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Raccolta di poesie di Rinaldo Rivarola
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Gli sguardi



Dove finiscono tutti gli sguardi
che il caso fa incontrare nel silenzio
dal sorgere del sole al suo tramonto?
Gli sguardi amanti colti dentro al tempio
dei giochi proibiti delle intese,
quei lampi sai che sfrecciano di giorno
e tornano nei sogni della notte?
Che fine fanno quelle mute occhiate
che stancamente implorano i passanti
nel metropolitano pio groviglio
delle coscienze confessate e linde?
E i dolorosi sguardi dei migranti
che irrompono nell’ora del tigì
su tavole imbandite e comprensive
delle disgrazie altrui ma a bocca piena?
Gli sguardi all’infinito o al contingente
al vuoto al troppo pieno al trascendente,
o quelli rimbalzati sugli specchi
di attori consumati e un po’ straniti?
Gli sguardi bellicosi o impauriti
gli sguardi delle prede e i predatori,
di un cane abbandonato per la strada
che fine fanno tutti questi sguardi?

Lampi dell’anima, le nostre storie,
flebili luci viaggiano nel cosmo,
quanti d’eterno, quasar di memoria;
abbandonati i corpi resteranno
di particelle eredità leggere,
rinati sguardi, logos di salvezza
per l’ordine finale di bellezza.

*

il dolore del mondo

Il dolore del mondo
viaggia pure in corriera,
puoi vederlo riflesso
sugli oblò troppo sporchi
dalla pioggia rigati,
sono sguardi velati
da tristezze sgualcite
incantate sui vetri
a fissare il via vai
del tram tram quotidiano.
Il dolore del mondo
presso ogni fermata
un po' scende un po' sale.

*

Un giorno



Il giorno è passato,
dal sorgere lento del sole
a un altro tramonto sfumato,
un tempo finito.

Mi vedo stupito
sul ciglio del buio a cercare
le ore di luce sparite
nel gorgo del tempo,

metronomo senza cucù
che trita sminuzza e
trasforma nel flusso sapiente
che non torna più.

Riprendi il tuo viaggio giocoso
dai gusta il presente
e smetti di andare a ritroso.

*

Ballata della roccia


Lo sguardo scorre tra licheni e rocce
balza veloce sull’esile cresta
ma il corpo stanco sul sentiero resta
e la fatica si trasforma in gocce.

La fronte luccica, brucia di sale
arranca lo scarpone che non vola
e sulla aguzza vetta cirri planano.

Niente più traccia salgo in verticale
in cerca dell’appiglio che consola
tasto ogni ruga mano appresso a mano.

Si sale lentamente e piano piano
per cenge appesi e il vuoto sotto i piedi
conquisti il nulla e nulla più possiedi
se non i tuoi pensieri e mute rocce.

*

Palloni da scirocco



Nuvole all’orizzonte, palloni da scirocco
volano gli aquiloni, vedi bambini in festa
soffiano contrastanti venti da mezzogiorno
asciugano come phon la pelle dei bagnanti
spingono in superficie vele come pensieri
scivolano veloci sul mare dei ricordi.

Ieri col proprio ieri sfarfallano sull’acqua
lunga è la fila indiana di carte colorate
dal mazzo già pescate dal vento rimestate.
Inutile sforzarmi per ordinare il tempo
colori e bianco neri compongono il passato
giornate buone e meno di un quadro spatolato.

Ma quante carte ha il mazzo? Inutile sbirciare.
Se ieri è un po’ confuso, più buio è sul domani.
Là in fondo qualche nube frastaglia gli orizzonti
di sfondi così piatti che non si può mai dire
dove finisce il mare, dove comincia il cielo.

(da le -Soste-)

*

Essenza di papiro

Essenza di papiro

D’inchiostro lacrime centellinate
strisce di gocce su muto supporto
che a magica sorgente da conforto
con vellutate note profumate

d’essenza di papiro richiamate.
Ruvido foglio, della cetra porto,
così che antico aroma sia risorto
da corde del poeta pizzicate.

Tiepido ghibli, limaccioso fiume,
sepolte civiltà, dune infinite,
preziose pietre fanno i tuoi corredi

e rigogliosi steli i tuoi aedi
che nel cantare destano Afrodite
spargendo le fragranze del tuo nume.


La poesia come un profumo, un’essenza lieve ed intensa, attraente e discreta.

*

Primavera al mare



Placido mezzogiorno
di primavera al mare
riflessi a ricordare
l’attesa di un ritorno.

Vibrano i raggi argento
splendido giorno suona
la luce brilla e dona
attimi senza tempo.

18 aprile 2017

Genova, cullato da un tiepido mezzogiorno alla Cala dei Montani.

*

Genova di settembre

Genova di settembre
guarda che cielo terso
tutto sembra diverso
eppure è sempre uguale.

Gomene sulle bitte
traghetti sugli ormeggi
turisti come greggi
trottano al terminale,

hanno lo sguardo fisso
sul mega cellulare,
s’impegnano a chattare
con fare dottorale.

Traffico sostenuto
in cielo, mare e terra
vacanze come guerra
rientro demenziale.

Tira la tramontana
per ora è solo brezza
che l’anima accarezza
e non ti fa del male.

Genova dai due volti
dedalo di carruggi
turisti mordi e fuggi
che sbarcano al Ducale.

Verrà pure il libeccio
con le sue mareggiate,
strade meno affollate
Genova conventuale

ma siamo di settembre
e Genova ruffiana
accoglie la fiumana
col fiuto del sensale.

15 settembre 2017

*

Aprosdoketon



Mi trovo l'orizzonte a contemplare,
lieve è il mio corpo e sopra il mare volo,
scogliere frastagliate, un vecchio molo,
salsedine, risacche, è un navigare

su zaffiri distesi a dondolare
tra argenti e azzurre spume sono solo,
leggero nulla il cuore mio ristoro
nell'infinito spazio dell'obliare.

Inaspettatamente il tempo scorre,
canuto pescatore voga e canta,
magiche note di ritmo ancestrale.

Scirocco caldo soffia sulla torre
sulla dorata culla che m'incanta,
e inaspettato frange il luogo astrale.

23 aprile 2017

L’inaspettato vento caldo del sud est mi ha ridestato.

*

Puntini puntini

Ma come fare a meno dei puntini:
sospendono stupori, sublimano
le attese e poi…rivelano emozioni!
Giocando coi puntini e…
tenendoli per mano:
che ricco cielo di costellazioni!
Che ardite creazioni
scintillano la volta del poeta
ma poi per dirla tutta…chi li vieta?

*

L’attimo fuggente

Un attimo sospeso là nel cielo,
tra impomatate nubi in doppio petto,
dal fragoroso tempo per diletto,
scappato come mela giù dal melo,

ha fatto scombinare il cosmo intero!
Di corsa Krono è sceso giù dal letto
danzando folle a tempo di minuetto
per l’attimo mancante al giornaliero.

Gea ed Urano, senza batter ciglio,
guardando le lancette della sveglia,
pensavano: “che fisse ha questo figlio!”

E l’attimino in questo parapiglia,
scovando tra le nubi un bel giaciglio,
dormiva come un ghiro a meraviglia!

*

Il presepe dei barboni

Non ci sono crocifissi

nelle cucce dei barboni,

barricati nei cartoni

sotto i portici al riparo

la mattina di natale

puoi trovare tutt'al più

cicche e vuoti dei cartocci

scatolette e odor di vino.

 

E per quanto tu t'impegni

tu t'affanni a ricercare

pargoletti, bue, asinello,

beppe, magi, madonnina

e per volta la cometa,

nelle cucce dei barboni

del presepe non v'è traccia.

 

Dalle stelle nulla scende

manco un canto di natale

di di-vino proprio nulla

tranne il vuoto del cartoccio.

Nelle cucce di cartone

triste l'occhio del barbone.