I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Il giorno più lungo
Se ne va l'anno in un giorno è festa ma davanti alla nuove finestre c'è un buio che non s'accende una casa vuota che non si riempie. Se ne va l'anno in un giorno è festa e con me c'è un'altra vita.
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A te zia, a te
A te zia, prima di altri, prima di tutti, avrei dovuto dirlo. Adorata zia, Mamma nel cuore, Amica carissima, questa vita che porto in grembo, è questo il tuo dono? Perché non sei rimasta? Avremmo gioito insieme di quello che non hai potuto gioire tu. Proprio ora dovevi andar via?
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Delirio e onnipotenza
Delirio e onnipotenza partoriti dal nostro cosciente sentire dall'uomo bastonato in mezzo a cubi di parole da dire, sovviene discernimento continuo distacco dell'empatia. Potrebbe essere un esperanto sociale, o una babele nascosta tra angoli bui e anestetizzati, al quadrato. E le migliori generazioni di Ginsberg sono andate a farsi benedire mentre il nuovo Moloch sovrasta le menti delle generazioni future.
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Essere
Questo abito che ci è stato cucito addosso, questa seconda pelle, stretta, a volte larga, ha le pieghe in certi tratti ma non nasconde come siamo fatti nè ci risparmia da nodi o strappi. Non c'è muta che tenga alla pressione di un'anima che pulsa di un cuore che scoppia di membra che ardono. Essere. Non c'è altra via.
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Non ti dico addio
Come una farfalla morta resuscitata dal vento -l'una sull'altra le ali chiuse, mosse- le ultime mosse sulla finestra d'argento, aspetto anch'io una folata che trascini via questa morta poesia a conclusione di un'estate faticosa come un respiro affannoso. L'acre odore che si fa insistente mentre ti portano via giace nascosto in qualche ansa del mio cuore. E ti tengo in giardino tra rose e spine.
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Questa volta
Le mani -questa volte le tue- racchiudono ore e ore di laboriosi rintocchi delle nocche su un tavolo consunto dai ricordi delle domeniche di festa, dall'urlo schizofrenico dove fallisce il dialogo e la parola ferisce. Hai bisogno di quisquilie mentre senti ciò che non vuoi ascoltare. E qui il verbo si fa carne e muore senza null'altro chiedere se non un po' di pace.
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Disperazione
Nel volto del cielo un azzurro incostante come la sorte. Può nascere morte, può nascere morte. Nel buio del deserto un'ombra tremante, l'incertezza della luce. Oh! Com'è distante, com'è distante. Un silenzio assordante.
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A Pietro, tra le stelle (riproposta)
Pietro sotto le pietre Legati da quell'alta asta nera ficcata nel cuore, ti porto nel cuore perché sei, Poeta, il mio dono su questo sublime Pianeta, e ti vedo accendere versi nel buio dell'anima come s'incendia la parola nell'abbraccio virtuoso che mi hai donato.
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Rinascita
La via è buia e non c'è che qualche anima in pena persa in un labirinto infernale
di dubbi e verità assoluta tra echi ancestrali e ghigni. Non c'è che il male nel sonno della ragione. Ritornate morti a splendere vita sul mio cammino. Spazzate via vento e fumo. La rinascita è là, dietro l'angolo.
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Una buona nuova
Un cerchio che si chiude nelle arterie del cuore invaderà le membra una buona nuova porta su e ancora su sentieri sconosciuti ma nella terra mossa dall'impeto stanno le radici avvinghiate, partorirebbero fiori ma sale il nemico, rigetta le fondamenta e un, due, tre, discende, risale, consuma. Eppure c’è un Dio mosso a pietà e non reciso resterà un fiore lungo la via.
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Blue monday?
Ho dovuto aspettare che se n'andasse la luce per poter scrivere questi versi a onor del buio. Non so se il tacito silenzio mi ha colpito l'anima o se tutte le brutture hanno congelato l'ispirazione. Niente blue monday, niente di niente. Solo un'apatica mente che si aggiunge all'anestesia poetica fin giù alla periferia del corpo.
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Vanno
Sono andati via gli ultimi albori di questo nostro fiato grande poco più o poco meno dell'agire unico dell'uomo vetro spingono le dita su questi tasti affusolati dipingono le ore in un quadro senza sfondo partoriscono giornate senza travaglio la routine e l'inganno stanno al mondo senza peccato che muoiano o che nascano, vanno.
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Terrore
Certi giovani martiri trafitti nella carne come i chiodi nel legno giacciono a terra rimescolati nell’assurdo. Se restassero qui con le loro anime bambine tra gocce di pioggia che cadono giù come coltelli affilati capirei ma sanno di esser morti e vanno via con la stessa velocità del tir che li ha travolti.
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Il Salto Riproposta
In questa rete siamo pesci sbagliati, ma a noi stritolati tocca la dura sorte. Ci stiamo poco imbrigliati nel salto di generazione. Siamo forse saggi tra scempi di villaggi che chattano,twittano, abboccano all'amo in un mare insostenibile.
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Questo Paese
Nuove leve alla deriva in un Paese che affonda, tra barchette di migranti truccati appalti e mazzette,suicidi sospetti e morti bianche. Questo Paese é un mostro che divora i suoi figli. C'è una logica nel tempo che ci consuma la carne, ma non c'è senso nella corruzione dello spirito che vada oltre il marciume dello spirito stesso.
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La merce
Questi giorni dispari risalgono a fatica dal buio delle loro anime interrotte -merce umana al mercato- A Mosul- dicono al Tg- le donne sono merce, venduta insieme ai buoi col cartellino al collo, tenuta insieme da un’unica corda stretta. Dove sono finiti gli americani? Una voce mi richiama. Dove sono finiti gli americani?
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Fortuna
Battiti d’ali di farfalla -Ti hanno spezzato le ali - ancora svolazzano tra le crepe, infernali tra le pareti sorde, riecheggiano tra le palpebre chiuse quando l’occhio tenta d’aprirsi Oh Fortuna, non puoi più crescere.
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I chiodi del male
Notizie da ogni angolo, degli squarci solo sirene mute, è l'orrore che ingoia i crociati, mostro che di croci nuove si nutre, crocifissi non crociati. Ancora una volta Gesù muore sotto bombe di chiodi, tra le carni straziate muore alla fermata della metro, tra i mutilati dell'aeroporto, sotto i bombardamenti di tutto il mondo.
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A passar la vita
A passar la vita si spogliano gli alberi per rifiorir di nuovo. Passi pure il viandante col messaggio di un io migliore, passi la melodia dell'attimo felice in un giorno da ricordare. Passino i segreti, le rinunce, le sconfitte, ma non passi il sogno, non fatelo andare, inchiodatelo su quest'attesa. Fermatelo perché si può volare. A passar la vita si spogliano gli alberi per rifiorir di nuovo.
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non dimenticherò#SaveAshrafFayadh
Vedrai la luce Ashraf, non la barbarie schiaccerà il tuo respiro, nè la lama di un fendente ti estirperà dal mondo, impossibile imbavagliarti l'anima. Un solo giusto della Terra a ricordare le tue parole e tu vedrai la luce eroe, e sarai salvo e avrai vinto nel paradiso dei giusti.
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Speranza
In questa casa fa buio tutte le sere ma come un lampo, un fragore nei muri dalle orecchie tappate, si riaccendono i solai in pochi istanti. Intensi istanti sospesi che se la svignano codardi in mezzo alla tempesta da cui siamo nati. Seminano speranza quattro luci spente? Perdute menti in costume e maschere tragiche avvertono che il rebus non può essere risolto se non per vie traverse. Colorando forse i punti oscuri delle nostre anime e incastrandoli l'uno all'altro, per non perdersi nell'infinito spazio della ragione.
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A Pietro, tra le stelle
Pietro sotto le pietre, legati da quell'alta asta nera ficcata nel cuore, ti porto nel cuore perché sei, Poeta, il mio dono su questo sublime Pianeta, e ti vedo accendere versi nel buio dell'anima come s'incendia la parola nell'abbraccio virtuoso che mi hai donato.
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27 gennaio (riproposta)
Non c'è terra che tenga sconquassato il fondo un gemito ne viene fuori un rumore profondo senza fondamento
sostenendo assiomi di onestà e purezza
non c’è memoria che tenga
sui tralicci le carcasse e il rosso mare dell’indifferenza bussano con forza
un popolo che piange sangue piange sempre
piangono le valigie bucate, i rifugi dell’ ultim’ora i cappotti infreddoliti di gennaio
piangono accesi gli occhi piangono le mani piange il pianoforte piange la morte.
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Perduta-mente
Passano le ore i soldati alla banchina, mentre nascosti umidi lerci piombano tesori in casse di ferro perduta-mente schiave le catene. S'apre la terra sotto i piedi, tentennano le campane come una maestra allergica al gesso. In questa notte di lanterne infestate, di vedove nere e sirene, possono le rondini camminare tra noi sagome umane.
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il tuo domani
Tu che oggi al sole Ti fai spettro di luce Tu sola nell'attesa che il vicolo si svuoti, che lo sciame si dilegui nella nebbia dell'autunno, che dell'intricata trama il ragno si liberi, mentre l'ombra scompare dalla parete infestata di voci, aspetti il tuo domani Come se fosse ieri.
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Campane
Campane suonano come macigni nell'estremo lembo dell'anima ritardataria, un sussulto, una crepa, pare che sia la terra sotto i piedi. Un fremito, battiti d'ali, potente aliante senza confini inchiodato ai margini il desiderio è soffocato, così stretta la corda attorno.
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Di questa unione
Guardandoci negli occhi troviamo casa in quell'infinito spazio dove ha tempo di volare l'amore. Perché questa nostra unione è un cerchio perfetto da qui all'eternità.
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War
Qui tra spazi liberi innocente il deserto spirito si crea contraffatto, i colori stanno cambiando il buio ingoia tutto ciò che è, piangono solitari i teatrini della menzogna in un cinema muto che non ha più ascolti. Gemono le bombe fumano le case è guerra tutto ciò che non è.
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non ci resta che vivere
Tre sagome sformate nell'ombra Pazienti mercenarie Indugiano sugli errori E mistici e visionari e contrabbandieri del futuro Rinascono spuntano come l'erba alta di questa terra arida In una lattina di veleno accartocciata A far da sfondo a robusti eroi sopravvissuti vergini al delirio di globalizzazione.
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Il bicchiere
Nel bicchiere capovolto sta l'insetto come noi nel mondo rovesciato, l'occhio vigile di un bimbo alla scoperta sale sul dorso del malcapitato. Quale misterioso destino l'aspetta? Poi affannosamente respiriamo affranti, colpiti dalle costrizioni e ci vergogniamo di non esser liberi.
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liberi
I vostri occhi liberi da ogni rimpianto. Il canto innocente per le strade le urla all'aria assolata. Le vostre mani colorate in mille faccende. Le vostre menti pure, pure spettatrici di un mondo ingordo di ingiustizie e corruttibilità. L'appagante senso di felicità, libertà senza ritorno.
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tornare
E' così che guardo osare le foglie nella terra voltarsi. Quest'umido cadere tremare sollevare del vento taciuto mi sposta il cuore, ah quest'assurdo motore, pulsare amare fermare tornare tornare.
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Mare nostrum
Risposta non c'è
sa esser muto il mare
padre madre figlio
se tra le onde
sono diventati nostri
uomo donna bambino
non serve la conta
questo è il tempo di ricordare
come si ama.
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Cantami la gioia
Cantami la gioia, cantami il sogno che da quel ramo al braccio ti porti il fiore e stringa con forza l'eterno patto della linfa che ci scorre in corpo, del lungo abbraccio dell'anello che ci stringe il dito. Cantami adesso perché l'anima mia sola è in ascolto.
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Lucella
Grande fiamma
d'occhi chiari si inganna,
s'inganna la vista e il buio s’offusca,
l’azzurro s'abbuia nella stanza ghiaccia
il vuoto è nell’ombra
ora la tua luce sembra schiarire.
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Paradigma
Per coloro che hanno gli occhi arrabbiati ci vorrebbe un collirio speciale fatto di miele luna e bene paradigma del beat generation soul si dà di matto a fare i matti.
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Chiedimi se sono felice
Chiedimi se sono felice.
Ogni volta che i miei occhi
s' immergono in te
è quello il momento.
Non importa se fuori piove,
se ogni altra vista,
ogni altro rumore,
dilata la distanza.
Nulla mi sposta,
nulla che sia altro da te.
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Sogno
Mille occhi di conchiglie
sostengono il mare
in un vellutato ritorno.
E un guizzo di luce nei tuoi,
un lampo di pace sussurrano
e tace, tace il sogno.
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Il salto
In questa rete siamo pesci sbagliati, ma a noi stritolati tocca la dura sorte. Ci stiamo poco inbrigliati nel salto di generazione. Siamo forse saggi tra scempi di villaggi che chattano,twittano, abboccano all'amo in un mare insostenibile.
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Ti vedo
Ti vedo. Attraversi il fiume senza voltarti. E' questa la ragione ultima, appartieni al detto e non scivoli. Io sono caduta invece in quei rivoli. Eccome se sono caduta. E ho visto cariche di stormi che puntavano a sud.
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Ci sono ancora
Va annunciandosi la primavera nel vortice buio che la notte ingoia. Sarà un'alba dalle note sfumate ma non m'importa. Ci sono ancora pareti che reggono.
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In memoria riproposta
Sei qui, in ogni ritaglio d'aria,
tra necessari nomi appoggiati su carte,
in ricordi in disordine vecchi e nuovi
foto sgualcite appena trovate
dentro cassetti non più aperti,
in ogni ora di luce.
Edi notte svaniscono porte,
si fanno nulla le finestre
e si allontanano le pareti
mentre passi insistenti vengono giù,
in fondo a questa corte da ripopolare.
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Dove finisce la strada
Rombi di motori sull'asfalto agguantano il cielo a muso alto e via come angeli vanno nel paradiso terrestre. Piangono la disperazione le madri dell'oblio, là, dove finisce la strada, s' aprono falle che ingoiano ultimi respiri nella notte e l'aria si fa pesante macigni cadono sulle spalle come meteoriti sulla Terra.
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Qui
Qui, nella notte triste,
s'annidano al solito posto meste
le cose che di te ricordo
alle tue spalle una nube bianca
è il vuoto che ti accompagna
è un volto vaporoso che mi manca.
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Battito
Ti vorrei prendere per mano, sollevarti ad un canto d'amore dove le altalene del cuore fanno voli dinamici per non fermarsi dove le arterie si allargano ad abbracci sanguigni e il mondo s'accende come una lampada nell'atrio oscuro di questa nostra vita di carta.
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Madre
E' questo il duro fardello
che porti sommessa,
le tracce della stanca
tumefatta ruota del giorno,
una nervatura solida
che, prima del riposo,
appendi ad un sordo dolore
che le mura accolgono
nelle crepe della tua anima.
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Anestesia
A ridurre la metastasi della fine piovono scorciatoie paesaggi vivi nell'abnorme controllo terrestre è un aborto dei sensi un lanciarsi oltre la pelle andare a perdersi senza voltare l'occhio.
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Politica
non so come potrà andare a finire
questa nostra storia,
questa nostra canzone,
potremo ancora una volta dire
pioggia o sole sul finire dell'anno?
la scandalosa maestra
di corruzione sotto quali vesti
si mostrerà ai nostri occhi stanchi?
non c'è più storia
non c'è più inganno
ancora una volta sul finire dell'anno.
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Una maschera
Una maschera vaga sull'onda in cerca di un appiglio sbatte e naufraga su uno scoglio. Una maschera in attesa della luna piena, è di porcellana. Una maschera dalle ali verde rame una farfalla reale che non vede l'ora di volare. Una maschera cieca vuole, né colori né forme. Una maschera di cera si sciolse e rimase com'era.
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C’era una volta
C'era una volta una bambina triste triste piangeva gocce di rugiada intorno alla casa girava e girava poi, un vortice la prese la portò su una nuvola vide streghe passare un fiammifero e una candela poi niente. Si fece buio e la luna madre generosa le offrì di dormire un sonno eterno.
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Una fetta della tua luce
Sarò il tuo angelo nel buio del mattino, veglierò per te la notte e lascerò una fetta della tua luce prima delle stelle che pungono con silenzio truce la trama fitta del nostro destino. Prima che i nostri mondi si uniscano. Prima del domani prima di te, dopo di te, tutto.
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Ritaglio
E adesso che l'ora s'avvicina
con le sue lancette -
lame sottili del tempo squarciato-
nel ritaglio di una giornata
semplice, mi accingo
a salutarla chinando il capo
in attesa della dolce ghigliottina.
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La scelta
E' giunto con una falce in mano
e un abito scuro
il mio dirimpettaio.
Scade l'orologio
e s'accende una luce
nel vuoto delle mie stanze.
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Lultimo dellanno -Auguri
L'ultimo dell'anno
in una bottiglia vuota che
già immagina
già immagina quante storie
intricate vecchie e nuove
quanti sorrisi prestampati
auguranti smielate
bolle d'amicizia
fraterna e condivisa.
Un augurio per il nuovo
col velo di un sorriso
sincero arco di speranza
in questo mondo non ancora passato.
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Questo tempo unplugged
potessi, come questo fiore, vivere per poco più di un fremere di petali, riuscerei forse a fare ciò che non ho fatto -tutto- ridondante tempo di sabbia che non risale perso il granello in mezzo al mare.
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Auguri a La Recherche
Sussurrando (riproposta)
Parla piano. Sali sopra
questa mano forte.
Immagina un albero.
Il ramo disteso
all’ombra di un grande sole.
Poi appoggiato al tronco,
sussurrando un augurio
sotto la calotta azzurrina
di un fitto mistero di trame.
I giochi sono fatti.
Può esser compresa la ragione
in questo spicchio di cielo?
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Sostiamo in un letto mai rifatto riproposto
Sostiamo in un letto mai rifatto in cerca di un sonno eterno frantumate dall'accidia,ingozzate,instabili, agonizzate da narcosi psichiche catapultate e sballottate a destra e a manca, tra guerre genocidi terrorismo corruzione mafia e cabaret. Ascoltiamo il terrificante subliminale spot mandato a rotazione tra una fascia oraria e l'altra, fissiamo uno schermo e perdiamo la ragione mentre mangiamo fumo ingoiando oscenità. Sfiliamo vestiti tra magre consolazioni in passerelle di strass e ossa e vanità e-al momento dei pasti-ci vediamo divorate da una bellezza a quattro teste, una chimera di cristallo che ha pressato la nostra carne prima di mangiarla. Inserito ne Il segreto delle fragole Cantico delle stagioni 2013, LietoColle
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Il vangelo secondo Giuda
Scena di un martedì sera: attempati signori alla guida della creazione battibeccano sull'eretico vangelo del traditore. Ostentata la tesi rivoluzionaria dall'ottantenne più giovane e incalzata la pace nel mondo dal profeta evangelico. Sembrano, al coro dei compagni, inebetiti alberi con la chioma nella terra e le radici in cielo.
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Nulla
In quest'angolo suburbano
s'allontana dentro vortici di nulla
una distanza che non ha cura.
Persistono i pensieri renitenti e
lottano con l'occhio di chi non vede.
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Ho camminato
Ho camminato dentro
un buio pesto di suoni celestiali
e ho visto la luce
portarti qui non è stata una buona idea
ma segno sul mio taccuino
il punto esatto del nostro incontro
e ti scorgo sotto un'aura nuova
che ne sarà di te non so
ma ho in questo punto trovato
il giorno del non ritorno
e ti rivedo a baciare la sorte
con una vivida nota
di risate sorde nello schermo.
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E’ la verità
La verità è che te ne sei andata in una data sconosciuta, come fa l'animale quando sta per morire. Ma andandotene hai reso l'inferno un paese di zucchero che non conosce simili, niente a confronto, neppure il paese dei balocchi sa svelarne l'inganno.
La verità non ammette trucchi, è sola nella giungla degli sberleffi. Io con te sono la notte col giorno: non ci becchiamo mai nel mezzo. Eppure c'è stato un tempo, quando mi regalavi i sorrisi, un tempo in cui gli alberi -nelle nostri menti- erano più rigogliosi. E' lì che ci siamo incontrate.
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Sussurrando
Parla piano. Sali sopra questa mano forte. Immagina un albero. Il ramo disteso all’ombra di un grande sole. Poi appoggiato al tronco,
sussurrando un augurio sotto la calotta azzurrina di un fitto mistero di trame. I giochi sono fatti. Può esser compresa la ragione in questo spicchio di cielo?
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Un tonfo
Un tonfo e nell'acqua un sasso, una bandiera bianca, nel cuore di soppiatto la morte naufraga nella certezza di toccare terra. Piove sul mare e non vi è traccia alcuna. Sono nomi scomparsi, a galla, sulla pagina d’un giornale.
(In memoria delle vittime del naufragio avvenuto il 6 settembre scorso nei pressi dell'isolotto di Lampione)
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Queste mura
La pioggia lava vetri come l'espiazione toglie senso ai tetti sanguigni che paventano odio intrisi d'acqua e sudata malinconia. Non vi è rimedio all'erosione di queste mura addomesticate dal tempo, dalle parole urlate piano, anestetizzate dal quotidiano rintocco della vita umana.
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Qualcosa che non c’è
E' come baciare la pioggia e portare le braccia per mano, illudersi che il vento cambi piano. Mostrarsi nella direzione comune alberi con radici diverse, isole in un mare di guai.
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In questo piccolo paese
Gente di città spinta da quest'aria metallica nelle file dei disastri dei rumori delle polveri degli scarichi rombanti dei futuri allarmanti delle fredde scene d'inverno di quelle estive deserte gente che si diverte in questo piccolo paese e non vuole più andare.
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Io sono qui
Mi accosto lentamente a quest'idea che muore
io sono qui
e si spegne la fiamma che impavida regge in un'unica urna di pace il tremore di una cinerea fenice
io sono qui
mi appoggio lentamente a questo scoglio.
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La città dei bambini perduti
Se ne stavano con le gambe penzoloni sul ponte i bambini perduti come i cigni col collo sott'acqua erano cresciuti, poi spinti lontano dalle domestiche mura s'incontrarono qui tra liberi pascoli e verdi dimore
e vi costruirono una casa là, dov'era il fiume.
(Da La città dei bambini perduti)
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La melagrana
conosco la melagrana, è un andare a ritroso guardandone la trasparenza delle rosse bacche il sapore dolciastro nell'attesa della visita a settembre, e non sarà tardi due fiumi uniti in un lungo abbraccio, ci trasporteranno le nostre acque, perché sarà il nostro settembre fiero, come questa melagrana.
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Le variazioni dell’essere
LE VARIAZIONI DELL'ESSERE (Se uno decidesse di essere normale) |
| Se uno decidesse di essere normale
Buon viso a cattivo gioco se normale volesse dire camminare piedi in terra come piante non si potrebbe volare.
Se uno decidesse di essere normale
Morte tua vita mia se normale volesse dire pensare a egocentrici cerchi di narcisi il mondo non potrebbe cambiare.
Se uno decidesse di impazzire porterebbe fiero in bocca il fiore-speranza di restare unico e di quella unicità morire. |
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Nel giorno del tuo compleanno
Nel giorno del tuo compleanno i suoni mi sembrano rumori anche la musica alla radio è un ronzio fastidioso
come quel numero che risuona in testa
come una risacca che sfuma poco prima del nulla
una pacca sulla spalla a non dir niente sulla vita
un giorno per ricordarti che ti è sfuggita.
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La sposa
Sono come una sposa cerca di essere, giusta al posto giusto, integerrima canna al vento e robusto granello di sabbia nelle dune di un deserto che non si popola mai.
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bestia ( riproposta )
3/07/2012 a Pietro Menditto Bestia, greve ombra di fumo sul petto, bestia che ti chiamano e con gli occhi ingialliti persisti, bestia che ti nascondi e sconfitta resisti sotto il buio necessario dell'anima bestia che attacchi ferita per non morire bestia che solo tu muori spezzata,vinta dalla felicità, creatura fantastica che dura poco più o poco meno della vita di una farfalla.
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Lo stato delle cose
Le infernali macchine da presa si cimentano nel dipanare le trame di un film mai visto. Si autocelebrano dimenticando che noi viviamo fino in fondo e ci rendiamo infelici molto più di quanto la vita stessa si propone di fare.
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Di felicità traboccano le risate degli stolti
Poi senti le risate degli stolti schiamazzi di paese a scandalizzare rumori urbani
bello esser stolti perché di felicità traboccano le risate denunciando noia nei pensieri
di chi non dorme e si stringe ad un cuscino soffocandosi le grida.
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Una tela bianca
Una schiena curva, vedo solo le tue spalle, e scopro che sei andata via negli occhi nessuna vivida luce solo il rumore di voci contorte che piangono e ridono infine di te. che fine hai fatto! ti sei mescolata al nulla e non riesci più a colorarti.
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Il senso
Dovremmo cominciare dalla fine a deprimere l'impossibile sostenendo gli spazi di questa lunga assenza perché siamo mondi vicini
disgregatori di certezza e salde radici ancorate al senso dell'esistere.
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All’ombra
ma io la temo: è tra lo schermo e il riflesso intrappolata da queste inique sorgenti multiformi,
spaventa un così vario assortimento di caratteri infuocati e scoperti una volta dal quel gettito di parole venute a salvarmi all’ombra di questo dolce rifugio, ma sento sibillino un richiamo che rifulge di realtà come campane al rintocco dell’ora mi stacco pian piano e la saluto confessandomi di non rivederla.
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Occhi
Io non sono un poeta, ma piangono parole dai tuoi occhi, come posso lasciarle cadere? Non resta che prendere un foglio e lasciarle lì scivolare.
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C’è un vento agitato
C'è un vento agitato che la dà per morta, è un passaparola esagerato che soffia in un lugubre canto. Quale presunzione è mai questa? Non si sa da sempre che vive in eterno? Anche se non ci appartiene, sotto luci diverse forse, nascosta, a volte tormentata,
là, dove sono i sensi e l'onestà del cuore.
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Gli ingordi
Sono tutti comici mancati i politici, gli affaristi e noi? Noi siamo nella loro commedia, facciamo le comparse tra un atto e l’altro, e, mentre il sipario si chiude, gli ingordi mangiano i nostri sogni.
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senza titolo
mangio fumo dietro sogni di carta tra precipizi e nuvole.
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Vita nuova
Vorresti che dalla vita s'ergesse un barlume di orizzonte dichiarato per abbandonare quell'attimo in cui tutto a capo chino viene rinnegato. Ma sostano senza dir nulla, di infelicità, esplicite intenzioni. Vorresti che da ore inopportune e sole nascesse l'intima volontà di respirare vita nuova per lasciare al di là di quella porta paure incostanti e vili inazioni, che si potesse veder chiaro senza binocoli e foto, senza la patina misteriosa che circonda questo nostro fato.
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In memoria
Sei qui in ogni ritaglio d'aria, tra necessari nomi appoggiati su carte, in ricordi in disordine vecchi e nuovi foto sgualcite appena trovate dentro cassetti non più aperti, in ogni ora di luce, e di notte svaniscono porte, si fanno nulla le finestre e si allontanano le pareti mentre passi insistenti vengono giù in fondo a questa corte da ripopolare.
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Ho implorato
Ho implorato, per stagioni intere, bugie corte e lunghe un cane che rincorre la sua coda. Ho implorato, abbracciata a quest'albero senza più fronde, ché l'avidità non rende niente, ostruisce i canali del cuore e paralizza la mente.
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e poi
e poi dicono che quel pero sia solo in fondo al viale ha con sé mille rami un esercito di mamme ai posti di combattimento e non si genera nulla in questa guerra che non sia prima nascita e poi crescita una lotta per l'amore prima della morte.
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Aprile
E' un aprile venuto in segreto, ha camminato sommesso alle spalle di una pioggia insistente, ha scandagliato con forza l'inusuale raduno di nubi antipatiche come antipatica risulta questa bolla di poesia che scoppia lasciando un misero spazio vuoto nell'infinito.
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Ho sognato
Ho sognato un albero magro magro, uno spettro, una croce. Sembrava dirmi: abbracciami, ho freddo. Cantava una nenia il vento, il cielo giallo portava con sé la cenere di un’alba passata, le foglie a terra. Un giorno ancora e non ricorderò più quale ombra fosti, quale intimo segreto celasti tra quei rami adunchi chiusi al mistero della vita.
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Ho pochissimo tempo
Ho pochissimo tempo come una casa che crolla, devo pesarti con altre cose. Ogni volta il paragone non regge, devo pensarti ma non mi viene, il coraggio per crearti vola tra matasse di una psiche violata, quadretti familiari rovesciati, malattie in attesa al buio dietro un angolo sberleffo.
Sorvolo, e ti immagino, lo so che sarò felice. Ma a quale prezzo e per quanto?
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Sai cosè che rigetto?
Sai cos'è che rigetto? Quel mosto imperturbabile di idee che non trovano posto né seguito, quell'odore aspro che mi risale in mente e talvolta scaccio come se fosse niente. Quella gettata di miele risucchiata dai forti, quelle api in rivolta che scompaiono col giorno. Quelle morti avvelenate da orde di clamore e poi calpestate da macigni di ben altro terrore. Io mi rigetto in questo necrologio e non vi trovo sensi che possano svelare quand'è che abbiamo perso e chi ha vinto.
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Sembrava ieri
Sembrava ieri ed è già svanito quest'altro anno appena cominciato
sembrava arrivare con la forza di un leone nel momento della caccia
sembrava avvicinarsi lento per non farsi sentire, studiava paziente le mosse della sua preda e vi affondava fiero gli artigli impedendone la fuga verso la foresta.
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Il ventaglio
Ti bacerà per sempre la mia faccia in un arrivederci senza fiato quando le labbra non diranno né amore e odio nella loro terrena funzione di verità e bugie. Solo allora sventolerò la mano fino a che i tuoi occhi non cadranno su di me persi nell'infinito di questa vita finita, lembo di un ventaglio che fa presto a chiudersi.
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La casa sulle viole
Erano vent'anni o poco più quando le viole punte dal sole anche a guardarle chinavano il capo e si ritraevano quasi vedendoci correre. Ora una casa con la facciata gialla che è pure immensamente vuota. Solo d'estate, tra solitarie crepe, i muri ne rompono la noia nelle ore serali, di ritorno dal bivaccare delle spiagge assolate, come lo erano le viole, assolate, com'erano le nostre vite.
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Il Sistema
La crisi aspira l'aria ai prigionieri del Sistema, cittadini in un carcere forzato.
Un mostro mangiasoldi che mette in croce l'onestà.
E' forse questo il tempo di addormentarsi?
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Transfert II
Siamo ombre delicate che ripudiano il sole, in questo deserto d'anime ho mirato ad amarti e non conosco oasi che mi rendano limpido il sapore delle tue labbra. Con te viaggio in alto e non mi perdo e non muoio.
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A lady Macbeth
Rinuncio alla lucidità dei tuoi occhi perfida intricata Macbeth, della tua anima mi giova il potere profano del colpo basso il debole punto dell’altro tenuto nel pugno stretto mentre in un solo sorso gorgheggi vittoria e avidità.
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Sospesa
Sospesa-in questa pagina- ti riscrivo nuova. Per come ti conosco non vorresti cadessero le foglie dai rami in autunno che i passanti si fermassero un po’ a parlarti negli occhi grandi accesi che tutti i fiori sbocciassero pure d’inverno, per come ti conosco ameresti folle la primavera e ti rallegrerebbe quell’afoso sole d’estate, fuori, nell’affollato giardino.
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Nel segno di Crono
Al tuo giudizio mi faccio nulla e nulla ti dico che non ti comprenda tutto nell'immenso tuo vortice veloce vertice da cui parto e dove nell'istante muoio.
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gli occhi
vecchi manifesti ridondanti inumiditi, sgualciti, un angolo per riposarsi la vista lungo la strada per poi sentirsi tirare la vita, come una corda intorno al collo,
parlare con la bocca chiusa non è mai giusto, ma gli occhi sono grandi specchi.
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lacquario
siamo come questi pesci un acquario per nuotare divorati dalla fame.
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Nella notte
E prima che sia mattina lascerò in questo enorme cielo un cappello sopra il mare.
Appoggiato a quell'arcata blu mi fermerò a guardarti e non durerà che un battito d'occhi.
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Transfert
anche gli alberi si fanno muro quando l'ombra decodifica la forma e con un transfert trasmette la sostanza in un flash paranoico di souvenirs un tronco solido d'aneliti repressi che convulsi riemergono ti strappano l'anima e la ricuciono.
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Il giocoliere
Anche se è l’ora della transumanza pare che il giocoliere abbia un giusto vantaggio
in diapositive passeggeri senza età a ritroso percorrono sulla strada un punto dove è raro fermarsi lui che con le mani abilmente ferma l’attimo e con eleganza lo rilancia nelle impazienti fauci del tempo.
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addio
sulla sabbia le tue orme non svaniranno gabbiano ora hai il compito di volare più veloce tra gli angeli corri in paradiso.
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Devo andare
Devo andare ho da fare lunghe liste di realtà -faccende della quotidiana ruota- ma qualcosa mi risucchia sarà che il tempo lo voglio trattenere mentre i pettirossi là fuori mangiano l’aria e le colombe sui cornicioni mi ricordano la saccente lupa e il grifo superbo io disegno immagini fittizie in un mondo colorato di alghe ballerine.
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ballata triste
ma che ne sanno i marinai della lotta e del futuro loro non sanno sbattere la testa su di un muro ma che ne sanno i marinai gente che non si figura di sembrare un poco dura che sulla testa ha il cielo e non si spaventa ancora e quando la tempesta li sorprende d'un tratto si trovano a dover fissar una dimora e qui che in terra è venuta l'ora.
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stasera voglio tirare giù la luna
stasera voglio tirare giù la luna guardarla in faccia e rilanciarla nella notte scura prima che il mondo finisca e porti via con sé quell’acceso purgatorio d’anime che s’arrestano solo calpestandosi
voglio accendere qualche stella così che qui, in fondo, qualche volta non faccia buio.
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nuove vesti
quando dici che poesia è nulla lo riconosco e allora la nutro di nuove linfe ogni volta io stessa m’annullo ma mi ricompare nelle vene quel rivolo caldo che non posso trattenere nuove vesti assume il mio sangue lavato.
a una mia carissima amica e guida
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è tempo di pioggia
è il ticchettio di questa pioggia che scende esatta e s’avvia verso freddi cunicoli la lancetta dell’orologio che sceglie i secondi ponendoli in ordine è tempo, questo tempo parallelo perso dietro a quisquilie e fanfare mentre l’amore si fa cenere e noi forse non sappiamo più parlare.
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ali di pace
le pupille allo scoppio di una guerra s'aprono e si chiudono e cadono a terra mentre le mani a tappar le orecchie e le gambe a scappare dalle bombe corrono infilandosi ali di pace.

© UN Photo / Helena Mulkerns
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collage
giù per rivoli mossi rotolano in collage d’informazione questi amori sintetici e sì, danno il benvenuto ad apatici spettatori ammutoliti di fronte a folli sciagure, che tirano dietro occhiali da riposo e sì, le rimescolano nelle proprie quotidiane faccende.
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speranza
Dovresti vedere
non è più al tramonto la mano che a catena porta via l'unico raggio di quel gesto
dovresti sentire la luce del coraggio
dovresti vedere nell'abbaglio
e aspetto che all'alba agli occhi un cenno dalla tua bocca infiammi la nostra maledettissima speranza.
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in queste ore
morti dell’opera cieca e del sentire muto guardate, per voi, riposti fiori in vani d’oro, strisciate fieri nella vostra ignoranza mentre spade d’acciaio degli amanti separano l'abbraccio per vincerne l'eternità.
marzo 2009
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scacco matto
Al volto grigio che di fretta il tempo chiama passato
-oh acerrimo nemico di tutte le cose che nascono e crescono-
agli alberi rinvigoriti che nel mese di marzo trattengono le foglie dall'umile discesa
-fai scacco alla vita avido alfiere ma lo scacco matto sarà la contropartita
di ogni eredità-.
marzo 2008
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pioggia
sono proprio come la pioggia libera di cadere e di sollevarmi asciugata dalla vita tra strattoni di nuvole e chiazze di sereno.
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Amanti eterni
fiato l’uno nell’altro dividiamo l’amore ma non lo sorseggiamo poiché siamo uno il corpo dell’altro
insieme anche quando lontani viaggiamo eterni i nostri passi non si fermano nuova alba l’uno dell’altro con qualche strappo nelle bocche
bocche che in guerra feriscono e in pace si amano.
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Silenzio
Sopra i tetti di case addormentate dove nessuna luce accende gli animi scendono tuoni che disfano i letti del biancospino.
Dovrei raccontarti dei gigli in salotto o delle primule del mese di gennaio o di una farfalla ancora in vita.
Le luci di cristallo come ragnatele fitte tra cui fragorosamente io parlo rompono delle pareti questo silenzio.
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il fiammifero
Le ali di un angelo io non possiedo né luoghi eletti per meditare poesia, ma un fiammifero dentro che spento tentenna e in silenzio sgomita ogni tanto ormeggiando in qualche recondito anfratto, visionario barlume di eterno
che pullula di stelle in un mare di vuoto.
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Il cartapestaio
I
Singhiozza la strada costellata da freschi coriandoli sotto le ruote dei carri io pure tra bambocci di carta trattengo il respiro e veglio che non si faccia antico questo carnevale quando le maschere la bottega salutano sfilando per giovani scie di neve.
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La bambola
Aveva capelli ricci fino alla schiena, e gli occhi grandi color nocciola, due mani grosse ed un bel naso tondo da cui vedeva il resto del mondo.
E il vestito di lana, le gambe immobili, con i volà fioriti sulle braccia sottili.
E le gote rosa in un viso pallido, sotto un velo bianco di noncuranza.
23 agosto 2009
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Il tempo divorato
apre le sue fauci al mondo e ingoia pillole di calma come soporifero il dolore non conta niente
da una lunatica forza sotterranea il mostruoso ego si sprigiona labirintico e l’anestesia offre il rimedio.
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27 gennaio
non c’è terra che tenga
sconquassato il fondo un gemito ne viene fuori un rumore profondo senza fondamento
sostenendo assiomi di onestà e purezza
non c’è memoria che tenga
sui tralicci le carcasse e il rosso mare dell’indifferenza bussano con forza
un popolo che piange sangue piange sempre
piangono le valigie bucate, i rifugi dell’ ultim’ora i cappotti infreddoliti di gennaio
piangono accesi gli occhi piangono le mani piange il pianoforte piange la morte.
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Viva, di questa terra
può essere che ti sia arenata dove la roccia non concede scampo, dove sprofondano azzurre speranze e quando schizzano sprazzi di onda si rinnova la fede profonda
in quello che eri bella, gioconda, viva,
di questa terra.
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Il fascino dei giorni
non ce ne saranno altri anche quando sembrano uguali sono fini a se stessi
sono giorni
intrecci di storia
filo e ago della memoria che avanza
baci incrociati braccia distese rami coscientemente indeboliti
nella tua quercia non c’è più linfa e ora ho paura.
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Lombra
scura la scure alle spalle in penombra gli sprazzi intuiscono la loro morte poiché mai vedranno la luce
un’ombra insiste nel loro cammino e non gli cederà il passo
e se mai verrà svelata lascerà il posto al nulla.
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lisola felice
dicono si nutra di poeti come la speranza si nutre dei sogni
musa come farfalla che si posa e su rocce diamantine riposa
isola felice nell’acqua ondosa
sussurrerà a gran voce un mondo incantato e ormai, svanito,
livido sulla battigia si solleverà nuovo il recente Ulisse.
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Le monadi
Ma che ne sanno i morti di noi vivi sotto l’egida di indiscusse monadi monastici ordini di nomadismi utopici e avatar sconclusionati che capovolto il mondo lo distrussero quasi?
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Il gioco delle noci
Era una luna nuova l'enorme occhio nel nero quando il nonno bistrattava le scarpe e scalzo assaporava il terreno poi curvo mi spiegava il gioco delle noci le noci che seguivo con lo sguardo così che annunciavano rotolando un vincitore incredulo
dipinte le gote di rosso nel viso paffuto.
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In una chimera
In una chimera
Dalla casa degli Hawthorn -continua dall'alba la luce fino a sera- ti sentivo solo mentre dall’altra parte io ero in una chimera, bella chimera, migliaia di visi distesi e i sorrisi protesi noi con un occhio solo da lontano gridavamo home sweet home dopo la sera e la luce adamantina ci inondava di aurore e ne andavamo fieri perché era ancora primavera.
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Aria
Negli ultimi rantoli si sentono i tuoi rintocchi
terra che sradicata trabocchi aria, aria che respiri non più eterea greve di fumi e gas mare, mare che t’agiti spento tra le onde mostri neri di denaro e morte Aria di terra che sale Aria di mare che mare
meravigliati i boschi privi d’albero.
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Gli occhi tuoi
L’alta marea, la mezza luna gli occhi tuoi
come orologi molli che squagliano il tempo.
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Come gli uccelli
S’abbracciano nelle folte chiome uccelli in sosta da ogni dove. Agitati sulla costa i rami indugiano a vibrare quasi vogliono anch’essi, come gli uccelli, liberamente volare.
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alberi
E’ a braccia aperte che chinando il capo vi ergete fieri respirando vita in questa nostra terra dove desolato riposa un eremita poeta saccheggiatore d’alberi rami foglie tronchi
tagliaboschi che di legna si scalda il cuore.
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Notte senza luna all’orizzonte
Scende la notte bianca la luna cade stanca. Il mare la posa sulla limpida distesa e l’accoglie d’inchino come si fa con una giovane sposa.
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E così sia
Chiederanno di ritornare i morti dite?
Pazientate,aspettate ancora, perché avanti porteranno il loro indugio. E di voi diranno un segugio perfetto.
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Il pesce rosso
Devo popolare la mente nell’ora in cui si svuota. Lasciando un solo pesce rosso che nuota in un’ampolla d’acqua, un piccolo nuotatore che riscopre il mondo a bordo piscina e ride a tutto tondo.
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testa vuota
-la luna è già in alto- in ordine uno ad uno pensieri sottili seduti rimetto su mobili enormi grandi divani vagabondi da quadro a quadro su queste mura bianche la testa vuota in ordine riprendo i fili e uno sopra l’altro li ripongo in lignee cassapanche custodi antiche di spudorate parsimonie.
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Cosa siamo
Siamo un pugno di denaro contro mille morti bianche. Siamo un delicato torrente di meschinità diluite con un grasso solvente di ampi sorrisi tridente, nelle belle facce della vita l’unica ragione assente ora è l'altro.
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Immobili
eppure noi siamo qui immobili in questa botte di cartapesta, con gli zigomi contratti e le ciglia inarcate, la fronte attorcigliata e i denti stretti.
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Leggere la Realtà
Ho qualcosa davanti agli occhi. Una patina bianca che non tocchi. Uno show di guazzabugli, segreti strani miscugli di stati attivi a procedere, carri armati a calpestare una caduta nell’incedere del nostro vivere.
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Elegie demoniache
Lampi di luce nel buio Echeggiano fuochi stranieri Grandi nuvole abbarbicate Graffiano il cielo di ieri Elegie demoniache Rinvigoriscono Elementari cenni di senso Lamenterebbero grida di dolore se si Arrampicassero su un grattacielo ma Riscoprirebbero la gioia di un siero Estasiante virgulto di eterno Libellula del fare -agire Terreno scoppio di Amore per la vita.
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Pace
Leggera la nebbia si perde in Esilio va a banchi incostanti Grigia la strada si veste di Gente alloggi case e diamanti E chiacchiere leggere e serene Rumoreggiano, tuonano Emigrano in zone senza sirene
Libere franchigie di pace Annunciano tregue e bandiere
Forse le bombe scoppiano Ancora in qualche paese Nascono morendo i pallidi Terroristi baby tra militari Assassinati e nidi candidi Sterminati, bersagli di Infedeli abbattuti nel nome di Allah.
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Ai confini dellanima
Aspettano l’aurora le rose lilla sui vestiti bianchi.
Controvento sbatte l’ala la farfalla blu alla faccia delle altre.
Suona un mezzogiorno buio e indigesto
una campana rotta ai confini dell’anima.
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Leggere la Fantasia
Ho qualcosa tra le mani. È un libro a sette piani. Del primo non so dire, del secondo neanche a morire. Ma del terzo quarto e quinto potrei anche fare un dipinto E del sesto e del settimo un volo gioiosamente intimo.
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Chi sono?
Chi sono?
Sono il tempo che cammina. Sono la vita che si dilegua. Sono la notte senza luna. Il giorno che si allontana. L’alba nuova che respira. Un petalo sgualcito di un fiore rosso appassito. Sono io sono Ma come altri spero e me ne vado con la luna tra le braccia e il sole nel cuore modesto allegro signore che vende oneste parole di gioia di amore in questo antro spezzettato infinito di dolore.
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La città dei bambini perduti
I bambini perduti, dal corso del Corrib mitigati, gambe penzoloni dal ponte raccontano passi da gigante.
Nella città piccola beccano briciole cigni famelici. Sotto la pioggia, lungo la baia si dissolvono le ali restando a galla.
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Il dodicesimo giorno
Era il dodicesimo giorno la tortora in riposo sentì uno sparo, pensò al suo sposo. Volò dal ramo alla ricerca e si ritrovò di fronte ad una faccia adunca. Un colpo le bucò la testa, davanti una grande arca. Iniziò così la caccia.
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alba
Scende la notte chiara E punta dritta al sole con la sua freccia di cobalto.
Di schianto si accende l’alba.
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senza titolo
Non è l'incrocio delle ali l'ultima via alla resurrezione? volteggi e beata te ne vai tra i fiori a disegnare nei meandri dei tuoi colori la breve vita che t'appartiene.
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Il cimitero delle allodole
Qui dove le allodole regnano ancora e non per molto si estende il loro canto, fra olive ammaccate e petali sgualciti l'occhio lungimirante divide le ali larghe, robuste e compatte. Cadenti in bassa quota annunciano le ombre nell'incerto cammino degli adirati campi e qui desolate riposano, nei loro muti incanti.
2008
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QUATTRO STAGIONI Prima della fine del mondo
QUATTRO STAGIONI Prima della fine del mondo
Basta con i frutti servono nuovi semi fuori stagione.
Il vento spazza il vecchio autunno tra foglie secche
L’autunno si ciba di foglie morte. L’inverno parte.
Di là dimora e nevica tra le fronde un inverno lieve. Caos e tempo Si nutrono ancora di primavera Settantun giorni d'estate sotto l’acqua con i pesci morti. Nascerà l’alba una nuova ancora prima della fine del mondo.
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Opera darte
E’ un’opera d’arte ?
Quella che guardandosi indietro non vede che se stessa e per bellezza si convince essere l’unica mentre infinite le altre sulla sua scia si perdono e come tante scintille si spengono.
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