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Raccolta di poesie di Luca Soldati
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Non chiederci la parola

Non chiederci la parola implorava

Eusebio. Valerio non pretendeva

di dirla. Chi, allora, rinchiuderà

il niente in parole ? Si domandava

Samuele. Ed io? And I am dumb to tell...

*

Vorrei tanto morire ad occhi aperti

"Vorrei tanto morire ad occhi aperti"

pensò, mentre la pietà d'un vento

senza memoria chiudeva i suoi occhi

che contemplavano il fastoso

abbandono del giardino autunnale:

alzò le braccia al cielo

come per farsi largo in dio,

ma non fu abbastanza...

 

*

Trilogia della vita bambina

1.

 

Al riparo degli alberi scossi
dalla fatica del desiderio,
scrocchiano i suoi passi perduti
nel giardino in bilico sulla luce
doppia del crepuscolo, mentre
dentro una lacuna del tempo
le altalene lottano con passato
e futuro ricercando nell’oggi
e nell’allora piccoli frammenti
di destini da ricomporre:
«babbo, sai, l’erba voglio cresce
nel giardino del sì»;
bouquet di parole sussurrate
all’orecchio della mia diffidenza.

 


2.

Ho sacrificato parte del corpo,
sull’altare della tua bocca sorda,
a questo scrivere senza parole
per morire una volta e una soltanto quando
accarezzando i fianchi della notte –
come un sogno lagoftalmo ingiallito
sul cuscino – le mani del silenzio
stringeranno al mio cuore assottigliato
la nostalgia per il dolore
della pietra per il sapore
dei colori e soltanto la memoria
dell’acqua allora svelerà l’inganno
della polvere che si alzava
da quel sentiero mai battuto
dove al termine di quella battaglia
d’amore all’ultimo sguardo di te
non rimarrà che il nudo nome inciso
nella rosa del mio silente soliloquio.

 


3.

Indistinguibile nella luce
la vita la prese alle spalle,
ciò che non ha nome
non può essere svelato
..........................................
ma è stato davvero così?

*

Attacco di panico

- Attacco di panico -

 

E all’improvviso l’urgenza delle ossa

madide si oppone al mondo, la vita

sopravanza la vita alla ricerca

d’un cazzo di principium

individuationis (la tavoletta

del cesso su cui sei seduto,

il volante dell’auto, il carrello

della spesa, il cuscino…) che ti tenga

ancorato a questa terra

che non è più questa terra:

è forse un albero quello

 questa la mia stanza?

Si può morire senza morte –

scrivo con lettere d’acqua –

mentre dal mio io in frantumi

sale il sapore di mandorla amara.

*

Vestita di luce e vento, i capelli

1.

Vestita di luce e vento, i capelli

lordati d’azzurro, il suo desiderio

rastremato mi donava:

sulla pelle morsi di pioggia estiva.

 

2.

Cavalcando le vene dei miei polsi

il fiume le si infranse sulla bocca

le rovine del suo volto spezzato

trascinando con sé.

Con la vita tra le braccia delle onde

scolai idromele dalla sua piaga

ed il nulla ebbe accesso.

*

Il mestruo lunare saccheggia


Il mestruo lunare saccheggia
l’impermanenza del giardino
dove la clematide e la forsizia
coagulano estenuandosi in verdi
concrezioni oltre le quali miraggi
di vele – custodi di lontananze –
come silenziose deflagrazioni
corrono l’aria ad accudire il vento.
Così fra inganni e foschie
qualcuno abbandona la riva
con la sua mitologia della polvere
e dopo aver raccolto i propri
incubi da pareti oramai
orfane del loro antico candore
s’avventa al dolce martirio delle onde
mormorando – thessámenoi glukeròn nóston –
con la corrente intrecciata alle dita
«Solo la perdita è il mio guadagno»
e già il sole nuovamente occulta
la vita colando luce: i recessi
del mio volto dimentico del mare
accolgono lacrime incompiute
che premono le costole del giorno.

*

Apuane

- Apuane -

 

I raggi del sole ghiacciano

e si rapprendono in un bianco senza

fondamento: l'ombra del cavatore

penetra il marmo.

*

Accadde - rivista e riproposta

 

                                                   A mia figlia Ipazia

 

Accadde

il primo giorno di Marzo

con l’illacrimato

pianto d’ogni epifania.

 

Sono forse io

ad ascoltare quel grido

che invoca consolazione?

 

Non so.

 

Ma tendo le braccia

verso il fantasma d'un sorriso

al colostro che mi estromette

dall’evento della vita

 che sopravvie al nascere

e tutto è per sempre

 e non è più.

*

Attraverso luce e acqua piange il platano

- Attraverso luce e acqua piange il platano -                                A Paolo Ottaviani

 

Attraverso luce e acqua piange il platano

disegnando arcipelaghi d'assenza

sulla massicciata - costellazioni

di pietrisco che narrano di destini

oramai muti ben oltre il ricordo.

Il glicine s'intreccia al gelsomino

sopra convenzionali realtà

a nord-ovest dell'inintelliggibile,

qualcuno l'illune anfrattuosità

del mio respiro mutilato canta.

*

Aurora adamantina. La marea

Aurora adamantina. La marea

dei suoi segreti ingravida la spiaggia,

fatagione salmastra che scivola

 

tra le dita umide restituendo

assenze, diafane ricordanze,

risonanze d’ottative esistenze.

 

Poema lustrale del mio luttuoso

non sapere non potere volere.

 

Dall'e-book Cadenze evitate pubblicato da La Recherche.

*

Festa di paese

- FESTA DI PAESE -

Sul sagrato cancellato dal sole

su stole di prelati intramondani

s’appoggia l’enigma d’un dio non più

ubiquo – forse obliquo – al quale s’alza

d’ossuti vecchi sparuti – in monotone

estasi – l’antica preghiera scalza.

È il carosello l’eterno ritorno

del giostraio la bestemmia il suo osanna!

Denso il fumo dell’agnello si fonde

con l’incenso. Si soffre di ricordi

e la banda stona un motivo immemore

declinando le forme del morire.


*

La ballata del partigiano »
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