chiudi | stampa

Raccolta di poesie di Marco Giampieri
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Notte a Salina

Notte a Salina

 

ecco

il nostro tempo di luna

ci chiama ad un fiato riverso

su corpi di nude armonie

 

un affaccio di scale salmastre

circonda discese di amplessi

in tende tessute di timide risa

 

battaglie mai più

solo cori di ciottoli grigi

per trame di passi imprecisi

 

virginale il silenzio sui tetti

si muove fendendo le stelle

la bocca invidiosa ed assidua

l’insegue.  


*

Canzone di Cinzia

Scivola il treno nelle vuote stazioni

cercando la vita trafitta di lato

nel deserto dei bar e dei fossi prima

pieni d’umori e d’ironiche sentenze.

 

L’ora non è precisa e neanche il destino.

Cinzia si ricorda il gracidare

il sudore intriso d’alcool nella nebbia

quando la via Emilia svapora

nel grigio diesel del mattino.

 

L’ora è ferma tra i mattoni  rossi a terra

deja vu distratto e  mai affrontato

forse il vento deve ancora lasciare

la sua traccia speriamo gridando

un altro blues tra le tende bagnate.

 

Aspetterà il prossimo treno

che passerà come il sangue

e forse qualcuno arriverà

tra l’Emilia e il fragore dei sogni

in quelle stazioni a filo dei campi

 

come quando era bambina

Dio! Non ci sono abbastanza canali

per questo mare nero di stelle

non c’è un silenzio più duro

di questo abbandono di gente.

 

Cinzia vive in quella strada

dritta  e stanca di macerie

tra binari di cristallo vivo

e dolore che non ricordava.


*

Smette di piovere

C’è odore di terra bagnata

nell’aria che il vento sorregge

forse ricordi e perdoni appannati

forse un’attesa che ancora si spande

la pioggia è una lucida traccia sospesa

sul senso d’un piccolo vuoto improvviso

 

alla mia finestra com’è ferma la vita

aspettando uno scroscio un taglio di luce

non so dire adesso del bene e del male

non so fermare un astio di voli finiti

 

ora il sole sembra più giallo

e i nidi d’aprile più forti

un confine che cambia sfumando

divide nel cuore l’asciutto e il bagnato.      


*

O me o il mio passato

Ci sarebbe questa vita leggera

da cantare in occasioni dissolte

ci sarebbero altre mani sulla schiena

e una foresta intatta di armonie

io porterei acqua per parlare

e gambe piene di lucida paura

io violerei la notte con sarcasmo

per non dire poi di aver bevuto

 

non lascerò alla luna nessuna

delusione al centro del mio ventre

non salire mai sul mio passato

non essere orgogliosa dell’amore

farò a brandelli il mio cervello

slogandomi le labbra per capire

quale nome si macchia di salvezza

e quale sceglie il battito più forte.   


*

Prima di abbandonare il mondo

Prima di abbandonare il mondo

 

Ci sono giorni di dolorosi incendi

piccole livide miserie da scontare

magari solo per tornare al mondo

petali ostinati a perdersi nel vento

tracciamo curve dense di pensieri

magari anche per venire al mondo

senza colpa e senza terra da pregare

alzando un canto forte di frontiera

non solo sguardi e cenere d’incenso

calce sui desideri e sulle ossa

distinta limpidezza dell’amore

che sempre confondiamo con il cielo

in un confine grezzo e più profondo

magari prima d’abbandonare il mondo.


*

Aspettavo

aspettavo

su quella linea interrotta di tempo

un sigillo un oltreconfine di cielo

serrato ma senza violenza nel corpo

un tratto sconnesso impreciso di mete

di poche parole svelate alle mani

già nude nell’arco di schiene tradite

in quell’ora davanti all’incedere grave

dei sensi perduti da Roma all’eterno

 

la vita ci appare diversa in cima

alle magre ossessioni di spirito

o forse rispetta il suo secco catalogo

tra  gesti inspiegabili e lunghi silenzi

rimane il sapore a dividere errori

a stento nascosti tra i nidi d’aprile

che saziano il cielo di ruvidi sogni. 


*

La nostra stella »
Questo testo è in formato PDF (117 KByte)

*

Ritorni

Certi fiori rimangono

solo per un’altra notte

pieni di scuse invitanti

sono segni d’altri tempi

tiepide parole rinunciate

nel volo ironico del tempo.

 

tra le siepi affollate di mortella

ho confuso l’aroma dolce di Roma

e la saliva morbida di rosa

 

ogni ritorno allora è un’invenzione

una sfumatura indecisa di nomi

la presunzione d’ un bicchiere di neve

che resiste al primo inganno del mattino.


*

Altre Pagine

Altre pagine

 

sarebbero pagine

se non fossero braccia

parole rinunciate

salite controvento

 

pagine insaziabili

giovinezza di figli

regalati all’amore

per un amore nuovo

 

stupida eroica notte  

ostile tramutata

metafora d’inchiostro

che il cielo non comprende

 

in altri luoghi forse

con parole più severe

sarebbero pagine

non sangue nelle vene    


*

Piccola poesia

Ho nostalgia dell’amore

del vento che sceglie nuove parole

e nessuna ragione.  Tempo scovato

in un lento morire di tiepida

sete che brucia certezze perfette.

 

C’è tutto un altrove nudo di giorni

tra congiuntivi di labbra e di sogni

è quello che siamo o saremmo stati

come ogni perdita ed altre attese.

Confessare molto forse tradire

con la voracità della speranza

di chi rinuncia con muto coraggio.

Uno scoprirsi a metà in un sorriso

da una sponda del fiume non vista

da un accenno di stile affilato

sopravvivere ad un gesto di passo

col pudore degli occhi negli occhi

e una fretta sudata alla schiena.   


*

Il vento è cessato

Il vento è cessato

mi piace scaldare il silenzio

quando arrendersi è l’inizio

penso a qualche poetica virtù

partorita nelle veglie di città

ma non è tutta conoscenza

non è neanche timida fortuna

che da lontano è una sfida aspettare

da così lontano non si può morire


ah,  tu vorresti fedeltà, lo so,

vecchiezza scivolata sulle spalle

senza sfiorare l’orlo del destino

 

tutto a suo tempo

io sono una stella accidiosa

in un cielo muto di sbagli

dalle nuvole osservo e cerco

la tua mano ed altri incanti.


*

Rosa effimera

Rosa effimera dei miei pensieri

sdraiata in un maggio mai nato

tu torni a queste labbra chiare

asciutte di baci ed altri incanti.

 

Fiore muto in una notte di vento

lontano dal suo calice pronto

ad aspettare occhi di rugiada

incollati al freddo del mattino.

 

Ho contato fili d’erba sottili

ed altre note misericordiose

ho guardato la tua ombra di scena

uscire senza più nessuna fedeltà

 

E dell’amore conservo lacrime

ed inutili giochi di parole

da portare in spalla tra le nuvole

di un cielo senza angeli caduti .


*

Altri haikù »
Questo testo è in formato PDF (57 KByte)

*

Genitori e figli

Genitori e figli (*)

 

voglio solo vivere e far vivere

io conosco il mare alto della sera

e loro non potranno spegnerlo

davanti ad ogni giudice di cuore

persino prima del suo nome di domani

come un prestito di vita inattaccabile

quale onore sarebbe mai il vostro

nel dividere da me quel sangue

che adesso non so più distinguere?

 

Al tramonto tornano le reti gonfie

e padre e madre oltre la soglia

e la morte a cena senza invito

                                         sazia

di quel feroce ventre familiare.

 

 

(*) dai giornali: incinta a 16 anni, i genitori vogliono farla abortire. Il caso a Trento: nessun giudice potrà mai costringerla


*

Due poesie dell’avvento

I.

 

Dai binari trascina ricordi

sopra mani bagnate di cartone

ha dormito un sonno di frontiera

candido di tempo ben nascosto

ora sbarca nel rancore del mattino

illuminato di polvere di gente

tra silenzi dal freddo levigati.

E mi chiedo cosa rimane infine

della nostra fortuna di passanti

e se credere al confine della luce

mentre metallico risuona

il suono sciatto dell’indifferenza.

 

II.

I fari le tagliano le labbra

amare di labbra sconosciute

prima d’un nero freddo buio

di mani a rovistare nel suo cielo

dentro macchine senza intimità

senza parole ad imitare l’amore

solo un altro dopo e poi ancora

una fila di luci senza un nome

lei che non può sentirsi scelta

da quella febbre svelta sulla schiena.

 


*

Litania »
Questo testo è in formato PDF (62 KByte)

*

Silvia

sulla costa il faro si staglia

spezzando l’azzurro confuso

dagli occhi marini di Silvia

 

volteggia un tormento di ali

ribelli al destino dettato

dal vento su un fuoco di scogli

 

le sue labbra d’alga fresca

si piegano al moto del mare

sospese  nel cavo dell’onda

 

e del mondo nulla rimane

appena lo zenith è infranto

da baci di schiuma salata


*

Venezia

 

La sera d’oriente salmastro

dai canali s’inarca ventosa,

respira nelle trine dei cortili

con quella sua aria da nobile puttana,

attenta! - le grido – attenta al tuo onore,

rosa maschera di luce

che nascondi mille ponti di sospiri.

Per l’appunto salivo da te

in tutti i luoghi comuni dell’amore

nelle tue stanze di stucco

vestite di un’ultima ora

prima che la città affondi

prima che un altro lunghissimo bacio

si schieri a difesa del tuo petto.

Entra levante d’oro macchiando i mosaici

ma il dubbio rimane: di chi la colpa?

o meglio, quale corpo bellissimo

sembra un taglio di seta

sul più nero dei miei mari?

S’infrange il ritmo

di controverse maree

già dentro la laguna

di vele strappate a labbra sorprese

a decantare l’ambigua innocenza di Cassio.


*

Qui l’inverno

Qui l'inverno

è uno spicchio di sole più stretto

e il mio cuore

è un dilemma di tempo spezzato.

Non posso non pensare

a tutto quel coraggio

costellato di sguardi e di cadute

niente può deludermi stasera

più di un cuore deserto

di un'arsura vuota di parole.

Il nostro abisso millimetrico

si rivela pura fantasia

io

te

lune occhiate di traverso

mentre il mondo scende a patti

con la sua normalità notturna.

 

Io

Te

che forse dormiamo

nella purezza dei ricordi

lo trovo persino ridicolo

addirittura arrogante

nella sua impossibile chiarezza.

 

Così non c'è niente da cambiare

perfino la pioggia ha poco senso

ed un bacio lasciato così solo

non può che aumentare le ragioni.

 

Qui l'inverno

è tramonto di occasioni

quando il giorno si ritira

senza più importanza

lasciando alle stelle

la metrica del sonno.


*

Ora l’inverno

Perduta e limpida attesa

dai vetri  appannati di luna

fastidio di fianchi in rivolta

sul sonno reciso

dall’accento di un bosco lontano

da uno schizzo di ali

sopra i campi già freddi.

Ora l’inverno

drastico verso di luce radente

ci tiene per mano

mentre i giorni rappresi

diventano una segreta scorta.


*

Un ozio di luce fragile

Mi lasci in una nuvola

con il volo cieco dell’ultima parola.

Vorrei essere solo vento

aria di rinforzo alla sera

che cessa improvvisa

dietro l’ombra di un pensiero

spostare la notte

e la sua maschera divina

per amare qualcosa di te

come un ozio di luce fragile.


*

Dolcissima trincea

Dolcissima trincea

 

M’irride il senso del reale

mi taglia in due

come un dilemma lessicale.

Lenta la nebbia sorprende i colori

e scopre geometriche ferite terrestri.

 

Da solo.

 

In questa terra di nessuno

sotto il fuoco argentino della speranza.

 

Ho una fottuta paura e calde mani

nella mia dolcissima trincea.


*

Acquatico spleen

Acquatico spleen

 

Batte il cuore

sulla geometrica rotta

dei giorni sospesi

s’allena nel tempo

educato all’inutile attesa

mentre la tua voce

da sola

viene a battezzare le onde

nel fragore di una sapida luce

tenera vela sommessa

su un soffio                                                                                        

di acquatico spleen.


*

Il dolore dell’attesa

Il dolore dell’attesa

ho aspettato
con santa pazienza ho distratto la carne
aspro germogliava in prima pagina
un fine desiderio di velluto
ho chiamato
perché il pianto fosse il segno dei tempi
complice traccia dall’aria fuggevole
elegante e senza tregua per scelta

se i tuoi occhi
sono quelli che ho visto
rimango ad aspettare
per sempre senza pace

la città urla in uno sbattere di viali
tra sciami di cuori portati dal vento
calpestando luci e portenti di madri
vedrai che finestre di cera fluente
che braccia sveglie nei terrazzi assetati

Lo stile di un attimo mi sorprende
l’inseguo come un possibile futuro
proprio quello che non ti aspetti
senza alcuna distinzione dal passato.

*

Frammenti »
Questo testo è in formato PDF (125 KByte)

*

Angeli senza più cielo

Sono giorni di poca storia
di timidi varchi finiti
quando una saggezza pietosa
t’ aspetta la sera per cena
non passano i sogni tossiti
da tisiche notti bucate
da sguardi malati di brina
sono giorni senza illusioni
di terra scura e senza vento
con il cielo appeso a un dito
e parole a riva incagliate
io mi chiedo cosa abbiamo
di così importante da dire
che non sia tremore di dita
devozione di nude braccia
sorprese a respingere il mondo
di ogni inutile mattino?
Sono giorni di labbra assenti
cenere ed occhi di frontiera
con angeli senza più cielo
vita con l’anima di spalle
a distanze di fiato siderali.
Ognuno può decidere
del suo passo e fino a dove
può giocare senza trucco
davanti al riflesso di Dio.

*

Il rumore del mare

Il rumore del mare

Stanotte mi manca il rumore del mare

che l’aria stordisce in tempi sicuri

scemando man mano che cresce la luce.

Lontano qualcosa rimane nascosto

altro mare che il tempo confonde

di parole sospese  o forse perdute

nell’onda che a terra risuona pesante.

*

Verso sera

Ci siamo incamminati verso sera

tra l’erba grigia e strade di polvere

il tempo ancora giovane e la notte

solo un vuoto e smisurato pensiero

i passi sui passi tuoi senza domande

e una scorta di preghiere brevi

come luci lontane intermittenti

che pure ti guidano  e ti seguono.

Prima ho abbracciato l’ora sesta

ricordandomi piccoli dettagli 

poi ho separato Dio dal grano

ed i miei figli erano giovani

spighe corteggiate dalle lucciole.

In questo niente di porpora e terra

in questo taglio violento di luna

siamo piccoli sassi qualsiasi                                                          

frasi piovute su un aspro pendio

di masticate ragioni invitanti.

Nel nostro margine i sensi tracciano

aperture di luce inaspettate

campanili lontani all’imbrunire

che sempre suonano lo stesso amore

lo stesso fiore in mezzo alla campagna.

Tra il perdono ed il nostro cammino

c’è un volo infinito di attese

di finestre sprecate a dare salvezze

almeno fino a dove la memoria

rimane il nostro livido orizzonte.

*

Autoritratto »
Questo testo è in formato PDF (119 KByte)

*

Genova

Genova

 

Ombra e sale nei carrugi

umidi di labbra bambine

vendute al calare del sole

in piccole stanze affollate

dai bassi toni  multilingue

 

un fumo colore del Maghreb

nasconde l’ingresso al paradiso

dove l’incenso brucia gli occhi

e l’ambra illumina le spalle

di brevi sorrisi senza voce

 

sono vene interminabili

sangue spinoso di Genova

fradice corde aggrovigliate

su speranze all’ultimo piano

che non asciugheranno mai

 

la luna come un pesce veglia

nuotando confusa sui tetti

tra il sudore di avvocati

che non s’intendono d’amore

che non han voglia di parole

 

 

su quelle labbra rosa e calde

scivola la notte come pioggia

tra pareti che trattengono

i respiri di chi sognando

aspetta un mattino diverso

 

l’innocenza si paga prima

le colpe sono senza prezzo

segnate da trucchi pesanti

per quella voglia di fuggire

o di trovare un nuovo porto.  


*

Cinque haikù »
Questo testo è in formato PDF (57 KByte)

*

Genesi »
Questo testo è in formato PDF (143 KByte)

*

L’alcova »
Questo testo è in formato PDF (156 KByte)

*

Per amore »
Questo testo è in formato PDF (240 KByte)

*

Il sogno del poeta »
Questo testo è in formato PDF (134 KByte)

*

Nostalgia »
Questo testo è in formato PDF (49 KByte)