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Raccolta di poesie di Michele Nigro
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Il silenzio quando non credi

Preghiere laiche senza tempo
sussurrate nella mente
da giovani voci passate.
Fresche oasi per l'anima
salvano i vaganti dal caos dell'andare,
resiste l'inconsapevole trascendere
verso un improbabile divino
di audaci speranze
troppo grandi da nominare.
Il silenzio gotico
accoglie i dubbi sull'esistenza,
come fiori puri
adornano l'altare del disincanto.

 

 

(tratta dalla raccolta "Nessuno nasce pulito", edizioni nugae 2.0 - 2016)

 

*

La speranza ai tempi del colera

a Gabriel García Márquez


Ho già belle e pronte
in paziente attesa dagli anni verdi
tutte le cose ereditate
da usare in vecchiaia,
la cipolla del nonno ferroviere
per quando, assuefatto alla provincia antenata
non avrò più treni da prendere
e futuri in cui sperare,
il tabacco da sniffare, come sacre ceneri di giorni assenti
per quando, evaporata l’ultima goccia di Preludio d’Oriente
non avrò più pelle di collo da odorare
e carte impregnate da conservare,
la cassetta militare di mio padre, tarlata dall’irrisolto
per quando, una volta lette tutte le parole
che andavano lette
e dopo averle rilette
insieme agli altri reperti dell’anima amata
giungerà il momento di mettere da parte, senza lucchetto
i libri dedicati con amore e disperazione
e i biglietti rifiutati dalla storia ufficiale
rispediti al mittente per non lasciare tracce.


Ho già bello e pronto,
è sempre lo stesso, non potrò più cambiarlo
– e se poi mi chiami al tramonto? –,
il numero di telefono dell’altrove
per quando, spezzate nel sogno
le ultime catene invisibili dell’indecenza
ormai libera,
sarai pronta ad invecchiare con me
nell’angolo perfetto della vita.

 

(tratta dalla raccolta "Pomeriggi perduti", Edizioni Kolibris - 2019)

*

Foliage

Lo chiamano foliage
questo tripudio di colori ardenti
ma morenti, rantoli di linfa
da alberi che affondano radici
in antiche sorgenti sanguigne
per battaglie perdute nel tempo.
Riportano sotto il sole
malato d'autunno
la ruggine di spade celate,
le urla vermiglie
della storia nascosta.

Si accendono in rossi tramonti di foglie
le ultime speranze estive,
non si rassegna il contadino
strappando lembi di terra
alla verde memoria del mondo.

Non è ghiaia, ma ossa trite
quello che vedo, bianco e sparso,
concime umano
sulla strada del ritorno.

Ogni cerchio nel legno tagliato
è un aneddoto sussurrato
a orecchie stanche come muli di guerra,

perdonate il passante
che non ascolterà,
il grampasso distratto
da altre glorie terrene.

 

*

Amorose retoriche

Sorprendermi vorrei
del novello bussare alla porta dei giorni
canuto camminando curvo al fedele fianco
di chi fedele sa cominciare da zero,
di chi, lontano dai ricordi, ricorda -
e dici “Amato!”, impastando labbra e occhi
con dita di madre -
da bronzei schemi usurati
come piedi di santi a lungo baciati e venerati
dalla noia corrotti del non sapere.
Troppo in profondità, non sulla pelle
ha scavato nel tempo l’irrimata
parola che curava solitarie lucanìe,

 

è ora di ammalarsi, Esculapio!
di vita, quella lontana
fuggita esistenza
da calcoli senz’anima,
senza corpo, universo, dio.

 

Quando avevo casa e dimora
tu non c’eri, non seguivi i passi miei,
quando sei comparsa
e con te la luce, e il viaggio
e il dolore, e l’autunno del noi,
non più casa a prendersi cura dei sensi
ma un albergo a ore
c’accolse materno e comprensivo
perduti riscoprendo posizioni innate.

 

Solo per brevi attimi in oceani di tempo
falso ho invidiato la sicurezza
del vostro essere inquadrati
nel mondo che corre e produce,
poi mi accorsi tra lancette in moto
e l’amaro ticchettio degli invisibili
che avevo già il mio scettico credo
a cui abituarmi nel tempio dei tempi
per eccesso di scelta,
come un cavallo senza recinto.

 

Chi ha bisogno di altre religioni
quando ha la poesia?

 

(immagine: "Amanti al cellulare", by Banksy)

*

La saggezza della pelle

La mia pelle odora di morte,
adagiata su carni putride
in stanze senza sole
è orfana di aria che asciuga.
Innumerevoli acque
lavano via l'inesistenza
non risolvendo il tanfo interiore
di un corpo vivente che muore
per mancanza di strada.
La ricerca della perfezione
è preda del tempo fuggente,
il quotidiano appassire
risalta senza tregua
tra gli unguenti dell'apparenza.
La mia pelle odora di tomba
e vestita di indumenti culturali
attende una resurrezione lenta.

*

Tutto è flusso

Amava visitarla sotto la pioggia di Dicembre

nel periodo della contraddizione,

città prigioniera del suo sole da cartolina.

Fu dopo aver letto alcune frasi di Bohm

che scoppiò in lacrime discrete

mentre camminava

tra i vicoli di Napoli e la folla di turisti

in cerca di pastori e pizza.

Scoprì che tutto è flusso

movimento e illusione.

Che la morte non esiste.

Allora cosa sono queste luci di festa?

Questo traffico per i regali?

L’odore d’incenso dolciastro

fuori Santa Chiara?

Le reminiscenze borboniche?

Le biblioteche ricolme di incunaboli?

La bella signora in cerca d’avventure

e la musica dal conservatorio?

Cos’è tutto questo?

Questa paura di bagnarsi e la fuga

sotto gli ombrelli della coscienza?