I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
Le stagioni
Un temporale all'improvviso ha rotto l'estate.
So che i giorni del pigro calore non torneranno
ritornerà invece un altro inverno
a far da sfondo alla livida danza
della vita che rincorre la luce e il suo tepore.
Di questo han bisogno i pulcini che la chioccia non cova
di questo han bisogno i bambini e le bimbe di tutte le età.
Cercare riparo nei corpi profondi di madri
carnose e accoglienti, nel seno e nei fianchi opulenti
nella morbida chioma che il collo accarezza
nelle mani che sfiorano di tenerezza il viso
e i capelli, e le labbra dischiuse al sorriso.
Cercare nei corpi l'odore del mare
di terra assolata, di fieno e di ruvido
afrore, di pelle gelata per troppo sudore
di liquidi assaggi tra i varchi protesi
e i passaggi poi gonfi di tiepido umore.
E' questo l'estate per me che nacqui d'inverno
e ne rifuggo il gelo, e cerco da allora,
per me, un patto con lo spirito eterno
che consenta al mio fragile cuore il riposo
nell'intimo cerchio della matrice antica
dove la vita si rincorre e avanza
e godere ancora e poi sempre la sua arsa pietà.
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Le more
Le more che il sole ha prosciugato
tra le foglie accartocciate del rovo
si protendono dai cigli del sentiero
polveroso, come ricordi sbiaditi
dalla memoria brulla di passati
di ben altro turgore.
Se le raccogli lasciano sui palmi
un arido umore, e la spina
è in agguato a punire l'impudente
carezza dell'ultima viandante
nell'estate che muore.
(slvana sonno)