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Raccolta di poesie di Patrizia Riscica
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Il tuffo di Ofelia

 

Ofelia galleggia leggera nell’acqua scura

i capelli le danzano attorno

come lunghe ali nere:

ora pietosi celano il pudore del volto,

ora crudeli scoprono il ghigno

irrisolto della vita.

La sua pelle splende di stelle

nella notte inconsapevole,

solo la luna complice allontana

i suoi raggi indiscreti.

Un tuffo improvviso nell’acqua

per lasciare un’ultima colpa

a chi per primo violò

la bianchezza della sua pelle.

Un tuffo inatteso perché per sempre

ha perso le parole che la facevano

tanto bella allo specchio.

Ofelia sogna e non rabbrividisce più.

Si abbandona dolcemente

in questo nuovo letto

e l’acqua la possiede:

penetra lieve ogni cavità

tampona ogni suono,

appanna la vista, blocca la lingua,

ferma il respiro,

accarezza le cosce,

si spinge appena nel ventre.

Dorme ora Ofelia il sonno del ristoro

e l’acqua le scioglie ogni pensiero.

Dorme Ofelia nel fiume del mistero

e la corrente dolcemente la conduce altrove,

là dove non c’è un mattino da scoprire.

 

(Immagini capovolte, 2007)

*

Bacio

Inutile attesa

come se ora potessero

comparire altre presenze

e non i soliti fantasmi.

Poi il commiato previsto

orribile nella sua ovvietà

e la mia bocca raggela

per questo tuo bacio.

(Immagini Capovolte, 2007)

*

La strada di Arianna

 

 

Tradita dalla primavera

che ha nascosto le sue gemme

e confuso il cielo

con nebbie sconvenienti,

ho rotto il filo

e perso la strada.

Meglio così.

Non rischio pericolosi abbandoni

su isole deserte.

 

*

Donna violata

Dialogo bloccato

Osservare in silenzio un’immobile presenza

e temere per la sorte di una donna violata.

 

La fatica di esistere

occupa tutta me stessa,

desidero essere solo vuoto.

Scaccio ogni pensiero,

anche il più banale diventa pericoloso,

potrebbe condurmi indietro,

proprio là, all’interno della vita,

dove sicuramente

il rischio è massimo.

Neppure un gesto,

gli occhi sono chiusi e

quando sento che vogliono aprirsi,

li strizzo forte.

Ecco ora riesco a raggiungere

la non coscienza e

finalmente non sono.

Le ore passano senza inutili attese

di improbabili avvenimenti.

 

Questa donna ha bisogno di aiuto.

Non crede più a nulla.

Cosa può fare la poesia?

 

Che significa?

Non voglio più niente.

Solo raggomitolarmi per terra

senza un corpo, senza una mente

e semplicemente stare.

Se riuscissi a rimanere perfettamente ferma,

potrebbe capitarmi la magica fortuna

di tramutarmi in un oggetto.

Magari un oggetto incrinato e inutile

che nessuno guarda e nessuno mai

prenderebbe in mano.

Non capisco questa costrizione a vivere,

però mi è estraneo anche il morire.

Una scelta è impossibile

per chi come me ha perso ogni energia.

 

Forse potrebbe avere improvvisamente

un piccolo fremito o un flebile desiderio,

se qualcuno accarezzasse la sua pelle.

 

Neppure il vento può toccare la mia pelle,

potrebbe scatenare orrore e disprezzo.

Un leggero alito portato dal mare

sarebbe sicuramente fatale.

Molto meglio il buio e la pesantezza

dell’aria di una stanza chiusa per sempre.

Così il tempo non potrà sfogare

la sua crudeltà e non ci saranno

mai più amori grotteschi o abbandoni ridicoli.

 

Questa donna vuole cancellare tutto

e non lasciare neppure

un lontano ricordo, un fragile pensiero

o un misero verso infelice.

 

Il dolore deforma l’anima, si accanisce sul corpo,

traccia con rigide cicatrici la sua squallida storia.

La poesia è debole. Sicuramente inutile.

Dunque via tutti.

 

Andiamo, ma almeno lasciamole dei doni

per sfidare il buio dell’anima.

Riempiamo la sua stanza degli odori della vita:

di fieno d’estate, di mare d’inverno,

di pane sfornato, di una rosa di maggio,

di fragole rosse calde di sole,

di un temporale d’estate, di fitta pioggia autunnale,

di caffè nero e bollente, di lenzuola pulite,

di un tenero neonato, di terra arata,

di muschio bagnato, di vento alla sera,

di un bacio sfiorato, di una carezza rubata,

di sesso appagato, di sonno profondo,

di lacrime liberate e finalmente ascoltate.

Non potrà resistere a tutto questo.

Raccoglierà speranza.

La poesia forse è debole,

ma i suoi profumi sono irresistibili.

(Dialoghi Imperfetti, 2013)

*

Pelle

 

 

Dopo la perdita dell’amnios

-vero trauma della vita-

la pelle cerca sempre un’altra pelle.

Un continuo abbraccio per sopravvivere.

Un desiderio incontenibile:

stringere, premere, toccare, strofinare.

Un massaggio vitale.

 

Il mondo ha un desiderio infinito di sentire

altra carne.

 

Il corpo cresce.

Cambia colore e odore.

Si modella nel corpo del piacere.

Le carezze inseguono gli umori

per spegnere la fame di esistenza.

 

Il corpo invecchia

le carezze diventano lente

e sempre più lontane.

Quasi non si toccano.

 

Quando la pelle poi rimane sola

anche l’anima si accartoccia.

(Un corpo dopo l'altro, 2010)

 

*

La solitudine del corpo n.2

La solitudine del corpo 2

 

A volte la solitudine è una benedizione

che si avvolge leggera attorno al cuore.

Allora la vita dolcemente si culla con l’anima

e il corpo finalmente l’accarezza.

La brezza del vento alla sera

ha portato via ogni orrore,

e la luce tiepida della luna

fa entrare solo i sogni più belli.

Un attimo senza desideri,

che nel vuoto non soffre più.

Viviamo di odori leggeri.

Molecole di speranza,

galleggiano sottili nell’aria.

Odori di corpi sdraiati sull’erba.

Odori di corpi chini sulla pagina di un libro.

Odori di corpi inconsapevoli nel sonno.

Odore di speranza, profumo del senza tempo.

Odore di due nel silenzio della stanza.

 

Tu, essenza miracolosa, liberaci dal male.

 (Un corpo dopo l'altro, 2010)

*

La solitudine del corpo n. 1

A volte la solitudine è un orrore

che scava un buco profondo nella pancia.

Ci siamo persi mentre cercavamo la vita.

Senza più memoria, dimenticati dal tempo,

imprigionati,

come mosche nell’ambra.

Viviamo tra odori intensi.

Odori di corpi, prostrati di fatica.

Odori di corpi, penetrati dalla paura.

Odori di corpi, acidi di angoscia.

Essere due, questo è il vero desiderio,

che mescola gli odori

e stempera i terrori.

Forse saremo salvati da un terzo odore,

un magico composto,

da respirare ancora caldo di carne.

Mescolato ai baci, galleggia nella stanza

e si spalma sulla pelle.

 

Tu, essenza miracolosa, liberaci dal male.

(Uncorpo dopo l'altro, 2010)

*

Dialogo n.7

improbabile il dialogo d’amore

 

Lui le tocca il sesso.

Lei sogna che le accarezzi il cuore.

 

Lui è il suo cazzo.

Lei la sua anima.

Due rette parallele.

 

ma poi si incroceranno in un punto all’infinito?

*

Carne

Vorrei vivere solo di corpo.

Carne da ammirare.

Carne da toccare.

Carne da assaporare…

 

e vorrei baciarti per la vita,

anche quando la tua bocca

non pronuncerà più il mio nome.

 

(Un corpo dopo l'altro, 2010)

*

Dialogo della donna

Oggi giornata ricca di appuntamenti e imprevisti.

I pensieri trasformati in incontri e in giochi
da tempo desiderati, ma sempre rimandati.
Bisogna soffermarsi, e ancora un po’ indugiare, 
su quelle parole 
che cercano fortuna e allegria,
perché vogliono godere subito 
dell’armonia dei significati
e di buone compagnie.
Parole in vena di scherzi e strani abbinamenti.
Come ad esempio “donna”, parola difficile
da interpretare e ben significare nel vocabolario
che stabilisce i ruoli.
Non certo originale, ma certamente
con un destino di necessità.


Femmina, Signora, Dama, Signorina,
Puttana, Sposa, Schiava, Regina, 
Vecchia, Ragazza, Figlia, Eroina
Madre, Principessa, Diva, Figa,
Segretaria, Serva, Sorella, Maga,
Dea, Troia, Badante, Strega,
Sirena, Compagna, Megera, Angelo mio...


Ma allora quale parola è giusto usare?

Una o l’altra, è uguale.
Il significato è il medesimo.
Sono tutte sinonimi.
Si può scegliere al momento
la terza, la decima o la ventesima,
nessun problema, sono intercambiabili.

La donna è proprio un caleidoscopio,
con mille colori e sfumature.
Cambia continuamente disegno.
Lei, la più grande
artista-trasformista della vita.
Uno spettacolo unico.

(Dialoghi Imperfetti, 2013)

*

Tacchi alti a Venezia

Sono una neofita del tacco,

con grinta e coraggio

affronto il cemento 

e mi arrampico sui ponti.

 

A volte barcollo un po’, ma 

subito riprendo il controllo.

Dentro me, un canto di orgoglio femminile.

 

Vado in giro tra le calli con le mie

lunghe gambe

passi brevi, ma determinati.

Cammino dritta,

indifferente agli sguardi.

Concentrata sui miei piedi,

penso solo alla meta.

 

Improvvisamente non ho più dubbi,

non ho paure.

Ora sono sicura, ho capito tutto:

inchioderò la vita con un tacco a spillo.

*

Dentro al corpo

 

 

Frugo il tuo corpo, ansiosa

scruto la tua pelle. 

Impaziente e curiosa la esploro

senza perderne un centimetro .

Penetro ogni fessura, anche la più piccola,

percorro ossessiva ogni ruga, anche la più sottile.

Ti cerco disperata, 

vorrei raggiungerti ovunque.

Esamino ostinata il tuo volto, 

di sicuro nasconde qualcosa.

Osservo pupille scure e inquiete

dove da sempre mi specchio nuda di me.

 

Dimmi, dove hai nascosto l’anima? 

tra le labbra rosee e mute?

attorno ai piccoli capezzoli?

è forse stata inghiottita dall’ombelico?

o è nascosta sotto i riccioli del pube?

o dentro i segreti del tuo culo?

oppure si avvolge maliziosa attorno al tuo sesso?

 

Ancora cerco con rabbia.

Vorrei morderti fino a sentire 

il sapore acre del sangue 

e come un verme penetrarti dentro.

Esplorare le caverne del tuo essere,

scavare allo sfinimento dentro la tua carne

per arrivare all’indicibile verità.

 

Di sicuro esiste

là, dentro al tuo corpo.

Almeno vorrei obbligarti ad una confessione:

ammetti, mi hai rubato l’anima.

(Un corpo dopo l'altro, 2010)

 

 

 

*

Canto di donne

 

Acquisizione

 

Prima di tutto arriva il tuo corpo

ad occupare quasi interamente

lo spazio del tuo essere.

Con lui ti giochi quasi tutta la vita.

 

Allo specchio quel corpo

non sempre lo riconosci

ti rimanda sguardi strani come a cercarti.

Ma non c’è altra possibilità:

è tuo complice.

Lo accarezzi con creme speciali

lo dipingi di colori

lo adorni con vesti cangianti

lo mascheri con sapienza

perché sia fantasticato

sognato

ancor più desiderato.

 

Poi percorrerai le strade di sempre,

millantatrice.

 

Esibizione

 

Muoviti con onde esperte, lente,

e rilancia sempre la posta

nel gioco del desiderio.

Le regole non occorre spiegarle,

sono incise sulla tua pelle

un tatuaggio genetico

da tramandare

alle nuove nate.

 

Vincerai la sopravvivenza

 

Donazione

 

Ti offri a lui.

Il suo sguardo sarà il vestito

in cui avvolgerti nel tuo giro del mondo.

 

Fortuna finchè avrai sguardi

Sfortuna se non ne avrai.

 

Interrogazione

 

Ma che fare di tutti quei dubbi

che ora soffiano all'orecchio?

 

Finale con risoluzione

 

Ascolta e dimentica il pensiero,

cerca invece parole stregate

da sussurrarti piano,

quasi una cantilena,

una filastrocca incantata,

per avvolgerti di magia

(e di consolazione).

 

E poi,

accarezzati nella sera.

 

Ora le tue rughe allo specchio

non si nascondono più

neppure nell’ombra.

(Immagini Capovolte, 2007)

 

 

*

Chirurgia

Chirurgia

 

Eseguo piccole resezioni

con grande abilità,

frutto di lunga esperienza.

Recido escrescenze di pensieri

poi ricucio con il filo della riconciliazione

un nuovo ordine ben studiato

ricostituito

deciso a tavolino

con moderna tecnologia

con anestesia calibrata

con analgesia postoperatoria già stabilita.

 

Devo continuare a vivere

anche in questo silenzio

che grida da dentro

e batte pugni sul cuore.

Devo pur continuare

anche con un microtomo in mano.

(Così su due piedi, 2004)

*

La memoria del corpo

 

In ogni piccola piega della pelle è scritta
la memoria di questi anni.
Ormai conosco ogni imperfezione,
ogni bellezza.
Pelle senza pudore, libera di esporsi
a qualunque sguardo
anche di puro dolore
o feroce nostalgia.
Pelle che ha vissuto,
ruvida di esperienza.
Elastica di saggezza.
Traccia indelebile
della grafia del passato.
Vestito usato, modellato dal tempo,
macchiato di vita, sgualcito da ricordi.
Morbido velluto, consumato da parole
già logore d’amore,
ricamato con tracce segrete,
arabeschi di cicatrici da seguire
lentamente con un dito
lungo un percorso ancora curioso di futuro.

Leggo in silenzio la memoria degli anni
con fiducia ritrovata,
accettazione mai persa.
Emozione di un tempo
rifiutato dalla saggezza dell’oggi.



La pelle, quando il vento l’accarezza nuda,
freme libera e finalmente
ascolta l’esistenza che l’avvolge
sfacciata, insolente
in un brusio frenetico di molecole inquiete.

(Un corpo dopo l'altro, 2010)

*

Dialoghi con i poeti n. 4

gli anni passati

amati, dimenticati, detestati,

rimpianti o conclusi in un “mai più”

incrociano pensieri vacui

con la nostalgia di ricordi impalliditi

e a volte traditi

da immagini sbiadite e deformi.

Fraintendimenti della mente:

era sicuramente così

e la foto lo conferma,

invece ciò che accadde forse era altro.

Ecco allora la poesia,

esperta in giocoleria, farsi strada

a gomitate e spintoni

tra la folla dei pensieri.

Eccola arrivare in prima fila e

lanciare a tutti l’illusione

di uno spettacolo interminabile.

Ma questa burla per i poeti quanto durerà?

 

poi arriva improvvisa quella brezza

che sfiora la fronte, si impiglia tra i capelli,

fa chiudere gli occhi e ferma il pensiero.

In quell’attimo la vita si svela

e la poesia non tradisce più,

perché la poesia è un brivido dell’anima,

un sussulto improvviso,

un’onda perfetta che trabocca

e inzuppa la carne,

attraversa improvvisa la pelle

e si infrange in cielo.

Così milioni di piccole gocce di versi

si spargono sul mondo.

(Dialoghi Imperfetti, 2013)

*

Dialoghi con i poeti n. 3

e ancora chiama sempre amore,

ancora si tormenta e si affanna

tra parole che si incontrano e si scontrano

per schivare blocchi di banalità.

Il poeta di oggi si guarda perplesso

nello specchio di ieri,

scruta la sua immagine per trovare

finalmente una diversità.

Si attorciglia attorno ai versi,

li mastica a lungo,

poi li sputa come un bolo indigesto

attento a scorgere in quel grumo

una piccola bollicina di ingegno.

(Dialoghi Imperfetti, 2013)

*

Dialoghi con i poeti n. 2

la vita è un’emozione da spegnere,

direbbe un saggio,

ma il poeta non ci crede,

troppo sciocco e irresponsabile,

vuole scavare l’anima,

per poi lasciarla sfinita

in uno spazio senza tempo,

un non luogo, dove

abitano solo sensazioni

che scivolano sul corpo,

incartano la mente,

annullano la realtà.

Allora l’anima, complice e vanitosa,

sussurra al poeta parole stregate.

Lui, incantato dalla loro bellezza,

chiama senza fine amore.

Solo così può riconoscere la vita.

(Dialoghi imperfetti, 2013)

*

Dialoghi con i poeti n.1

Come è difficile la parola!

le parole a volte  trasfigurano l’anima

la travestono da pagliaccio

la truccano con colori vistosi

la fanno inciampare mentre si trascina

in lunghi abiti sfilacciati

 

e lei non si riconosce più

mentre attraversa spaesata

la piazza dei poeti.

(Dialoghi Imperfetti, 2013)

*

Cantico della tenerezza

Fra le tue braccia

cercavo una carezza

hai allungato una mano

e mi hai spalmato 

di incertezza.

(Immagini Capovolte, 2007)

*

Dialogo del principe azzurro

Fiduciosa si abbandonava all’amore

in cerca di protezione e complicità

 

Ho un corpo ma non è più mio

l’ho donato a lui in un giorno d’estate,

mentre tra l’erba mi accarezzava a lungo

con la sua mano grande, morbida, sicura.

Mi sorrideva dolcemente e

il mio cuore ha perso un battito,

è stato allora che lui lo ha ingoiato

con un solo avido boccone.

Ho un corpo, ma non è mio,

è solo suo.

Lo usa come vuole, senza chiedere.

Le sue mani frugano ovunque

penetrano e tormentano la mia carne,

lasciando dolorosi segni al loro passaggio.

Io resto lì, immobile ad occhi aperti e seguo

improbabili disegni sulla parete. Aspetto solo

il dopo, quando potrò chiudere gli occhi

e finalmente riposare dentro me stessa.

Avevo un corpo, ma l’ho perso tra l’erba.

Volevo ritrovarlo, lo rivoglio, dicevo,

ma lui no, lo voleva solo per sé.

In un qualunque giorno d’estate,

nel silenzio della sera,

lui piangeva forte.

Accarezzava il mio corpo,

abbandonato sul prato,

con la sua mano grande, morbida, sicura.

Con le sue lunghe e interminabili carezze

spalmava sulla mia pelle

il rosso del mio sangue mescolato

al grigio delle sue lacrime.

Ripeteva sussurrando,

come un mantra atroce:

non mi devi lasciare, mai più, mai più...

e fu proprio così.

(Dialoghi Imperfetti, 2013)

*

Madre-Figlia

 

 

Ho spiato ogni tuo gesto, bevuto ogni tua parola

per poter scoprire come diventare donna.

Lo so, non sempre ti andavo bene,

perché mi piaceva confonderti, provocarti,

lasciarti per poi tornare.

Mi hai insegnato ad aver coraggio

a combattere, sempre,

a sostenere pensieri, idee,

ricordati, dicevi, sei tu,

alla fine l’opinione degli altri poco conta.

Ho imparato la fragilità dell’ambivalenza,

quando improvvisa ti mancava la risposta,

la forza della determinazione e

l’audacia delle scelte, quando sicura

percorrevi la tua strada.

Ma troppa era

la tua diffidenza per gli uomini:

i figli maschi si amano per sempre,

ma i mariti e gli amanti tradiscono.

(è tuo, vero, quel furore

che a volte mi invade

quando un uomo mi sfida?)

 

Non capivo come volessi

che io fossi:

un’amazzone impavida,

sempre pronta a combattere?

una donna modesta e obbediente?

una lavoratrice capace e indipendente?

una figlia affettuosa? una madre efficiente?

una femminista irriducibile?

Nel tempo mi hai offerto tutte le facce.

Io osservavo e imparavo

a essere educata, gentile, combattiva, caparbia,

rivoluzionaria, generosa, egoista, conservatrice.

Che fatica trovare un’identità

e quanti pianti, lotte, contrasti per svincolarmi e poter

finalmente fuggire verso me stessa.

Era una battaglia aperta, riguardava solo noi due.

Gli uomini? Ancora una volta erano fuori,

ritenuti incapaci di entrare nel nostro mondo,

anche solo con una piccola parola.

 

Rincorrevo la tua bellezza.

Ho fumato le tue sigarette, ho indossato i tuoi vestiti,

le tue scarpe, ho messo il tuo rossetto,

persino il tuo profumo,

ho firmato tutte le carte che mi porgevi.

Ma volevo capire com’ero.

Ho indossato abiti stravaganti,

ho cancellato tutti i divieti,

mi sono accompagnata a persone assurde

ho sostenuto idee estreme

sono scappata ovunque,

dimenticando con rabbia consigli e intenzioni.

 

Ho alimentato la tua ansia di perdermi.

Io invece ero sempre al sicuro,

coperta dal tuo amore.

Mi sono crogiolata nella colpa

di essere diversa, non adatta, malfatta,

irraggiungibile nel mio cocciuto tacere.

 

Intanto tu cercavi in me ciò che era in te

ormai sbiadito, quasi illeggibile.

E osservavi in silenzio

se quella mia alzata di spalle

e lo scrollare con forza la testa

per un assoluto diniego

non fosse altro che un tuo riscatto.

 

Ti credevo una trappola,

ma eri una risorsa.

Osservo oggi ogni mio gesto,

ascolto ogni mia parola.

Sono consapevole del mio essere donna.

Sono consapevole delle mie diverse facce.

Mi guardo invecchiare e lo specchio

mi rimanda anche il tuo volto.

Ho scoperto la gratitudine, ma

non perché ora non ci sei più e

dei morti, si sa, si ricorda il meglio,

ma proprio perché alla fine ho capito

di essere cresciuta in un grande spazio.

 

Così ora non esito più nella vita

raccolgo errori e meriti,

amo come posso,

accetto rughe e stanchezza,

rincorro la preziosità di poter essere felice e

ti penso con complicità.

 

Noi due,

madre e figlia

per destino della vita,

in fondo ci siamo state utili.

Possiamo ora affidare

alle altre il nostro racconto,

un possibile ticket per l’esistenza

*

Dialogo della sorellanza

 

Una consapevole sapienza femminile

si allarga nel mondo ancora indifferente

al coro che attraversa l’aria.

 

Il nostro corpo è uno scrigno

colmo di tesori da donare o depredare.

Il nostro odore profuma l’aria: un’attrazione

irresistibile, una traccia sicura da inseguire.

I nostri umori scorrono gratuiti: sono cibo, piacere, vita.

La nostra anima è una pellicola leggera e tenace

che avvolge e protegge la Terra.

La Natura nutre il nostro esistere.

Siamo rifugio, protezione, forza.

Siamo cavità che genera e consola.

Siamo amazzoni combattenti per la vita.

Non c’è nulla che non possiamo riparare,

fosse anche l’ultima guerra degli uomini.

 

L’arte delle donne è la cura.

Il loro orgoglio è saperla offrire.

Il loro onore è saperla accettare.

 

Conosciamo il nostro mestiere:

ricuciamo e ricamiamo la vita

celebriamo la malattia e la morte,

laviamo e vestiamo i loro corpi

piangiamo con disperata rassegnazione

ogni abbandono, ogni rinuncia.

 

Le lacrime delle donne scorrono ovunque,

silenziose trascinano via rabbia e prepotenza.

Donne forti, risolute, scaltre che

si guardano alle spalle, sempre

attente a violenza e tradimenti.

Magicamente strette nel cerchio della sorellanza,

solo così saranno salve.

Dialoghi Imperfetti, 2013

*

DIALOGO n. 1

Dialogo n.1

 

inseguiti dall’amore

sconvolti dalla chimica, percorriamo

strade ripide, indifferenti a buche e precipizi,

ubriachi di rischio avanziamo sicuri

in cerca di luoghi segreti e inesplorati

l’amore intanto si attorciglia

in un groviglio di complesse relazioni,

ma è solo un inganno di reazioni, si,

semplici reazioni della chimica

un enigma di biologia molecolare

combinato con un falso credito di vita

 

lo sai

nel carcere dell’amore

entrano tutti

per un desiderio avido,

per fame morbosa

per proteggere, consolare,

odiare, tradire, abbandonare,

infine rimangono rinchiusi nella cella n.1

del reparto Esistenza

per lei che non si rassegna,

assolve, nasconde,

insiste, piange,

subisce, punisce

per lui che possiede,

penetra, lacera,

riempie, saccheggia

pretende, contende

lo sai

la vita si inginocchia all’amore

con un’infinita preghiera

e con il capo chino

lo onora,

lui, l’incontro prezioso,

il signore dell’ anima

e del senso di ogni pensiero

 

verità o fatale insicurezza

da spargere come seme

nella mente

nessuna resa,

ma solo attesa

di parole,

da sussurrare piano

per conquistare certezze

o poche briciole di carezze

da consumare

alla sera,

quando i contorni delle ombre

avvolgono i corpi,

o nella notte,

quando le ore

gonfiano l’anima di nostalgia

e il mondo si appesantisce

per la fatica di trovare risposte

Dialoghi Imperfetti, 2013