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Raccolta di poesie di Rossella Tedeschi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

E vuoto

Sono tornata a cercarti
sulle ali della musica
volando
in simbiosi armonica
col passato
e nel tempo
lasciato dietro

Come risucchiata
sono andata oltre
passando
attraverso la fessura
che segna
lo spazio
tra i giorni in cui c’eri
e il presente
vuoto di te
e di noi

E vuoto
e immensamente triste
mi è sembrato
l'oltre
senza i tuoi occhi

23 aprile 2010

*

E avanti noi...

Prestatemi parole
per cantare,
vi darò la mia musica:
strappi pungenti ancora
pensando a ieri
col sole acuto
che accendeva il mare
e i semafori
che si coloravano di verde
al nostro passaggio.
Seduti nella polvere
e nel gelo
inventavamo sogni
per scaldarci:
la giovinezza in pugno
e dentro la paura, sempre,
della fine.
Un anno fa due anni fa
e indietro e indietro ancora
e avanti noi
accaniti sempre sulla stessa strada
pronti a fermarci
al suono di violini pazzi
sul marciapiede saturo
di corpi frettolosi
e occhi curiosi.
Tre anni fa quattro anni fa cinque anni fa
e indietro e indietro ancora
e avanti noi
per dire viva alla follia
basta all'inganno
delle facce sorridenti;
noi e la morte
che ci spremeva l'anima
noi e la gioia
d'un desiderio non capito.
E indietro e indietro ancora
e avanti noi -
oggi -
con la bocca arsa
che non recepisce baci
e il sonno cupo
che cancella sensazioni
la fine del pensiero
e l'orologio fermo alle 20:15
di ieri...

dalla silloge "E avanti noi...", 1980

*

La radice delle stelle

Posso semplicemente dire
di aver vissuto
il lato oscuro,
la grandezza,
la debolezza.

Di ogni cosa
ho cercato il senso
nel fondo,
senza alcuna certezza.

Ho avuto paura,
ma ho voluto capire.

Ho rischiato,
con le domande
pesanti come massi
legate alla cintura.

E giù giù
quasi sempre
ho trovato
la radice
delle stelle.

9 luglio 2007


*

Un velo di cipria sul viso

Un velo di cipria sul viso
un filo di rossetto
un tocco d’ombretto
scarpe nuove
col tacchetto
e al braccio la borsetta
chi è mai questa donnetta?


Era grande
era forte
aveva sfidato la sorte
aveva amato
creduto
si era illusa
di poter conciliare
la realtà con il sogno
e aveva confuso
l’amore col sesso
scambiando l’ometto
col principe azzurro
la fiaba
con la squallida storia
la purezza
con il tradimento
Aveva amato
ed atteso
col cuore impazzito
spiccando il suo volo
decisa
a giocarsi
persino la vita
Aveva pianto
sofferto
implorato
si era umiliata
strisciante
e dannata
Ma adesso è allo specchio
fa i conti ed ammette:
è vero, ha perduto
così in punta di piedi
senza rumore
raccatta i ricordi
le parole d’amore
apre la porta
e va via
in silenzio
col vestito appena frusciante
richiude la porta
respira
è finita
così come voleva
va via
senza una lacrima
dalla sua vita

8 luglio 2006

*

Quando mi sono innamorata di te

Quando mi sono innamorata di te,
di cosa mi sono innamorata?
Della tua corteccia cerebrale
e dei tuoi ragionamenti,
dell’abilità con cui smontavi ogni inibizione,
della capacità di rigirare le parole
per avere sempre ragione
e demarcare i limiti
delle mie sublimazioni.
Quando mi sono innamorata di te,
di cosa mi sono innamorata?
Delle tue parole
e del tuo fare,
di tutta quella forza che mi spaventava
e del mare
d’improvvisa tenerezza
in cui era dolce
lasciarsi affogare.
Chi eri?
Un’ombra venuta fuori dal profondo,
senza volto né nome,
un’entità antica,
ancestrale,
il mio demone personale,
l’angelo caduto per caso
proprio sotto il naso,
lo spirito ribelle,
tragico e gioioso,
trasgressivo,
irriverente,
inafferrabile,
folle,
insopportabilmente odioso.
Non sapevo chi eri
né mi interessava.
C’eri e non c’eri…
Eri vero?
Davvero esistevi?
Poco importava.
Io ti amavo.
Amavo il tuo mistero.
Quando mi sono innamorata di te,
di che cosa mi sono innamorata?
Del tuo sistema limbico,
così primitivo e animale,
fallocentrico e istintivo,
mostruosamente maschio
e dominante
sino a farmi arrabbiare…
Rude, a volte,
certamente crudele,
mi avresti mai colpita
con un petalo di rosa
lievemente trattenuto tra le dita?
Non credo.
Perciò ti ho amato
e t’amo.
Nonostante la crudezza della vita.

9 novembre 2005

*

Gli amori finiti

Gli amori finiti sono come alberi secchi
che restano indietro
nel triste sole d’autunno.
Hanno ancora i rami protesi,
ma più niente da chiedere.
Aspettano,
senza sapere di aspettare,
venti forti che li squassino,
mentre noi ci allontaniamo
senza voltarci indietro,
per dimenticare…

Vorremmo rifarci la vita,
rifarci la faccia…
trovare mille scuse per giustificarli
e per giustificarci,
arrenderci alla mancanza di una ragione…
e smettere di pensarci.

Ma gli amori finiti restano là,
e ci sono:
forse sono stati solo un sogno,
forse sono stati una follia,
o un errore…

Erano dentro di noi
e adesso sono fuori,
erano vicini
e adesso son lontani.

Così crediamo
mentre giriamo in tondo, ignari.

Vorremmo andare avanti,
ma torniamo indietro
e torniamo sempre a quello
che più ci ha fatto male.

30 settembre 2006