spento. Guardi un frammento piccolo di Sainte Victoire (crescono gli alberi, nel tempo che non c'è) ricordi un acquarello un amore finito storie d'altri. La tua sorvola questo paese che hai lasciato un giorno che il vicino ha fatto chiasso. Forse ancora speravi che il sasso che sporge e graffia il cielo ti accogliesse tra i pini ma ora il giorno muore nel silenzio la luce si fa verde d'arancio.
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oltre il linguaggio
Non trovo il punto fermo che cercavo tra una parola e l’altra un punto fermo. Una certezza che possa accompagnarmi tra un’onda e l’altra una certezza. Attendo l’onda definitiva e certa che mi porti al dilà della parola.
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partenza
Oggi incomincia la pena : osservare ogni giorno le rose schiudersi ed appassire ogni giorno ogni fiore aprirsi alla luce e poi morire. Osservare il colore che appare poi cambia le foglie già adulte e le strema. Guardare ogni ramo ogni sterpo ogni spina e sapere che dopo mai più saranno gli stessi al mio sguardo. Altrove. Cerchero’ forse invano altri colori.
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retrouvailles
Mi sento a un passo da te come fosse non il tuo sguardo in una foto ma il calore della tua mano a chiamarmi al luogo di bellezza dove sei da un lungo tempo terrestre ad aspettarmi. E poi sei qui, come sempre, un po’ annoiato ma fedele e io sospiro d’essere arrivata : che fatica !
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in margine
In margine al testo alcune note a matita fanno della tua assenza una presenza : discutiamo ancora la sera del vivere del morire del senso delle stelle, di cui nessun cielo puo’ dire che ne è dopo il loro scomparire.
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Dopo la visita a un malato
When I come to look like a Goya painting
emptied of feelings by excess of pain
remember all we shared in smiles and words,
our shy discretion while offering strange
thoughts no one could partake.
Remember I was beautiful and proud
gifted with old-fashioned sense of honour,
patient beyond my will
in heeding your advice.
Remember how a strange love drove us
to share hot summer days in light
and modest meals
and ever changing green.
You shall then welcome my last “see you later”
knowing nothing is ever lost
or ever dies.
Quando assomigliero' a un quadro di Goya/svuotata d'ogni sentimento per eccesso di dolore/ricorda cio' che abbiamo condiviso in sorrisi e parole/la nostra timida discrezione nell'offrire strani/pensieri che nessuno condivide./Ricorda che ero bella e fiera/dotata di antiquato senso dell'onore/paziente oltre il mio volere/nel cercare il tuo consiglio./Ricorda come uno strano amore ci costrinse/a condividere calde giornate estive nella luce/e umili pasti/e variegato verde./Accoglierai allora il mio ultimo "arrivederci"/sapendo che nulla è mai perduto/o muore.
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Verde
La linea del monte
oltre la finestra
spezza le piante
compagne della luce.
S’intrecciano i verdi
per sapere
chi abiterà per sempre
l’azzurro bianco rosa
di un cielo settembrino
che li sposa.
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Dedicata
A Anne de Staël
« Come un occhio senza palpebre » hai detto,
il cielo di Provenza sempre blù
guardando la nuvola che qui
nel nostro paradiso collinoso
abbraccia l’elefante che si posa
la zampa distesa tra due colli.
È rosa e sembra un coccodrillo
la nuvola e per te ogni cosa
ha forma di bellezza e di poesia.
Devi molto mancare al tuo compagno
che ti aspetta nel regno dei poeti.
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Assenza
In margine al testo
alcune note a matita
fanno della tua assenza
una presenza :
discutiamo ancora la sera
del vivere del morire
del senso delle stelle,
di cui nessun cielo puo’ dire
che ne è
dopo il loro scomparire.
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apparire
Difficile capire
che è ben di questa-lampada-che-è-accesa
che dico che è accesa
e non puo’ essere spenta.
Come la nostalgia e la pena sono mie
e diventare altro non è dato.
Appare se lo deve
all’orizzonte dell’attesa
la-lampada-che-è-spenta
e la mia gioia.
*
Autunno
Stamattina ho pulito la casa
seguito un sentiero nel bosco
raccolto qualche fungo
contemplato un albero
spezzato dalla folgore
(Parmenidea foresta)
velluti di muschi
e pizzi di foglie
raccolto lucide castagne :
accendo il fuoco
e la giornata apparsa
già scompare.
*
Corale
« L’anima mia è triste »
pronunciata una volta
ad alta voce
« fino alla morte »
ecco che ci appartiene
e allora il Cristo è figura
di tutto il dolore che siamo.
Tristis est anima mea,
usque ad mortem.
*
al Maestro
Nell’insalata ci metti il limone,
io l’aceto balsamico, da sempre.
Ci svegliamo il mattino a dedichiamo
al dio immaginario la giornata.
Ciascuno isolato in un giardino
che ci dice colori ombre luci.
Ci dividiamo l’insalata e il sole :
l’emozione di fronte ai colori
è parola di lutto e compassione.
*
Meditazione al mare
Siamo tutti perduti
l’uno per l’altro
in questo nostro andare
paralleli e spersi.
L’onda che muore nella sabbia
l’onda che segue oblia.
Pure un unico lido tutti ci attende
presenti a dar frescura
a quell’unica Terra che ci salva.
In questo necessario malinteso
che nutre i nostri scambi di vedute
sanguina e grida un unico dolore
d’essere, ma per ora, separati.
Onda su onda il mare
porta con sè le scorie
ai flutti rigettate :
anche questi veleni
ritroveremo, salvi
e finalmente immuni
a dissetarci insieme dell’arsura
che in questa solitudine ci brucia.
*
Alba
La valle intera canta
stamattina.
Di ptci ptci e ghegheghe
ciurli e squitti
si dilata di suoni il rosarancio
di quest’alba d’aprile quasi estiva.
Nella mia casa entrano le cince
basta lasciare le due porte aperte.
Il filodentro che arrampica la trave
deve sembrare pianta esotica ospitale
e nel loro cianciare si sente lo stupore
per questo bel giardino inesplorato.
Una cincia s’è persa in biblioteca
poi s’è involata rapida lontano
dai libri e dalla polvere,
nel sole.
*
Genova
Genova è una promessa :
di visitarla un giorno
negli anfratti di muri
dove crescono alberi
improbabili
tra screpolati infissi verde pino
e intonaci rosati e giallostinti.
Genova è giovinezza :
perchè penso che mai
andro’ per i suoi vicoli errabonda
ma la promessa di farlo mi dà tempo.
***
Genova riluce
su tende verdi che assolano
terrazze dimenticate al vento
che lacera e stinge.
Vorrei abitare una casa cantoniera
lungo la ferrovia che da Genova Nervi
porta a Sestri Levante lungo il mare.
Vorrei essere almeno un istante
oltre quel muro che l’inverno
offre a chi passa
gelsomini gialli e nespoli fioriti.
*
passato?
Ci sono accadimenti
passati inosservati.
Nella tasca di un cappotto stamattina
un biglietto dell’autobus
l’ingresso ad un museo
una ricevuta
vecchie date e d’un tratto
torno a Parigi anni fa tacchi alti
piove nel vento ed un passato
si fa presente in questa luce d’alba
che arancia a stento
resti di neve sulle creste.
Raccogliero’ cosi’ tutto il passato
un giorno nella mano :
nulla avrà più importanza
poiché tutto è essenziale.
*
Il Giardino
Non è tornata oggi la merla
che ieri sembrava cercarti
tra i rami del bosso
tua ombra
rubata alla canicola d’agosto
quando spossata poggiavi
la vellutata testa nella pozza
che d’acqua fresca rinnovavo a sera
perchè potessi bere senza fatica.
Il giardino è pieno di morti
che ancora convivono con me
consolando l’ultima neve
nell’addio di un marzo grigio
già profumato a dire
il nuovo rotondo ritorno
di rose ambiguamente amate
che non posso offrire.
Mi volgo a questi cieli velati
come a sentieri delle vostre voci
e allungo la mano a sfiorare
seta di fulvi mantelli :
accoglietemi in festa
come dopo ogni assenza
quando sarà per me
giunto il momento.
Svolano intanto cince gioiose
e cardellini sui semi di girasole
offerti in dono.
Bisogna pur amare
in attesa di morire.
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Il libro
In margine al testo
alcune note a matita
fanno della tua assenza
una presenza :
discutiamo ancora la sera
del vivere del morire
del senso delle stelle,
di cui nessun cielo puo’ dire
che ne è
dopo il loro scomparire.
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Passeggiata
Altri morti parlano intanto
lungo tracce di neve zuccherina
scivola tra cespugli di ginepro e querce
un silenzio cantato da radenti uccelli
e la pena che ogni muscolo inlegna
scivola lenta come neve sciolta
lungo il crinale di questo mio corpo.
Tracce ungulate di animali persi
all’infinito vanno sulla piana bianca.
Vi canto.
*
Anouk
Confondo nello sguardo alberi cespugli
il tuo sguardo di cagna implorante
carezze infinite sempre nuove
le tracce nella neve
dicono non ci sei
altri passi scricchiano come zucchero
e tra le lacrime sei pino quercia ginepro
urlo d’assenza.
E spero che mi si spezzi il cuore
definitivamente.
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la cerimonia
Un ragazzo gentile mi accompagna
nel luogo dove cani molto amati
(per alcuni è uno scandalo, ma passi)
si rassegnano al rito necessario
d'essere per amore inceneriti.
Aspettiamo due ore sul prato
coperto di pigne (buone per il camino,
avrei dovuto
portare un cestino!)
parlando del cerchio
che non è quadrato,
della legna che è legna,
della follia di credere che possa
divenire...
Ma questa fede è la carne del dolore
e nessuno vi sfugge.
E la gioia che riscaldando le mani
a quella cenere
grida "non è lei non è lei"
al ragazzo gentile non la posso dire.
*
Anouk
Questo abisso di silenzio
(perchè non c’è parola urlo
per dire l’assenza di chi è morto)
circonda foreste campi e cieli
d’ incomprensibile bellezza
nella neve.
Ma è la presenza assoluta
di questa tua assenza che scava l’ abisso
di silenzio e riempie il cerchio
del mio essere qui e ora e senza scampo
a contemplare un mucchietto di cenere
e a dire : « non sei tu non sei tu, tu sei ».
Passi se lo deve da me questo calice
del ricordo assordante dell’ultimo sospiro
e del dubbio che anche il tuo sonno
sia dolore !
Passi quest’attimo terrifico di colpa
di averti supplicata di morire !
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Le piante
Vedessi com'è bella in controluce
l'aralia sottile, capelvenere, euforbia
gioielli di vetri maculati
dalla sabbia che l'ultima tempesta
ci porto' dal deserto.
Tra la luce che acceca
e quest'oscuro
tramiti e sentinelle
messaggere di spazi
dove vivono i morti.
Guardando loro e non la luce oltre
si spezza il filo tenue del pensiero
e anneghi in altro mare.
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Attesa
Non c'è più niente da fare
solo aspettare
assomiglia a contemplare
condito di ricordare
assentarsi ritrarsi tacere
e il condimento alla fine prevale
e ti ritrovi a fare un altro fare
fino alla fine reclusa
in questa prigione che sotto i tuoi occhi
scorre senza lasciare
vuoto ma tracce di ogni apparire
sempre enigmatiche
e cerchi le cifre i simboli i segni
nell'attesa del vero senso che appare
e ancora non riesci a vedere.
Fai.
*
le gru
Si accavallano
nel tempo che non è
i colori di un quadro
il corpo stanco
un libro aperto
la ferita di luce
della luna (gobba a levante, calante)
una notte di sogni
altra vita.
E in questo mondo
che crediamo nostro
gli indiani intanto nutrono le gru
per fare dolce loro l'inverno.
Oltre le cime dell'Himalaya
d'estate le attende la Siberia.
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Partenza
Non so se l'ora che si sperde e stanca ti lascerà sognare fino a sera. Ma se da coste brune che agli antipodi scorri ti dovesse apparire il ricordo di un silenzio sappi che è il mio, sempre lento e paziente. So di te poche cose anche non dette ma è del volto e degli occhi che l'immagine resta nella luce rosata del castello. Ho lasciato stamani sulla tela spazii bianchi sospesi perchè la luce attenda il tuo ritorno e tu li riempi.
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Aix en Provence
L'ultima volta (son passati trent'anni) eri un mare di ghiaccio e le fontane grigie su cielo spento immobili. Oggi il Cours Mirabeau è luce e gaio come uno zoo a cielo aperto. Cantano in alto di colombi i platani e i caffè (c'è ancora un po' di sole) rassicurano centinaia di umani nell'attesa. Anche le rocce sparse tra gli ulivi e gli ultimi pini di Cézanne sembrano dire che è domani l'ultimo giorno. L'ora del nostro appuntamento si avvicina: quello al caffè e quello che pare sia definitivo. *** Salendo tra i pini al Chateau Noir la terra tra i sassi è rosa spento. Guardi un frammento piccolo di Sainte Victoire (crescono gli alberi, nel tempo che non c'è) e ricordi un acquarello un amore finito storie d'altri. La tua sorvola questo paese che hai lasciato un giorno che il vicino ha fatto chiasso. Forse ancora speravi che il sasso che sporge e graffia il cielo ti accogliesse tra i pini ma ora il giorno muore e nel silenzio la luce si fa verde d'arancio.
*
Caro amico
Amico caro caro come cari mi sono i tuoi occhi e il tuo cuore caro che fa che ti trema la voce se parli delle pene altrui e dolci care parole (ascolto e taccio) di colori luce e bellezza in ritratti e paesaggi. Caro al punto che rinuncio a dirti che tutto il tuo vivere e fare in salda fede di vivere e fare altro non è che un sogno. Eterno sogno certo che il Destino vede e conserva per te nel suo infinito lume. E mi sei caro, perchè sei quel lume.
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Integrazione
Alla televisione questa sera intervista di un giovane integrato grazie allo sport. Dice (ampio sorriso, sguardo fiero) ho in mente solo il calcio e niente altro.
Propongo al legislatore di emanare un decreto che censuri l'imbecillità.
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Apparire
Stanotte ho contato le stelle una ad una tra la luce e l'oscuro loro apparire. A dieci ha vinto il sonno. Svegliata più tardi dal vento mi sovrastano mille... Siete vive e vibranti come pensieri che illumina il silenzio.
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incubi
Se quando i lupi neri della notte senti salir la scala e nelle ossa odi il lamento del legno umido di temporale scorso dei gradini s'apre un poco una nube - squarcio d'eterno - la luna ti appare complice anche se oscura: "ma chi l'ha detto che dei lupi si deve aver paura?"
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Luna
Da un giorno all'altro mi hai chiamata Luna. Forse di tanta acqua rassegnato ti appoggiavi al mio braccio per le calli e d'un tratto riflessa ti ha chiamato e richiamato al cuore il mio cattivo umore. Grande conoscitore del mio cuore hai trovato il silenzio troppo greve e hai detto d'un tratto sorridendo "Luna!". E ti ho risposto.
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metafora amorosa
Disegno il tuo volto a memoria (la mano sa cosa fare) ma il cuore trema perchè non sa disegnare.
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a Loredana
Loredana mi segue da lontano. Vibra nell'aria il tepore gentile della mano. Vedo muoversi al vento la tenda bianca della finestra aperta: Loredana parla alla gatta e scorre il tempo sulla lama sottile dell'intravista felicità.
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Non falcio più
Schiacciata al suolo da inutili rimpianti vedo da altezze di formica l’universo intero. Ma nel prato dove l’erba non viene più falciata fioriscono gloriosi i biancospini. Querce per ora nane o adolescenti rinviano luce tenera argentata. Fiera percorro da altezze stratosferiche l’unica decisione rivelatrice di bellezza.
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Trittico sulla Morte
Vorrei splendesse il sole quando muoio : non che il bel tempo (del resto interpretato) renda meno penoso l’abbandono di questo volere. Ma è guardando le rose ascoltando un usignuolo che a chi resta desiderio mi prende di dire che è la gioia ad accoglierci tutti. *** Tutto questo che appare i volti le faccende gli alberi le rose la tua telefonata inaspettata il colore che goccia dalle mani… C’è chi dice « tutto questo finisce quando muori ». Ma la morte sigilla di ogni cosa il suo essere sè : perfetta e bella. *** Certo sarà drammatico partire come sempre e lasciare fiorire in nostra assenza rose e viole. Ma tutti i fiori apparsi nei secoli e le bestie, ogni goccia di pioggia o lacrime e sorrisi eternamente sono innegabili appaiono puri di nome nell’infinito che tutti ci circonda. Muti lungo il sentiero persa la volontà di nominare contempleremo noi stessi le rose gli animali e l’acqua : muti di questo volere tramontato il sogno di libertà illusoria. Saremo carne ed ossa di necessaria gioia.
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Oltrepassare
In tempo lineare son trascorsi vent’anni e il lino ricamato è un poco liso. Bianco manto di mancate nozze oggi sudario di sicura morte. Nell’estate che scema il ronzio di una mosca accompagna l’attesa del provvisorio addio. Come allora si piange per tutta la terra si piange e si aspetta in vana agitazione che ci oltrepassi a turno altro cielo altro tuono.
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Attesa
Se fosse questo l’utimo giorno : ogni giorno banale eccezionale come un ritorno all’origine e al senso. Se questo fosse l’ultimo dei giorni che del tempo ci danno l’illusione e del morire.
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La luce
Mi son vista perduta con danza slava sullo sfondo fissando il cipresso nel cortile un oleandro rosaelettrico di luce. Ho ritrovato il filo che conduce dalla luce alla luce la tua mano asciutta e calda sulla nuca solo il pensiero salva salva da sempre solo la luce salva dalla follia del nulla solo il Destino dice la luce la luce la luce.
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La casa
Ho visto da lontano la mia casa : sul prato in discesa i biancospini per effetto di luce
palle d’argento adagiate sopra il verde: da lontano è un’albero di Natale la mia casa.
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novembre
È tornata inattesa l'estate stamattina tenera come un bacio sulla soglia.
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Cévennes
Un cucciolo pastore l'occhio vivo (faceva così freddo il 5 agosto) come da sempre fosse là sul colle le pecore ascoltava sonnolando. Come per sempre fosse suo destino d'essere come erica e castagno custode sorridente del Giardino.
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solitudine
Non c’è nessuno a casa che mi aspetta posso dunque fingere di decidere che treno prendere per trasferire il peso di questo quotidiano galleggiare a rischio che un tramonto un fiore un cane travolgendo il silenzio mi mandino sul fondo.
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Insonnia
Non trovo il sonno o il sonno non mi trova. Sotto la cenere cova un fuoco di parole accavallate come i legnetti pronti dello scout. Un soffio basterebbe a poca fiamma ma temo di non essere a giorno con la quota annua dell’assicurazione.
*
Guardando la Televisione
Portare la sportina Per evitar la plastica Prender la medicina Per tranquillar la prostata Dire la tua opinione perché così esisti: anche se sei coglione si dirà che li hai visti alla luce del tuo lampione “i problemi essenziali” Quelli che, fuor dai denti, chiamerei confusione. L’importante è che il serpente si morda la coda e resti assente dell’orrore del mondo la sola spiegazione. *** Prima serata Seconda serata Rai1 Rai2 Rai3. Poi c’è la Terza serata quella degli angosciati insonni e dei malati. “Ricostruirsi una vita” con una gamba rovinata
dalla polio e “andare avanti”. Non apri più bocca se non per dire battute e nascondere l’orrore che solo della vita ti tocca. *** Chiudono lentamente gli occhi come tartarughe gli italiani importanti e danarosi. Non si fa di sbattere le ciglia per rispondere a stupide domande sul futuro e la vita del “Paese”.
*
Mare dinverno
Qui le donne portano il visone e il cane col cappotto si siedono al bar per mostrare l’uno e l’altro bevendo un cappuccino leggendo il giornale quello stesso che tutte le mattine un pagato romano di radio radicale legge e commenta con accento pesante.
Stamattina è passato un funerale: beato lui se n’è tirato fuori. Ma il pane è buono e il pesce fresco vaghe riminiscenze d’una civiltà che ormai ha ben poco di latino. E guardando passare umani e cani di tutte le taglie di tutte le fogge mi chiedo come sempre: cosa ci faccio qui?
*
colori daprile
La montagna è ancora violacea colore che allo sguardo leggero pare bruno... Un pennello distratto ha tracciato sembra a caso batuffoli di biancoverde alberi a venire... Desiderio ti afferra di possedere tanta bellezza e sei duplice violenza: credi di contemplare, dipingi e credi di creare. Intanto le cime si scoprono e le nubi lasciano vedere neve di primavera dietro la ragnatela di rami fioriti. Si rivela perchè lo deve l'eterno bianco della neve.
*
Gli scomparsi
I pioppi protettori del capriolo perso nel parco quest'autunno s'infiammano all'alba come torce al rosa e nero di un drammatico cielo. Scompare il giorno e il cielo è arancio che infiamma all'occidente le sentinelle della casa oscura. Ha trovato una breccia nel muro di cinta il capriolo lo aspettava la madre. Oggi è il tuo compleanno. Non sei presente in una vecchiaia che già ti pesava.
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Carità
1985
Alès, città carità. Con triste dignità dai alla settantenne (vestitino bianco e blu) il lustro di essere in Provenza... Chi osa contestare il lusso modesto di uscire alle nove a passeggiare rimpiangere fingere dopo la cena fredda al Grand Hotel d'essere ricca e ventenne a Saint Tropez?
***
2011
Non ho voglia di farmi da mangiare anche se ho fame nel tinello stinto dove un raggio di sole per mezz'ora sfiora il tavolo e corri per berne la magia d'inverno stanco. Chissà se al ristorante tra le barche oggi servono il pesce come a Alès alle vedove sole vestite di bianco e di blu. Due tortorelle svolano perlate sbattendo ali bianche tra briciole di paste e i miei capelli.
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Urbana-mente.
Ogni volta che torno a Milano è per darle un addio definivo. Oggi è senza colore fotogtafo balconi e rami nudi) di grigi giallospenti tra sferracchiare di tram pedoni lenti perchè di lunedi' c'è meno gente. Forse è sempre cosi' gli ultimi tempi vetrine a luci spente dove il lusso si fa un po' più discreto chi puo' spendere raro ma resta vero quello che si dice: a Milano si parla di denaro.
*
Lultima cena
Saggio è saper tacere credo quando in gruppo a "L'Inferno" anche il cane stordito dal chiasso trema sotto la tavola in attesa della fine del pasto. Si chiacchera intanto di politica soldi avvenimenti che a nessuno interessano davvero. Ma per riempire il vuoto che ci assale ogni sciocchezza è buona. Al commensale basta non dire mai quello che pensa e non pensare. Sorrido agli amici grazie ai quali ho potuto tacere fin qui. Scusate, adesso vado. Il cane deve fare la pipi'.
*
Viaggio in Italia
Prima tappa: Milano
Lo slavazzone estivo che da Genova sui tetti luccicava terrazze fiori e asfalti oggi grondeggia sul tetto e scolari del Milano campagna Abiategrasso accompagna il Naviglio fuori sponda echeggia in voci concitate di giovani con gli occhi già stancati. Vedi l'Italia da vetri appannati lustri dove le scritte hanno infrescato un dito.
Seconda tappa: Lerici
Si affaccendano i miei vicini in orti piccoli e puliti come santuari. Senti passando un gratticchiar di zappe ma non vedi: i cannicci nascondono erti lungo il sentiero le loro devozioni. Qui è quasi primavera nell'inverno e le mimose sfioccheranno tra poco: solo un verde ingiallato per ora spunta tra pini a dire che il loro destino è segnato. Un nugolo di uccelli all'orizzonte sfila dietro il traghetto di Tellaro che attraversa la luce fino a Lerici. Dal villaggio in collina un coro di vetri luccicanti rimanda verso il mare raggi caldi perduti dal sole. Spalancate bocche di una terra che non domanda più se di tanta bellezza poi si muore.
Terza tappa: Verona
I colli di Verona alabastrati cieli di Francia su giottesche torri. Solo i nastri d'asfalto inzaccherati ricordano che l'uomo vuol morire.
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