I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Sensazione
Una voce di donna graffiante e rabbiosa e null'altro in quella sera scabra e fredda, non c'era nessuno là nella piazza solo un cane scodinzolante per un tozzo di pane. Mi son guardato intorno era solo una sensazione... e quegli occhi scuri in attesa di quel tozzo di pane.
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Ritorno al passato
Son venuto solo oggi come un passante per caso, c'erano solo fiori appassiti sulla tua tomba e tutt'intorno erba alta, la tua voce solo un sussurro ricordo ormai lontano. La notte fa freddo sotto quella lapide bianca ed il silenzio ti tiene compagnia oh madre.
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Dimmi dell’amore...
Dimmi dell'amore tu che sai, dimmi - è vero quel che dicono?- Ho sentito un rintocco ed il cuore che batteva forte la prima volta e di notte ho sognato campanelli dorati suonare. Era l'infinito a venirmi incontro a grandi passi e silenziosi e pacati erano i miei moti attimo dopo attimo vissuti ed or che la canizie incede sorrido ai ricordi andati.
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Fragile foglia
*** *** *** Come albero che un impietoso inverno spoglia, come piccola e fragile foglia, che impetuoso vento stacca e porta via, così tu donna per oscura e malvagia mano indifesa giaci. Sono uomini quelli che senza rimorsi hanno flagellato il tuo inerme corpo? Sono uomini quelli che biechi e laidi hanno inferto lividi alla tua carne arresa? P.S. " contro la violenza e femminicidio sulle donne"
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Non c’è nessuno
Non c’è nessuno e la piana dorme, una mano senza nome accarezza l'aria, canta l'acqua della sorgente, ma non c’è nessuno ad ascoltare né a parlare. Ed i miei passi si ripetono nel ritorno a vecchie memorie. Sono loro, sono i passi di questa notte, quelli che spingono a correre ad andare avanti.
In fondo allo zaino, i miei pensieri.
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Immensa distesa
Cristalline son l'acque tue e come specchio a perdersi vanno in quel sottile fil d'orizzonte ch'il pensier mio agogna e dove tra lor pugnano evanescenti giganti serenità infonde.
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Landa sconfinata
Ho ascoltato le parole della sera quando il mio canto era quasi un sussurro. Ho visto gli alberi all'inbrunire e gli uccelli muti per timore. Il suono lontano di una kora e l'aspro passo dell'odio dell'uomo mi portavan l'eco di remote memorie. Quanti volti a me cari... Nota: Da “Voci e volti del passato” La kora è uno strumento musicale mandinka.
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Le trait-d’union
Un tono si leva flebile, come volo di farfalla e poi in crescendo alto. Non cerco tra le cose andate non cerco tra le cose che verranno cerco solo il mio canto. L'ho sempre cercato nelle sere e nelle notti quando la solitudine batteva con le sue nocche ossute alla porta. Mancava sempre qualcosa allora e spesso non sapevi neanche cosa. Mancava le trait-d'union con la realtà.
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Terra d’amore
Squarciate le viscere urla nel campo la terra un cane abbaia nel suo dolore. Sogni d'amore ci sono stati per quella terra ora tutto tace anche se della nostalgia si leva il canto. Il pianto dell'autunno non ha più lacrime troppi occhi si sono inginocchiati. Forse ... dagli abissi dell'anima giungerà quel dire che tanto hai cercato quell'abbraccio alla tua zolla che t'è mancato.
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Lustru e scuru
Cala l'ummira supra a sta trazzera chi ddi pruvulazzu janca eni e u suli orammai stancu sta calannu. N'aceddu scavannu canta 'ntò menzu a fogghi sicchi cu tanta raggia e senza tempu comu l'omini ca vannu e venunu e puru chi sunnu suli o 'ncumpagnia sunnu sempri omini ca vannu e venunu. Orammai 'ntà stu lustru e scuru l'urtimu raggiu di suli ristau
e puru niatri ora turnamu a casa comu dd'aceddu ca si 'ntana 'ntà lu nidu. Traduzione: Penombra Calan le ombre su questo sentiero di polvere bianco e sta calando anche il sole ormai stanco. Tra le foglie secche un uccello razzolando canta con tanta rabbia e senza tempo come uomini che vanno e vengono e che sia da soli che in compagnia son sempre uomini che vanno e vengono. Ormai nella penombra l'ultimo raggio di sole è rimasto e pure noi ora ritorniamo a casa come quell'uccello che si rintana nel suo nido
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Pensieri, riflessioni e dubbi
E siamo uomini ancora assetati e come abissi tessiamo canti ad un mare inclemente che inghiotte sogni. Son grida di guerra ancora lontane son mille e mille le voci che gridan forte vogliamo la pace e pace sia. Ed io guardo l'acqua che lenta scorre e che, di venti e tormente incurante, di salto in salto al mare va, ed anch'io pensoso pellegrino vado.
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Erano bambini
Ed erano bambini quelli della vecchia Torrenova quella che nel silenzio della sera s'addormentava intorno alla conca con nuvole ferme, sopra quell'orizzonte su un mare di fuoco e con il giorno che pian piano svaniva. Erano bambini ognuno con il suo nome scritto su un pezzo di carta davanti la scuola e con in tasca un lapis spesso spuntato e negli occhi il tempo verde dei prati. Li ho visti nascere e poi crescere credendo che la notte avrebbe portato doni , poveri ma doni, nella sacca di babbo natale. Li ho visti andare in Chiesa e credere in quel Dio che li aveva dimenticati. Il vento ora scompiglia i loro capelli, anch'essi poveri, ed i cani abbaiano ancora al rumore delle ruote del carretto.
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Tu non sai
Grida là sul campo arato un corvo e s'alzano impauriti in volo i merli. Tu non sai... io conosco solo la notte atra che non offre rifugio e del giorno solo le ore grigie. Tu non sai ma la mia casa, è laggiù: là dove scorre la roggia bianca e la vigna ora riposa al riparo della gelida bora. Tu non sai come la garzetta timida atterra sull'acqua dove ora tutto è bianco ed anche i rami han perso le foglie dove il pioppo si staglia tra i filari addormentati.
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L’eco d’una risacca
E mi giunge l'eco d'una risacca di quelle onde anomale d'un autunno che a grandi passi volge. Ed il sentiero mi parla e mi dice di lacrime dolci, mentre nel silenzio s'ode il gocciolar di pioggia fine sui colli ameni. Il mio pensiero ora d'un fitto manto di nebbia avvolto a dar colore ad una vita torna.
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Sei così
Sei così lontana... evanescente. Eppur presente in un sogno appena interrotto in un tempo che non è mai stato
in un luogo che non è mai esistito. Sei.
Sei così come ti ho sognata in una notte sul finire diafana al primo chiarore d'un'alba sul nascer.
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Rosso sulla piana
Davanti alla tua porta ho perso quel tempo che ti chiesi e non ho più. Aspetta - mi hai detto - il tempo è nato cieco ed il tarlo che rode il legno è alla fine. Aspetta, ora, questo mio saluto, antico attimo di un sorriso aperto. Tra i rami che il vento scuote e spoglia ho trovato qualcosa di dimenticato.
Lasciami guardare, anche se non vuoi, ti prego, ancora una volta il tramonto sulla piana a chè possa rimanere impresso quel rosso che mai ho dimenticato.
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Il senso del vuoto
E foglie nel vespero cadenti, echi lontani che della notte recano il peso, attimi inutili senza parole, fuochi fatui d'un amore al palo.
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Color seppia
Color seppia era l'angolo picchiettato di verde e di ortensie angolo di sogni e di chimere dove note intonano i fiori carezzati dal vento e dov'anche i ciottoli sorridono. In bianco e nero dettagli minuti di vite lontane e qui riunite in salvo come in un cassetto.
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Rimango
Guardo quella linea sottile a divider un cielo che lentamente scolora. Ancorate le mani ad un pensiero. Luce sul sentiero dell'eco che di te rimanda raggi di sole.
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Anima in attesa
L'anima in attesa dell'ascolto di parole d'un tempo, mani che cercano un caffè dimenticato ed il rammarico d'un immaginar mancato. E roridi ricordi ormai sbiaditi accanto a me seduti tra le crepe d'una vecchia panchina sparsi. Pure le tamerici come allora insieme all'ombra piangono come su un album di vecchie foto.
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Ottobre
Ed è ricordo amaro del silenzio in quest'eremo, dove il tuono mai rimbomba, il narrarmi colore in questo intenso ottobre.
Rimango luce di primo albore e degli ultimi fiori respiro.
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Sogni e fiori di pesco
Ed è sotto quegli abeti che io attenderò per il mio pugno di terra ad una tomba di perle...
e saranno i sogni a parlare per noi.
Indosserò un abito verde per l'occasione sì di colore verde quel colore carpito ad un arcobaleno di speranze. E dopo... quando vedremo i fiori di pesco in boccio saranno ancora solo i sogni a parlare di noi.
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Un pensiero e l’oltre
Per tutta la durata del giorno risuonano frenetici i miei passi a labbra strette saltano sotto l'arco sensibile gradevoli come pensiero che sfiora la trama d'un sorriso di sera ed al mattino per quell'altra vita una promessa.
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Son tanti gli anni...
Son tanti gli anni ma ancor d'essi io vivo ed in eterna dedica io canto. Ascolto una brezza che sa d'antico ed alla fine del viale, rimango in attesa.
Son tanti gli anni in cui sprofondano i miei pensieri andando lontano ad una riva.
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Ho dedicato un fiore
Ho dedicato un fiore a chi mi ha dato e nel pallore del giorno ho visto un airone volare bianco come l'alba che sorge ed i piedi palmati rosa. Ho dedicato un fiore a chi m'ha sorriso e con gli occhi l'ho carezzato perchè con capelli rosso fuoco m'ha scaldato il cuore. Ho dedicato un fiore a chi ha voluto il cielo per un suo volo onirico in cui qualcuno canta in solitario. (ma eran proprio rosso fuoco?)
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Im-provvisamente
Ed è sorbendo un caffè che ho capito il ricordo d'un battito di ciglia e d'un esploder di luce in un disegno a matita nel turgore spontaneo delle sfumature. Non eran solo fiori al mercato...
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Attesa
Ho atteso a lungo l’arrivo dell’alba in quel deserto di sale e sole dove sono nate le mie certezze... anni forgiati nell'assenza migrare senza mai barlume. Pulsa, ora, il sangue mentre dei segni attendo l'ultimo richiamo d'un'altra vita istmo.
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Quel filo del caso
Solo un filo mi ha dato questa notte di pioggia ed il mio volo s'è interrotto su un campo di grano arato da poco.
Un'ape si è posata su fiori che del rimorso han tutta l'aria, ma sulle foglie lacrima un nulla tanto atteso.
Volano ora ottusi angoli infranti da pieghe improvvise e i giochi son fatti come lusinghe imburrate per caso.
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La ferocia dell’assassino
La ferocia dell'assassino non si placa nella sera nè si addomestica con le parole. Spero in altro, in quello scorrere impetuoso di quel fiume che d'umanità si veste, e che in autunno le foglie colora ...il tempo... quel tempo che passa dicendo cadrà la pioggia e laverà tutto. L'occhio cade sulla pianura ed il fumo che da essa s'alza dice la ferocia dell'assassino non si placa ancora ed io cammino sull'orma delle lacrime.
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Cammino
Cammino e penso all'ultimo caffè bevuto guardando fuori dalla finestra. Cammino e penso alle fosse riempite in tutta fretta e dove altri non dovevano porre l'occhio. Cammino e ripenso a quei volti smunti e muti con braccia e mani scomposte. Cammino e guardo ancora alla mia destra in cerca d'un volto amico ormai divenuto foto sbiadita. Cammino ed ancora una volta il volto d'Ashanti dall'alto mi sorride nostalgico... era molto alto Ashanti. Da “Voci e volti del passato”
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Ho messo un segno
Ho messo un segno ad una sola perlina della tua collana a sfiorar l'aroma della tua pelle. Non un buco nè margini tristezza in occhi di momenti andati e sulla soglia dell'attimo una parola in regalo ed un bacio da un angolo dell'anima. Ho sognato inutilmente le tue carezze ma so per certo di un'altra vita e riscrivo di te gazzella ed io capriolo.
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Sera
E nelle ore di ponente che scorra nelle vene il sangue attendo e non sento i passi che da laggiù alla lontananza ignari vanno. L'ora delle ipocrisie è scoccata al di là di esse la verità, con le sue tempeste e le sue calme di vento nel cigolio d'un cuore che nella notte arranca. Nulla di ciò che abbiamo è nostro neanche il respiro che dà vita.
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Il seme smarrito
Dov'è caduto il seme? Dove il sole ha riscaldato un letto? Forse... parlano gli uomini (o almeno presunti tali). Altri esseri? Leggende da mille e una notte!
Forse... era uno gnometto con la sua gobba!
Ruggiva come un leone ma era solo uno gnometto. Sul mio sentiero ora crescono di nuovo i fiori li raccoglierò, un giorno, per il mio amore.
Da "Fatti e misfatti"
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Umani
Sono entrato in chiesa stamane, tanti corpi ma nessun'anima, anche i muri della navata sembrava fossero altrove.
Ho messo tre soldini nella cassetta delle offerte pensando al dopo... quanti secoli!
Quanti secoli cullati in un grembo che anche alla luce di una fiamma trema. Come tremano il nulla, l'aria quando nel silenzio Eolo canta ed Aìtna brontola.
E sono i ricordi lontani della mia infanzia a dirmi di passi, di quei passi malfermi lungo la navata e di quei visi segnati visi stravolti, umani.
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Mondo aperto
Un giro di forme, distanza di decimi lievitati con al centro grani e poi ancora grani sollevati, antichi suoni, passaggio obbligato sulle spalle del tempo nel suo nascere e morire. L'alfa è sempre stato mistero...
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Inutili parole
Il dolore non c’è è rimasto all’ultima fermata di quel bus che t’ha portata via. Come in un film hai raccolto la paura sotto i lampioni spenti ed all’orlo di una parete annerita hai scavato un buco per seppellirla. Ed ora spalmi parole di miele dicendo addio in questa prateria di sole dove anche le ombre lacrimano. Palermo, 20 febbraio 1963
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Caro mare
Caro mare, per i tuoi figli ormai morto senza crepe e senza onde, ho aspettato invano l'arrivo delle navi mentre il mio grano marcisce ed innocenti di colpa muoiono di fame. Ho chiamato a lungo ed il silenzio con le sue spirali è stato solo eco di parole.
Tutto è in fiamme sol cenere rimane di ciò ch'era vita e rigoglio.
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Disincanto
Vorrei leggere nell'anima del tempo la carenatura d'un gozzo vederne le accese venature straripanti in un tappeto vermiglio. Vorrei sfiorare le cicatrici dei ricordi nelle sue modanature più profonde, leggerne significati e intenti nell'intrigo di parole mai dette. Vorrei, infine guardare quell'orizzonte maculato e segnarne il susseguirsi dei punti da te e da me desiderati ...resi idolo d'amore.
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Dopo la tempesta...
Ho ascoltato a lungo il canto delle acque, ed ho sentito le note cadere una dopo l'altra goccia dopo goccia... è venuto fuori un germoglio, nuova essenza... nuova vita... non paura... ed ho sentito l’escluso con le sue speranze umana effigie del dubbio divenire, unica verità, esistenza glabra tra le bufere quando forti venti soffiano sul nostro mare.
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Volto in ombra
È nella piana che regna il silenzio ormai, e continuano a cader le foglie in quest'autunno triste di parole e gesti.
Siamo soliti spinger ciò che non va tra un sospiro e l'altro. Sento il silenzio che gelido ci sfiora e ghermisce spazzando gioie e distribuendo dolori. Un satiro danza felice, ebbro canta il suo errare leggendo illeggibili segni da una mano inclemente tracciati.
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Nel nome di ...
Ed è nel nome di un volto che invoco il buio. Io so di quante copiose verità siano composte ansie celate e del come danzino i respiri raccogliendo occhi che non hanno visto o non han voluto. Ormai son vicine le fonti che alle ombre daran luce. Tutto ha un significato come il volo degli uccelli in stormo.
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Colore...
Mi son sempre chiesto del colore della parola luce che filtra nel silenzio insondabile... trascorro la mia notte tirando a me reti ed ignorando finzioni d'alto bordo. Fui grande in altra vita di anni e di racconti, fragile di potenza e di maestoso volo, volli esser aquila l'umana essenza dimenticando ed oggi... nel caveau delle mie parole torno e non conosco ancora il color della parola.
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Ramo di corallo
Ramo di corallo era il mio pensiero e tale rimase nel tempo della rinascita. Volli il dilagare delle acque e fu diluvio di parole e canto triste d'un usignolo quando venne la sera.
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Ricordo una casetta
A volte ritorno su quella viuzza stretta, dove a stento si passava con la vecchia moto, ricordo ancora una finestra verde ed una porta e le sedie davanti al bar e torno a guardare... ora non c'è più quella casetta di pietra e mattoni... ed i miei ricordi si perdono tra le mura di quel palazzo, cominciato e mai finito... così come son svaniti nel nulla ricordi d'un luogo che il tempo s'è portato via.
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Avrei voluto
Avrei voluto sorridere guardando la luna avrei voluto scrivere tra le braccia dell'onda avrei voluto crescere come vulcanica cima. Ma ho solo lasciato correre ciò che spontaneo stride cercando spine d'agave e cocci di vetro colorati d'acrilico.
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La notte del pensiero
Si fatica a genuflettere stanche ossa calcinate dal corso di eventi che corrosive asperità regalano ad ogni passo, insicuro ed incerto, nella sera che sempre prima comincia a calare il suo sipario su questa tribuna per oratori muti e spettatori sordi. … è notte per il pensiero.
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Dove...
C'era una casetta laggiù, in un punto a mezza costa non so dove, fatta di tufo e pietre e calce, le scorreva accanto un rigagnolo l'acqua morta (la chiamavano) sorgeva spontanea non so da dove e sempre spontanea s'inabissava non so dove... Ricordi... vecchi ricordi che a sprazzi e barlumi mi portano lontano non so dove... A volte ci penso e m'arrovello Dove son finiti i miei ricordi? E ripenso a volti e figure, che andavano e venivano difficile a dirsi dove o da dove.
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Viandante senza meta
Ho sorriso a lungo pensando all'anno in cui, vicino al sentiero del serro di zia Nora, il vecchio pesco fuori tempo era fiorito. Là sorge ancora l'acqua del canneto che scorre rotolando tra i sassi per andare al suo rigagnolo nascosto. Ed era cresciuto anche il muschio sulle vecchie pietre con le incisioni, che qualcuno aveva lasciate là per te che saresti passato dopo viandante senza meta. E tu... immancabilmente sei giunto solo, senza bisacce e senza meta.
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Allo specchio
Sono rimasto in piedi solo di fronte a me stesso ma solo e sempre solo. Ho guardato il mio corpo allo specchio controfigura di un ritorno mancato ed ho lasciato le mie vesti nella vecchia casa dove solo un cane era rimasto seguendo un buco aperto. Non ci sono steccati dove le idee danzano ed i calabroni ronzano.
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Ricordando il caro vecchio Grilli
Appena un passo a destra, e nel grido dell'anima un pensiero nella notte scivola. Ed i ricordi? Saranno sempre avvolti dalla nebbia ricordi ora belli ora tristi che si drizzano nell'ora del risveglio. Dai miei pensieri nasceranno riflessioni che cercheranno volti, eventi e racconti, e nello slideshow di quei lineamenti forse un singhiozzo forse a lungo trattenuto nel silenzio la sua voce leverà.
E con i ricordi sfumeranno i colori dell'albeggio su quel vecchio caro Grilli*. *Grilli è il nome antico di un monte del mio paese natale.
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Chiacchiere
Parlate pure di me ma senza abbassar la voce chiamatemi se volete sto nella stanza accanto ascolto l’eco delle parole ombra forzata di un nome. Non siate fantasmi di un sorriso ma sorriso della verità pensate è la vostra ora intanto m’allontano ed alla vita faccio rientro.
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Misticanze
Ed erano grigie le pietre del sentiero com'erano grigi i pensieri nell'albeggiar dei colli irreale quel discontinuo succedersi di ombre e di chiari... allora le rondini erano sopra di noi
allora i voli mendicavano lusinghe.
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Ascolta il vento
Ascolta il vento con esso c'è chi va e non torna se ne va, attraverso il tempo e nella sua bisaccia c'è il sorriso del cielo. È la mia vita che come foglia che cade fa la sua strada insieme ai sogni come le note d'un vecchio violino. Ora lo sai il mio cammino è solo agli inizi e pesano già le angosce dell'ansia. Il mio cammino... ultimo prima del grande orizzonte.
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Era inverno allora...
Un dubbio invade i pensieri che a lungo nelle trame del tempo hanno scavato trovando solo d'un colore il nero fossile. Era inverno allora ed il grigio imperava, lungo i muri l'eco del silenzio rimbalzava dando strane ed incomprensibili forme. Era inverno allora ed il dubbio insoluto rimaneva...
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Vivo dentro un’ecclissi
Un sacrestano con la sua croce candele accese ed incensi e presto annotterà tra i cipressi com’è già notte sui volti. Una vita se ne va un’altra ne verrà e saranno compleanni candeline ed evviva e tutto prosegue all’infinito con pezzi di cuore strappati a morsi, ricordi svaniti nell’ultima pagina bruciata nell’evanescenza del tempo. Un altro brandello di carta da aggiungere ai ricordi un altro filmato che s’inabissa nell’ecclissi …
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La parola ed i silenzi
In un addio, in ginocchio sulle illusioni, congedo per un occhio bagnato, una parola si ferma a mezz’aria oscilla nei suoni demolendo grigiori d’anima e nel suo infrangersi sulle più intime scogliere apre varchi incontaminati dove spazia un pensiero indagatore. Forse … sintesi d’armonia ma nei silenzi si perdono fotogrammi di turbamenti.
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Una foto in bianco e nero
Una foto in bianco e nero Erano alveoli rotti in quel rosso di sera a parlar d'acqua ed altro ancora. Erano percezioni silenzi d'occhi muti come fiori sconosciuti tatuati sulla schiena... ed io sorridendo penso a quell'oro di sera andato in fumo chè lo scirocco l'aveva guastato. In ogni rosa uno straccio di verità si nasconde sempre e come una spina o prima o dopo punge...
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Se il buio
Dalla sua arida ed arsa terra guarda ciò che rimane dei giorni quando le gambe ridono senza dolori ed abita tra le sue mani lo sconcio di una crepa sul muro. Tutto un vuoto in quella crepa fatta di buio e d’ipocrisia, di speranze e regole selvagge, anche la fitta al cuore che non vorrebbe pensieri, anche se del futuro c’è l’ombra ormai dietro la casa di sabbia.
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Piange l’ora
Piange l’ora cadendo con le altre in un campo di margherite dove non nascono sogni. E si canta il non ascolto di una gemma mai canuta, anomalia non voluta lo scender della nostra acqua verso un mare che non cela la sua eterna onda e sussurri aria ad uno zufolo che non traduce nota. Si canta di quell’orizzonte ma si guarda al remo che ti spinge mentre tutto scorre in attimi che non tornano.
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Chissà perchè
Chissà perchè guardi in uno specchio parole scritte a strati dove c’era un sorriso è rimasta ora una smorfia. Chissà perché tutti hanno la bocca di miele per paura che si sciolga quella corona che tiene su i sogni che sfumano. Chissà perché ci sono immagini talvolta aspre talvolta soavi a ricordarti che sei sul guado e che non sei solo.
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Ho sognato
Ho sognato la mia stessa felicità, ho sognato una casetta sulle pendici ed un camino acceso era un sogno semplice ed era vero. Ora cammino sulle orme dei miei stessi passi ed un giorno quando le sabbie bianche canteranno della risacca ed il principe farà rimbombare il gong nella sala grande i volti ricorderanno l'immagine d'un amore senza alfa e senza omega.
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L’esser soli
Verrà la nebbia ai primi freddi ci sarà la legna ad ardere ed il calice colmo e sentirai meno d’esser solo. Ma quando ti sveglierai al mattino sentirai che la bruma è già passata ed è solo gelo nelle ossa. Il gelo del tuo esser solo…
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Tela
Tratteggio un cielo con mano che di tempesta ha i colori quando stinge sulla bocca parola che dice amore e semi sparge sulle orme dei baci l'acqua che è più azzurra in quel mare dove si schiude l’alba quando il mio pensiero a te vola.
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Un ultimo sguardo
Stringo la mano che mi solleva dalla passione che mi costringe, voglio guardare lontano dove si nasconde la sera, voglio vedere le sue ombre prigioniere dibattersi nella notte aspettando un’aurora che ritarda e che mai più si sporgerà da questa finestra ormai socchiusa.
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Vita e parola
É la vita che va e non si ferma mai palpebre di silenzio ed in un soffio la parola che plana e ruota tutt'intorno alle cose. La parola... mistero ed espressione di mille pensieri, suono dove il respiro da fonte alla voce, ecclisse del frastuono di secoli di barbarie. Ed è la vita ch'ancora va e non si ferma mai.
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Orrore a Raštani
Anche tu in quell'ieri ch'ancora alla mente s'attarda hai visto ciò che non era ma tu sai che era e ti sei chiesto... Quante domande a ricordi non-ricordi... ed hai pensato a come non vedere e con occhi non tuoi... occhi che incespicavano al gelido soffio d'una bora inclemente.
E tace, ora che l’inverno è ormai trascorso, l'anima di quei segni che inciso hanno che guardato ed osservato hanno ciò che la vita in serbo dona in un cartone ad un clochard per caso. Da "Voci e volti del passato”
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Eresia
E suonano eresia, le nostre parole, luce di un incontro in una cattedrale non prevista, la nostra storia una coreografia di Nureyev. Ed il tempo nel tempo ha scagliato un raggio sotto ceneri e polvere da anni annegato. Ignari noi guardiamo una luna che silente sorge e silente tramonta come parole sussurate al vento.
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Forse non basta
Forse non basta vederti riflessa dove l’empireo si colora al giorno, deserti aridi sono del tempo i nostri respiri. Forse non basta guardarti composta in una grandezza dove battito d’ala porta amore e dove il silenzio abbraccia l’inverno. Forse non basta…
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Divagazioni nel silenzio
E non sai se il giorno verrà nè se ci sarà... potrei andare avanti così a lungo e non fermarmi mai oppure chiedere – posso fermarmi? - Il luccichio dei muri è lì dove finisce il vicolo ed il sentiero s'inerpica tra gli alberi su per il monte, il mio monte dove riposano i miei sogni di bambino. E continui a chiederti - dove sono le tante farfalle che a primavera inondavano la valle?-
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Intimo nell’intimo
Andrò sul mio sentiero dritto dove porta la nebbia ed il sorriso muore. La mia caduta sarà sollievo, a stento darò avvio alle danze sapendo della tua solitudine. In essa mi raggomitolo come nel bozzolo d’un bacio fuggendo il nulla …
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Nuances
E traduco vagiti su queste cose che piangono, un futuro uscito da quella porta chiusa, il pianto mai salva da un tempo intrecciato di onde e di mare, presente che cresce fino a diventar canuto domani. Opaco è l’attimo che scorre e che va…
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Senryu
Oro di sera_ in un bianco mattino magia d'inverno
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Senza parole
Guardavo come in una foto quella distesa immensa sentivo il profumo dei fiori, correndo ai margini tra crepe e colori io che delle notti senza luna avevo conosciuto l'alba triste e malinconica della colza in fiore.
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Il pensiero sotto la coltre
Sotto l’aspra coltre di quella polvere di cui il tempo ampiamente t’ha ricoperto e che né maestrale né bora hanno mai smosso mormora vita. Essenza e spazi, pozze e scoglio, e note di una sinfonia che parla d’intimo, ampliano orizzonti popolati di confini stranamente infissi l’uno accanto all’altro. I confini di te stesso …
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La vecchia panchina
Son ritornato oggi a quella vecchia panchina tra le due siepi, era sempre là... sull'asse c'era ancora inciso quel nome a grafia incerta e tremolante. Chissà chi l'aveva inciso... e ricordo ancora la foto che avevo scattato da allora tanto tempo è trascorso e sbiadita ed a chiazze è ormai, la siepe di sinistra era bassa ed irregolare e piangevano le tamerici ma allora verdi eran gli anni ed anche la panchina di verde era vestita ...
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Ricorda
Il sonno dei tuoi avi oggi ricorda figlio di questa Italia. Ricorda i tuoi sacrifici tuoi perché li hai avuti in dono da chi per te è morto su quelle barricate di Roma o sui verdi siculi campi o tra l’aspre alpine forre arroccato. Ricordalo nel quotidie di quei fratelli che oggi sulle sperdute terre afgane i loro sogni lasciano. Non importa se a Lampedusa o a Tarvisio nati Ricorda … Loro son la tua patria.
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Da troppo tempo
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Da troppe stagioni già cammino e mentre l’attimo rimane a guardare assorta è la mia stanza al pensiero dell’ultima estate. Nello sfondo dei tuoi occhi leggo la mia malinconia che spegne piano l’ardore dei colori del giorno. Un silenzio unico e smarrito in un tempo amaro unge di sussulti le rughe con i segni delle sue incisioni. Ora mi fermo … Ché questi occhi che hanno catturato l’alba vogliono tornare a riempirsi di quelle piccole cose che abbiamo ambito. *
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Voglio vivere
Voglio vivere senza il bisogno di optare senza cercare gli odori senza aspettare il giorno migliore. Voglio vivere guardando il sole sorgere, senza lo stimolo ad altro, e nel limpido vederlo tramontare. Voglio vivere guardando il mare e come un bambino giocare con l’acqua ed un secchiello. Voglio vivere prendendo quello che Dio dà senza null’altro chiedere e gustando la follia di un respiro. P.S. …questo ho letto in uno sguardo: lo sguardo di una bimba affetta da Neuroblastoma …
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Riflessi d’acqua
Riflessi d’acqua in quegli occhi dove ancor vivono favole che da bambino sognavi ora ti resta solo una povera cagna che hai preso a prestito dalla vita per goderti la sera il tuo calice dorato affondando nei suoi sguardi i tuoi dispiaceri. Corri senza parlare ascoltando il respiro del vento tra i filari, corri al vecchio ruscello e sciogli le tue costrizioni.
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Il vero della vita
É luce in fondo... ultimo raggio dei molti anni al buio (non molti invero ma tanti come peso) che come in una morsa han tenuto stretta la mia vita. Il tempo ... è di nuovo tornato ad esser sereno non più mugugni e piovaschi solo luce... e le mie parole. Un palco dove non si recita a soggetto ma si vive il vero della vita. Quella vita che non è solo sogni ed illusioni è quella goccia di speranze che ci tiene dritti e sempre in attesa.
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Un biglietto da timbrare
Cancella ogni fremito il ricordo del tuo sorriso nel mio bagaglio leggero il regalo di una domenica un biglietto da timbrare. Annego nel fischio di quel treno tutte le nostalgie che la bora sui ricordi spinge ormai papillon di memoria divenuti. Ricalco il tempo con una matita che lascia un segno amaro una tristezza infinita fatta di canti e scommesse col destino.
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Ascolterò il mare
Anni son passati e mesi e giorni ancora seguiranno tolto quel velo d'illusione rimane il senso del vuoto. Futili saranno i motivi che si rincorreranno in spazi sempre più ristretti dove lascerò il mio bagaglio triste. Ai consigli non darò peso, spazzati via i propositi ascolterò il mare e le sue voci ed il vuoto d’un calice riempirà di caldo il mio cuore...
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Ora è autunno
L’odore di legna che arde, e giorni sempre più corti e loro stanno là, quei giovani d'altri tempi, intorno a quel camino dove insieme ai ricordi d’altri tempi e d’altri giorni parlano. Antichi suoni che dicono di storie di mare e di tempeste, di viaggi lunghi una vita, d’amori che hanno lasciato il segno sui ciottoli della riva in graffi di cuori trafitti. Ora è autunno e tutto sembra irreale nel mulinar delle foglie oltre la finestra… e loro stanno ancora là con la loro pipa e gli occhi acquosi…
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Stazioni
Ho visto tante stazioni in vita mia, andar e partir di treni, volti a volte tristi ed a volte sorridenti ma in particolare ne ricordo una con un corpo bambino e la madre gravida. Era un giorno privo di suoni le ginocchia, le spalle, la mente tutto mi parlava chiedendomi -perchè- Risposte non c'erano.
E continuavo a guardare quella gente salire e scendere, scendere e salire un moto perpetuo senza perchè.
Sono rientrato in casa mia strusciando i piedi sul lastricato e ad occhi bassi...
quel giorno era morta mia madre...
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La piana d’estate
E si perde nella castità della piana il mio sguardo quella piana che fuma d'afrore prosperosa ed assente nel canto delle cicale e nelle lungaggini dello scirocco. Ho smesso di parlare e continuo a non parlare guardando le formiche, loro non hanno parole conoscono solo il loro aire impersonale fatto di fatica e d'indifferenza. Il respiro ora è corto e le parole non hanno senso mentre si spegne nell'afrore il tempo.
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Trasparenza
A volte il mio pensiero vaga si perde... non sa cosa esprimere e si chiede -Cosa dico o dirò? Devo andare o no? E se vado ... dove?- Ho messo la scarpa destra dove non lascia impronte ed il mio andare è senza meta come quando si raggiunge la maggior età coscienti solo d'un'omega senza futuro.
Allora... alzo lo sguardo ed il corvo è là come sempre e dovunque ghignante sul filo dell'alta tenzione... Pensate che sia matto? No! Siete in errore!
Vedo ciò che altri non vedono.
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Capolinea
M’aggrappo a ciò che resta raccogliendo i miei cenci e sotterrando le mie armi, come barca in disarmo definitivamente in porto, nel desiderio di te lancio l’ultimo dado. Scorrono immagini di ciò che fu vita e sento riaffiorar la nostalgia mentre da vecchi ricordi la mia memoria è scossa. Ho lasciato troppe cose dimenticate al caso e forse per un vecchio tram al capolinea ormai è giunta l’ora.
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Vecchio
Ti ho visto uomo… vecchio e senza più alcun da chiamare non sembra neanche eppur è vero… Annoti ancora emozioni pensando con un gesto di pudore al tempo dissipato ed esausto preghi nel silenzio. Tra le tue rughe t’aggiri or che hai finito di credere ai richiami di primavera ed alle fandonie di un sorriso.
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Senza catene
Vado avanti questa sera intonando il mio peana, non è gioia o esaltazione ma lenta nota di preghiera, e la ferita arde là dove... tra le canne si muove il vento mentre un imberbe pargolo urla il suo dolore. Spegne la paura tra sorrisi e lazzi questo tempo pagliaccio incorniciando una lacrima che mal celata muore.
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Sensazioni
Come ombra in ascolto, di armonie tribali ho sentito il fremito, nell’orizzonte dei ricordi perso, racconto il giorno e prendendo l’anima in intime percezioni mi raccolgo.
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Ordino le mie cose
Ho chiamato una presenza dove il tuo sorriso nasce e poi dove paco s’acqueta. Raccogliendo i miei pensieri in questo tempo di luce copro di giallo la fronte ed al vento offro il mio bicchiere brindando al canto dei flauti e nella pace m’attardo tra i ricordi. Ora che sei ferma sullo sfondo della sera mi sveglia il tuo sospiro.
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Le verità celate
C’è una fonte dove, pellegrini di sè, giungono i polsi stretti di questa grama vita che ha visto altri orizzonti dove non c’era ombra in cui rifugiarsi. Tace quel tutto in cui si chiude l’attesa di quella speranza che purifica e che ti riporta il sapore del vero nome delle cose. Ora si prolunga sui passi la stanchezza delle parole e la senti nel soffio a spegner candeline sempre più caparbie.
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Il compromesso
Simbolo di sconfitta è sempre il compromesso nel pudore verso te stesso. E canti le tue ragioni note di un pentagramma ormai stinto tra le maglie del tuo essere come il fumo che accarezza mani ormai rugose del suo acre aroma impregnate.
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29 febbraio
La luce sarebbe stata donna se non t'avesse detto -spogliati- Era figlia del sole, quell'Ilios vestito d'oro, straniero nell'ordine delle cose ma pur sempre guida nel cammino dei misteri.
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Un sorriso
Ho sbirciato dentro la mia bisaccia e poi guardando al cielo ho pensato nulla mai accade per caso dentro c'era la mia musica preferita.
Era suono di cornamuse antiche di quando un Natale ho ricevuto in dono qualcosa di speciale.
Era un sorriso che m'avrebbe accompagnato per la vita.
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Quanti nomi
Dove son nato cresce la ginestra, e di tanto in tanto ci ritorno vagando con il pensiero e leggendo numeri per la via. Quanti nomi … alcuni dimenticati altri ancora vivi e con un volto, gente che va, gente che viene, volti tristi e volti allegri, sorrisi che ormai solo smorfie sono. Quanti nomi … Ma forse ho dimenticato un nome forse il più importante forse non è più neanche un ricordo forse …
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Pensiero di bimbo
Terso e nitido come squarcio sulla carena è il pizzo del prete nella sua gelida e bianca livrea e spicca stamane stagliandosi su quell'azzurro che non conosce screzi ed è come il tuo pensiero di bimbo
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Figlio delle acque
Discosta le valve di questo manto di lava respiro di pensieri che da quell’alveo senza fine rovente in superficie sale dove speranze e rassegnazione contrastano il passo e secca e languore sono. Apri il tuo cuore, o figlio delle correnti che nostalgico occhio ad acqua di monte volgi, pensa e poi canta di questo viver che nascita e morte è in una sacca del tempo in cui sospeso vivi.
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Insicurezza
Un mondo a sé oltre questa monotonia di rumori che aspetta solo un tuo cenno e non dirmi che la via è sgombra restano sempre i tuoi autunni d'impazienza e sofferenza. Cerchi di mettere insieme le tessere di questo puzzle ma hai paura, la paura che possano scrivere un quadro diverso, la paura che possano darti una meridiana in cui le ore non siano più tali ed in cui non ci sia più il significato del profumo di una rosa e gli attimi di trepidazione si trasformino in congedi.
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Fugacità
Queste mani hanno stretto il mio giorno quando il dolore forzò la rugiada e dentro il cuore esplose il primo amore. Mi dissero "esiste la felicità" un giorno ed io cantai un De Profundis, al secondo vidi la vela levarsi ai venti di ponente. Con la bisaccia piena ho ascoltato le nenie che il timore dettava ed ho affrontato il destino a fronte alta sciogliendo della vita il nodo quella "fugacità" che porta un istante d'esistenza per poi reindirizzarla nel "non esistere".
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Un giorno: 2 novembre
Saranno le porte a dir di me ed il lasciarmi in divenire d'occhi dissipati a recar gli ultimi suoni d'una carezza.
All'aurora solo la bellezza della prima luce sarà pura. Laggiù tra le ombre dei grigi cipressi assonnati elenchi di non più tra noi diranno.
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Esule
Ed esule mi son portato dietro i miei ricordi, i miei morti son rimasti laggiù nelle gole, laggiù sotto il cipresso grande. Non ascolto il rumore della prima luce quando all'alba irrompe, ma guardo là dietro l'ultima curva del sentiero per vedere i nodi contorti dell'ulivo stagliarsi al cielo, e pensare a quanto il mio volto ingrigisce nel tempo di una carezza.
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La casa della collina
E nella casa era luce, una culla oscillava.
Esistenza in attesa d'un domani in arrivo.
Contro l'azzurro cielo alla finestra si stagliava l'esile braccio d'un albero.
Un canto lieve era nenia al sonno d'un bimbo nel luccicar dell'ultimo raggio che nella polla si specchiava.
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Ferite
Foglie nel vento, azzurre con l'occhio del sole che immane sovrasta nell'agonia primordiale dei suoni. Tracce, solo tracce del ricordo del canto d'una cicala.
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Elicriso
Immobile nella calura d'un estivo meriggio, occhi stesi ad un cielo di nuvole che scorrono, mi sveglio da un tutto ch'è senso di vita.
Spenta al tramonto è la trama del giorno, ali di gabbiano lente vanno e nel fremito instancabile d'una foglia si spegne anche la sera.
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Parlami
Parlami, parlami di te. Parlami dei tuoi sogni, di quando ti senti sola. E di quando tra un pianto e l'altro sfogli una margherita
chiedendoti da quali amari ricordi la tua ansia nasca. Parlami, prima che la luna leggera come un'ombra, fugga, con la tua voce calda come una notte di mezz'agosto. Dimmi dei tuoi desideri e chiedi alla primavera di riempire i tuoi sogni.
Son persi i pensieri? E nelle notti buie son svaniti i sogni tuoi?
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Sillabe
Sillabe... a comporre voci profonde, scucite a tratti, balbettanti, ma mai disperse al vento da mille e mille derive tentate per soffocar nel petto quel grido terso e forte.
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Ho cercato
Ho cercato amore sotto le mura di Troia ho trovato solo mosche asfittiche bianche larve come molliche lasciate là solo per gli uccelli. Ho cercato amore sui campi innevati ho trovato solo sussurri di vento che l'acre olezzo mi recavan d'antiche sfingi addormentate. Ho cercato amore nella terra del sole pensando infine d'averlo trovato solo dopo ho scoperto che era pia illusione d'un povero credulo. N.B.: Poesia già pubblicata nell'aprile del 2020
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A fridda negghia passa a manu ’e lavuri
S'aisa ri malincunia u mè cantu 'ntà nù spicu appinnuliuni sugnu e dintra 'on pugnu chiusu strinciu 'u tò pinseri agghisannu 'u miu a priari ddu tunnu 'i celu unni s'astuta u focu e 'a luci nasci. 'Un c'é virdi sutta stà negghia sulu rispiru r'un dumani chi tonna ogni vota chi pozzu chiamariti amuri.
E 'ntà stù ran silenziu c'allonga 'u passu scutamu i noti du Patretennu e cugghiemu i frutti dà stasciuni d'oru. E la fridda negghia passa a manu 'e lavuri. Traduzione: La fredda bruma cederà al biondo grano... S'alza malinconico il mio canto sull’orlo sospeso rimango e dentro un pugno chiuso stringo il tuo pensiero elevando il mio alla preghiera verso quella Volta dove s'estingue la fiamma e luce nasce. Non un verde sotto la bruma solo il respiro di un domani che torna ogni volta che posso chiamarti amore.
E nell'immensità di un silenzio ch'allunga il passo ascolteremo le note dell'eternità e raccoglieremo i frutti della stagione d'oro. E la fredda bruma cederà al biondo grano.
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Il tuo peccato
Ed è in quell'angusto triangolo dove il tuo pensier s'annida disattenzione d'estasi declino dell'incerto biancore di baci giovani … -è là il tuo peccato- l'aver creduto nelle ali d'una canizie di passione pregna d'orizzonte breve sogno
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Pensieri in un giorno senza vento
Ho attraversato un tunnel di specchi senza proferir sillaba alcuna, poi ... mi son sciolto in uno sproloquio senza fine.
Parole... sì! Tante parole, forse vere o forse no come quell'orizzonte che cela le mie disavventure dietro un punto di domanda.
Oltre la siepe c'è stato sempre un sorriso non un regalo qualsiasi . Forse il più bello dei regali come un bacio dato senza l'ausilio della mente.
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Profugo
La tua povertà fratello con esili dita impugna il tuo canto di malinconia, e l’essenza delle cose si riflette in quest’azzurro negando il tuo pensiero che sa di fame. Ed è la tua povertà sempre a spingerti al lucore sotto mentite spoglie celato a scoprirne dopo la falsità del sorriso. Ed è sempre quella fame, molesta amica di un tempo troppo cresciuto che ti conduce a queste spiagge nemiche reietto.
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Il mio t’amo
S’apre al petto il mio respiro al frusciar d’un bacio quando nell’assenza le mani stendi a chieder nell’aurora una veste bianca. Ed è il mio ti amo a parlar di fede. Ed è il mio mattino a intinger colori al tuo sorriso.
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Un fiore
Selvaggio è il mio amore come selvagge, dure e tristi sono le mie notti sarai primavera quando per me s’addolcirà l’ora ed in quell’istante …ti darò un fiore.
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Viaggio
Porto la mia terra in un sacchetto il viaggio è lungo ed impervio il sentiero
e guardo in alto su nel cielo il sole che segue le mie orme ed inclinando i suoi raggi tesse i miei pensieri.
Vado, contento del mio rinascere come i germogli del fiordaliso quando i petali son caduti. Il giardino ora lacrima
lento e triste nella sera per una pioggia che non viene.
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Ipocrisia
La tua libertà non canto ma la mia anima lavo sciogliendo lacrime forzate dove tutto s’acquieta.
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Lontano e stridulo
Lontano e stridulo sento il suono dei tuoi pensieri non cerco la gioia dei tuoi occhi né il piacere delle tue parole l’acredine delle cose mi suscita odori di radici con frutti e bacche ancora acerbi. Importa poco difendere il confine quando il barbaro ha invaso la pianura e s’odono gemiti levarsi. Oltre la statura delle parole c’è il sorriso della verità.
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A ché t’affanni?
Sei nato a primavera ché la brezza speranze recava e lontano crepuscoli non erano ora tutto è velato ed a sentieri di guerra l’avidità ti conduce e là dimentichi l’uomo che eri. Le cose son sempre le stesse per esse annulli la quiete dei giorni ed idoli all’odio innalzi. Come a seno materno ad esse t’aggrappi e non sai uomo… prima o dopo le perderai.
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Amo …
Amo il tuo silenzio in cui diafana si perde la parola ed i tuoi pensieri prendono forma in un vortice che sa d’amore. Amo la luce dei tuoi occhi che come raggio di lontane stelle filanti al mio cuor ch’errabondo nei suoi meandri s’agita la via illumina.
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A caso
Forse non hai ben compreso o uomo che l’andar dal neurologo non ti salva, tu guardi in viso la morte sdentata e cieca, cerchi d’evitarla e ne hai paura, lei, sai, non ti cerca ma ti prende a caso come quando si raccoglie fiori in un campo che ne è pieno.
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Autodifesa
Dimentico del “se” cortecce di ragione graffio cercando qualcosa che non so cosa sia, penso a verità e la mia illusione continuo. Fuori della mia cuccia guardo … occhi famelici e zanne di lupo.
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Lento appassire
E tra le mura di casa si mettono insieme i respiri chiudendosi la porta dietro per non sentire il frastuono del tuo sgomento quando senti la nera signora che da vicino ti pressa. È notte quando la fronte dei tuoi capelli si fa scudo bagnando cuscini ma lei è sempre là beffarda e sorridente. Sa aspettare la nera signora…
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Guardandosi dentro
Di notte quando muta il vento e s’arcua la malinconia, lo sgomento prende la coscienza ed anche la memoria se … si ha qualche fardello che rumina tra le idee. Nessuno lo dice ma tutti lo guardano e si fanno coraggio rispondendosi a vicenda fino a strapparsi i confini delle lacrime. Mettere ordine ai pensieri? Forse sarebbe bene! Loro stanno là relegati in quelle stanche cellule che non lasciano dormire la notte e straziano sferragliando in quel tunnel dove a stento si forma la parola.
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Il prezzo del tempo
Le pagine del mio libro son diventate gialle l'ittero del tempo ha colpito a fondo ed il mio sguardo vibra di beffa...
di sensazionale c'è solo l'alba che quando al mattino sorge torna a ricordarmi che c'è un giorno ancora.
Il mio viso... le mie mani le pieghe dei pantaloni... tutto... compreso nel prezzo.
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Il pallore dell’inverno
Un inverno e poi sole... sole da abbacinare occhi stanchi. Oltre le cime tremanti d'alberi torbidi umori si muovono, incontrollati ed incontrollabili nonostante il futuro delle tecnologie e questi occhi son sempre più stanchi nonostante la speranza.
Ma il sudario dovrà aspettare tra un gioco e l'altro d'esseri dal grandangolo rimasti esclusi...
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Clochard
Ti cammini accanto, enfio di solitudine ma senza rabbia, ti vedi lontano nel turgore perso ululare per i dolori al vento nelle notti di luna piena. E silente è la tua voce mentre si perde in sussurri, non canta più l'amore parla solo il silenzio ed il suo simulacro.
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Ad un nuovo rifugio
Il tuo lamento sia sempre il sorriso, il tuo pianto solo rugiada di notte, il tuo silenzio tutte le parole del mondo, il gelido inverno calore per l’anima, e quando tutto sarà crollato le ali del tuo pensiero ti porteranno lontana ad un nuovo rifugio…
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È facile?
Com’è facile brandire la voce e gioirne sentendola. Com’è facile guardare un’ombra e sapere ch’è la tua. Com’è facile starti dietro guardandoti allo specchio. Scivola tutto in questo grande canalone anche i rampini da roccia.
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Aspettare un ritorno
Aspettare un ritorno ignaro che forse non avverrà mai, sarà l’ultimo dei giorni. Ormai questi si fanno sempre più radi e rarefatti come l’aria di montagna quando si sale in quota. Aspettare un’alba che stenta sempre di più a sorgere diventa ogni dì più duro come più arduo è il seder sul davanzale d’una porta e fissare tutto il nulla che passa nell’occhio bianco d’uno spiraglio.
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Terribile inganno l’uguaglianza
L’eco grida i limiti dell’uomo che vede e tesse altri sé stesso e non accetta il pranzar a prezzo fisso al solito posto dietro l’angolo. Piangono in abito scuro, come richiesto dall’etichetta, le voci inutilmente nella loro valle deserta ed abbandonata Sei troppo vecchio! dicono se accetti l’arroganza e non reagisci più al sorpruso.
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Notte
Si spensero le luci quando la notte crollò sul mio fragile andare. Gridai "Aiuto" il silenzio mi rispose muto. Guardai, sperando nella luce di un'alba ancora lontana, il buio non guarda nessuno, il buio si tinge di nero. Spero ancora in quella luce la vidi bianca, bella come latte appena munto ma allora ero appena nato e non pioveva sui vetri. Ora la pioggia batte e spinge dirompendo tutto quello che incontra.
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Libertà
Stretto al bisogno senza più la falcata rincorri attimi di desideri velati tra caparbie montagne e gracchiar di corvi dove aquila impera aspra natura or t’inchioda. Libertà è anche il seguir un volo lo sferragliar d’un treno o solo sogni oltre quel confine.
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Sottocoperta
Sorriso aspro il tuo spento come l’ultima speranza spezzata come un’onda sulla scogliera dell’andar via. Indifferenza di un’occhiata tra i banchi dove lo sguardo fa da scalmo al remo ch’inane spinge, quando ti volgi al sud ed è tempo di bonaccia o lo scirocco l’unica vela ormai sfilacciata tende.
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Tornerò … Venezia
Gela il fiato su chiodi infissi come bricole in acqua a segnar la via. Vado lasciando una foto in fila ad un finestrino sguardo perso al piccolo molo attracco divenuto sogno. Tornerò … Venezia un giorno senza vento quando i soffiatori saranno a riposo.
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Ricordi di altre vite
Ricordo una casa sul mare e la sua assenza è stata sempre un esodo da un altro esodo. In questo si riassume la mia vita come un pesce in un mare caldo non un tetto per riparo, ma un letto ogni sera diverso e vestiti logori … stinti … su un ripiano posti, tutto da rifare in quell'altra vita, una stagione che dura più di una stagione. Un anticipo è stata la primavera ma ora siamo in autunno e cadono mulinando le foglie ed i verdi diventano rossi. E i miei lunari si sono adagiati gli uni accanto agli altri in una lunga serie infinita di contrasti.
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Il mio vecchio albero
Il mio vecchio albero era rimasto ancora là, capo chino ed occhi tristi, non aveva sogni quando venne la notte, solo il latrato lontano d'un cane cantava per lui.
Neanche il ricordo d'un grembo materno solo l'odore d'arso di questa terra malata e penduli erano i suoi rami ormai spogli.
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Ed il mio canto si leva…
Oltre quel ghiaccio che mi stringe esiste quel confine di sassi che lacera l’urlo di libertà che dal canto mio si leva. Nella fine del nostro giorno è la nascita della primavera il perpetuarsi del nostro domani il rinascere nei figli dei nostri figli. E continua a levarsi il mio canto mentre sferraglia un treno, che porta via i sogni ch’invano stringo nel pugno chiuso.
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Oltre l’invisibile
Oltre l’invisibile è il mio tropico mentre scrivo tra le ciglia ciò che tu mai hai visto. Sbarco su quella meridiana i miei lunari mentre il giorno apre le sue braccia ad occhi in preghiera … porta via quel calice colmo di ferite e guarda sulla mia via pozze d’acqua che sanno di salsedine …
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Quante parole...
Non voglio dire la mia ho già ascoltato troppe voci e da sotto il fogliame guardo quel grigiore che tutto ammanta su questa terra dove non crescono ulivi. Ho affondato i miei pensieri dove dell'inizio non c'era traccia,
ho cercato il perchè delle lusinghe e mi chiedo se c'è stato e se c'è un motivo
o se è stato solo un'illusione.
Ora devo andare dove mi porteranno i piedi dove sarò ancora una volta solo, solo con tutto il peso dell'indifferenza di chi parla pronunciando parole pescate al mercato delle pulci.
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Nessuno sa...
A nessuno importa se scorre il mio sangue colorando di rosso questa gelida terra. A nessuno importa quanto larghe son le mie ferite io non sapevo non sapevo d'aver un fratello di nome Caino. Nessuno sa nè saprà mai delle mie preghiere nella notte e nel silenzio rotto dagli scoppi e dal crepitio del nudo acciaio. Ormai lo so sorride la nera signora che accanto attende mentre scivola nel palmo senza più presa l'arma fatale e scorre il mio sangue e l'occhio non vede nè l'oltre nè il già. "Dal racconto di una donna ucraina che ha assistito agli ultimi istanti di vita del fratello colpito a morte da un russo..."
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Ho letto un epitaffio
Ho letto un epitaffio su questa terra desolata per tante croci, orfani e terra in fiamme, vedove e volti rigati, lapidi gelide al tatto. Ho letto un epitaffio per questo mondo in frantumi, per questo mondo che non è più libero da catene, respiro d'anime in volo. Ho letto il mio epitaffio scritto quando ero verde di speranze e guardavo un cielo terso e lindo che si levava su orizzonti infiniti.
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Estemporanee in fermento
Hanno donato anche un vecchio cuore che non ha visto estati, ha viaggiato tanto prima e non si sa come ora s'è fermato. * Cadono... cadono i sogni e le illusioni cade tutto come cadono le foglie e tutto diventa inutile quando le rincorri nel vento. * Era affilata la lama che ha reciso il pensiero di quell'immagine rinchiusa tra le sbarre d'un camino che non ha fiamme a riscaldare.
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Restare …?
Cola tra le dita un contorno di mare quando ti ansima contro una raffica che sa di sale.
Restare …? è solo una speranza d’inverno quando cessano tra conati e sentenze predoni di magre rapine su nature genuflesse. La vostra è come quella di Pirro lentamente si consuma e come burro si scioglie.
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Suono di campane…(nunzio sempre di qualcosa di nuovo)
Nel sacchetto della medicina, tra le cianfrusaglie che fecondano le consapevolezze, dolorosa eredità che accompagna l’uomo, tra l’altro… ho dimenticato pure il suono delle campane. Mi nutro di radici su cui poggiano ricordi e rimangono statici gli equilibri della ragione ed il senso di una giustizia non sempre equa. E ad ogni traguardo sorrido pensando alla tappa successiva come quando la pioggia batte e noi s’attende qualcosa di diverso magari un sole anche se incerto.
*
Questo soffio
Questo soffio che da sempre aggressivo lascia parole al crepitio dei fuochi che accendono nostalgie che della terra tua narrano. Questo soffio che ti porta i suoi aromi ora dolci e profumati ora salsi e d’aspro olenti nei tuoi ricordi scava incessante. E sempre questo soffio costante ed impetuoso parla di me e del mio pensiero.
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Sapore d’autunno
E c'è sapore d'autunno sui viottoli che portano alla vecchia casa, con tante foglie sparse sulla terra stanca ed arsa. Ora ansimano i giorni sotto il pergolato e le parole sono avvolte in un fazzoletto che conserverò sotto la neve quando verrà l'inverno. Ed intanto sull'alto pioppo un corvo gracchia comprende il mio linguaggio ed è bene perchè l'anima dell'autunno mormora e presto porterà freddo e neve.
*
Il volto del buio
Non ho sere per questo autunno e la notte giunge inattesa verde e genuflessa. Parlo di colori con i miei occhi tracciando disegni d'ombre dove la cenere conserva ancora tracce dell'antico richiamo. E torno ad ascoltare il racconto delle case chiudendo la finestra e bramando il volto del buio.
*
Occorre
Occorre che qualcuno dica che oltre quella siepe c'è ancora qualcosa che valga. Un suono dolce ed una filastrocca magari, bambini che ridono come oggetti in una stanza ed il senso d'un limite che si allunga, ed io che osservo questo protrarsi senza mai parlare... penso.
*
Cercando
Sull'ultimo foglio sillabe immobili a misura di un tempo e di uno sguardo che veglia su ore che corrono. E tu? Tu dormi serena, alba d'un nuovo giorno. Voce e labbra.
Alfabeto di un amore, stagione di un volto
che domani sarà sorriso e memoria.
*
Metrica d’attimi
È solo metrica d'attimi nell'immagine sgualcita di un bacio lontano ricordo di sguardi conclusione di respiri in affanno. Ed io ho acceso la luce su sorrisi ad una scheggia di me nel niente idea del tanto. Ho fatto tesoro delle spighe raccolte stipando grani in silos di speranze e nel silenzio narrando d'un insieme io scrivo.
*
Ho corso
Ho corso libero gioiendo, il contatore dei giorni ho ignorato e nascondendo tra le mani un frammento eroso di sogno son stato custode della fiaccola.
Il tempo se n'è andato con i suoi pesi e le sue carrette ed or cose nuove attendo.
Cori di voci saranno nel tempio all'aprirsi del primo germoglio. Tutti gli orizzonti avranno la stessa lingua e degli stessi colori dell'arcobaleno si coloreranno.
*
Ciò che nessuno sa
Aspetto... ma non so ancora cosa andare vestito di tutto punto
e dove?
Caro mio paese oggi hanno lasciato solo rifiuti, dietro casa c'era anche un tubo,
residuato o atto a sputar veleni?
Vorrei tornare alla vecchia casa anche solo per una boccata d'aria anche se vestito di tutto punto.
*
La mia verità
Mi hanno raccontato tante cose quando ero piccolo ed imberbe dovevo credere erano i grandi a dirle. Ora che son grande devo ascoltare gli altri perché loro dicono il vero… ma quando potrò dire io la mia verità?
*
Giustizia
Guarderemo le viti ed i loro germogli o il loro pianto quando saranno ferite e da esse comprenderemo quel grido che si leva da una, cento, mille voci e faremo leva sul cuore della terra per portare un pensiero sulla tomba dove dimenticata giace … giustizia.
*
Al mio funerale
Ci sarò anch’io al mio funerale per i vostri visi mesti impassibile sorriderò ed invisibile ascolterò le vostre chiacchiere cercando di capire se ho perso o vinto nell’ultima scommessa. Ma prima mi piacerebbe ascoltare un’ultima volta la quinta di Beethoven ed il suono del mare quando batte sotto il muraglione brullo dove nascevano i capperi prima del salso dei vostri pensieri.
*
Lasciatemi sognare
Lasciatemi sognare or che il cielo s'è imbiancato sul mio capo e l'orizzonte è sempre più stretto ai miei occhi. Lasciatemi sognare tra le mie parole, i miei silenzi ed i miei pensieri. Lasciate che il mio respiro sempre più ansante sia libero e senza freni ed il mio passo anche se traballante vaghi tra gli angoli d'una casa anch'essa bianca d'anni e crepe.
Lasciatemi sognare nella mia solitudine.
*
La bambola di stracci
Hai sporcato le tue mani svuotando sacche di memoria per l'immagine d'un tintinnio. Hai preso terra di tutti dimenticando volti scarni e labbra screpolate. La terra è dei suoi figli come i figli son terra d'una madre. Era giusto il pianto d'una madre cui avevi tolto un figlio? Lo sguardo triste d'una bimba seguirà sempre la mano di chi gli ha portato via la sua povera bambola di stracci.
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Ho lasciato una rosa
Ho lasciato una rosa ...dove una donna gravida e dolorante ha perso il respiro, dove un bimbo smunto e malato ha implorato tra le lacrime muto pietà. Ho lasciato una rosa dove uomini un tempo liberi hanno morso il ferro per vivere ancora un istante. Ho lasciato una rosa dove esseri umani erano solo numeri nella bocca d'un forno.
*
Nel silenzio
Nel silenzio una domanda un po’ diversa, non una risposta… trenta secondi di buio dal quale estraniarsi e veder le cose da lontano, per chiedersi dov’è lo stop o se si vuole il break a tante visioni che fanno da ponte ai sogni traghetto instancabile tra realtà ed impossibile… bisognerebbe amar di più quel silenzio… un giorno potrebbe dare la risposta voluta.
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Giornata di vento
C’è vento sulla piana scirocco che già dall’alba continua senza pausa il suo bizzarro soffiare … le mie emozioni si fermano sulla sponda del ruscello in un mormorio d’acqua che scorre.
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Di fronte alle evidenze
Uno sguardo gettato oltre la finestra ed anche oltre i cumuli d’immondizia e di bugie che negli spazi più oscuri sono sempre stimolo. Non c’è più ritorno da quei quartieri dove la condanna è a vita… pensare… e poi girarsi, chiudere la finestra è come chiudersi dentro.
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Basta poco
Mi basta una ciotola di zuppa e poter vedere altri occhi che guardano ognuno per i fatti suoi, non si cercano grandi cose ma solo un respiro lento e la profondità di un sorriso mentre l’ultimo raggio si ritira nella sera.
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Silenzio e sogno
Ho voluto esser silenzio pur lavandomi di parole.
Son partito con il primo treno e fui assenza dura e dolore.
Diventai sogno che vaga su queste lande desolate.
*
La casa delle bambole
È ora il mio pensiero quello che dice - Basta! - Ha riposato abbastanza la coscienza nel suo sacrario. Ha guardato a lungo gatti dileguarsi all'alba e carezzato tanto la voce della follia. Ora è giunta l'ora di partire anche se Epulone mi alletta ed i desideri sono tanti. Cambierò rotta solo quando sentirò il fischio d'un treno in arrivo e guarderò per l'ultima volta la casa delle bambole.
Ah! Sì! Quelle vecchie bambole rimaste sole senza più nessuno che tiri i loro fili.
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Nel mio giardino
Nel mio giardino stamane ho piantato un ciliegio… non l’ho piantato per i suoi frutti o per sentire la sua carne crepitare d’inverno, ma per vederlo crescere e sentirne il profumo finché potrò…
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Namibia
Deserto ed i suoi lunghi silenzi, deserto una lingua comune, un lungo guardare arco lunare e tanti pensieri. Ho avuto paura di quella lunga colonna e di ciò che nascondeva, i due opposti solitudine ed angoscia ed io in mezzo randagio da sempre. Parole ed il ticchettar dei secondi, clessidra che si svuota in attesa, vuoto a perdere d'un discorso, ed ancora il silenzio senza timbri e senza visti... solo deserto e lunghi silenzi. Da "Voci e volti del passato"
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Rane
Ho amato la pioggia perchè nettava il lerciume, ho amato i raggi del sole che asciugavano il bagnato ed ho amato il soffio del vento anche quando urlava perchè era il simbolo dell'alito divino. Ed or che alla fine son giunto, stanco, annoiato ed infastidito, ho lasciato quella vecchia palude dove rane notte e giorno gracidavano senza sapere se creavano suoni o rumori molesti.
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Se il tempo…
Mi è stato dato un motivo per andare al mare, forse due per aspettare che il tempo mi dia un domani, in ogni caso aspetterò comunque che siano andate via con l’acqua del fiume le mie nostalgie per andare a pesca…
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Non so sorridere
Non so sorridere per un centimetro di sole che batte sul mio cammino anche se dovrei… Non so sorridere per una visita inaspettata anche se piacevole… Non so sorridere se non quando mi ricordo di te. Pbbl.scrivere-03.07.2011
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Derive
Di una vita ormai resta solo un legno alla deriva ed un nome dimenticato, ha avuto la sua rivalsa questo mare che si sporge ancora sui suoi scogli sbattendoli con le sue onde come quando al maestrale lui solo grande sovrano s’arrende…
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Illogico pensare
Ho visto uscire la luna stasera senza permesso ed è una vita che sprango porte per poi vederle aprire senza chiavi com’è arduo cercarne il motivo quando la risposta ce l’hai in tasca.
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Non fa differenza
Non fa differenza esser bambini o adulti donne o vecchi quando per nome hai un numero per chiunque sei il trecentosei o il novecentoquattro non fa differenza resti solo e sempre un numero.
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Attesa
Si ferma fino all'alba il sorriso su una lettiga … poi è notte notte di traumi notte su un volto di donna che da ragazzo hai amato. Sei solo e non c’è nessuno neanche un cane di parente. Forse abbiamo parenti da qualche parte parenti che vedi solo quando muori e che si chiedono - ma questo chi era? Mostrano visi contriti mentre nel silenzio pensano ai fatti loro ed a come si stava meglio a casa.
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Idee e pensieri
E grigia è la tua anima che nel giorno più bello si colora con i resti d’un gioioso convivio. Non c’è raggio di sole a spennellare le tue idee né arcobaleno a rallegrare i tuoi pensieri che nel giro di vita si consumano tra nebbie di vetro e di cemento. Ora sopravvivi inaccessibile ed a patti con ciò che rimane del passato.
Pbbl.scrivere-08.09.2011
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Notte di dolore
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Rugghia feroce stanotte il mare dove la nave ha innalzato la vela ed i flutti hanno eretto barriera. Non è secco di rugiada e gronda ancora sangue quell'arto che aveva ancora voglia di vivere ed il dolore ancora impera e bussa alle porte. E ... uomo continuo a capo chino ad andare... a vivere nell'estinguersi del tempo l'occhio volgendo all'onda selvaggia. Da "Ombre sul sentiero"
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Quella vecchia conchiglia
Ho guardato in faccia il mare avevo voglia di vederlo e mi sorrideva in sogno, non volevo le solite curve e neanche distese verdi, sentivo sempre il suo suono nell’oblio del tempo ormai quasi agli ultimi granelli. Forse qualcosa in tasca me l’ha ricordato … quella vecchia conchiglia sbrecciata.
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Predicatore
Parli e continui a parlare … parole, tante parole che cadono in un vuoto senza confini. I pensieri sono fissi appesi alle pareti come tanti quadri inutili come manifesti elettorali. E la polvere continua ad accumularsi là dove prima c’era il lucido dei palcoscenici … Pbbl.scrivere-15.09.2011
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Resti di zolfo e di piombo
Nel campo … il pensiero unica cosa rimasta viva ma anche quello scema lentamente come la speranza. Era stato solo l’inizio. Tronchi anneriti intorno e case dirute … là una culla piange il suo bambino il freddo nelle ossa e quel fischio lancinante sopra il crepitio bombe che tutto squarciano. Fiamme e fumo e lamenti ad invocar una madre anche se già morta. Lungo travi annerite si conserva l’orma crudele del piombo e del silenzio che parla di morte. La coltre del tempo misericordiosa cela … resti di zolfo e di piombo.
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Ormai è sera
Lontano nei campi il vento semina folate, piange la porta della cantina, guaisce un cane sulla strada, chiude una finestra curiosa la vecchia dirimpettaia ed asmatico si ritira il giorno ormai è sera. Pbbl.scrivere-06.02.2009
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Saprò ricordare
Nel perimetro dei miei pensieri partoriti nelle notti di luna saprò ricordarti parlando con gli alberi. Saprò ricordare ogni tuo gesto anche nel semplice volger lo sguardo … e saprò ancora ricordare un dono nel sorriso come quello dell’ostrica quando dona la sua perla. Saprò ricordare nella mia gioia ormai seduta anche se tu dovessi dimenticarmi… Pbbl.scrivere-01.10.2011
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Esito (31 maggio 2022)
Lieve soffio... l’aria. Chissà quando vestirò di gioia e non di dolore... mare grande questo sciabordio di pensieri, e dai fondali dell'intimo mani sommerse e poi... e poi mani che dragano il corpo, le due facce della luna, l'una nera, l'altra sempre ridente, chissà perchè... ed io verde di speranza ancora incredulo d'un esito positivo vedo il risvolto.
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La voce della ragione
Il tuo correre s’è chiuso tra le intenzioni sotto una lapide dove tu l’hai costretto per paura dei fantasmi. L’hai messo alle corde gridando – fermati! – e sognando un amore l’hai ridotto in schiavitù. Ora sei in pace con te e con il tuo pensiero che brucia ceri davanti a simulacri di sentenze di un cosmo ormai asservito ma sogni ancora di stendere le tue ali oltre i confini del possibile.
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Battaglie di pensiero
Cominciavamo a contare ogni cosa dopo l’amputazione del pensiero e seguivamo la pioggia portata dagli angeli. Senza nome era il cardo che qua e là indisturbato ed incurante dei piedi cresceva in quella stagione dai colori strani e non s’aveva più voce per gridare la verità mentre dilagava il terrore. Era il ’68 ed eravamo stanchi di barricate al pensiero.
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Acqua
La gente spera nell’acqua guardando verso il cielo in preda all’afa ed il migrante spera che finisca presto quest’inferno di umidità guardando a riva quanti desideri … e tutti diversi.
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Alla ricerca di me stesso
Cerco un volto ospite in questo mondo di nebbie riciclate che ad ogni istante trasformandosi vagano ad altre terre dirottate. Cerco quell’ospite sotto i pini testimoni innocenti di amori che hanno lasciato impronte e lo cerco ancora dove vegliano custodi le vecchie torri ormai smerlate del luogo natio … ricordi sbiaditi ma mai cancellati. Pbbl.scrivere-22.09.2011
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Dopo l’uragano
Ho guardato negli occhi l’uragano l'ho visto giungere con tutti i semi del dolore. Le sabbie son divenute il mio talamo e quando l'alba giunse con le sue calde carezze portò con sè il silenzio. Nella mia casa ora c'è la pace e l'oblio impera ed anche gli alberi hanno perso i colori. Non ci sono cancelli nè muri nè porte dove le sabbie cantano ed i ritmi della sera si perdono nel suono del ngoni. Nota: Ngoni, rudimentale strumento a corda che accompagnava i canti di dolore. Da "voci e volti del passato"
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Acque
Acque che irrompono, impetuose come la tua lingua, arroganti come i tuoi gesti, dietro una lapide (la tua) corrono per fermarsi alla fine lungo le possenti braccia della vanità. S'è alzato il livello ormai e gli alberi sono vicini si fermano lambendo i tuoi piedi da impiccato nella tua stessa lingua.
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Tempo di marea
Per la durata di un tempo parliamo una lingua sconosciuta che non conosce dei, che ricorda le antiche pietre e della distanza annulla i numeri. Abbiamo lacrime che parlano di vita e nell'ora del tramonto, quando l'usignolo leva la sua voce, affondiamo le radici nella fiducia. Io sono l'allodola del mattino memoria al sorgere del sole tremula foglia al soffio lieve.
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Ora che il tempo si veste d’inverno
Forse si sta dove ci sono altri luoghi come in quei giorni che cadevano d'inverno e noi contavamo i passi della bora. Ora guardiamo le case, piccole luci nella sera con tante anime che entrano ed escono. E che parlano chiamando per nome chi accendeva il camino ed ora canta nelle cattedrali del cielo. Così dicono di noi ora che siamo andati lontano.
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Vento
Sembra voglia rosicchiare queste mura il vento e sulla piana battere il grano maturo. Le zagare ormai hanno perso petali ed alla fine cadute. In aria annaspano mani e pensieri seguendo rotte sconosciute. Parole mai dette che dicono più di un oratore da foro. I silenzi si son lasciati convertire da quell'aria impetuosa che imperterrita sulla piana imperversa. Un cielo pietoso versa una lacrima a quella luce che lo vela.
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Aedi
Sono custodi della parola, la curano, l'accarezzano, ne gustano il suono. Segnano il ritmo delle risacche quando il pensiero vola ed i destini si compiono. La catarsi si ripete verso dopo verso e l'eco del tempo ne riporta la memoria nel cadere dei giorni. Sono anima delle vite soffio d'infanzie espanse in rughe profonde degli archi temporali.
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I segni delle stelle
Il tempo ha lasciato le sue orme come la nera sciara sul passo incerto. Ci sono orme dovunque, franano sentieri e mete imprimendo segni che danno volti alle pietre. Sono i segni delle stelle a dar un soffio di vita. L'anima aliena vibra.
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Calda estate
Abbiamo ricomposto nenie indossando calighe tra i sassi, coreuti tra la folla abbiamo dimenticato la nostra identità. Là! Lontano, sul serro da 'za Nora vanno formiche in coppia, son rimaste solo pietre miliari querce ed ulivi secolari a contare i passi sullo sfondo di quel cielo trasparente. Cicale e grilli cantano facendo coro all'afa che opprime mentre l'ombra rimane fissa attaccata al suo terreno.
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Alba a Moon Valley
L’alba nel suo indorar era come un abbraccio di madre quando nelle fredde notti il tempo gelava il respiro. Lingua e canto alle stelle, null'altro se non che quella sua litania prima del tramonto. Si ripetevano prostrazioni e dubbi ed il passato riesumava memorie d'una lampada in un dormiveglia senza parole. Ed erano sguardi che si facevano voce parlando l'idioma della terra. Da “Voci e volti del passato”
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Attualità
Sento il freddo di questi giorni, arreso raggomitolo le mie ossa poggiando una guancia vizza al mio prossimo compleanno, ciò che rimane è solo poco tempo rubato al fuoco dei bivacchi. Stasera aprirò l’ultimo giornale vi leggerò del temporale o, se volete, della battaglia che c’è stata ieri con le forze di gheddafi ma non chiedetemi dei fiori che ormai crescono stenti per il poco amore. Il cielo ormai si avvicina alla sera con i suoi colori che piangono un grigio fumo pieno di tristezza. Scritta e pubblicata il 21/09/2011
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Verso la mia terra
Verso la mia terra ho solo uno sguardo di nostalgia senza parole non ho del fuoco ma tra le mie ciglia arde il pensiero verso la mia casa. A quel congedo ripenso di tanto in tanto e desideri antichi risalgono la china della lunga separazione perché tu mi sei nel cuore e rimani solo leggenda.
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In silenzio onora i morti
Un nome un indirizzo qualcuno un fiore ma su tutti il silenzio labbra serrate nel culto della sopravvivenza. Non ci sono scuse in un orizzonte da ciminiere popolato non ci sono scuse davanti ad un blocco di cemento da scheletri popolato e noi inerti guardiamo illusi del - Non è cosa mia -
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In cerchio sotto il cappello
Un raptus deborda in deliri ed urli, la foglia ride soddisfatta ed io conto i fiocchi di neve nel silenzio. Ma sarà solo e sempre il tempo a dare il ritmo alle vibrazioni d'una lingua ormai desueta.
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Un giorno sarai vinto …
Hai corroso la carne innocente lapidando le giovani speranze la fiaccola della vita hai spento e senza misericordia di lacrime ti sei nutrito saziando la tua crudeltà. Un giorno sarai vinto e la primavera tornerà a portare le rondini e con esse un sorriso a quelle creature cui tutto hai negato.
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Eroe mancato
Rimase l’inverno a coprir speranze, attracco senza molo dove cime s’annodano a bitte d’illusioni. Il resto d’un vissuto da eroe a pochi cents si consuma ora su lande desolate mentre la bora soffia sempre dallo stesso lato e tra un uragano e l’altro i sentimenti scoppiano naufragando frammenti su litorali in disuso. Da “Voci e volti del passato”
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C’è stato
Materia trepidante erano quando anche i silenzi crollavano in un inutile e caotico inizio di ricordi, di occhi che cercavano una via dove oggi sono solo ruderi e ombre e su questo paesaggio al suono di folate appassisce un sorriso… dramma d’un anniversario ormai dimenticato. Da “Voci e volti del passato”
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Prospettive
E colori di solitudine spennellano ritratti di donne e di bambini traumi di nuove società in marcia sospese in un quesito vuoto di prospettive. Sono l’essenza delle nuove giovani vite …
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Io ci sarò
A capo chino muto all’aria tersa nel sospiro scontroso del mattino io ci sarò a veder l’aurora e guarderò quel sorgere insieme di speranze battuto come la scogliera ma sempre pronto al nuovo sorgere.
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Nella sera
Appena distinguibile nell’oscurità si delinea la tua sagoma isola fertile d’incanti e di misteri invisibile ma presente con i tuoi aromi e le tue scogliere
di te oggi canta quella vecchia nenia che giunge insieme a raffiche di maestrale quando sibila dietro al faro. N. : … alla mia terra
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Petali
Fiori appassiti ormai come i fiori di cactus che vivono un giorno e si torna sui propri passi non si vorrebbe invecchiare così mentre danzano i petali, ora rossi ora gialli, fiori che sanno di sogno, dicono di un sorriso che fa dimenticare i grigi tra baci e sogni. E si salgono i gradini della cattedrale a sentire il profumo dei monti ed ascoltare ancora una volta la preghiera della sera …
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Soldato bambino
Nel passato obici e cannoni distruzione e sangue e forse ancora non intenzionale quella moneta da testa o croce tra le dita Non facile la scelta quando ti guizzano come fantasmi la gola secca per la paura e crampi allo stomaco per la fame e dietro l’esili tue spalle la confusione dei tuoi giorni.
Da “voci e volti del passato”
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Solo le unghie
Solo le unghie restano del gran malessere ormai lontano da tutti te ne vai e nel bosco pensi a cosa sia o a cosa possa significare quel male mattutino quando ti svegliano le campane a ricordarti d’esser in questo mondo fatto di polvere ed in cui polvere ti annullerai. Solo le unghie restano… come la sabbia alla fine dello scivolo.
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Un foglio ingiallito
Ho visto... il freddo dell'acciaio sulla schiena ha lasciato il segno. Erano sei e nel sangue gorgogliava il rantolo.
Straniero e sconosciuto ho guardato non visto. Sei madri nell'agonia dell'orrore e sotto gli occhi il dolore.
L'orma del ruandeli flagello e fiamma su sei resti fumanti e unico sopravvissuto l'odore acre di carne bruciata. Da “Voci e volti del passato”
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Collera e Pace
La collera impera a ritroso nel tempo si varcano confini si sdradicano dalle radici gli alberi.
Piangono le terre invase dai pendii lacrime cocenti gocciolano. Sull'asfalto tra schegge e materie fumanti scorre a fiotti il sangue gli eroi saliranno sul podio dei morenti e staccheranno la falce alla morte. I nuovi germogli saran salvi
dall'empietà dell'invasore torvo. Gli eroi
ora cederanno il passo alla pace.
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La meta
Smussando creste d'onda divenni ciottolo al sole. Le illusioni sono acqua che scorre su un palato asciutto, il primo e l'ultimo desiderio, una meta nascosta dietro l'ultima curva. Quando ci saranno i vespri l'alloro fiorirà e le sue bacche saranno l'ornamento di questo andare. Le mie campane hanno rotto il silenzio.
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Ricordi di casa
Io nato al caldo alito dello scirocco e vissuto tra le nebbie stagnanti ho cercato te terra mia. Sono ancora calde le ceneri nella conca, come sono ancora vive tra le rughe e le ginestre le mie memorie. Son fermi là appesi a quelle canne del dammuso i ricordi del pani cunsatu e delle panelle fumanti che lo zio Cola preparava al mattino. Ora ti ho ritrovato terra mia ed ho compreso il senso del canto delle cicale e del profumo delle tue zagare.
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Rimando
Sono muro che guarda una terra umida verde di prati. Sosto sorbendo tutto il calore dell'alba ma non ci sono raggi all'orizzonte e l'attesa si fa sempre più lunga e grigia. Attendo ancora che il secolo traspiri umanità che non vedo. Sì! Quella stessa che vive rintanata nei suoi cunicoli. Ridicola facciata di una cattedrale dissacrata, maschera senza contorno e senza crepe. La nebbia non ha mai voluto questo.
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Sira di frivaru
Stasira chi di nenti eni vistuta pari na puisia lu tempu chi lentu curri e nuddu u ferma.
Comu nu lamentu, quannu 'nte notti d'immernu a nivi cari, 'nte mura di sti quattru casi u ventu ribbumma e porta ummiri, chi du suli iannu sulu nu rivordu.
Vardu da finestra ddi poviri cristi 'ncuttunati chi si nni vannu a spassu comu ca fussi jornu e pensu a quantu fussi bellu s'agghiurnassi l'arba rirennu.
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Un segno del tempo
Questo è il segno che incisi sull’albero andando via da una terra amara sotto un cielo di primavera verde di speranze. Azzurre
garrivano rondini che presto sarebbero andate via. Non c'erano solo sentieri ma strade tante strade che mani stanche di tanti colori avevano dipinto. Nel prato cadevano lacrime versate da occhi di ghiaccio avevano chiesto un sogno circonciso dal tempo.
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Dietro la finestra
Piove! Ed io guardo tra le gocce questa primavera che ancora non c'è. Attraverso con lo sguardo quest'alba lattiginosa con la voglia di starmene qui al chiuso fuori da questo mondo untuoso e ricco di acidi saturi ed insaturi. Alzo il calice e brindo al nuovo giorno senza la speranza che sia diverso e magari con qualche rondine in più in volo ed in caccia a becco aperto. In lontananza sventola ancora la bandiera sopra la porta del Municipio è rimasta anch'essa senza medaglie chè se l'è portate via l'ultima crisi.
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C’era un tempo un sorriso
C'era un tempo un sorriso... un sorriso per ogni cosa. C'era una rosa in quel giardino ed era rossa, rossa come un tramonto di mezzagosto. C'era sì! Quel sorriso... ma al ritmo d'un tremore come neve al sole s'è spento. Or c'è ancora una rosa in quel giardino una rosa bianca, bianca come il tremore delle mie mani. Bianca come la gracilità che giorno dopo giorno queste membra invade ed insicuro il passo rende... ... e soffro quest'orrendo dolore dall'amaro gusto del metallo c'attanaglia il mio ventre ed imprigiona i miei arti.
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L’arte dei pupari
È diverso, guardando l’insieme da lontano, il concettuale dalla realtà. Sfiori le ambizioni ed alla fine tiri le somme come quando annaffi la vita raccontando storie di allevatori di parole o di acconciatori d’idee o di chiunque abbia qualcosa da dire. Parole addestrate a colpire a fondo e senza ritegno. Si tirano i fili senza far muovere una sola marionetta …l’arte dei pupari non è la mia …
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Dolore e rinascita
La tempesta si scioglie e le sue lacrime fischiano sull’arsa terra cadendo. Di dolore s’inzuppano le sue zolle e gioia cedono ai tuoi germogli e sotto le rocche del capo imperterrito il mare rumoreggia… e l’indifferenza impregna pareti dove preghiera e suono di campane fanno eco.
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Solo se Dio vuole
Scricchiolano i sassi sotto i tuoi passi e del tuo passare poco rimane. Tu uomo sai su cosa poggia il tuo piede, tu uomo sai cosa hai tra le mani e cosa si nasconde tra le tue parole. Anche il tuo sorriso poi è un’incombenza qualcosa che deve apparire, qualcosa che deve conquistare senza badare a spese. Povero uomo verso il luccicar degli ori teso… ma come dice una vecchia preghiera sulle sabbie scritta… - solo se Dio vuole -
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La conoscenza?
Nel turgore della tua anima di ricordi disegnati il peso grava e nel delirio delle ore tra nebbiose ragioni e contorti cavilli rade restano le tue idee sfoltite sul tableau chiamato vita. E la conoscenza? Puoi dirmi qualcosa di essa? È solo orpello dipinto di grigio tendente al nero. Non si vestirà mai di verde ché più essa è grande più avrai coscienza e maggiori saranno i dubbi.
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In riva al lago
Il lago è fermo nella sua pallida livrea tra le canne che fremono ed io vedo petali che cadono. L’inverno non è stato così buono per la rosa, solo un cattivo commiato tra il rosso infuocato ed il verde primavera. Chissà se torneranno le rondini…
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Quel camminare scalzo
Tu che sei informità povero ed imberbe illuso che ne sai di quel camminare scalzo tra cardi e baciapiedi, tra ginestre ed oleandri, tra aromi d’origano e di mentuccia ch’alle efflorescenze del cappero spontaneo e della nepitella s’uniscono… che ne sai? Mi manca quel camminare scalzo come il sole al giorno quando gli orizzonti la nebbia oscura…
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Il canto della cincia
Ascolto il canto della cincia come ascolto il ribatter dell’onda, non conosco il suo linguaggio ma cerco d’immaginare il suo messaggio perdersi nel silenzio del mattino. C’è un giardino tutto suo in cui non posso entrare… e torno ad immaginare. P.S. ... a volte anche un particolare insignificante, quale il canto di una cincia, può portare a riflettere...
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Volti del passato
Siede sulla difformità del muro che ostinato sull’onda s’erge, di quell’ombra incurante che distorta incombe ed il balsamo del pensiero nei ricordi rotola la sua sequenza. In quegli occhi acquosi anni… tanti anni tutti passati sotto quell’arco bianco che ora adorna il suo capo e nulla torna dalla deriva solo qualche alga ma nessuno di quei volti ormai svaniti come nebbiolina di primavera al primo raggio di sole.
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Attrazione
Ed è valzer nenia con brio che muta al ritmo dei cimbali -forse speranza?- e tu ascolti nel soqquadro dei sensi sfumato all’alba smembrato in quei vapori che di Venere hanno il dolore. Saltano i ballerini dell’un-due-trè -vale ancora qualcosa questo danzare in fuga?- Sempreverde è il colore del dopo quando scatta l’ultimo istante tra due poli che s’attraggono pur allontanandosi…
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La gloria
Gioisce la gloria bistrattata dall’eroe che l’ha costretta a cingere di corone la sua fronte mentre lui cade stramazzando colpito sorridendo con uno sguardo al cielo
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Meglio …
Non importa avere occhi e poi per vedere cosa? Nuvole o azzurri intensi? Guardare orizzonti e descriverli a chi non ha occhi e cuore per apprezzarli? Forse meglio un bianco senza colori e senza linee e suoni che esprimano il silenzio come un corpo nudo che esprime le sue linee attraverso il lino che l’avvolge…
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Il cerchio
Non un gesto né una parola solo uno sguardo quasi un voler dire -è il senso non senso della vita- I nostri sentieri sono tracciati su impervi pendii ci portano verso nuove mete verso ciò che crediamo nuovo non vedendo il cerchio che si chiude.
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Il tempo assoluto signore
Io sono qui ad aspettare un arrivo sono qui ad aspettare la prima luce… volgo lo sguardo indietro era un giorno come un altro nulla di diverso e se n’è andato via via ad accumularsi agli altri mentre il nuovo giunge ancor più annoiato del già trascorso… è come cambiar l’abito di cui varia solo il colore …
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Dove la neve cade
È tornata a fiorire la forsizia ed ormai la primavera fa capolino ma non c'è gioia nei canti degli uccelli. Laggiù ad est dove ancor la neve cade urla e pianti s'odono per la battaglia che infuria. Ora anche dal mare giunge il mortal boato dell'invasore e la morte scivola furtiva ed inesorabile tra quelle anime che libertà agognano.
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E poi lacrime...
E bambini e donne di Mariupol,
hanno inutilmente atteso
una primavera calda e
desiderato un sole ridente.
La barbarie ha mille volti,
mentre il sangue gela nella neve
e s'ode cupo il ruggire dei carri.
Non più nenie a cullare volti spauriti
non più sorrisi ad accoglier compagni stanchi
solo l'atroce orrore che dilaga tra le macerie senza più vita.
Una carezza (e non sempre) e poi...
e poi null'altro
solo una carezza prima della tristezza immane...
e poi lacrime...
--- la follia umana non ha limiti ---
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Dopo la tempesta
Placato ormai è del suo furore il mare non scuote più onde ingorde con le sue ire. Placato ormai giace quieto e rinasce la speranza per chi in cerca va della sua sponda.
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La verità
Lui dice la sua verità o forse ancor meglio quella verità che tutti conoscono ma di cui nessuno vuol parlare. È scomoda la verità anche ai potenti ma è la verità… e sa di lapidi e d’incensi. P.S. …a Saviano
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Chiuso per ferie
Ci piace camminare in quel corridoio dove i muri sono tronchi d’alberi ed il tetto è di frondosi rami. Odoriamo di muschio profumato sotto gli occhi increduli d’un assonnato ghiro e gli aceri fanno ombra a pensieri che inutilmente bussano cercando d’uscire a goder del canto della natura. Non sanno leggere il cartello dice -chiuso per ferie-
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Il mio esserti
Ogni tuo granello è parte di me, e senso puro del mio esserti è la nostalgia dei tuoi aromi. Mi nutro dei ricordi ed assaporo l’approdo baciando l’orma di quando ti lasciai … dormirò alfin in pace nell’abbraccio tuo. “... alla mia terra”
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La trama del silenzio
China il suo incedere il silenzio nel silenzio si grida ciò che si pensava fosse uno dei piaceri più intimi ed io m’arrovello cercando un perché alle mie parole. Sono piccole non roboanti non stendono tappeti sono quelle di tutti i giorni senza aureole o bordi dorati. Sono la trama d’un tessuto che ha per nome -silenzio-
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La casa delle stagioni
Sono passate ed ora son chiuse le porte di quella casa dove ammucchiate giacciono confuse stagioni. Una per ogni cosa la prima per lo sbocciar dei sogni la seconda per l’esploder dei colori ancora una per il loro appassire ed infine una per il gelido soffio che chiude ogni cosa. Ed ora son là a rivestirsi della fredda coltre ch’il tempo regala.
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Ritorni
Ritorni al profumo di zagara ritorni in quest’estate di pagine di verità ritorni in questo volo d’uccelli e di canti di cicale ritorni ai miei ricordi con un sorriso d’occhi che s’apre quando il primo albore spinge le ombre della notte buia. E ritorni perché così era scritto nel grande libro dei miei giorni.
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Al Cantara: le gole…
E gli altopiani piangono gocce d’amore aspettano un sorriso aspettano la tortora al mattino per la rugiada e la sera per il saluto, ricordano parole lontane mai dimenticate riscoprendo la forza del pensiero e tornano al loro silenzio a godere dell’incavo scavato dal canto di un uccello che lascia il nido. E loro continuano a ricordare le parole. Una vecchia leggenda narra di due innamorati che per non separarsi si nascosero in quelle gole da cui non vennero più fuori...
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Ucraina (Україна )
Non ho mai detto del dolore intenso vivo... forte e palpitante ma oltre la siepe vedo fiori e fiori ed ancora fiori sul dolore, un mare di fiori da coglier e da raccogliere e farne un fascio da deporre. E la mente s'imbarca alla violenza del male che opprime ed uccide, che scoppia come mina al largo. La mano tende dove la ferita slarga e deborda in una conta inesorabile ed infinita di milioni di anime alla deriva. Tende ancora la mano un cuore gonfio d'ira ma a rispondere c'é solo... il crepitio dell'acciaio.
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Il sentiero
Continuo a correre sospeso in un silenzio che parla d’inverni eppure siamo in agosto non ho mai saputo quanto è lungo questo sentiero il tempo di un respiro? O di un temporale d’estate? Forse di una pedalata tra i campi di primavera rossi di papaveri… dietro rimane una noce tarlata da scorci di paesaggio.
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Mi manca un sorriso
Ho spinto la sedia guardando la notte ed ho visto Sirio ridere al giorno. Mi manca un sorriso nella serie infinita di uno per ogni occasione e lo cerco tra le cianfrusaglie nascoste in cantina… ma la luce non s’accende ed io resto con il dubbio di quel sorriso che mi manca. Pbbl.scrivere-03.03.2012
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Il giorno del riposo
Quando le ombre attraverseranno le pianure ed incontrastate il mio cammino custodiranno ogni cosa perderà il suo senso anche il mio errare sarà da dimenticare perché anch’esso senza senso. Allungherò la mano verso di te e le mie dita meditabonde sul tuo seno si poseranno il messaggio allora sarà scritto e leggerò l’alba nei tuoi occhi e tu saprai ch’era tutto vero. Pbbl.scrivere-07.10.2011
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Vanghèli ed i suoi sogni
Vanghèli sorrideva sempre la sera sempre sotto quello stesso cielo che l'aveva visto nascere. E sorrideva anche la sera che giunsero i cani dalla terra delle lune mentre la sua Akehamuk suonava l'imzad. Il nulla cadde sul sentiero delle sabbie ed il vento soffiò la polvere attraverso le crepe, poi la notte avvolse i suoi sogni. Vanghèli sorride ancora ... e non sa perchè. Da "Voci e volti del passato" ... la storia si ripete
*
Il dire … eco della facciata
Guardo questo scenario godendone la vista, mentre come un macigno cala il sipario. I motti non hanno l’ardire e conservano l’acredine. Quel sipario non s’apre solo con la ciliegina ed il motto non ha la forza del suo colore. Il sorriso sorge spontaneo mentre il predicatore s’erge impappagallito e gongolante della sua platea e gli occhi rimbombano sulle pareti fasulle dell’ipocrisia.
*
Propositi e… spropositi
Dove sono andati i tuoi propositi piccolo sgorbio che dalla tana in cui immagazzini le tue mielate facce costruisci il tuo palco di parole senza fondo? Eri tu il costruttore del mondo? O il salvatore dell’universo? Forse i “mea culpa” sono finiti nella tasca di dietro … dimenticati.
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Hai
Hai dissacrato i padri Hai tolto la benda alla tua falsa nettezza hai guardato negli occhi di satana emulandone i paradigmi e le sue moine ed ora … guarda alla fame di questo mondo e ricorda e poi … rifletti sulle nuove miserie.
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Vuoto a perdere … come dire parole senz’anima
Ed è un vuoto a perdere questa stagione violentata, senza parole e senza silenzio. Io sono altrove ma lo sento il ronzio diffuso della menzogna che canta suadente e briosa da cui c’è da imparare sì … perché le parole non bastano mai ed io credo ancora a tutto ciò che si dice.
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Correre non ci salva
Oggi inseguiamo l’attimo sempre in fuga dal presente finché ci sarà quel caro e mai dimenticato infinito ad attendere i nostri contorni abbozzati nel rimpianto. E continuiamo a correre lasciando disabitato il nostro “quotidie” ed immaginando sempre alla prossima svolta un giardino più bello.
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Epicuro aveva ragione?
Prendo oggi quello che la vita mi da spiccando il volo e sorridendo senza pensare a quando saranno finiti i miei transumati inverni. Come un tritura carte ingoio i miei spazi, lacrima il mio occhio alla tristezza del mondo mentre alla quiete m’avvio al fioco tremolar d’una lucerna.
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Il vecchio puledro
È alle spalle ciò che ormai resta di sogni e di futuri. Rami spogli e colline ormai dirute dall’intemperie e dagli anni sono recinto dove recalcitrante scalpita il vecchio puledro mai domo.
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È l’uomo … ad aver paura
È l’uomo ad aver paura per le sue malefatte quando tra le radici dell’olmo s’acquatta in attesa e la terra si apre dove il fulmine ha lasciato l’impronta e l’acqua, che a fiotti scorre, invade l’ingombro sentiero. È l’uomo ad aver paura ormai accasciato da famelici occhi braccato per anni di raffiche a quest’inerme terra inflitte.
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Alba d’autunno
È senza vento quest’alba ferma sui primi raggi a scrutare il vuoto del silenzio in bilico come in attesa … ed il giuggiolo lancia il suo disegno in aria mentre s’apre grigio questo fosco autunno …
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Tempo perso
Centellino mattini gesticolando a ritroso con il pensiero stretto in un pugno di conchiglie a consumare idee frullando e rifrullando propositi. Ma ora tace il giallo dello sdegno pensiero fisso per tutte quelle volte che ho scremato il mio tempo dormendo randagio sulla panchina dei sogni stretto al mio cartone di vita ignorando la nebbia della sera che cala.
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Di verità ignorate si può anche vivere
Mi nutro della tua negazione differente da ogni differenza facendo a pezzi opinioni e protagonismo del mio essere venduto a peso senza il buongusto di dire grazie all’eccitazione di un momento che reclama viveri per tante verità ignorate.
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Offerta
Ho offerto rose intrecciate ad aghi di pino le prime perché in questa stagione sono più belle, i secondi perché hanno un profumo intenso davanti alla porta di casa ho messo ciò che il sole ci ha donato il calore di un sorriso per te viandante che passi …
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Nero come la crisi
È la fratina infreddolita e tremula che batte i denti sui vetri dopo avere guardato quest’orizzonte messo di traverso con un sole che nasce già pallido ed esangue si spegne. Era nata con altro auspicio quando stendeva il suo canto all’alba correndo felice senza nebbie e senza tuoni. Ora anche i suoi sogni si sono tinti del nero scialle della vedova senza figli quando salmodia le sue lacrime sussurrando a bassa voce.
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Condivisione
Guardiamoci nel come vorremmo essere abbaglio di un sapore dolce maturato nel buio della notte quando il volto accarezza l’ultimo soffio di passione … e andiamo dove cresce il primo assaggio del giorno
che esplode dal semicerchio cui s’appendono le nostre vite … solo l’amore è sapido di luce gialla. Pbbl.scrivere-12.04.2012
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Pensiero
Questa luce che così intensa spulcia le idee degli occhi togliendo impurità alle pagine d’un libro mai aperto, strappa un foglio la volta ingrigendo il custodire geloso di un corso quasi al terminal ormai stinto.
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Finestra sulla valle di Lusevera
Conduci questa voce con la dolcezza delle note che, come una preghiera nella sera, ad una finestra sulla valle diffonda il profumo verde della notte immensa. Sorride come un ospite il bosco che respira nella brezza d’un borino mentre un brivido scuote la mia schiena china.
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Sudario...
È un sudario quello che copre la tua bocca mentre sciorini le tue parole. Una parte della vita che urla la sua rabbia prima di meritata estinzione tra le stigee melme. Pensa... livore ... null'altro che livore corona a malsani pensieri e grezze manie d'immenso... ma d'immenso c'è solo l'abisso d'un'incolmabile vacuità.
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Il mio malanno
Eppure a fine gennaio è tornato a soleggiare prima che la vecchia vite si risvegliasse a ricordarmi che l’inverno si avviava ormai al suo tramonto. Ma il mio malanno va oltre l’orizzonte quando s’ode il crepitio dietro la schiena a dirmi con un brivido ch’è ora di chiuder la finestra…
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Fui uomo
Fui uomo quando il tremor mortis chiese il suo pegno ed il dolore invase la mente. Ho avuto paura il giorno del grande vento mentre indifferente osservavo lo scorrer dei grani. Ora è dura pietra il corpo, grezzo marmo appena inciso, scultura mal riuscita la mia carne che come barca in disarmo riposa. Vela ormai a brandelli agogna inane il morire del tempo.
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È più bello …
Più bello è il vivere in fiera, assenze ed essenze del non ho visto, del “neòteros”. Eppure la mia ribalta m’ha costretto a scegliere l’asserzione o il diniego, l’esistere o soltanto il vegetare, il partire come un bambino o soltanto l’indugiare, in quell’attesa, che della vacuità ha il sapore, della prossima stagione. Ogni immaginare va oltre il dire … resta solo sogno - realtà virtuale dei desideri – ed io mi lascio cadere nell’accadrà… Pbbl.scrivere-26.04.2012
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Dal mio oblò ti parlo
Ed è disabitata questa ombra che s’allunga mentre l’argine si sgretola lasciando al fiume i tuoi sedimenti che il sapore hanno di un altrove visto in fiera. Corri per la china rincorrendo i tuoi rancori ma non trovi la risposta che ti verrà resa con gl’interessi la prossima stagione quando il giardino si vestirà a festa. Allora avrai dimenticato il colore degli insetti che hanno torturato le tue notti ed il fragore della tempesta quando cruenta s’abbatteva con i suoi sbuffi ed i suoi lamenti senza angoli di sole. Pbbl.scrivere-03.05.2012
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Pasta vecchia
Sono pasta vecchia riposo solo nella tomba e ora che la notte è sempre più vicina vorrei avere i giorni consumati nell'attesa, recuperare gli istanti di fermo stazione e con quelli acquistare un biglietto, un sospiro ed un sorriso che s'allunghi sulla piana ora che nasce il giorno, sperando che questo sia ancora lungo.
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Ore di luce
A me bastano poche ore di luce con quelle avrò di che sognare, vedrò pascoli con tante erbe vedrò colline vicine e lontane, guarderò gli alberi vestirsi per poi spogliarsi e vedrò anche te nell'azzurro di questa stagione. Sai resta ancora luce per ritornare a vederti resta ancora luce per assaggiare un tramonto resta ancora luce per sorridere insieme. N.d.a. : … alla mia terra.
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Il tuo tempo
Godine fin che vuoi io sono aria che passa ciò che nessuno mai pagherà tu invece resterai là ad angolo di strada a segnare il cammino per il viandante. Sì! Io sono il tempo il viandante sono io. Il viandante è il tempo ed io sono il tempo … il tuo tempo.
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Come le rondini
Il mio lavoro s’è fermato vedendo un nido sotto il cornicione era abbandonato ed anche io ora sto andando via legando le mie occhiate a quei tralicci dove le rondini tornano a riposar le ali. Le ho viste spesso quest’anno e sempre mi son chiesto se anch’io come loro sarò sempre nave sulle onde.
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La “V” di verità
Pronuncia la “V” di verità fatta a pezzi non chiedere il perché la verità non te la diranno mai. Nella rete della loro mania del prezzo fisso è rimasto imbrigliato il pesce più grosso quello delle tante parole. E le parole sono volate via disperse in venti d’autunno inevitabile epilogo per fatti rinsecchiti al sole. Ho rimesso il mio abito di pace i dardi sono ormai inutili le spoglie del nemico giacciono imbiancate al suolo.
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Era primavera
E polvere si stende stenta e bigia sulle parole non c’è più un sole a stemperar la memoria … allora era primavera
anche se era altra da ciò che m’era orizzonte, era cielo amabile oltre la triste cera del giorno con il brulicar dei sensi. Ora raccolgo solo conchiglie finché non giunge il vespro, poi alzerò lo sguardo a quel cielo rimasto ancora amabile.
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L’uomo e le sue stagioni
… e come fiera in agguato giunge improvviso quest’autunno fardello impietoso, e vacilla la primavera tra le sue fugaci gioie che come caduche foglie il verde lascian degl’orizzonti ché l’inverno col suo grigio manto è già in arrivo. Tra i rami spenti s’annida ancor l’allodola di sparute larve in cerca …
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La fortuna
La fortuna è come l’aria la puoi toccare o sfiorare, la puoi accarezzare o respirare, è come una bella donna che ti sorride e t’ammalia ma non saprai quando l’attimo ti si porgerà sul palmo e se … ti si porgerà mai.
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Impressioni d’inverno
Non c’è inverno senza brezze sottili e polveri che permeano e contaminano primavere non più tali. E soleggiati sentieri e scorci s’aggrappano ad un gennaio di brevi tramonti nel magenta effusi d’intristiti alberi mentre lontano s’ode nell’aria tersa il rumoreggiar dell’onda sotto i pontili del vecchio molo. E si schiudono
i miei pensieri al tempo …
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Figlio dell’amore
Ha riposto la sua faretra come quell’ansa di fiume dove allenta la sua corsa l’acqua e dove stagnano le libellule gironzolanti in cerca senza posa e senza festa. Veste l’abito da lavoro tra le chiacchiere della gente mentre grida allo scandalo lui … fariseo che era figlio dell’amore ed in nome dell’amore elargiva compensi d’alto protagonismo. Pbbl.scrivere-24.05.2012
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Cambio d’abito
Vesti l’abito da festa per comprimere i tuoi pensieri ma la sera quando rientri nei tuoi panni comprendi quanto ti sia costosa quella cravatta a prestito. Pbbl.scrivere-26.05.2012
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4 novembre
Da quest’uscio son passate tante anime, anime sante ma anche esseri ch’hanno circuito di tutto, pure gli scarti del vicolo, vicolo che è solo istante. Istante trascorso sottocasa, il tempo d’un caffè al volo preso scartando le carte in un solitario durato una vita. Ed oggi, quattro novembre, si chiude quella ferita scoprendo il pieno di tanti vuoti dov’hanno trovato rifugio i pensieri più intimi e celati -i sogni di un tempo-
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Che verità?
Che l’astrofisica regoli il mondo si dice, che l’arcobaleno porti la tregua si dice, che il sole sorga ogni giorno si dice, ma la vera verità viene mai detta? Essa è come un cubo a sei facce ne mostra sempre cinque e la sesta rimane sempre nascosta.
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Di sera
Guardo spesso ed a lungo tra le stelle in cerca d'un angolo in cui posare i miei pensieri. Guardo anche di tanto in tanto le creste del Grilli ... Desiderio o follia? O forse voglia di tornare? C'è sempre la brezza che accarezza i suoi ruvidi fianchi e di fronte le balze di San Marco e sentieri che si snodano tra gli ulivi dalle foglie appuntite. E poi le case sparute, di pietra, e tegole annerite nel verde assolato.
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Nassirya
Caddero uno sull’altro e non ditemi ch’erano mercenari … Caddero con l’occhio semichiuso al cielo mormorando tutta la tempesta ch’era nel cuore. Erano figli nostri Erano fratelli. Il loro cammino ormai è solo corteccia di tiglio e per quando avranno freddo ci sarà solo un drappo di tre colori. Ed il loro giuramento? Giace sbiadito sotto i loro nomi … Pbbl.scrivere-08.06.2012
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Ho vissuto ( ma era un dono?)
Quando son nato m’hanno detto ch’era stato un dono, un dono di Dio … ero piccolo non mi reggevo in piedi, guardavo già il sentiero, ma ero un dono, un dono di Dio. Ho creduto senza chiedermi guardando oltre il sentiero. Ho avuto paura di morire un giorno e m’hanno detto -è umano!- Ho preso a prestito ciò che m’hanno offerto pronto sempre a ripagare questo era il sentiero … ma era un dono, un dono di Dio. Pbbl.scrivere-17.06.2012
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Verso nuovi lidi
Cammino davanti ai pensieri e sorrido pensando, guardo quel viso di luna che sta andando via e sento tutta del suo andar la tristezza. Quanta malinconia - in ogni partire …- è come spinger lo sguardo da una finestra ch’ogni mane aprivi e chiuderla per guardare altrove. Una stanza nuova dove non sai … Pbbl.scrivere-19.06.2012
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Sole che sbiadisce
Si è stanchi ormai come spine conficcate, come vecchie barche sull’arenile o come vecchi gabbiani raggrinziti sullo scoglio. E sono stanco anch’io per tutte le vite che ho visto, che mi sono sfuggite tra le dita e che sono andate ad ammucchiarsi là dove il sole cade. Guardo ancora oggi ma non mi parla d’aurora quel sorgere lento.
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Solo nuances (la morte di due amanti)
Il suono del liuto giunge ancora … desiderio? Forse no … solo “nuances” Si stringono le braccia a colmare aria o forse non serve appendere festoni a celebrar feste su questa sfera dove alberga il nero ormai. La melodia continua corteggiando il fiore mentre si spegne nella tristezza il canto … ho appena intravisto il sorriso beffardo della nera signora che canta la storia di ognuno di noi. Pbbl.scrivere-29.06.2012
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Tre momenti
* E tutto è movenza, viaggio interiore prima di lasciare il quotidiano al testimone. Ritroverò con le mie occhiaie vuote le nicchie dove son rimasto acquattato nel mio dolore, e ritornerò ad assaporare i desideri intatti così come li ho lasciati. * È necessità quasi umana quasi un lungo elastico istante questo raccolglier molliche sulla rampa di una scala. * Ora dormi bimba sul palmo della mia mano poggia i tuoi sogni a custodirli ci penserà il tempo. * P.S. una partenza, una vita ed una ninna nanna Pbbl.scrivere-26.01.2012
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La pioggia non viene sola
La pioggia è stanca di cadere ci trasformiamo in tralicci morbidi per sorreggerla e lasciamo un mondo che d’antico ormai ha poco. Siamo ombre di questo passato che credevamo divenisse luce ed impero, che avesse ritmo e melodia, ma il tuono ci ha regalato solo un arcobaleno viandante.
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Una voce, la ragione, i dubbi …
Si sente una voce quando sale dalla terra, è un richiamo intimo nel sibilar del vento, e s’ode anche il brusio d’altre voci. Tra le note variano i dubbi ed anche il loro significato ha una ragione, a noi celata ma chiara nella sera, che luccica come una stella appena apparsa. Sola la ragione danza tra le foglie, d’umido della notte intrise, mosse a snocciolar litanie di un credo di cui appena se ne percepisce il senso … e dietro gli alberi indifferente spicca lo scintillio di una luna che inosservante passa. Pbbl.scrivere-10.07.2012
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In memoria
Fosca è l’alba immota nella sua gelida coltre come sangue rappreso ad una ferita slabbrata. Si stringe tra le sue piume un pettirosso spaurito a ricordarmi un inverno d’altri tempi. Allora erano altri anni allora tu eri vivo e sulle tue labbra non c’era il tuo peana. Sei stato un uomo libero tra i liberi aria nell’aria ed il tuo okomfo era appeso al tuo fianco. Ora tutto s’è fermato come acqua nella gora i tuoi occhi son rimasti fissi al rosso di quell’orizzonte dove il tuo okomfo è stato infisso nell’arsa terra che tanto amavi … Da “Voci e volti del passato” Pbbl.scrivere-02.02.2012
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Vorrei...
Vorrei sapere dei granuli scivolati tra le dita e, come l'acqua dei torrenti, mai più ritornati. Sì! Di quei granuli che, le tante storie di uomini e non, narrano. Storie perse nei labirinti del tempo. E ... ritornare indietro per vedere dove l'alfa squarciando le tenebre sorse e sentir dell'immensità l'effluvio.
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Meridiana
Guardo spesso ora che non sorride più il sole indietro, alla mia memoria, rivedo la mia lunga corsa in questa terra di nostalgie. Guardo anche verso gli accidenti del sentiero ch’al corpo stanco serban le due rive. Forse il tuo corpo vivrà nel grande mare ma il mio diventerà mare …
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Foglie
Il silenzio si stende e tra le nebbie canta la sua nenia all’ombra del salice dove le foglie finiscono di morire. Che strano mondo quello dei desideri che ardono soffocati sotto questo sole arancio da una messa in scena. Ghiaccio che si scioglie di un mondo che non mi parla e che quando lo fa dice poco della solitudine. … e le foglie rimangono sempre là prigioniere come la mia anima. Pbbl.scrivere-26.08.2012
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Piccoli, grandi, vecchi …
Io sono di terra essenza di carne su cui cammini … e guardo il sentiero tra i muri dove tutti passano piccoli, grandi, vecchi … e problemi nei loro pensieri piccoli, grandi, vecchi … e di questo andare e venire raccolgo i colori vorrei fossero rosa e verde ma, ahimé! Sono quasi tutti sul grigio ed a volte anche peggio … sul nero.
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Il sorriso del destino
Passavo di rado davanti casa sua e lui era là, sempre seduto davanti la porta, sempre sorridente con la sua vita in mano. Mi divertiva il sorriso di Peppi era innocente come quello terso e lindo di un bambino. Senza volerlo sorridevo anch’io guardando il bianco dei suoi denti. Era senza malizia il suo sorriso non pensava mai a ciò che sarebbe stato solo al presente solo alle sue “monachedde” e quando alzava lo sguardo leggevi la sua gioia la gioia di una luce la luce del poco … NB: le "Monachedde" in siciliano sono le capinere. Da “Voci e volti del passato” Pbbl.scrivere-31.08.2012
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Parole nel silenzio
Il cemento parla, sottovoce nel silenzio, con il fragore del temporale nel buio della notte, come i battiti del tuo cuore quando ripensi ad un bacio che avresti voluto dare ma che ti è rimasto sulle labbra. Ritorno ancora sulla quiete dove fiorì il tuo amore, eri luce, il tutto ed il nulla. Pbbl.scrivere-05.09.2012
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Sole d’inverno
Mi mortifica questo sole che pallido ed ostinato ferma il giorno che svanisce ed io nella malinconia d’una campana lontana cedendo al suo volere in silenzio m’avvio ai miei pensieri.
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È giunto il tempo
Questa vigna, maniacale nel suo allineamento, che da anni si muove al vento o respira la notte quando tutto è silenzio e nel buio s’ode solo il fremito dell’erba, mi dice che ormai è giunto il tempo … Il tempo di raccogliere tra le rughe di questa terra le mie cose. Cose d’un tempo, di sorrisi e di lunghi sguardi, cose che riportano pensieri e riflessioni. E quando sarà pieno il mio fardello farò la mia vendemmia.
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Acqua fresca
Sono tornato là dove nel silenzio l’acqua faceva il salto in quel baratro sconfinato, là dove la terra si apriva a far uscir le sue lacrime. Lacrime d’amore per i suoi figli dimenticati e sparsi come ceneri al vento. Di qualcuno era rimasto il nome di qualche altro neanche quello. Ma io son tornato a riveder le zolle che m’han cresciuto ... Pbbl.scrivere-09.09.2012
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E verrà il tempo
Verrà il tempo in cui gli umili della mietitura agli arnesi porranno mano. S’allungherà l’ombra sull’argine dove indisturbata l’indifferenza scorre. E tante fluiranno lacrime nella valle e sui fiori ma tu clochard ramingo avrai il sorriso della tua libertà.
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Il gusto della vittoria
Quando sibilava incessante la bufera dell'urlo del vento non ho avuto paura ed il gelo dei ghiacci mi ha dato forza. E quando l'afa del rosso ha seccato la mia gola ho succhiato sassi e masticato l'amaro delle foglie per lenire l'istinto, ed ho guardato dritto negli occhi il mio nemico che, vinto, ha chinato il capo. Ho purificato due volte la mia acqua ed ho pagato a caro prezzo la mia libertà
ma quando mi alzo la mattina mastico ancora il gusto della vittoria.
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Tramonto, uno dei tanti
La notte ora è più lunga come quest'attesa su un binario morto il grande camino è acceso ed io mi narro nei tuoi occhi di giada. Con la mia solita stretta al cuore cammino e vago per vicoli e case nella nebbia.
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Terzista
Corri e corri ancora là dove la terra stupita ti guarda. Semina il tuo grano ma solo dal tuo sacco germogliar deve la parola … o rimarrai sempre terzista a pagamento. Nota: dedicata a chi attinge alle greppie altrui.
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Praia
Calda e forte, sensuale come una donna nel pieno rigoglio. Mi portano gli effluvi di quella spiaggia abbandonata sempre battuta dal levante e dalle sue onde. E quando lo scirocco imperversa e si chiude in gola il respiro senti dentro tutto il ruvido delle reti stese al sole e guardi le palme inchinarsi al suo volere mormorando sibilline. Pbbl.scrivere-16.09.2012
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Considerazioni
S’è accesa anche stanotte là, sulla collina del vecchio casolar la luce … e nella nebbia ch’avanza s’affievolisce la danza di quel fumo gracile che dal camino s’alza. Sulle mie spalle un brivido … sarà freddo? O forse pensieri che tremano … chiudo la mia finestra spingendo fuori il brusio che da questo meschino mondo nella sera s’alza. Pbbl.scrivere-21.09.2012
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21 giugno...
E venne quel giorno d'estate (Vanghèli sorrideva sempre pensando alle foglie cadute ieri) i gatti annusavano il vento ed il gallo marrano continuava a coccolare le sue chiocce madri. Sulla piana ormai restavano scoperte più lapidi che sassi ed al malinconico tocco rispondeva sempre il frinire dei grilli. Quanti stracci neri e tutti appesi alle finestre. Era il 21 giugno d'un anno andato a male. Da "Voci e volti del passato"
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Il senso delle cose
Furono i miei occhi a morire quando non vidi più il colore della terra e la linea scura del tempo allungarsi davanti a me. Crollare o chinarsi stanco e placare i sogni al nascere è lasciare agli altri il bisbiglio delle cose. Mutare rotta in un oceano di pensieri in tempesta quando urla il fragore delle acque che spingono o voler schivare irti monti che sinistri incombono com’in morsa i visceri stringendo sarebbe sensato … ma l’io rigetta
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Le tue paure
È lunga questa notte come un inverno senza luna, e nulla ti copre se non il vertice della tua paura. Il sonno che ormai a tratti rabbrividisce sosta nei lunghi corridoi dove un letto muto cammina rimarginando silenzi. E tu come scoglio in angoscia resti a guardare questo andar senza perché …
Pbbl.scrivere-25.09.2012
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Ricordo ancora...
Ricordo ancora quelle creste e gli alberi e l'erba sotto i piedi, il sorriso di uno specchio d'acqua ed il beccheggiare d'un respiro. Il racconto di passeggiate antelucane, e lo stupore per la natura che avvolgeva i pensieri. E la musica e la danza frenetica di Ara ascoltata la sera per una resa più cheta ai bui d'un sogno...
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L’ombra ed il sentiero
Il gelsomino è stato germoglio quando sulla terra era notte, ora l'autunno cresce come l'erba dei prati di montagna. Io sono nato ch'era quasi alla fine il gelo delle notti m'ha nutrito e quando dal disgelo è nata primavera ho visto il sentiero tracciato e la mia ombra seguirlo.
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Fonemi
Sì...! Erano solo fonemi generati da labbra mute, certezze o incertezze racchiuse nello scrigno che tutto vede e prevede. Ed era pura follia pensare che domani avrei pensato o forse un semplice pensiero che mi ha ridato lucidità nel credere che il domani è già trascorso mentre … illusi lo attendiamo ancora come ultimo volo alla speranza. Pbbl.scrivere-04.10.2012
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I miei prati
Ora li vedo, cristallizzati, remoti come l’aroma portato dai venti di quell’Africa che tanto lontana non è. E sono quei prati, stenti, colorati di arso che qua e là si macchiano di verde. Colore delle tue speranze di quando pargolo ci giocavi spensierato e ad ogni sorgere sorridevi. Ora li vedo, cristallizzati, stretti nella morsa del tempo come curve del giorno e della notte. Pbbl.scrivere-11.10.2012
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Altro tempo
E sono ombra di me stesso ombra di una terra di fuoco, Ahaggar là dove la verde Abalesa respira e dove Tin Hinan riposa. Occhi di uno stelo di rovo in un miraggio di fonte assorto cammino e come fiore muto mi lascio al vento. Ho visto gli occhi del cielo lasciare la terra qua non ci son spighe da vendere. Da "Voci e volti del passato"
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La spada del giusto
Ed i tuoi canti per me saranno profumo e svanirà nell’alba il velo che è timore, riderò delle paure quando il primo sogno salirà la scala dei narcisi. Le viole avranno un fremito e sarà piacere oscuro portar ghirlande di delusione là dove assisa sta la pazienza. Urlerò il mio silenzio qual canto in tuo onore e vedrò angeli volare con ali d’argento recando in mano la spada del giusto. Pbbl.scrivere-12.10.2012
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Caro prezzo d’un palco
Siamo lontani dalla buonuscita, vita moltiplicata nella sterilità dell’opulenza che imputridisce e la coscienza è solo mare … sì! Un mare d’incongruenza. Ridi pagliaccio … tra le tinte del tuo sorriso la tua solitudine. Hai la tua bella facciata e gongoli nel tuo nulla ma la sera piangi sulla lapide della tua felicità. Il prezzo della tua gloria. Pbbl.scrivere-17.10.2012
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Vuoti geometrici
Si strutturano pensieri a caso tra i due estremi della banalità, spazio sempre più ristretto da lacci dai colori sgargianti, e sempre più disperato è il grido del naufrago che affonda. E sempre più la quiete ingorda, come pace sazia e falsa, su questa distesa di nulla che tutto ingoia, come scusa non richiesta si posa. Pbbl.scrivere-20.10.2012
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Quel giorno …
Quanta gioia ho visto nei tuoi occhi al sole appena sorto in quella cornice che il giorno porgea. Quanta gioia nell’incognita che porta tremore al destino e che disfa trame nel silenzio sorte. Avremo millenni ad occhi chiusi ogni volta che penserai ai vuoti del vento ed ai golfi aperti dal sussurrar amore dove riposa l’anima. Il tempo chiudendo lo spiraglio ci dirà della notte e del giorno ci darà la luce ed il buio e condenserà le paure in un bacio. Pbbl.scrivere-23.10.2012
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Dove volano le nuvole
In estasi profonda corre la mente dove realtà non giunge … dove i giorni e le notti sorridono, carta da zucchero per ciò che fu nell’opulenza dell’essere. E corre come nuvole in cielo che, bizzarre e sparse, a fugar tempesta vanno …
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Recita a soggetto
Vanghèli parlava da solo ed il suo arrivo era sempre un accento sì … di gioia su quell’ultima vocale che corteggiava la terra su cui trepidi riposavano i tuoi sospiri … e parlava anche di fili scoperti su cui stendeva parole dirette al tuo cuore quasi a voler camuffare quel battito violento ch’improvviso esplodeva sol ad un’occhiata. E si perdevan nell’aria quelle note d’amore arpeggiate come una recita a soggetto a platea vuota … Da “Voci e volti del passato” Pbbl.scrivere-01.11.2012
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Sentori di una tarda primavera
Non è ancora fiorita la forsizia, ora che il giorno scioglie i fumi cadenzato e lento batte il remo spruzzi di schiuma spezzata scagliando a poppa. Rompe il suo volo un gabbiano per un’insperata preda in tuffo mentre gocciola il sole sorrisi a chi lacera la notte. Sei tornata primavera ma … d’un falso tepore hai il sapore. Pbbl.scrivere-23.03.2012
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Dal pulpito sul quale stai
Scende la cappa sulle cose come un foglio che volteggia prima di cadere. Metti in conto anche questo scrivendo i tuoi appunti sulla tavola che regge i tuoi gomiti. Ripensa alle rondini di quando era primavera e rifletti sul tempo che scorre sulle cianfrusaglie mentre osservi quel volo di ritorno. Scivola con la mente sulle cose che ti hanno sorriso ma anche sulla forma che ha la tristezza e guardala negli occhi scendendo per le scale. Quel pulpito, e tu lo sai, non era per te … Pbbl.scrivere-24.03.2012
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Notturni
Un foglio oggi spiegazzato … trito … un altro anche domani, malridotto. Come fulmini a scandire un temporale s’abbattono i giorni nati per rimescolarsi e ritornare. Sono quel serbatoio di sensazioni e di sogni nel riverbero che porta la luce. Chissà se rivedrò il mio domani …
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8 dicembre
Che dire del mare fermo o d'un orizzonte vago? Ora non canta più il merlo sul fico ed anche la vecchia ghiandaia sente il freddo di questo inverno. Là... ci sono tutti allineati come soldatini in parata quegli anni di cui tutti parlano.
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Corrugazioni
Il giorno tuo è scaduto nell’imbelle mano della notte, nel sudario s’annida l’acaro del livore che lega le campane prima della resurrezione, ma giunge da lontano l’olezzo che porta solo un nome. Il tuo … inciso su una lapide, resti sedimentati d’una facciata, ed una data ormai illeggibile con sotto la corona d’alloro
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