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Touché
Potrei dirti molte cose,
molte rosa, molte no,
potrei darti, cancerose
le mie ire rococò.
Potrei sbattere, garrire,
intonare una ballata
Potrei accarezzarti il volto,
o squarciarlo, indemoniata,
non lo so.
Lo deciderò tra un po'.
La falena svolazzò,
poi di colpo, s'incendiò
il mio tempo sbadigliò,
e nessuno pianse, ohibò.
Non ricordo più qual era
quel meriggio di colera
in cui un nettare urticante
colò giù nella miniera
e si fece affascinante,
lo guardai per un istante
e da allora sono nera
mera, mera, prigioniera
scura e orribile
fiera in galera
senza criniera
nè sera da guardare
solo mare, mare
a non finire,
finchè mi toccherà
morire.
Ogni musica s'incrina
ogni gusto è una tortura
nauseante,
sono immersa tutta intera
ed elegante
in pene ascose,
le ossa rose
da un'unica preghiera
abbacinante, che non vale
niente, neppure se s'arrende
fino all'ultima superbia guerriera.
Colorami di desiderio,
se mi scorgi
in questo sfizio stupido,
rilassati. Però
non perderti tra le afose
fusa di chi delira.
La lira si fa pira
e arde senza chiederti se no.
Potrei dirti molte cose:
filastrocche pralinose,
odi altere o poesiottole
un po' cerimoniose..
ma che io lo voglia o meno
ogni volta il messaggio è che
son cera
duttile e ciarliera
e addolorata,
sola, tra le amare,
amare spire
di un demone di fiele e taffetà.
Senza nulla da sperare,
solo acre, acre passione
a non finire,
finché mi toccherà
morire.
Il ragno Sa che La lasciai arrivare
Sparì sotto la coltre del cielo ogni abominevole suono del giorno.
Asfissiati. I singhiozzi. E le risa stridule degli uomini.
Inghiottite le litanie della polvere,
intirizzite e livide le ingiurie del mare.
Cantavo la solitudine del cedro sotto pioggia di acredine cerea. Le mie mani erano ruvide e piene di schegge di ruggine.
Erano mani di fabbricatore di tagliole. Portavo una sciarpa di rabbia,
che scaldava le mie grida di disappunto, e il vecchio cappello di mio padre,
che nascondesse le lacrime delle sue lacrime. Sotto le tegole diadri fantasma vegliano i monconi dei loro corpi lignei. Oltre la bava ocra dei lampioni, s'aggirano, aspre, le minacce di spiriti dal volto di pietra.
Che cosa ho fatto per meritarmi QUESTO?!?
Perché lo sguardo di Lei cadesse sul mio viso,
e le sue labbra amare mi raggiungessero?
Stai lontana «Stai Lontana Dal Mio Cuore!»
Ma lei ride, lei vestita di rancori umidi.
NON HAI pietà delle mie ossa rancide?!? . . .
«Hai scelto Tu il destino del dannato»
Cantilena Cantilena della verità vorace
che spolpa le mie parole acide.
Cordogli mistici tra labile ed illecito.
Il ragno Sa che fui io a lasciare
che aguzze dita d'inchiostro
segnassero le mie guance
con tratti guerreschi.
Con aliti fulgidi. E
con passione gravida di luce opaca.
Inghiottite le litanie della polvere,
intirizzite e livide le ingiurie del mare.
Un uomo fa volare in aria le sue perle,
un bambino si nasconde dietro una maschera di rovi.
E la notte succhia via ancora un po' del mio riserbo.