I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Il punto
Se mi parlasse un attimo, potrei dirti che a volte mi nasce come un senso di amarezza: il trascorso è perduto e l’oltre un nulla. Ma non è questo il punto. Il punto è un luogo di concentrazione, sotto diversi aspetti: l’immenso sembra minimo. Tutto si chiude e il tratto si assottiglia: un radunarsi asciutto dove il presente è antico completamente privo di spessore come un rifugio artico. Ti scrivo il mio digiuno. Essere è un vuoto intenso e la mia scia somiglia troppo spesso a un peso falso un fastidio incorporeo, un risultato senza cognizione dove la terra si rovescia e il tempo si distanzia dal nesso: io coltivo distanze. Tuttavia ti indirizzo le parole ed i suggerimenti della sera quando la mia coscienza ascolta un suono che mi trascina nell’inascoltato. Se Dio respira è un attimo che trema. Qualche volta un silenzio. Ma per fortuna il tempo non consegna lettere e l’incompiuto scrive. Questo conserva intatto il tuo pallore, il mio rivolgimento il nostro sguardo qualche volta stellato.
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Una sera di vento
Alla fine ce ne siamo andati tutti e abbiamo lasciato che cadesse quello che doveva cadere (nessuna mano si è sporta). I cappotti sapevano di caldo ma le mani erano fredde (intendo dire che intorno si gelava) e c’era un vento che non è respiro e forse è per questo che non ci siamo salutati abbastanza. Tuttavia era previsto che le luci si spegnessero all’improvviso come se non ci fosse dove ricoverare il sole e che si scivolasse (la mia faccia e la tua) come una nota sola. Nulla era aperto e non c’era più tempo per guardarsi intorno o riflettere almeno forse per ricercare quelle idee che si ficcano nelle tasche misteriosamente sotto il fuoco incrociato delle stelle.
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Piano accennato
Era il profilo di qualcosa che non sembrava accessibile né somigliava ad una decisione o un'incoscienza. Una forma diversa dal palpabile come un odore quando si intromette o luce che penetra dalla finestra e l’ombra che ci sia vento o meno. Era forse un ostacolo per ogni decisione che si voglia prendere o rimandare. Era pertanto il fermo di un’immagine senza pellicola, senza formazione ma avrei potuto dire che non era qualcosa di diverso da un pensiero quando ti cade la presenza e spegni le lampadine in una stanza vuota e ti affacci dove sarebbe l’altro cosmo di stelle. La sera viaggi vecchi.
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Passi senza volere
Mi colpiva la circolarità lenta, metodica, solenne nel cielo adesso azzurro. Prima era un nero diverso dalla notte ma il vento fa miracoli lungo il volo di un falco. Più in basso, una rondine mi ricordava una follia lontana: con le ali. Ti ricordi di me? Non mi riconosceva il viale ed i pensieri mentre mi viene in mente il cavo di una tegola: una casa di uccelli. Ma non so come ripensavo al mare e la sua necessità di non fermarsi mentre guardavo immenso (è chiaro che parlavo del sole) e la tua fronte all’ombra (è chiaro che parlavo della sera). Ma non c’erano gli alberi, non c’era quello che non vedevo la città quando la nebbia cala un grande nulla che ti circonda e ti ci muovi sera che si comporta come un animale strano.
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Dopo che sei andata
A Luciana Dopo che sei andata non mi resta che prendermi cura di questo scarso poco un disorientamento definito infinito nel senso di incompiuto del vuoto che mi resta quando la sera mi consegno al tuo restare in sospensione tra gli universi assenza e senso di presenza sapendo di commettere un errore nel relativo della precisione e mi chiedo di noi se sapevamo l’ignoto del non essere presenti e ti sostengo mentre me ne vado e tu che hai avuto solo la finzione di tentare di essere mi guardi ancora in questa circostanza e talvolta mi chiedi a cosa serve l'uso di parole.
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