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Raccolta di poesie di Giovanni Baldaccini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Il punto

Se mi parlasse un attimo, potrei dirti che a volte

mi nasce come un senso di amarezza:

il trascorso è perduto e l’oltre un nulla. Ma non è questo il punto.

Il punto è un luogo di concentrazione, sotto diversi aspetti:

l’immenso sembra minimo.

Tutto si chiude e il tratto si assottiglia:

un radunarsi asciutto dove il presente è antico

completamente privo di spessore come un rifugio artico.

Ti scrivo il mio digiuno.

Essere è un vuoto intenso e la mia scia

somiglia troppo spesso a un peso falso

un fastidio incorporeo, un risultato senza cognizione

dove la terra si rovescia e il tempo

si distanzia dal nesso:

io coltivo distanze.

Tuttavia ti indirizzo le parole ed i suggerimenti della sera

quando la mia coscienza ascolta un suono che mi trascina nell’inascoltato.

Se Dio respira è un attimo che trema. Qualche volta un silenzio.

Ma per fortuna il tempo non consegna

lettere

e l’incompiuto scrive.

Questo conserva intatto il tuo pallore, il mio rivolgimento

il nostro sguardo

qualche volta stellato.

 

 

*

Una sera di vento

Alla fine ce ne siamo andati tutti

e abbiamo lasciato che cadesse

quello che doveva cadere

(nessuna mano si è sporta).

I cappotti sapevano di caldo

ma le mani erano fredde

(intendo dire che intorno si gelava)

e c’era un vento che non è respiro

e forse è per questo che non ci siamo salutati abbastanza.

Tuttavia era previsto

che le luci si spegnessero all’improvviso

come se non ci fosse dove

ricoverare il sole

e che si scivolasse

(la mia faccia e la tua)

come una nota sola.

Nulla era aperto e non

c’era più tempo per guardarsi intorno

o riflettere almeno

forse per ricercare quelle idee

che si ficcano nelle tasche misteriosamente

sotto il fuoco incrociato delle stelle.

 

 

*

Piano accennato

Era il profilo di qualcosa che

non sembrava accessibile

né somigliava

ad una decisione o un'incoscienza.

Una forma diversa dal palpabile

come un odore quando si intromette

o luce

che penetra dalla finestra e l’ombra

che ci sia vento o meno.

Era forse un ostacolo

per ogni decisione che si voglia

prendere o rimandare.

Era pertanto il fermo di un’immagine

senza pellicola, senza formazione

ma avrei potuto dire che non era

qualcosa di diverso da un pensiero

quando ti cade la presenza e spegni

le lampadine in una stanza vuota

e ti affacci

dove sarebbe l’altro

cosmo di stelle.

La sera

viaggi vecchi.

 

 

*

Passi senza volere

Mi colpiva la circolarità lenta, metodica, solenne

nel cielo adesso azzurro.

Prima era un nero diverso dalla notte

ma il vento fa miracoli lungo il volo di un falco.

Più in basso, una rondine mi ricordava una follia lontana:

con le ali.

Ti ricordi di me?

Non mi riconosceva il viale ed i pensieri

mentre mi viene in mente il cavo di una tegola:

una casa di uccelli.

Ma non so come ripensavo al mare

e la sua necessità di non fermarsi

mentre guardavo immenso

(è chiaro che parlavo del sole)

e la tua fronte all’ombra

(è chiaro che parlavo della sera).

Ma non c’erano gli alberi, non c’era

quello che non vedevo

la città

quando la nebbia cala un grande nulla

che ti circonda

e ti ci muovi

sera

che si comporta come un animale

strano.

 

*

Dopo che sei andata

A Luciana

 

 

Dopo che sei andata
non mi resta che prendermi cura
di questo scarso poco
un disorientamento
definito infinito
nel senso di incompiuto
del vuoto che mi resta
quando la sera mi consegno al tuo
restare in sospensione
tra gli universi assenza
e senso di presenza
sapendo di commettere un errore
nel relativo della precisione
e mi chiedo di noi
se sapevamo
l’ignoto del non essere presenti
e ti sostengo mentre me ne vado
e tu
che hai avuto solo la finzione
di tentare di essere
mi guardi ancora in questa circostanza
e talvolta mi chiedi
a cosa serve l'uso di parole.