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Raccolta di poesie di Rosetta Sacchi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Chi si accontenta gode...

...Forse a metà d'un bicchiere mezzo pieno
chè il vuoto è un lacrimar di tanti
forse perché mani tremanti reggono un peso
tra piombo e piuma


E i passi simulano il cammino esploratore di siepi e rovi
le corse, le antiche corse, i duelli per primati vani
il podio, premio il cuore di guerrieri audaci, stime…
ora sono cose se non in oblio, con cura sistemate
in cassetti d'acero e lavanda


Profumate memorie scrigno dove s'odono note
di pianola, suono melodioso come di carillon
Si perde il senso, segno d'una vita in sogno percepita
tra calici e velluto di tempi in controluce, vivi


quando un bacio inaspettato illuminava le fatiche
del giorno tramontato e le demoliva.
Stragi quelle che davano guizzi agli occhi
e li tenevano desti su penombre attraversate
appena da un velo di luce


Ora è deserto e dell'oasi resta uno schizzo saturo d'inchiostro
un bozzetto da accarezzare in solitudine
Chi si accontenta gode,
forse a metà delle assenze dei lutti dei voli interrotti.
E delle ali lacere nell' angolo più remoto d'una stanza nuda. 

*

Torno in un lido ameno un tempo

( sulle tracce di chi non c'è più)

 

Non riesco a passare dalla gioia al pianto
e viceversa
Fuggono i pensieri dalla mente
e come uccelli
non chiedono riparo tra i rami

ma cieli liberi


Torno in un lido ameno un tempo,

ora deserto 
sulle tracce di chi non c'è più.
Colori immagini parole.
Tutto giace scomposto e tutto duole
come in una casa con le persiane chiuse
dove non entra più la luce.


E tutto è compreso in un disegno incompiuto.

 

 

In memoria del poeta Antonio Terracciano 

 

*

Toneggia l’aria

Toneggia l'aria,
il cielo tutto una nube
ad ogni rintocco riecheggia
un perturbato tempo settembrino.

Sul grigio asfalto gocciole s'affollano
s'infittiscono in cerchi, a dismisura
mentre le note d'un accorato pianto
hanno il fragore del vetro contro il suolo. 

 

*

Lontano il ramo da terra

Bruciano sterpaglie

quell’acre odore non m’assomiglia

Estirpa erbacce una mano, lungo il sentiero.


Lontano il ramo da terra

piange le foglie ormai secche,

dimentico del fermento delle radici.

 

 

 

*

Non si può lasciare questa terra così...

Non si può lasciare questa terra così
sotto un cielo lieve,

il ciglio della strada già un tappeto secco,

scomposto di foglie.


Non si può andare via

la bisaccia dei sogni a terra.
La vita familiare, quattro mura

le risa dei bambini e lei che attende ogni sera.


Le giovani promesse sputate al suolo

senza un perché senza una ragione.
Non si può vivere con una tale bestemmia sopra il capo
e quell’urlo che schiaccia le vertebre e toglie il fiato.

 

Non si può... 

 

A Gianluca, giovane vittima sul lavoro

 

*

Ti sfoglio come una rivista

Non domando più nulla al cielo
ció che amavo è perduto per sempre.
Sfoglio un social come una margherita
io, vuota di pensieri,
che mai ho preteso oracoli da un fiore.


E mi lascio rapire da un suono
un colore che non è mio.
Eri tutti i miei colori spalmati su una tavolozza
io un pennello arido inservibile,

due ciuffi stropicciati.


Eri tutte le note d'una celeste armonia
io un cielo nero che non distingueva
tempeste ed arcobaleni.
Ora sfoglio anche la mia memoria

come un social network, distrattamente.

 

Un social che poco m’ appassiona

come il mondo reale, come le magre speranze

di rinascere a nuova vita,

mentre si srotolano nella deserta stanza
chilometri di oscuri silenzi.

 

*

Avevo fame di tutto ciò che avevi

Avevo fame di tutto ciò che avevi
cibo casa sogni desideri
e soffrivo per non avere nulla
tetto cielo oasi deserto


Ed ero al limite naufraga in un mare
aperto ai pericoli e alle insidie
vittima di eccessi e di difetti
incontenibile nei vizi prediletti

La gelosia che hai letto nei miei occhi
a te piacque sin dal primo istante
ma fu troppa ed in viso guasta,

quando pensasti ad un equilibrio

tra bassi istinti e più elevati intenti.


Si mostrò artefice d'un ostico cammino
che ci condusse inevitabile all'epilogo
C'entrò il destino? Poco o assai, non so…
nell'esser noi divenuti d'un tratto così ostili.

*

Sotto cieli dipinti d’un azzurro diverso

Sono dove non sono

e non sotto il cielo di luglio

tra faville ed applausi

in un impeto d'onde e di vento

leggendo negli occhi carezze

e nei volti il nome di amici

e il sorriso dei tempi belli, passati…


Sono come in prigione

ma non osano le labbra lamenti

pur se il cuore è gemente

in una gabbia di spine.
Il pensiero ha creduto davvero

di poter sorvolare quel cielo

dove s'alza il clamore di chi ora

vive un momento di gloria.


Ed è stato il mio sogno

fino all'ultimo istante

quell'abbraccio mancato.
Non c'è fine ad un bene

che ricama silenzi ed emozioni

su di una trama sottile,
indimenticabili istanti del viver sognato!


Non c'è fine al sorriso,
eppure non consolano distanze

siepi alture silenzi
sotto cieli dipinti

d'un azzurro diverso. 

 

*

Non posso più nulla

Gli occhi due pozze in secca
due pietre non levigate
uno specchio opaco.
Dietro …

un velo un'ombra

un volto macabro

un approdo,

l'ultimo…


Non posso più nulla
Gli occhi spenti

una mano ignota
sulle palpebre

la voce, un gemito alla deriva

il fiato, un sospiro per dirti amore

Le labbra costeggiano dirupi


Non posso più nulla
E la testa mi duole più del cuore.

 

*

Le parole ’per sempre’

Le parole “per sempre” sono una beffa
Di stelle era gremito il cielo
ora di meteore cadute in mare ho perso il conto


Fortuna e pazienza non mi sono state amiche
Guardo al mio Universo e il sonno mi vince


Muoiono sogni e speranze in un baleno
Le parole “per sempre” sono una beffa
e il destino non ha il ruolo di protagonista.

 

*

Le guerre non dichiarate

M’accorgo delle guerre fredde silenziose
non dichiarate oscure
delle omissioni e distrazioni
delle deviazioni delle scorciatoie
per fuggire lo sguardo


M’accorgo dei segnali lasciati
solo per non essere messi alla gogna
in un eventuale giudizio
di certe finezze studiate

con oculatezza


M’accorgo di un saluto distratto e di uno negato
di un ritrovarsi per caso sull'altrui rotta
per compiacenza o per essersi schierati
dove la Verità è mera pretesa


E m’accorgo della mia assenza

dove i muri sono alti i mari glaciali

i viaggi inesistenti numerati cancellati
della mia latitanza dove si compiono pellegrinaggi


Perché quando siete lontani

io scavo tra le vostre crepe
e quando tenete in mano il coltello
tutte le mie ferite urlano più forte


E quando siete nelle vostre case a spiare dai vetri
io sono in strada sotto il chiarore della luna o alla luce del sole
una boccia di vetro

con le sue incrinature e le sue imperfezioni.
Trasparenza che mai si rinnega...

 

 

 

*

E vorrei scriverti ora

E vorrei scriverti ora del mio pensiero
e delle cose innumerevoli lasciate sui binari
quando i tuoi occhi si chiusero sui miei occhi
cancellando il diario dei giorni
e l'orizzonte divenne una linea nera


Aquiloni in cielo strappati dalle tempeste, i sogni…

non restano ora che brandelli di colori
sul freddo asfalto a chiedere ancora vento
E vorrei scriverti come mai ho osato, scriverti

dei miei silenzi ed abbracciare ancora quel sorriso


ignaro di occupare del viso tutto lo spazio
sopra il mento e sotto il naso

ignaro d’essere cielo e mare.
E' così che le cose piccole sono grandi nella mente.
E il tuo sorriso è immenso ora che manca. 

*

Epistassi

E' il defluire della tua vita in una goccia
Scivola inseguendo altre gocce
Vorresti frenare l'impeto del fiume
ma non hai braccia possenti
e a nulla servirebbero le mani e i piedi
o qualsiasi altra parte del corpo
quando la vita pare sfuggirti in un attimo
gocciolando al suolo in una macchia rossa. 

 

 

*

E tutto è racchiuso in un sospiro

Avrei voluto essere contigua alla tua luce
baciare le pietre e il tuo cammino
e chiudere il cancello del giardino
di rose e viole e ciclamino
e di verdi aiuole ai piedi d'un albero
il cui nome più io non so dire

Avrei voluto prendere il treno

un dì lontano tra mille dubbi

timori ed interrogativi
E giungere alla tua dimora

come per caso
stupirmi della mia sorpresa

Che ardua impresa

quella mai compiuta
come la tua col solo tuo pensiero

fisso ai binari
e i piedi in altra direzione dove
il tuo mondo le regole dettava

Nessun cielo è testimone dei nostri sogni
se non a nord e a sud l'aereo spazio
pregno di differenti solitudini

e di lune e stelle che hanno il nome

che noi diamo con estrema convinzione
e il più delle volte errato...

Amore che più non comprendi
delle parole il suono e neppure il senso
il tempo è tutto tuo ed è infinito

Caronte dall'altra sponda mi sorride
mentre lievita nell' aria
un desiderio anomalo di quiete.


E tutto è racchiuso in un sospiro. 

 

 

 

 

*

L’Amore perduto

Scrivo di mancate mietiture
e di filari in un ordine imperfetto
Tutto è tornato a te
la zappa l'aratro ed il bidente
E il grappolo maturo nelle vigne
che rigonfio sorride alle donzelle
allegre come vespe sopra i fiori
nel gioco dell’impollinazione.

Amore...
che vuoto dentro una parola!
Rimpianti elemosine di ore
pause ed inspiegabili silenzi
senza suono né cuore…

Amore scritto ma invisibile sui muri
Amore deragliato su binari
morti come sono morti

quei sottili fili tra di noi
Incompreso nei suoi deliri

irraggiungibile
come irraggiungibile è quel sogno

pensato solo d'uno.

I solchi nella terra son ferite

inguaribili e profonde
incrinature senza fioriture
ed hanno in sé perle gelate

d'un pianto senza fine…


Che belle quelle labbra mai sfiorate
quelle labbra d'un amore impronunciabile
Che bello il tuo viso così lieve
che si veste d'azzurro tra le nubi!

 

*

Che tempo è questa lentezza d’ore...

Che tempo è questa lentezza d’ore che conto,

incapace di un disegno posata sul divano come cosa

nell’aria scialba dopo lo scroscio improvviso d’acqua

in attesa ancora d’un rumore un boato la visione

d’un sepolcro che s’apre per miracolo o perché è scritto

che dopo ogni morte c’è rinascita.

 

Che tempo è questo giorno accecato d’erba tagliata

mandorli spettinati nodi sui rami dove un istante fa

era un grumo fiorito, spilli accesi di rosso e viola,

che tempo quest’eco di ricordi di ore liete e di addii

quest’andirivieni di pensieri affannati per altri lidi

quest’inquieto vivere cieco e sordo alla vita…

*

Capitolo chiuso

E se ora anche volessi inserire segnalibri

non saprei dove sostare

 

Non v’è più traccia di petali e sfumature

dei colori accesi. Solo i segni delle stimmate

 

Vi sono pagine dimenticate, falciate in un colpo

e pagine dove il vomere ha lasciato solchi

 

Vi sono parole che risuonano e per sempre

ruggiranno nell’anima con amarezza

 

E l’eco è un boato più forte persino del vento

che ha spazzato via ogni cosa, anche le pietre.

*

Migrazioni letali

 

Un fermento invisibile...

crescente,

da altri lidi.

 

E poi accade d’un tratto

di ritrovarsi nel fango

ad aguzzare la vista

per cercare le perle.

*

Perchè ci siamo arenati?

Perché ci siamo arenati?

Le burrasche accadono

ad ogni stagione

di questo tempo senza più tempo

insensato ed imprevedibile

scalzo

 

C’è sempre un’arca nella mia mente

un’arca dove manchi e dove

ogni spazio è vuoto

ed altri abitanti non sono

d’alcuna specie né genere

d’alcuna forma

 

Perché ci siamo arenati

sull’irreversibile

sull’indomabile ignoto?

Il mare l’orizzonte

la riva l’isola

l’arca?

 

Tutto ora è inutile

e tutto pare fermo

anche il nostro insistere

in apparente cammino,

anche il Pensiero.

*

Senza titolo

Non risponde a domande

non interroga non scava

non scinde non crea

ipotetiche visioni o deliri

 

Ha molteplici facce non maschere

ha risvolti sfumature eccezioni alla regola

non si erge a giudice

non dice io sono

 

Non ostenta lo sguardo di chi

con le mani solleva le tavole

sul sommo d’un monte.

E si pone in ascolto

 

Accudisce e consola chi di errori

ha cornici sulla credenza

E comprende e perdona

e talvolta s’asconde intimorita

 

E spesso piange lacrime amare

in un angolo remoto

ma torna nel silenzio che abbraccia

e le menti accarezza

 

E’ un vento che s’agita lieve

e di pioggia e di rose

intride il cammino.

E’ un vento la Verità…

 

*

Non v’è altra voce

La terra che irrigavi

ora è riarsa.

 

Il vento ululando corre

ed imbratta di polvere le zolle.

 

Non v’è altra voce...

ed il silenzio piange

 

l’affanno

e della vita il fallimento.


*

La Verità

Voli dirottati

viaggi annullati

binari mai percorsi

mari mai solcati

 

Dell’Isola quel vago disegno

tratteggiato a matita...

di palloni aerostatici o di alianti,

cosa n’è stato?

 

Promesse …

Ho sfiorato il cielo

e al suolo l’impatto è stato violento

ho sognato fino a quando

non ho più visto dinanzi lidi azzurri

 

Ho compreso ed ho pianto

ho seminato nostalgie e rimpianti

ho sbagliato pensando

di stringere nel pugno l’Infinito

 

La Verità?

 

Nessuno possiede la Verità.

Neppure tu.

Io ho solo i miei errori,

centuplicati ai tuoi occhi.

*

Uno strano sogno

Immagina di andare dove vorresti e di avere solo le ali.

Non i vestiti non un bagaglio non le chiavi di casa

non una meta.

Sì, non una meta John, pare strano…

 

Viaggiare su clivi e colline

e sorvolare mari sfiorare il picco dell’onda

cadere...per gioco

e non fermarsi mai.

 

Magari sognare

di scivolare nella corolla d’un fiore

per innalzarsi ancora nel cielo,

più su dell’azzurro.

 

Sono sveglia ed è buio all'improvviso.

Non ho una macchina né le chiavi né la patente

vorrei andare e neppure so dove, John.

Immagina di andare dove vorresti e dove non puoi…

 

 

Da “Parlando con John”

Raccolta di poesie

 

 

*

Riflessione

Hai visto, John?

S’annidano come insetti,

che clamore!

Sono formiche in fila.

Sono laboriose le formiche

ma a volte stupide

in quest’inanellarsi sopra il muro

 

La parola, la parola chiave,

tu pensi apra tutte le menti?

Ma sono atroci i pensieri degli allineati,

più delle guerre

più dello stesso discorrere delle guerre.

 

Da “Parlando con John”

Raccolta di poesie

*

Sta tramontando maggio cupo di venti e di foschie

Sta tramontando maggio

cupo di venti e di foschie

di voli annullati nidi intimoriti

alberi, scrigni sigillati,

 

in attesa d’un sole alle finestre

sull’asfalto nei giardini

e sul legno fradicio di panche

superstiti a cieli rovesciati

_pianti a dirotto tra le rughe d’una terra nuda

memore d’ataviche ferite_

 

D’un tratto

è un raggio che s’espande

e ravviva un mondo

uno spazio intorno immaginato vuoto

 

D’un tratto

di rondini nel cielo acuto un grido

si diffonde sul fitto chiacchiericcio del fogliame

e distoglie dal melodico canto d’una capinera

o dal monotono grugare delle tortore

 

ed  ogni altro suono scompone

come in un infrangersi di vetri,

trasparenza di schegge che si colora

 

Non è oro tutto ciò che luccica

e la gazza attratta dal fulgore

non s’avvede dell’inganno né le importa

 

D’un tratto

il passo si fa lieve

ameno il percorso quotidiano

pur se di fatiche il giorno è colmo

 

Il tramonto recherà alla sera

il muro l’ombra la luna e il pozzo

a completar l’opera e la tela.

Una speranza nuova

d’un tempo allegro nelle vie, d’estate…

Dell’estate  che ora s’avvicina.

 

 

“Maggio 2023”

*

Ora le parole hanno il suono d’una frusta

Non è prerogativa della sera,

le ore in ombra la linea opaca l’attesa vana,

questo fiato freddo che spegne le note

nella campana del sax

 

Uguale è il giorno

col sole che prende confidenza sul mio capo.

Eri nelle mie ossa fluivi nel sangue

eri emozione

 

e una fiammella torcendo la lingua

mordeva l’aria in fugaci visioni

Ora le parole hanno il suono d’una frusta

ad ogni passo ogni divagazione del pensiero

ogni ritorno ad un’eternità solenne

 

Sarò ferita che si riapre ad ogni tocco

Sarai...  nonostante il ventaglio di colori

un chiaroscuro che interroga lo spazio

dove io non sono.

*

Osservo

Osservo. A cosa serve?

A dire del difforme dalle consuetudini

dagli usi e disusi, da meccanismi strani.

 

Beato quel gregge senza conduttore

e quel pastore maestro di armenti

che hanno imparato il sentiero a memoria!

 

*

Cammino

Cammino

m’accompagnano i pensieri

con la pioggia fine

e un filo d’aria tra i capelli

 

Vado piano

lo sguardo in basso

attenta alle lumache

sul ciglio debordate

 

Tornano lontani lampi

in questo tempo scialbo

di pene e d’abitudini

di rinnovati inganni

 

Silenziose tempeste

fragor d’altri suoni.

M’attende un altro giorno

d’incognite e di nodi

 

La mano sfiora il muro

la stanza prende luce

smorzano i pensieri.

Si spengono d’un tratto.

 

*

Domani

 

Salto o sosta che sia

su sentieri tortuosi,

fili nel verde.

 

Di speranze bisacce

che gettano semi

durante il percorso.

 

Domani è coscienza

dell'essere in divenire.

Lava e lapilli

 

d’un immenso cratere

e il mare nero dopo il tramonto,

scrigno profondo

 

a raccogliere perle,

pensieri appassiti

senza nodi di nuovi germogli.

 

E’ il tempo che passa

che dona certezze ad un volto segnato

e all’anima strappata, a brandelli.

 

Ricucita per nuove tempeste.

 

- A me stessa per il mio compleanno -

*

Anima mia risorgi!

C'è ancora luce in cielo

e il sole che assiso tra le nubi  timido sorride

e gocciole  che scivolano dai rami

e ancora un rincorrersi di  stille sopra i vetri.


Imploro pace dal delirante sogno
che conduca celere all'oblio.
Anima mia trafitta mille volte
Anima tesa alla speranza e spenta


_ ravvolta tra i suoi cenci_
in solitario canto una notte d'inverno e d'inganni
quando il verbo fallace

m'oscurò eterno un viso e l'agognata voce...


Anima mia inquieta e peregrina
nel tuo giro d'ombre e di spine!
Anima tempestosa e mite nei tuoi sottili arcobaleni,
Anima mia non cedere, risorgi! 

*

Accade ch’io torni sulle mie tracce

Accade ch'io torni sulle mie tracce

dove spiragli di luce come lame

hanno scavato sentieri

ed ombre appena il peso d’un velo

hanno lasciato fitta una trama

 

Amore perso negli aromi fluttuanti

di giardini mai in terra esistiti

Amore inseguito su impossibili rotte,

un sorriso per cielo

ed il cielo il tuo solo universo...

 

Raccogli ora briciole intorno

più dolci delle mie turbolenze?

Sulle mie tracce accade ch'io torni sgomenta

e che altri esausti perdano il conto

delle mie giravolte

 

Io fiuto respiri e ritmi inconsueti

sono un punto che rotola giù

un minuscolo punto disperso

tra le anse del vuoto

Forse un giorno diverrò orizzonte.

 

*

Questo tempo imperfetto

- A mio padre -

 

 

Questo tempo imperfetto

è di noi superstiti

 

Padre

 

della tua cenere non so

quanto c'è nelle mie ossa.

 

 

*

Mi frenano le tue parole

 

 

Mi frenano le tue parole

sassi tra rivoli d’acqua

 

Ora il mio pensiero va

muto e ramingo

e per lidi remoti

 

dove tutto era amore

e tutto era  brama d’armonia.

*

Acuisce la notte fisico malanno

Acuisce la notte fisico malanno
o dell'anima il travaglio
la tosse incede o la schiena duole

_strano a dirsi in stato di riposo_


La mente vaga va per binari morti a volte

ed altre s'incammina con passo celere

come a spiccare il volo

per proibiti quant'oscuri lidi


La fantasia è un destriero disubbidiente

alle redini e alla sella
Il giorno è nemico

e ti scaraventa a valle come un sasso

fatiche sventaglia all’orizzonte

e ti frappone ostacoli ad ogni minimo obiettivo


È un bene è un male? Non so...
Io so soltanto

che fermarsi spesso è come morire

e solo qualche volta dona quiete.

 

 

*

Primo maggio

 ( acrostico )

 

Piove e non t'annunci bene
Roseo immaginavo il tuo esordio
Incredula d'ogni previsione
Maggio il mese a me più caro
Odoroso di rose e di viole


Ma forse in mente ho quella donzelletta
Adorna dei bei fiori in petto e in crine che
Giacomo descriveva con affetto  

Giungerà tempo migliore oggi è il primo
Iniziato con una fresca pioggerella
Odiata dall'uomo, alla terra par sia giovamento

 

 

 

p.s. versi come "odoroso di rose e di viole" o "in petto e in crine" e parole come "donzelletta" e il nome stesso "Giacomo", hanno come riferimento di ispirazione al grande Giacomo Leopardi.

*

Nebbie

Ultimo giorno di aprile
nebbia

come ad un incipiente novembre
che ha brama di mostrar le sue primizie


Tace delle rondini il garrire
il grido acuto di giorni recenti

ormai passati

lasciava presagire della primavera l'ascesa


e l’aria garrula di suoni donava armonia all'anima

pur se in preda ai consueti suoi malori
ora è un velo che cela dell'orizzonte rinnovate speranze
Un velo… ma una trave sull'anima

rinchiusa nel suo quadrato di ombre


I tuoi colori sono sempre vivi. Rimembri?

Tu che nel fondo di un abisso

hai chiuso attimi di vera passione

e hai spento fiaccole se pur fioche?
Erano lumi nell'infinita oscurità, erano lumi.

 

 

 

 

*

Ho peccato John!

 

 

Ho peccato John!
Mi sono seduta a tavolino
ed ho imbrattato un foglio
non ho scelto il verbo giusto

 

Fuori, il viale eccitato dalla corsa
Una folla delirante
il pensiero era sublime quasi perfetto


Ma ho scagliato parole a valle
con veemenza
ignorando ogni intelligenza

e calpestando il silenzio


Ed anche il suono
anche l'eco del gong

anche i miei sogni sepolti.


Ho peccato John! 

 

 da "Parlando con John"

raccolta di poesie

*

Alberghi nel pensiero e nel cor di chi ti ama

 

 

Manchi a La Gallinola ai sentieri al passo

al coro sommesso delle voci amiche

manchi ai giorni pieni di patimenti e affanni,

inquieti... eppur sereni

vuoti ora dei tuoi silenzi e delle tue preghiere


ma alberghi nel pensiero e nel cor di chi ti ama

e chiede nuova speme al tramontar del sole.
Germogli ovunque, Eterna Primavera
e al melodioso canto del pettirosso
e al grido d'una rondine nel cielo.

 

 PS. In memoria del prof. Biagino Gianfrancesco 

*

Ad una voce germoglio

 

 

Ad una voce germoglio

rovo di foglie e nodi espulsi dai rami

solida la radice in una terra di rughe

 ( un pensiero fugace )

non un bene da preservare

 

L’anima domanda uno stormire di suoni

emulazioni di piuma su ciglia intorpidite nel buio.

Una voce un nome, nel dubbio…

corrispondenza che soddisfi

una curiosità cristallina

 

Ad una voce (ri)echeggio

note sparse scomposte

in litanie di ritorni

alla verginità di tempi sepolti

 

L’anima domanda maggiore levità

nell’attesa che le croste sobbalzino

al passo lento di un vivere, estinti.

*

Di che soffrire?

 

Lo dicevi..
L'essere umano è così
sete di potere
mania di protagonismo
invidia gelosia

la corsa dritta alla meta.


Di che soffrire?
delle cose ovvie
di ipotesi che si avverano
di previsioni facili
degl’innumerevoli mezzucci

per giungere alla china?


Un animale anche il più selvatico

coerente è con la sua natura.
Per l'essere umano sei una pedina.
Il re vuole il trono ed anche la regina. 

*

Non è quel che sembra

 

Ali di gabbiano ed artigli d'un falco
acuta la vista
lente minuziosa a cui non sfuggono crepe né fori.

Lacerato dalle sue disavventure

scivola sulle altrui emozioni
tra onde ed abissi

e come impronta ricalca
l'orma identica già impressa al suolo
di un’anima che geme flagellata dal dolore


estraneo alla pelle e al cuore di chi
a torto o ragione convinto si crede
d'egual patimento. 

 

*

Forse sì, c’è un tempo per ogni cosa

Avrei voluto darti le emozioni
di parole cadute a picco
proprio dove pensavo ci fosse

solo d'acqua chiara una pozza
che il vento empiva d'ogni cosa.


E invece i miei pensieri straziati

da silenzi così immani 

dopo le acrobazie innumerevoli della mente,

follemente sana per rimanere desta,
si sono arenati proprio in fondo al tunnel

che un raggio lasciava intravedere.


Non erano mature le idee e i sogni

deboli nelle ali e nei disegni

sono caduti in mare
È quel che accade alle meteore…
_noi attratti dalla luce_
non impieghiamo bene quei secondi

per esprimere un ardente desiderio.


E tutto ciò che passa più non torna
solo ritorna il dolore col rim(pianto)
per sorte avversa e non prontezza nostra

nel cogliere l'istante di promesse

e di letizia pieno.

 

*

Oggi è primavera

 

 

Oggi è primavera e qui c'è buio
un'aria grigia e sorda
la culla tra i rami disadorna
gocciole minute sopra il capo

e sull'asfalto.


Io e i miei pensieri per mano

come fanciulli restii, tesi verso altra direzione
io e i miei timori d'un giorno aspro
io e le mie attese, la muffa nel cassetto
io e la solitudine, lei un numero perfetto.


Fredda è la pietra nel giardino dove

la lucertola spesso d'un raggio gode
fredda la stanza, ha pareti d'acciaio
fredda la mia fronte, lo zefiro in salita.
Un verso torna ad eco e mi consola
“Sono nata il ventuno a Primavera”
Ed oggi è venti...ed è primavera?


No, è solo una fandonia. 

 

20 marzo 2023

*

Forse era per far tacere il tuo inferno...

 

 

Forse era per far tacere il tuo inferno
e il dolore crescente per quel morbo estremo

che t’addentrasti per quella selva oscura

e nell'ardua impresa di tradurre i canti

nel dialetto della nostra terra?


Era per non pensare

per tenere a freno il desiderio d'una vita

libera di muoversi e celermente

sulle proprie gambe

e di riavvolgere le sue memorie serenamente

per il tempo tiranno e sempre un passo più avanti,

fugace e menzognero?


O forse perché l'afflato di quel tuo “esser niente”,

declamato lì sulla soglia,

in piena consapevolezza della potenza del Pensiero
è in realtà nuovo germoglio

in una primavera che ha deciso di cancellare ogni illusione
per condurti alla vera Luce?

 

 

P.s. : In memoria di Ugo D'Ugo, poeta e cultore della tradizione molisana, scomparso il 25 marzo 2023.

*

Di tempesta in tempesta

 

Navighiamo questo mare nero,
di tempesta in tempesta,   
su zattere o altri mezzi di fortuna.

Chè quiete è morte o quasi
o un ribollir sott'acqua
di nuovi mali e di peggior sventure.

 

*

Giorni così

E si va avanti…
e il ritmo poco importa
né il suono, se nenia o melodia...


E se un tempo assai remoto
tutto il dolore confluì in poesia
ora il pensiero, delirante
dalla Musa fugge via. 

 

*

Rimarrà bianco il foglio

Rimarrà bianco il foglio
mentre un solfeggio di note
discorde dalle parole e dai silenzi
risuona di desideri muti,

quelli sulla scia delle meteore
dispersi in luminosa pioggia.


Era per te ogni sillaba

ogni dubbio ogni sguardo

puntato a nord della mia terra
ogni sospiro che tornava ad eco

al sorgere del giorno

ogni passo in solitudine

 

ed in testa dialoghi soavi

tra le anime di vite differenti
eppure uguali nell'afflato.

Avevamo un concetto originale dell'universo

lo stesso che poi  battezzasti

col nome di prigione.


Ed ora il foglio bianco è un campo incolto
un campo infestato di gramigna
ed io mi aggiro esausta tra le ortiche

_magra di speranza la bisaccia_
cercando tra le spine un fiore antico
o forse solo un fiore più gentile. 

 

 

 

*

Non volevo la luna

Non volevo la luna

ma che i tuoi occhi

fossero due stelle

più vicine alla terra.


Due diademi sospesi

nel buio di una stanza

ghiotta di sogni.

 

*

Io uomo...

Contemplo le tue forme
frutto d'una costola
nell'ingegno d'un Dio

ignaro
di tutti i conseguenti mali della terra. 

 

*

Se il premio...

 

Se il premio alla fine del percorso
fosse rinascere ad un'altra vita
e potessi io scegliere la forma
opterei per un animale domestico

o anche un vegetale

un qualsiasi vegetale
nell'aria immerso e nella terra.

 

In fondo vivere non vuol dire
necessariamente dover soffrire.


 
 

 

*

Ipocrisie

Monotonia di una nausea...
insistere sulla terra mappando le zolle

il fiato sul collo invece d'uno zefiro.

Quando ha tregua lo spasmo,
dimmi? La notte, mentre fingi un orgasmo

o forse attingi ai colori di un sillabario virtuale

per le tue innumerevoli ombre?

Quando vivi davvero il tuo esistere aritmico

fibrillando emozioni sepolte ( o di altri )?

dove strusci (strisci) di sbieco

_un raggio sul marmo ghiacciato_

                                  elemosinando il bene smarrito?

                                                 

*

Ho un male dentro

Ho un male dentro che a narrarlo
pare un blasfemo
quando alla vita pare nulla manchi
un male che rimugina pensieri
brucia nei ricordi presto spenti
se sepolti nel fondo scuro d’un cassetto
non trovano ristoro
in un raggio che inaspettato
 illumina la stanza.

 

Non vedi dinanzi a te un corpo lasso
le braccia penzoloni,
capiresti la tristezza che s’espande
macchiando l’aria in un baleno …
ma lo sguardo dimesso trasandato
di chi nel vuoto annaspa
dove tutto è nero
e tutto ora non ha nome.

 

 

*

Non mi hai restituita al mare

Sto sulla riva

sperando in un'orma sulla sabbia

dopo l'ira di un'onda anomala

e del miracolo (improbabile)

di castelli superstiti alla bufera.

 

Ora il vento discorre soave

come fa con le primule al mattino,

prima di mutare direzione.

 

 

 

*

Ora le cose hanno il loro nome esatto

Ora le cose hanno il loro nome esatto
nitidi contorni perimetri perfetti
e sono vere o false oniriche o reali
sono allegre o tristi scure chiare.

 

Ora le cose stanno nei confini
sono piccole o grandi vive o morte
non hanno dentro quel rimuginare curioso

di quando ti interroghi e dubiti di tutto.


E non hanno dentro lo schiamazzo del pensiero

di quando chiamava i tuoi occhi e le tue mani

e guardava la strada dinanzi e non s'arrendeva

pur indovinando la distanza.


Ora le cose hanno la strana quiete

dei cimiteri sotto il peso della neve.
Le foglie sono foglie e i rami, rami senza più germogli,
senza attese dai nidi né richiami. 

 

*

Era per te la passione

Era per te la passione
e quel viaggio esplorativo
tra i sentieri del piacere
l’enfasi il respiro crescente
il ritmo del cuore le note sulle labbra,
in piena fioritura.
Era per te la pioggia
e l’alito caldo della sera
l’onda l’erba lo stupore.

 

Ora sei giudice supremo
a precludere la soglia dell’eden,
ambito sognato, troppo spesso
trasfigurato tra le anse d’un desiderio vivo
nel cupo delle notti d’inverno
e di tremule stelle.
E nell’attesa di giorni nuovi
ignari di binari e di treni in corsa.

 

*

Ho mutato il mio esistere

Ho mutato il mio esistere
guardando oltre le nebbie
ho spento le stelle

per la luce pura dei suoi occhi.


Ora le pareti mi guardano
definendomi vagamente
al pari delle ombre.
Consulto oracoli temo profezie.


Il tempo estremo ora è un raggiro

inclemente mi oscura ogni traccia
di chi ha mutato il mio esistere
nell' incompreso ed incomprensibile cammino. 

  

*

L’odore della polvere da sparo

 

Il silenzio era riparo e maschera di un'idea matura
l'orizzonte solo una linea nera
in un deserto di speranze
e della vita possibile neppure il miraggio.

 

Oltre il sentiero tortuoso foglie ancora verdi

migravano verso un tunnel

senza via d'uscita.
Della luce l'inganno. 

*

Questo bacio mai dato

Questo bacio mai dato

che non chiede un giardino

né risiede nella corolla fiorita

non risplende nell’ovale del viso

o nel lago degli occhi

non vaga sul perimetro dei fianchi

non sfocia sul ventre

_aria spuma cipria piuma_

 

questo bacio ch’è pensiero

sigillo invisibile oro

e trema quando sfiora il deserto

e viola la nuca di raso e le labbra

questo bacio che odora d’aurora

e si cela alla luce forte

trafigge le nubi i rami un’ala

sul sentiero della memoria

 

questo bacio mai dato

ha contato le assenze

ed i premi mancati

ha colorato vuoti

e ai pensieri ha regalato diademi.

 

Questo bacio ch’è quiete ed è tempesta.


*

Giunge la notte e vorrei fosse eterna

Giunge la notte e vorrei fosse eterna

una notte elegante nel suo abito lungo

di raso carezzevole gli occhi un velluto la bocca di rosa

una notte che penzola come un melograno

una pallida notte lunare sopra il pozzo la via la chiesa

la porta socchiusa la mano tesa il commiato il profumo

che resta nel vento un istante poi si disperde

 

Giunge la notte e vorrei fosse eterna

un ricordo un gomitolo gonfio che si dipana un sentiero di stelle

e sentire cadere tutto il peso del giorno le ansie i timori

gli inganni l’ambascia che muove i pensieri

ancora, quando tutto d’intorno pace reclama

e sognare un’orma più grande accanto che all’alba non muore

ma con te condivide il cammino.

*

Vivere...

Muovere i fili sul palco perché continui 

lo spettacolo delle marionette...

 

è il compromesso tra vivere e morire ?

 

L'anima conduce il suo gregge

nei verdi pascoli del cielo.

 

 

 

 

 

*

Strani duetti

Nel rincorrersi d'un verbo senza suono

sulla lama del tempo
un'ossessione sterile si perde dentro stagioni inutili.
I passi sostano dove c'è quiete

e la memoria stilla le sue perle
mentre qualcuno ti scava dentro.

Non esiste la chiave giusta
e la vita persevera nel suo inganno
insolente come un mendicante d'aria

un ladro d'angoli all'ombra della piazza.


La luna volge lo sguardo altrove

là dove sulla terra si contendono troni
e consumando tappeti tagliano nastri.
Il premio è nel gong del cuore

mentre la solitudine accarezza la pietra

con un raggio indelebile.
Uno straniero deturpa il silenzio

attingendo al paroliere.

Fredde emozioni
strani duetti in un panorama in bianco e nero. 

 

 

*

Il dolore

 

Pensi sia qui tra la prima e la terza falange
sulla punta d'una scapola all'alluce,
no è nel sangue tra cellule impazzite
ed il vento la nebbia la pioggia
il gelo che gela al contatto le cose
i pensieri i disegni le idee.

Lo so
a chi lo dici...
Ho male alle mani
ai malleoli ai ginocchi.
I polsi trafitti le fitte alle costole…

Taccio.
Ognuno il suo male maggiore minore

somigliante forse per sopportazione
nell'indice il picco dell'onda,
scivolando sul fondo.

Dolore...


è nel sangue
nel cuore
nel respiro che manca
nel passo che arranca
nel fiato aritmico,
in pausa?
Nel verbo che assente
pronuncia i suoi vuoti.

Pensi sia qui alle tempie
un chiodo d'un attimo
uno sciame che punge
per fuggire lontano.
Ma ora è alle costole
a trafiggerti il petto.

Lo so,
anch'io...
è ovunque il dolore

m'attanaglia m’uccide...

Ho visto che danzi che corri
t'addobbi per andare alle feste
t'ubriachi sorridi stornelli divaghi
rincorri le folle, starnazzi...

Ecco penso... è lontano

 in quest'ora notturna
che il sonno è latente

la speranza una fiaccola fioca

che affiora nel buio.
Invece mi spia

mi colpisce che dormo
ed ormai più non sogno.

 

Ho visioni nel dubbio del giorno che sorge…
lunedì giovedì, il dubbio perdura
forse invece è domenica.
La mente vacilla... 

 

 

*

Del perduto amore

Non so quanto l’amor coniugale abbia di paterno sguardo

certo la carne ha grido uguale allo spirito e negarne il richiamo

il più equivale a reprimer passione

o l’impeto sottacere del delirio.

 

Vedi, tu che or rinneghi e falsamente hai compreso il sentir della tua amata…

Le vedovelle piangono imbrattando i muri e guardano pazientemente

stillare gocce sul sentiero invocano primavere

venti cieli dentro intime memorie.

 

E tutti elargiscono sorrisi abbracciano l’aria che contiene ogni loro lamento.

Benedicono ogni semplice sillaba se non la terra da esse calpestata, in preda ad una visione.

Tu forse rievochi istanti o immagini o desideri in somigliante disegno, offeso e geli

dell’amor tuo un dì tant’osannato ogni verbo ogni grido ogni pensiero.

*

Vorrei essere la nuda terra

Vorrei essere la nuda terra dove posano i tuoi piedi

il cespo di rose sul ciglio della via il muro ombroso

la chioma cupa dove nidifica il tuo pensiero prima del nero.

Vorrei essere negli occhi tuoi quel bagliore che illumina le cose grandi

e le piccole le fa immense.

 

Vorrei essere una tua parola sussurrata tra la piega del labbro

mentre sorridi quando dimentico del suolo

t’innalzi in volo là dove il cuore brama obbediente solo

alla purezza d’un pensiero primordiale.

 

Vorrei essere culla ovunque t’adagi ed aria che ti circonda

vorrei essere quella mano che si perde nella tua mano

come in un sentiero d’inebriante gelsomino

e respirarti così tenero e vivo così fragile e vero.

Vorrei essere la nuda terra la terra che freme

e non vorrei morire ad ogni istante nella bufera

e dentro un vento che non vuol tacere.

*

Verso il giorno che muore

Ho attraversato mezzo mondo ed ora sono qui incosciente

del soffitto della stanza la zolla di terra sotto i miei piedi

la finestra di fronte.

E non ho la forza di un pensiero un verbo un ordito

un qualsiasi disegno.

 

Sono qui trafitta dalla luce e non comprendo

la fortuna di una morte che si rinnova

sul finire del giorno.

 

Un rito puntuale più che fedele.

Sarà per questo male che ha radici profonde

e spesso buca i colori alle immagini

restituendomi  bozze in bianco e nero.

*

Il mio dolore è muto

Il mio dolore è muto

va interrogando il vento

si confonde sui vetri con la pioggia.

Ha dentro una dolce nostalgia

eppure è triste.

 

Il mio dolore grida

quando tutto il mondo dorme

non ha sogni o desideri nè speranze.

 

Il mio dolore è profondo un abisso.

Ha vortici irreversibili

maglie che strangolano

il più ingenuo dei   pensieri.

*

E quando il giorno dice alla sera...

E quando il giorno dice alla sera è tardi

sul taccuino annoveri le cose rimandate

ed hai coscienza del poco portato a compimento

della vanità inseguita delle cose difficili ignorate.

 

E quando il giorno dice alla sera fermati

ti accorgi del tempo buio sceso come un fiato sospeso

mentre la notte inebriandoti

confonde i pensieri nella mente.

 

E quando il giorno dice alla sera chetati

tu volgi in turbine non voli non approdi

non sogni non esplori il nulla.

Semplicemente ti disperdi.

 

 

 

*

Ora so che mi hai dimenticata

Ora che non sono un nome sulle tue labbra
né piuma nell'alito del vento
Ora che non ricordo l'inebriante gelsomino
né il leggiadro papavero tra il biondo delle messi


Ora che non ho la leggerezza del pensiero
né la vaghezza della parola
Ora che non ti sorrido né sono una tua lacrima
ora che non corro nei tuoi giorni


Né mi racconto tra le ombre della sera
Ora che non sono alba né tramonto

ora che non sono aria né acqua

ma abbraccio tutte le cose della terra


Tu non ami più questa terra

e non domandi più la mia luce
Ora so d'essere il nulla
ora so che mi hai dimenticata. 

*

Toccami

Toccami
col fragore delle onde
e il ticchettìo leggero
della pioggia sui vetri
stordita al gracidio d’una rana nel pozzo
palpitante in un risucchio di piovra
che afferra una mano o un piede
o la bocca alcova d’intenso piacere

Toccami
dove la voce interrompe il respiro
e il respiro scivola nella sete
e la fame convulsa accende miraggi
dove le tue fantasie e le mie diventano vere
in un grido che sventra la notte
nello sferragliare dei treni sulle rotaie
Toccami tra lo sciabordio
d’un nugolo d’api
che migra lontano
nella nebbia che cela
allo sguardo indiscreto
un gesto più ardito

Toccami
tra le acque chete
nel fuoco sedato
nell’odore pungente che sale
dell’erba tagliata
lungo il viale bagnato
da una luna intrigante
e dalla tua brina

Toccami dove il buio
nasconde le siepi
le ombre coincidono
i bordi collimano
i sensi esultano nel fruscio della seta
mentre innesti cerchiamo
nelle gole - profondi -
e smorziamo con le lingue il respiro
ai baci strappato e alle onde
che il picco ora danno al piacere.

Poesia pubblicata nel 2018 su altro sito

*

Del pino so e del pioppo


Del pino so e del pioppo

e dell'ulivo col suo tronco contorto
Del nespolo m'hanno detto
interrogando qualcuno

sull'albero di fronte alla finestra del luogo dove lavoro.


So delle querce e dei platani
ma di molti alberi il nome ignoro
E so distinguere mandorli e peschi solo dai fiori,

il melograno e l'albero dei cachi allo spuntar dei frutti.


Ma non si può dir di me che abbia perfetta conoscenza di vegetazione e flora
E mi vien da ridere ora…
se per anni ho creduto il fico d'India un cactus 

finché non ho chiesto a Nino il nome

di quelle piante che in Molise ho incontrato spesso sul ciglio delle vie. 

 

 

*

E’ di nuovo Natale

Guardo fuori

un raggio di sole illumina la casa di fronte

Cosa attendo non so…

forse l’algida quiete dopo il chiasso festoso delle vie

mascherato dall’intruglio degli umori più strani.

La memoria percorre i sentieri d’un passato recente

e mi dice che nulla è mutato dall’anno passato.

Forse il vento… chetato, ma solo al levarsi dell’alba.

 

Sto come foglia che teme d’esser sospinta lontano dal ramo

Le ore d’un tratto più lente, d’inspiegabile angoscia

per un bene perduto in un picco di assenze tra carestie

e l’inganno del vivere sognando l’eterno.

Cosa attendo non so…

con  lo sguardo che pare voglia gettarsi nel vuoto

Un pensiero che arrivi a lambirmi come pioggia stellare

un sorriso ora nuovo che riporti nel cuore l’antico.

 

Guardo fuori

Il cielo sì terso ancora lusinga il mio fragile corpo

di ali malconce munito.

*

Momenti

Nasce così questo momento conviviale

uno stimolo mentale un break un tuffo oltre

senza l’esigenza vera di sfamarsi.

Sorseggiare da un bicchiere un’onda anomala.

 

Noi padroni.

Dentro momenti in cui alziamo gli occhi al cielo

e non vediamo solo la notte. Le stelle parlano di noi

che siamo veri nei nostri abissi.

*

Sogni

 


 

Bandiere
issate in alto
incontrarono
cieli liberi


Ora contano

nuovi strappi
dopo mille ricuciture.

*

Gatto che non avevi un nome

(al gatto del mio amico)

 

Gatto che non avevi un nome ma ne ascoltavi cento
non avevi casa ma angoli
e la strada era il tuo pericoloso passatempo
gatto indifeso tenero d’età e perciò dal passo lento
che attendevi carezze sulla porta
gatto che guardavi col fulmineo sguardo
l’onda delle crocchette la mano amica
l’ombra che si allontanava paga

Gatto in posa sulla panchina al sole
il pelo lucente gli occhi stretti
beato nel tuo stare quieto
senza contare il tempo per noi così tiranno
gatto che recavi del mattino il saluto
e del tuo esser vivo lasciavi tracce
ora tu hai un nome ed hai una casa
e il miagolar concerti e fai le fusa
al tepor della mano che t’accarezza la lucida pelliccia.

 

*

E penso...

 

E penso al cielo a migrazioni del pensiero

agli storni ai loro disegni agli aquiloni oltre il confine

E penso alle nostre braccia tese agli attimi perenni

ai contorni delle ombre ai sogni ai precipizi inaspettati

E penso all’orlo dei silenzi alle parole _gocce_ al loro tintinnio

alle speranze raccolte dentro gerle di vimini

E penso al nostro divenire nel cuore della terra

all’essersi perduti nella tormenta senza più un arcobaleno.

*

E’ tempo di uscire per le vie


 

È tempo di uscire per le vie
ignorando schiamazzi e silenzi.
Non c'eri quando ai bivi ho tentennato
(sbagliando forse direzione ?)
quando ho cercato conforto dalle assenze

e forse ho peccato di rimpianti e nostalgie.


Quando ho visto disfarsi le promesse
ordite con pazienza nel buio dei giorni
in attesa della luce (la tua luce?)
Forse eri dentro la cornice ed i tuoi dogmi
i punti fermi i panorami possibili
il limite concreto dei tuoi numeri.


Io a quietare battiti e respiri

tra ansie e timori

e le pieghe innumerevoli dei sogni veri.
Oggi sono ripudio. E quel che fu essenza
immutato vive di una morte già annunciata. 

 

*

Il sogno

 

 

Pensato è il sogno

per le celesti sfere
ché se rasenta il suolo
s’infrange in mille pezzi.


Toccar mai conviene

le chiare bolle d'aria.
Esplodono ad un tocco

sia esso d'ago o  piuma. 

 

*

Nessuno risponde alla porta

 

 

 

Si mischia al vento di bufera

alla frusta dell’acqua sui tetti

allo sferragliare sulla via di cocci e rami

quest’insistere della mano sul battente…

 

Un ritmo strano senza il ritorno d’una parola

che risuoni ad eco all’orecchio attento.

La stagione è muta ed è mutata

E’ un anno che pennella di grigio

soffitto e muri di silenziose stanze.

 

Giungono di tanto in tanto voci intorno

strumenti scordati unisoni solo ai gemiti

d’un’anima in agonia.

*

Dolore

Sento solo i polpacci lancinanti
e l'urlo soffocato nel silenzio
anche se tutto il corpo cade a pezzi
come gesso dinanzi si disgrega
come polvere sfuma si dilegua.


Gli estremi amari vertici negli alberi

ignorano il tarlo alle radici
pensano d' essere gli unici colpiti
ed invidiano d'altre parti

(miglior) sorte, pure infelice...


Così le mie mani appese ai polsi... 

*

Ed ogni volta che muovo un passo

 
 
Ed ogni volta che muovo un passo
è un infossarsi della scarpa
un desiderare i tuoi occhi
sebbene un velo perenne
infradici l’alba.
 
                                      Ed è abisso d’ogni visione…
 
I miei pensieri s’estinguono alle radici
Le foglie morte al confronto
fluttuano allegre
in quest’aria sciapa
che non è di miele e non è di mosto.
 

*

Stamane ho visto un gatto

Stamane un gatto giocava con un topo

l'ho visto trattenerlo per la coda e poi

lasciarlo in un grumo di terra

come un inutile gingillo.

 

Lo ghermiva quasi con dolcezza

e raschiava il terreno circostante

Ho visto il topo scomparire tra le zolle

e il gatto con gli occhi fulminare l'aria.

*

C’erano usci in riga sulla via

Stretti scuri lineari
aperti o chiusi
non si capiva bene da lontano
Forse solo accostati
pel trapelar d'uno spiraglio.
Di luce un tenue raggio.

Ma da vicino tutto era diverso
Dietro ogni uscio si stagliava un muro
e c'era freddo e un odore strano
e quel silenzio quasi innaturale
come quando pensi di star sola
mentre alle spalle una folla ti pugnala. 

*

Vorrei dirti di un terreno poco fertile

 

Vorrei dirti di un silenzio poco fertile
ora che odo gemiti tra i solchi
e la parola è una ferita aperta sulle labbra

ancora sanguinante


Vorrei dirti dei sogni affossati tra le pozze

nelle notti di invisibile luna
quando intorno tutto gracida strano
e non v'è nenia che incoraggi il sonno


Vorrei dirti contando sulle dita

di ogni cosa perduta oppur smarrita

sicché il conto portato sulle dita

approdando ad un numero finito

dell'impresa allevii la fatica

 

ma non bastano i palmi d'una folla

confluita copiosa in una piazza
all'indice completo delle impronte

che tu hai scavato nella mia memoria.

 

 

 

 

“A lui che di me è l’essenza “

 

 

 

 

*

Ottobre volge al declino

Ottobre volge al declino

nebbie al mattino e sole sul capo

che ciancia di primaverile stagione

 

Confusi pensieri gli affanni di sempre

i sogni col prurito alle scapole di nuove ali

Già il sentiero crepita di foglie rossastre

e pigola sul ramo che si denuda un uccello sparuto

 

Solitario il mio canto perde il suo fiato in un mugolio indistinto

Il gatto ha una voce il cane altra voce

in me un silenzio che grida e fa tremare le pareti

d’una stanza sempre più vuota

 

Ottobre che muore la sera

una calma non vera la luna

una fetta tagliente nel cielo più d’una lama.

 

*

Altrove la luna si sdraiava sorniona

Troppi segmenti... ora sono diventati una retta

non  apici né orizzonti o siepi a precludere lo sguardo

Le parole, quei tarli all’apparenza innocui

quelle pecche sul bianco ora hanno perso il peso

 

E i silenzi ripercorrono i sentieri della memoria

ora al trotto ora al galoppo

tra la polvere sui selciati di nuove speranze

nel grigio provvisorio delle nuvole

 

Sono passati mesi uguali nei loro tramonti

e le stagioni hanno dimenticato l’originario nome

nell’alternarsi di giorni senza luce e notti interminabili, insonni.

Altrove la luna si sdraiava sorniona raccontando favole.

 

 

*

Noi che amiamo Leopardi

 

Il vero premio fu la tua cattedra nella mia età adolescenziale

sapere di non sapere ed essere investita d’un ruolo non ambito

L’Infinito e Silvia nel profumo intenso della ginestra

ed io che alla luna ho parlato tante volte ma di cose poco profonde

del vento contrario del latrato dei cani nella notte

dei tarli nell’anima e nel legno antico dei mobili della mia cucina.

 

Non del genere umano non della sorte non delle tempeste

Mai ho attraversato sentieri dove il vento profumasse di gelsomino e rose

la lavanda fu la sola sorpresa notturna d’un cuscino sprofondato nel sofà

tra le note di Chopin le parole sugli scaffali i sogni sgranati di vermiglio,

i melograni della pazienza e dell’attesa nel grigio degli inverni

Da piccola fui grande con mio immenso stupore tra le bambole mai possedute.

 

Ora rotolo in discesa, un granello destinato a scomparire

mentre un canto notturno di pastori risale la collina

Non è più tempo di tramonti silenziosi e mazzolini di rose e di viole

Non è più tempo di vigne di siepi e meraviglia ed orizzonti di luce ove annegare.

Le cicale … che frastuono quando l’aria è satura di menzogne,

nel prato verde di nostalgia e desideri calpestati per distrazione!

 

 

 Dedicata al mio prof. Biagino

*

Tra barricate e cielo

Sorrido piango spero

mi dibatto tra mille onde

Esisto mi nego

simulo il vuoto

 

Affogo nella terra molle

come tra i flutti del mare

 

E vivo e muoio

Muoio e vivo

ma in un ordine inconsueto

 

L’anima sospesa

tra barricate e cielo.

*

Ci sono amori

 

Ci sono amori che non hanno voce
hanno camminato per anni sulle spine
ed attraversato il fuoco ardente

per una promessa una visione un sogno


Hanno sfidato un destino avverso
desiderando un fiato

una carezza un bacio
sguardi roridi di luce vita nuova


Ci sono amori che non hanno avuto encomi

hanno rialzato il capo mille volte

dopo una nefasta pioggia
fino a cadere tramortiti al suolo


Ci sono amori mai immortalati

in un quadrato sopra la credenza
Amori che hanno atteso treni

senza più guardare l'ora

 

ed hanno pianto senza versare lacrime

apici d'amara solitudine
Inconsolabili e sconsolati
nel difetto d'uno sguardo ed un abbraccio.

*

Cosa ne sa il Cielo

 

 

Cosa ne sa il Cielo

delle nostre vette

di premonizioni

di crolli e tracce imperiture

del peregrinare del pensiero

tra cunei ed apici

 

ora che anche tu ignori

d’ogni moto il senso

d’orizzonti e nebbie lo strano inganno

d’ogni sosta il vuoto

quando un nuovo affanno

è preludio nel bramar la quiete…

*

Opportunismo

Ha perso la pazienza il ragno
o s'è distratto
e la sua tela
trama di ricami,
ora disfatta

è solo un tenue velo,
mera illusione!


Qualcuno maniacale
ha setacciato ogni angolo ogni lido
ed ha studiato di ciascun le mosse
col suo falso sorriso e con le lodi
e col copione in mano


Sempre lo stesso,
rinnovato forse nell'olezzo 
che emanano certi corpi

imputriditi
al pari delle menti. 

*

Sto

 Sto
come un animale sta fuori della porta
Sul ciglio della strada ad un cane 
hanno lanciato un osso
Dentro vicoli ciechi mugola ancora il  vento
presto

il suo gemito tramuterà in pianto.

*

Spesso della stupidità ho sognato l’apice

 

Spesso della stupidità ho sognato l’apice.

E su immaginarie vette l’ara

dove si pesava l’attimo

svestito della sostanza dell’Eternità.

 

Ed ho provato una strana quiete

il formicolìo d’un falso fermo... il lago

assopito sotto l’alito distratto

d’un vento antico.

*

Si ama il deserto pel susseguirsi dei miraggi

Si ama il deserto pel susseguirsi dei miraggi

cessato il lampo torna arido il tempo

 

Promesse e speranze  van dissipandosi,

ombre in fuga nel buio della notte.

 

*

Non parlo mai del dolore

Non parlo mai del dolore

tu però sai cos’è il dolore.

Non è un viso sbigottito.

Ma sfinito.

 

Anche quando resiste alle rughe la pelle

rivela ben più profonde incisioni

che a volte s’illudono di scomparire

 

increspature simili a smorfie improvvise

in quel gridare in silenzio

fischi che attraversano l’anima.

 

Esorbitano gli occhi

mentre s’espande un fuoco che gela

e sotterra ogni più piccola voglia

in un  continuo rubare del mare alla terra.

*

Manca l’aria

Quest’irruenza nelle altrui sensazioni

sa di indecenza,

il gareggiare per lo sterile podio

rovesciando il peso d’un enorme bagaglio

s’un lido che vorrei fosse lieve

di luce e di spuma.

 

Quanta nebbia innalza il velo

sull’essenza e sul vivere puro!

Non c’è scoglio né siepe

nè spiaggia o montagna di sabbia

nell’immensità del Pensiero.

 

Solo ali possenti. Non confini né mete.

E qui sono troppo distanti dal sogno

e noncuranti delle meraviglie del viaggio,

chiusi tra irrequietezze e manie

ed i vicoli ciechi della finzione.

*

Lacrimo questo disubbidire all’amore

Lacrimo questo disubbidire all’amore

le ore di sospensione al cielo

le sottrazioni ai  meandri del  tempo.

Ora i corpi si sfibrano su di una panchina invisibile

 

Annota i rumori delle fronde la mente

ma nessun suono assomiglia al felpato silenzio

di lunghe notti ai poli, all'apice somiglianti

quando la distanza tra i corpi  era sfiorarsi in volo.

 

*

Io una città demolita

La vita era ad ogni stanza

ad ogni crepa del suolo

ad ogni intrigo di rami alla finestra

sulla soglia restavano i passi odorosi di pioggia,

come in ascolto.

 

Il papavero stemperava il verde

nell’eco dei sogni,

spighe allineate nelle notti più grigie.

 

Ombre amiche la sera al riverbero d’un lume

narravano di vele e di aquiloni.

Ora qui non passa più un alito di vento

né mette radice il gelo.

 

Io... una città demolita

senza incisioni né impronte.

 

 

*

Quest’omogeneo scorrere che annulla

M’è scoglio quest'omogeneo scorrere che annulla

ogni identità ogni segno e non dà chance alla fantasia

E fluttuo nelle turbolenze avvezza a correnti avverse

Vele ricucite degli strappi ancora in mare stanno all’orizzonte

 

I miei viaggi anelano l’approdo sopra un’isola

per beltà simile e per quiete al Paradiso

(benchè sia solo un concetto in me il Paradiso)

 

Ma le spiagge,  le spiagge sepolte

sotto un ammasso d’ombrelloni non m’attraggono

al pari delle piazze o delle vie gremite

dove il caos imperversa

e nessuna voce assomiglia alla voce del silenzio.

*

E’ quel ch’è accaduto?

E se diventa un macigno il bagaglio ereditato

la malinconia lo sconforto gli occhi mesti

il silenzio eloquente

si fa marcia indietro dal punto preciso

reo d’una promessa (perenne?)

ora sepolto tra cumuli di terra.

 

Del bagliore nessuna rimembranza

tra i cirri d’un cielo malvagio

Di tante lune non resta che la beffa

d’una complicità apparente.

*

Il sogno non muore mai

Anche ora che scruti il nero orizzonte

o dalla cima guardi gli abissi

pesci fiori foglie morte sassi

e pensi senza nulla pensare

e getti lenze nel vuoto

e peschi sillabe gemiti sussurri

e scavi tra le crepe dove perle

stanno tra la polvere e i fogli

scarabocchiati tra estasi e miraggi

 

Anche ora che le promesse sono vele stracciate

e la terra è lontana il faro spento e il desiderio

che qualcosa possa cambiare  

è un vento straniero  che schiamazza per le vie

Ora che ti sei rialzato a stento

nel buio d’un mondo che dorme

e non vede la tua sofferenza

e provi un binario nuovo senza grande entusiasmo

 

Ora che ti volti indietro accarezzando prati di margherite

e le corde del liuto addormentano le tue visioni

anche ora... il sogno resiste vive

dimora nella sua sfera, irraggiungibile

Il sogno non muore mai.

Ed ogni lusinga disillusa uccide solo la quotidiana  realtà.

 

*

E’ rassegnazione?

L’affannarsi è fatica vana

ognuno seguirà il filo

con qualche deviazione

qualche strano appostamento

qualche sosta fuori dai binari

e asseconderà infine la sua natura.

 

Germogliare ovunque il suolo imbruna

o perlustrare il terreno per una zolla assolata.

*

Ho scritto versi d’amore per un poeta

 

 

Ho scritto versi d'amore per un poeta

lui diceva di non essere un poeta
ma seguiva il sentiero degli aquiloni
e s’innalzava col vento sulle onde

 

Ho seguito il mio Poeta ovunque fin dove
il pensiero ha sfiorato il sogno
Ho dormito sulle ali sue possenti
ho seminato stelle tra le zolle


E sono stata pioggia e sole ardente
sono stata aria e terra bruna
Tempesta ed arcobaleno

primavera soave anche d’inverno

 

Ho scritto versi d'amore per un poeta
che custodiva nel suo cuore un sogno
Ma il desiderio come un fiume in piena

ha rotto gli argini portando via ogni cosa


Ed ora non ho più una casa

dove ogni dì fare ritorno

e non ho itinerari da seguire
e vago sola e sconsolata senza meta

le mani in tasca a trattenere il sogno

andato via con il mio Poeta. 

*

Osservo

 

 

 

Osservo...

Dov’è ora la passione?

È un correre o un camminare svelto

verso il traguardo

 

Mio Dio sono povera di spirito se ignoro

qual è il traguardo?

Il sogno ha spiccato il volo mesi or sono

sotto il mio naso

 

Incredula

l'anima vergata

relitto inutile rinvenuto a riva

 

Ma non era la meta

era il viaggio perenne

l’altura a bucare il cielo

Il bacio sublime tra il mare e la terra

a turbare intimi pensieri

 

Era il desiderio d'un cespo di margherite

mai raccolto

E quel giardino

il tuo, ora di nessuno.

Osservo…

 

Il mio andare sul filo

un vacillare d'ombre al destino

la lavanda sgusciata tra le piume

in un giaciglio _ansia e tormento_

 

D'inesattezze rumori d'immagini scomposte

c'è tormenta

di quiete nessuna speme

nella notte misteriosa.

Scrigno di stelle o minaccia di nuvole o intrighi?

 

Io cammino sulle tue orme ogni sera e non ti trovo

La passione in quale mare annega?

*

Delirando

Un alito caldo mi sospinge i fianchi

asperità di scogli acre odor di limoni

un bouquet di rose gialle fa meno spoglio

il mogano d’un tavolino.

Riordino le briciole, sopra un velo di polvere

 

Di baci ricordo il sentiero oltre il giardino

oltre l’orizzonte oltre una soglia chiusa

e il sogno a seguire di un abbraccio

un nido una segreta nicchia per i miei pochi averi

 

Una ventola mi fredda  il viso.

Il tempo riavvolge la pellicola

m’illumina sul volo il salto la caduta.

A galla resta solo il tuo pensiero

 

Delirio d’un’estate nuda vuota austera

pungolo che m’incita e sostiene fino al buio

d'ombre e misteriose tele

spazio eredità non contesa né condivisa

della mia vita passata d’ora e futura

 

Delirando oltrepasso il fiume

delirando cerco un approdo

E ti cerco come un mendìco,

in mano un cappello di paglia,

dietro il cappello un corpo adorno di stracci.

 

 

*

16 agosto

 

 

( a mio padre)

 

S'è spento d'un tratto lo stridulo frinire.
Nei giorni innanzi quel suono così intenso
seppur assordante non mi recava noia
non quanto nella mente dei miei pensieri il chiasso.

 
Padre tu dormi?

O forse t'agiti ancora

per le mie pene e pei miei travagli?


Ora i cipressi sono silenziosi
e s’è zittito lo stormire delle siepi.
La pioggia improvvisa ha chiuso l’uscio ai nidi

ma al primo raggio di luce, via le nubi,
di stormi il cielo sarà tutto screziato.


Si tingerà l'aria di nuove sfumature.
Dicono sia così in  viso la speranza
eppure non v'è sollievo nel respiro del vento
nessuna quiete dentro e neanche intorno.

*

Diversità

Quante previsioni quanti simili percorsi
quante false mete quante ipocrisie.
Scene che si ripetono ed orizzonti vuoti
racconti di viaggi inutili.


Ordunque amatevi ed odiatevi
in questo rincorrervi l'un l'altro

tra incenso e mirra


diffondete le vostre pseudo melodie

e vivete o illudetevi di farlo
prima che il mare vi restituisca a riva. 

 

*

Epilogo

È uno stare in trincea
un combattere ostacoli
tra incubi timori

e la visione di un tempo nuovo.

 

Navigare in sogno

i colori dell'aurora
mentre di foglie il vento

simula il fruscio.

 

Vi sono vicoli da noi mai esplorati

in bilico tra limiti ed ipotesi.

Sarebbe bastato un briciolo di follia
in questa vita così aspra così esigente,


la scintilla per un fuoco inestinguibile. 

*

Senza titolo 12

 

 

 

Se non percepissi coincidenze in quel che accade

direi che sono piccoli segni

del nostro incedere nella stessa direzione.

 

Resterei ora sulla soglia ad attendere una luce

metterei insieme le note per la tua voce

 (eco di silenzi dentro stanze vuote )

prima di leggere della tua bocca ogni piega.

 

Ma forse aspetterei invano

e l’ennesima raffica mi spezzerebbe la nuca

e forse resterei piegata sui miei ginocchi

ancora una volta incapace di dirti amore.

 

*

Ora rimane il pianto dell’universo stellare

 

E forse nulla ci appartiene se non l'idea che tutto è preso in prestito
nessuna disciplina lingua traduzione dell'immagine in suono
o figura scarna trasparente nei suoi arti nervi fibre cuore

Ed io ancora sogno segno che la mente brama voli approdi
soste rotte opposte improvvise mete.
Ora io sono in questa tua sagoma e trattengo il respiro.
Taccio. Io sono in questa linea sottile a segnare il sentiero.
Andrebbe perso il senso senza la traccia d'una matita.


Scorrere sul filo senza falsi passi salti piroette nel vuoto
reclusa in un quadrato piegata

nella visione della stessa faccia della medaglia
confusa nel riflesso allo specchio 

duplice disegno dell'io scosso dall'onda.


Inutile questa deviazione dal tema

come il gioco d'acqua della luna salda alle sue radici celesti
molle come sabbia nell'inganno di un celere avanzare.

Sopravvissuta ai tagli del gelo e al graffio della luce
ora ostinata assenza della vita in bilico orlo- precipizio


Io come un termine in disuso un attributo superfluo
cado nel respiro del vento tra farfalla e foglia
nella sfumatura vermiglia straripante nel tramonto


Scivolo nel rimpianto d'un giardino rimasto incustodito
a nord di un'isola mai esplorata (promessa).
Era parte del sogno tra saggezza e follia
era l'apice di un desiderio inespresso
quel mare d'erba scrigno di congiunzioni impossibili.


Ora della vita rimane il tempo speso

il tempo perso il tempo incerto
il tempo schiavo del tempo

il tempo sprecato
e la somma d'istanti di attese sospese nel caos.

Rimane il pianto dell'universo stellare e sotto il deserto.

 

 

*

Ho bisogno di una folle come te

 

Ho bisogno di una folle come te

che ama il viaggio l’orizzonte e non le mete

di una voce fatta di echi e melodie

di una giocatrice d’azzardo di note e di silenzi.

Di verità e fantasie e di emozioni.

 

Ho bisogno di una folle come te

che corre tra le fiamme

che non teme carestie  e penurie

e crede nelle promesse dell’oro e della vite

e sogna cime elevate.

 

Ho bisogno della tua solitudine

alla soglia del mare

e dei tuoi venti

per comprendere le mie tempeste.

 

 " Poesia per un'amica"

*

Destati e portami i silenzi

Ed ora non giungi in questa casa
( una palafitta una tenda un trullo?)
dove tutto è liquido ventoso bianco
tutto in movimento tutto stanco.
Hai parole che non sono nuove

per tanti orecchi e sempre autentiche
e i sogni i timori le speranze

sono di ieri sono di sempre.


Destati e portami i silenzi

le voci i canti dei nostri istanti

che hanno cambiato il nome al tempo

il suo ritmo le sue attese il suo lamento.


Destati e portami le impronte

di chi non sì è mai arreso al fato

di chi proteso al cielo ha creduto
il filo eterno resistente al peso delle distanze 

alle piene e alle magre

e alle esistenze vere e vuote
e a quelle solo apparenti. 

*

Io non so dove il sogno è caduto

Io non so dove il sogno è caduto
tra quali rovi

in quale abisso

tra quali acque


Non so in quale vortice

il silenzio echeggia i suoi schiamazzi
dove il passo, stanco, si è arreso
dove la luce vacillante si è piegata al vento


So dove il pensiero ogni ora torna

dove ha dimora la sera dove brama quiete
So dove resiste come una ferita aperta

e attende di lenir la pena. 

*

Della mia musica non ricordo che i silenzi

 

Della mia musica non ricordo che i silenzi
forse un di avrò tempo d'ascoltarla
e di posarmi su ogni nota come un'ala

un petalo una nuvola una piuma


smarrirmi in un sax come nel labirinto

e uscirne indenne
Piangere a ritmo di un bel blues
e scavare dentro ogni melodia
la nostalgia vellutata dei tuoi occhi.


Era così che mi strappavi il cuore

quando la sera era gravida di sogni

e in gola si scaldava la preghiera

che un minuto durasse quanto un'ora
o il tempo perdesse la memoria

del suo andare e del greve affanno.


Della rosa non t'ho mostrato che le spine.
Tutto il profumo se l'è bevuto il cielo. 

 

 

*

Delle mie viuzze non ricordi nulla

Delle mie viuzze non ricordi nulla
Non le hai percorse che con il pensiero
correndo fin sulla collina, per il sentiero.


Le anse gli spigoli le curve

son cose aliene ad una via dritta
Tra quei meandri un raggio vivo

l'ombra sul muro

il solco nella terra d'un’impronta

narravano di te di come

il desiderio dirompeva...

 

fiume in piena.

 

E la piena pur ci rallegrava

e nel contempo il timore dell'Immenso

più che in noi nell' anima lasciava

un sentire strano.

La chiamavano ansia

quel tormento che ribolle dentro

e pare inferno.

*

E quando la luna scivola nel mare

 

E quando la luna scivola nel mare
e tu aspetti che un'onda la sollevi
quando un papavero è un solletico nel verde
quando un'ala t'attraversa la via mentre ti domandi
una volta ancora dov’è la giusta direzione

 

Quando l'aria è sbronza d'api ed uva

e il tuo silenzio infastidito dalle cicale
quando le rondini macchiano il sereno
di un acuto garrire e tu sei nella nebbia

sei tra nuvole d’ombra

Quando d'ogni stagione assapori il tramonto
e cadi nel vortice del tempo vuota e senza peso…


Sei meno d'una foglia morta
meno d'una nave abbandonata
meno d'una scarpa rotta

meno della notte che ti flagella l'anima
ed ancor meno d'uno specchio incrinato.


Meno di quando guardi il fondo oscuro e non ti vedi. 

 

*

Fuori gioco

Partite interrotte bruscamente
quando la visione della vita cambia
e l'amore perde ogni diritto.

E' come essere fuori gioco.

*

Nel soffio di un bacio mai assaporato

 

Dietro la rima palpebrale

alla radice del pensiero quando

non aspira a convertirsi in nessuna cosa

 

In una sillaba monca gemito sospiro

singulto che narra di speranze recise

in un’ombra che ci contiene indefiniti ed imperfetti

 

Nella lingua di gelo di un desiderio in bilico nel vuoto

nella parola silenziata inadatta

antica deforme transitoria insapore

 

Dietro una siepe fitta come nebbia

dove ci si ubriaca di rose e di salvia

scivolando poi sull’indelebile come su una lama

 

Spiarsi nel soffio di un bacio mai assaporato.

 

 

 

 

 

 

 

*

Qui nel silenzio della notte

Non vi sono immagini nella notte

è un sonno che non giunge

mentre la mente setaccia le parole 

e i pensieri si spengono in frammenti

come pioggia di meteoriti

 

Attese d'una terra promessa

agognano un approdo una culla

uno scrigno eterno

 

Ma è un conto che non torna

nel tempo ch'è mutato

nel malessere dell'anima riemerso 

nella speranza svanita tra le fauci

di un destino di sovente avverso

 

Segno che il sogno è spesso incubo

che tuona nell'eco d'un silenzio

in una vita che della medaglia

ci nasconde sempre il rovescio.

 

 

 

 

 

 

*

Fuori stagione

Tra pensieri e parole
v'è collisione perpetua
Conto opere ed omissioni

in bilico tra abrasioni ed eclissi.

Non esisto in questa lotta al resistere
non c'è respiro divino nel fango
e sul foglio il disegno si sbriciola
ad ogni tratto indeciso di lapis.

*

I ricordi

E mi domando a cosa serve quel nodo

dove le parole stanno strette come strangolate

nell'attesa che sfoci un treno dalla galleria

Mi domando perché le cime sfiorano il cielo

mentre i pensieri muoiono tra i rami in un groviglio...

*

L’Euphorbia milii

 

 

E poi ho lasciato che morisse

come sta morendo la mia anima

poiché ora non bramo più nessuna cosa

e le parole sono quelle scarne, di sopravvivenza

perché non vanto conquiste nella vita

e la scienza non m’appartiene né l’onnipotenza

perché sono inutili le lotte per nuove fioriture

 

sì ho lasciato che morisse

perché le foglioline inaridite

(forse per il freddo o per la forza in me minore

della loro ostinazione nel bramar la luce)

non sentiranno il buio del sentiero

dove si sgretola il confine.

 

E vorrei ora solo un esempio da imparare

e ripetere a memoria e da osservare

mutando il nome a questa immane sofferenza e non il senso.

*

Arenata sulle sponde

Arenata sulle sponde d’una stagione di cui diffondevi l’eco

domandavo vela e vessillo anche dove pirata il cielo

stendeva veli su orizzonti incerti

 

Gli occhi intristiti da un bagaglio di disavventure

vetrine chiuse anche di giorno

 

Rievocavo redini e corse affievolite da un fiato pago

stava cambiando il tuo tempo innescando mine tra i solchi

 

Amata per i miei silenzi ed i miei canti assai simili ai silenzi

e all’apice scaraventata sul fondo.

 

*

Tutto il male della vita

È un giorno infinito

le tempie impazzite

i pensieri in conflitto

 

Eppure ora è il ventre

che si contorce

sconquassato da mille lance.

 

 

 

*

Eri l’Immenso

 

 

Non seguivi le mie curve come fossero binari

e le tue dita erano steli d'erba gambi sottili

piume evaporate da scapigliate chiome


Eri sempre in gemiti d'assenza

abbozzi di fantasie audaci interrotte

da burrasche improvvise virgole nel ventre


Eri sempre dentro i miei silenzi urlante ed imperioso

ma ignaro del potere di quel Pensiero

che accolsi devoto adepto


Eri nella moltitudine dei vuoti speranza e fede

sofferenza crescente d'una gioia negata

eri l'apice a cui guardavo con riverenza.


Ed io non sapevo coglierti in segmenti d’attimi perché eri l'Immenso.

  

*

Cerco vergini pensieri

 

Cerco vergini pensieri

in scalfitture e crepe

 

Il suono d’uno strumento

somigliante al liuto

 

Satura l’aria

vuota d’ogni altra cosa

mi assimila al volo, nel desiderio…

 

fioca memoria di quando l’anima

era bandiera alta sul vessillo.

*

Vai dentro i tuoi arcobaleni

 

 

Vai dentro i tuoi arcobaleni

vivi allegri pieni

 

Sono stata tuono sul mare

Dopo il picco d’onda il fondo

dove il nero vince l’alba

 

E sono sabbia memore di dune

miraggio o solo fastidio agli occhi.

*

Del tempo che si trascina...

 

 

Del tempo che si trascina vecchio al ciglio d’una via

delle presenze evaporate in battiti moltiplicati ad ogni meno

s’è nutrito il linguaggio denso carico di resine

Sulla cenere l’input a domande non pensate

in giorni quasi allegri invecchiati dalle abitudini.

 

La nostalgia era litania dell’arenarsi in sterili sospetti

Gara inutile dentro cave di stimoli

gemiti non canto di peripezie d’amore

e un sacco sulle spalle senza fondo

destinato a seminare nel tragitto ogni tesoro raccolto.

 

L’amore è rimasto in noi come intrappolato.

La gazza s’è lanciata sull’aureo riflesso

nella culla d’erba fitta

un frammento di vetro di scarso valore

forse un minuscolo coccio di bottiglia.

*

Tu

 

 

Non sei in questo cerchio

dove i voli si chiudono

tra quattro cose inutili

 

sei ovunque

sei nel gioco della luce

nella terra gemente d'ombra

 

sei nell’impeto di questa bufera

che l’anima sconvolge

ad ogni raffica.

*

Un gradino in più verso te

E’ chiuso questo cerchio

dove si sostava concentrici

diluendo nostalgie ed aspettative.

 

Non ho mai parlato di vecchiezza

ma di tempi consunti dalle privazioni

di vuoti labirintici come trappole

dove cadevano frammenti di pensieri.

 

Rievocare l’antico vivere non è eco d’amore

nè crimine è domandare un gradino oltre la soglia

dove i segni parlavano di resa

un gradino in più verso te.

*

Più nulla posso

 

Più nulla posso se non resta traccia

d’un barbaglio improvviso

polvere che s’inframmenta

opaco velo che cela e rivela

albe e tramonti svestiti di luce.

 

Più nulla posso se non si leva pensiero

dal dirupo di sentimenti offesi

da radici dolenti incise di rughe

se l’onda asciutta nega i suoi flutti

flessuosi ed anela alla molle riva.

*

Amore io contemplo i tuoi giardini

 

 

Amore io contemplo i tuoi giardini

così intensi e così odorosi

e vago come vespa e farfalla tra le siepi

talvolta cinguetto nel fitto del fogliame

ma tu non ascolti la tristezza del mio canto

 

e non vedi i miei occhi né le mie mani tese

a domandare un frammento di te, luce!

 

Amore resto distante dai tuoi sentieri

per timore e per rispetto

per ossequiare le tue convinzioni

E muoio ogni sera sulle tue ali distese

dove un dì  io fui Pensiero.

*

Mani

Fanno il tiro alla fune con le mie mani.
Invisibili tenaci ostinati...


un fascio di fibre e nervi stirati
da innumerevoli chiodi conficcati nel palmo


Non avrebbero ora la forza d'una carezza
queste mie dita attraversate dal fuoco.

*

Dov’è l’incanto del giorno?

 

 

La luce lacera l’anima

un soffio_ respiro _

che muore

soffocato dall’aria.

*

Vedi ci sono sfere ovunque

Vedi ci sono sfere ovunque

gli amici degli amici

i nuovi i vecchi

gli esiliati i diseredati

 

Quelli che vivono al margine

quelli che vivono scrivendo

quelli che muoiono per una parola

o per infiniti silenzi

 

Quelli che scavano tra le pieghe del cuore

quelli che lasciano intarsi nei tavoli

o che cercano a caso nel web il caos delle parole

come fossero all’apice delle emozioni

 

E poi ci sono gli sconosciuti perfetti

gli sconosciuti alla mente ed al cuore

al mondo terreno e al cielo dell’universo

 

Quelli che stanno bene nel buio

perché risplendono ovunque.

*

Quando il pensiero dirompente scende

 

Quando il pensiero dirompente scende

incontra abissi il fondo d’otri l’incavo d’una mano

che si racchiude a gomitolo dipanato per metà

 

dietro quale siepe scompare il sentiero, non sa

e lo specchio quale immagine rimanda

il frammento dove pigola dove si fa chiasso dove si sperde...non sa

 

mentre l'amore è fuoco che divampa

e tra cielo e mare approda

aquilone e vela, verso la tua riva.

*

Ed ora so che tu non vieni dove io sono

 

Ed ora so che tu non vieni dove io sono

che tu fuggi da ogni cosa che m’assomiglia

che tu corri al riparo tra memorie antiche

Alieni  il tuo pensiero lontano da ogni sogno

 

Nemico da combattere tarlo da sconfiggere

io sono?

 

So di non essere tutte queste cose

e so di non essere l’oltre del tuo cammino

ora hai nuove medaglie

ed io sono vinta ai piedi di tutte le ombre.

*

Vorrei spolverare il grigio dalle aiuole

Vorrei spolverare il grigio dalle aiuole

e dare al prato una mano di colore

ora che l’orizzonte s’assottiglia

_un tenue filo una trasparente lama_

 

Ed io conto le tessere mancanti

sogni e promesse incastonati

come in un puzzle.

 

E penso che il tempo è belva assai feroce

ingoia tra le fauci in egual modo

tutto quello per cui s’è pianto e riso

 

lasciando fuori solo noi,

così infinitamente miseri così piccoli.

Noi e i nostri errori eterni.

 

*

Ed ogni sera penso di bussare

 

Ed ogni sera penso di bussare

una due tre volte

senza sbirciare tra le tende

senza pensare al lume alla finestra

senza la speranza che tra le crepe

il vento cambi voce

 

Ed ogni sera penso di sostare

uno due tre minuti

senza rendermi conto che i minuti

assomigliano sempre più alle ore

senza dare ascolto ai miei piedi

stanchi di cammini impervi

 

Ed ogni sera penso di parlarti

una due tre parole

senza discriminare quei silenzi

lunghi carichi d’amore

quando abitavo nei tuoi occhi

ed ogni stanza era il cielo immenso.

*

Ghiaccio e fuoco

Ghiaccio e fuoco hanno egual potere

provocano tempeste travolgenti

Ed è sempre troppo tardi

per mettersi al riparo.

*

Di quest’amore che non sai

Oggi è ieri con le sue speranze e le sue paure
con i suoi sogni la fede gli ostacoli
l'onda e la quiete.


Abbracciami ora che non ci sei
ora che più non comprendi

la potenza di questo amore.


E non lo dimenticherò mai.
Vivrò o morirò

di quest'amore che non sai.

*

Amnesia

Amnesia

di anni imbottigliati

accuratamente

ora buttati in mare

 

Occhi mani labbra mento

avevano voci

soavi stridule meste sonnolente

più del resto del corpo

irrigidito in scomode angolature

 

Tra anguste sbarre

l’oltre disegnava visioni ammutolite

per paura che svanissero

nella notte ingorda d’azzurro.

Amnesia.

*

Bambole

 

 

Bambole dalla faccia inebetita

senza grinze nei pensieri

la pelle tesa ignara di stagioni nuove e di tramonti

setacciano parole che ritornano frequenti

dove occhi di pietra scavano un senso provvisorio

nell’assoluto indecifrabile...

 

stupore il sibilo breve che svolta l’angolo

come serpe con l’obiettivo d’un muro levigato

e illuminato d’erba

 

Bambole senza emozioni tra le pieghe di carta

d’un vestito corto e lo smalto graffiante di mani

spoglie distolgono dal dolore della spiga matura

mentre il sogno d’una carezza fa eco appena

al fragore d’una stella scivolata nel mare.

*

Ira

 

Il rosso che divampa
poi è terra arsa


E della verde fioritura
è immemore il deserto.

*

Nulla svelava al passaggio il tempo

Nulla svelava al passaggio il tempo

non il naso lungo

né le gambe corte

tra verità e menzogne

solo il disegno onirico del pensiero.

 

Non colpe non meriti non cause né effetti.

Poi complicità dissolte.

Ed esseri confinati agli estremi

ognuno con la propria pena

artefici di un diverso dolore.

 

A domandare uno spiraglio

o al riparo dalla luce.

Spiati solo dalla luna

salda nel cielo

al centro di due vie parallele.

*

Come appari lontano

Come appari lontano ora che non sei

sulla traccia del vento

nell’approdo d’un fiore sul sentiero

nel pensiero che abbraccia l’immenso

 

come appari lontano ora che non sei

silenzio e voce timore e speranza

follia e ragione

sogno e quel che più s’appropinqua al sogno

 

come appari lontano ora che non sei

a raccogliere bozze di carezze recise

a seminare sorrisi a me di fronte

a disegnare speranze

 

come appari lontano ora che sei

lontano, troppo lontano…

 

*

Ora navighi il mare

Le mascherine

le fronde accoglienti

le voci.

L’alito di brezza sottile

che anima il cielo.

Armonica simulazione

dell’inno alla gioia.

 

Ora navighi il mare

senza ferri alla caviglia.

Un tempo gemente

osservavi il panorama

dietro un cancello.

 

E il bene provato (condensato)

è dentro scarne parole?

Negazione d’una luce

che pure mutava in sorriso

balsamo sulle ferite dell’anima.

 

Ora scivolo dentro una definizione

e resto sul fondo

battezzata errore d’un pensiero peregrinante.

Voci, garrule voci, abbracci moine

nel tuo cielo affollato di colorati aquiloni.

Tu con in pugno la tua libertà

mentre io vivo d’esilio.

 

 

 

*

L’odore dell’erba falciata

È un'aria opaca

che maschera il sole
un'aria sfumata di perla
a tratti di celeste sbiadito

Son sprazzi che vanno
come onde sul mare.


E’ un'aria smunta
che puzza di terra
inumidita
di sabbia recente
di latrati di cani
di polvere sul ciglio
di vie desolate.


Un'aria anonima
di nessuna stagione.
Solo l'odore dell'erba falciata
racconta che è primavera. 

 

*

’Carmina non dant panem’

"Carmina non dant panem"

scoprii così d’avere un’anima

allor che fanciulla

uccisero in me l’idea della poesia.

 

Per anni ho affidato emozioni al vento

ed ho scritto dubitando del mio esistere

fui luce per te(soltanto?). Universo folgore.

 

Ma poeta? Forse Poeta non sarò mai.

Oggi qualcuno incita una scolaretta

a persistere nelle sue pagine di diario.

 

Si resta delusi dall’amore

e spesso anche dalla vita

ma si è lontani dalla Poesia. Lo so.

 

Oggi qualcuno comparso all’improvviso

con nonchalance cerca proseliti o spot

e si pone al centro dell’altrui interesse

senza sollecitudine (all’apparenza)...

 

Oggi qualcuno si dice tuo amico

Conoscitore profondo del tuo animo

non sarà mai. Lo so.

 

Oggi una folla è in cammino e ti tende le braccia.

Io sono notte e prigione.Io sono vento.

Sono tutto ciò che cade nel vuoto.

 

In fondo anche uno zero è un cerchio

in espansione agli estremi… e molti sono dentro.

Io resto fuori e me ne vanto.

 

*

Ho sognato aquiloni neri

Fingere lontano il pensiero da strappi e cuciture,

fatica inutile, da scartare.

 

Basta l’ansimante respiro

ad ogni tentennare d’equilibrio.

 

Ho sognato aquiloni neri soffocare nella luce,

miraggio d'ombra d’un orizzonte ormai deserto.

*

La bamboletta di pezza

La bamboletta di pezza ha solo un’immagine di sé

e incongruenze incertezze timori distrazioni

la bamboletta di pezza ha sorrisi per parole

e le parole sempre le stesse tessute sulla trama

di un solo pensiero, la conquista

 

la bamboletta di pezza appiccica di miele

ma ha stati di ghiaccio e venti preordinati

la bamboletta di pezza ha un like per tutti

compare scompare e ruba agli altri la luce

per il suo profilo d’ombra.

*

Incertezza

Se la rosa tornerà prospera tra le spine io non so

ma la corona di Cristo non smetterà

il suo colore smunto per un verde brillante.

Tutto tornerà a fiorire o tutto potrà morire in un attimo.

Sto come una cosa lasciata scivolare tra le mani

ai piedi d’una quercia. Dinanzi una panchina deserta.

 

E’ il primo raggio che mi trafigge gli occhi

dopo l’interminabile freddo di marzo

ed io attendo che il sole tramonti nel desiderio d’un bacio

d’un viso ripiegato in un cassetto

nella bozza d’un sogno

e di un domani tiepido sotto la cenere.

*

Superbia

Io so di non sapere

d’essere polvere nell’Universo

dispersa dall’impeto di burrasche

e nell’onda irata dei venti.

 

Mi dissero” superba”,  ignari

d’un tempo flessibile di cicli e stagioni.

Calpestarono nuances ed umori

epitelio di presunte verità.

 

Ma per te io ero orizzonte di luce

congiunzione di cielo e mare

aerea percezione attesa d’equilibrio.

Ora so di non essere.

 

E so ancora di non sapere.

 

*

Seguite l’aere

Seguite l’aere, vedo... ma che amarezza in me

e nel cuore mentre si raggelano i pensieri.

E siete dove tutti sono. Contraccambiate un gesto

una carezza un bacio una smorfia un cipiglio.

Voi conoscete l’animo di chi osannate...

Certo non io che scruto una sfera, incredula

e resto muta e non prevedo non calcolo né analizzo.

Mi dolgo talvolta di questo di non essere come voi siete

ma non potrei essere così perfettamente in fila

e ciò mi conduce lontano da una certa "quiete".

 

*

Scoglio

Come osso si sgretola nel mare.

Oltre il limite consunto

nuovi equilibri al largo.

Le tue ali in volo a lambire altri lidi.

 

*

Per continuare a vivere

E' per continuare a vivere

che corro all’indietro

le stesse vie gli stessi viaggi

le perle intatte nello scrigno

e castelli demoliti dalle bufere

ora ricostruiti a memoria

 

è per ritrovare la luce

che m’accompagno alle ombre

e discorro di stagioni antiche

di tempeste ed arcobaleni

di follia e saggezza

dei miei giorni annegati.

*

Giorno e Notte

Perché il giorno si chiama giorno

se dalla notte non diverge?

L’uno acceca la mia via

l’altra la mente ottenebra

sicchè essa vuota appare

di sogni e di speranze.

*

Aprile

Era la prima decade quando
assaporai i tuoi occhi
due mandorle d'ebano levigate
due sfere assetate d'universo.


Esplose aprile con pioggia di petali
ed onde d'erba nel fruscio del vento.
Il pensiero un filo invisibile tra noi
collante fu di umori e sensazioni
tenne il mondo in equilibrio

su mani destinate al limbo.


Era aprile quando ti reclamai al vuoto della vita 

bramando il rosso d’antichi floridi filari.
Ed oggi è aprile

e il tuo silenzio incide la mia scorza.

Sanguino sotto un sole titubante

dopo il maestrale di marzo. 

*

Un modo frequente d’abbatter distanze

Un modo frequente d’abbatter distanze

il tempo non tempo che piega dinanzi a uno specchio

gioco distratta malvolentieri noncurante dell’esito

per osservare il cammino delle lancette su grigie pareti

sbianca il mio viso esausto sotto uno sbadiglio

scrivo con inchiostro indelebile sull’anima una pagina sofferta

quasi fosse un sillabario.

 

Sono come malata in un letto ad implorare la fine d’ogni supplizio

e conto le gioie_ qualcuna_ a patto che torni all’infanzia

tra l’erba dei campi e i quaderni e le bambole

un lusso d'assaporare in segreto. E cado come lungo la riva bagnata

non distinguo se dal sole o da un’onda che addosso

mi riversa il suo apice d’ira ed intanto sono tutt’una col vuoto

Io aria io terra, io vento che l’allontana dal mio orizzonte.

*

Ho raccontato d’ogni pensiero buono

Ho raccontato d’ogni pensiero buono

le sillabe tronche stemperando respiri

nell’aria gelida

Incompleto il canto termina sempre

in una macchia fugace. Mistero...

mentre il cielo ritrova il suo sereno

non la sua pace.

*

Consci di un amore differente

Nelle lingue di terra sanguigna

il pensiero non giunge

L’acciaio delle onde risplende

si muta talvolta in pioggia, inattesa

Nulla ci appartiene è di passaggio

noi fermi come al fronte

a rievocare assenze

ritardi nostalgiche visioni

 

Le nostre non erano guerre

ma missioni di speranza

e spesso voli interrotti

in fragilità di spazi

da improvvise comparse,

ombre allungate alla schiena.

 

Noi di fronte

nell’immensità

stelle e pianeti in cicli avvicendati.

*

Trascorrono i mesi

Trascorrono i mesi e il ritmo più non importa

ognuno la sua gerla i profumi i colori le ombre

armonia tessuta sulla trama di un oscuro silenzio

è magra speranza acqua sperduta nell’arida terra.

 

Remoti sono i giorni di festa le ricorrenze

le abitudini accese la sera con devozione

le attese cresciute nell’andirivieni di timori e speranze

d’una parola un gesto un sorriso sfumato leggero.

 

Sospesi ora sono i racconti ch’era novembre.

Entrata è la Primavera ma il freddo è tenace

s’asconde in un raggio di sole trasfigurato

l’indifferenza governa l’altare della passione.

 

E l’anima ora giace piagata dalla sofferenza,

arresa all’inganno crescente delle stagioni.

*

Anche quella sera

Avrei atteso a sera perché il giorno

è un groviglio di doveri un legarsi

di segmenti passaggi graduali

fino al picco quotidiano di fatiche.

 

Avrei abbracciato le ombre

complici d’un sentire profondo

all’immaginario suono di acque

che non si gettano nel fiume

che setacciano grani fili d’erba fiocchi

scivolati dai rami

e che si perdono in sentieri.

 

Avrei chiuso gli occhi sognandoti

prima d’ogni altra visione

prima delle grinze sulle labbra

quando pensano ad un sussurro

più che ad una parola

prima dell’alambicco dei tuoi occhi.

 

Avrei sperato in un anticipo di ore

di minuti di luce in un assaggio di brezza

un brivido tra orecchio e nuca

rievocando memorie

dei nostri giorni di bufere ed arcobaleni.

 

Avrei camminato per la stanza vegliandomi

vincendo l’ansia il timore l’inquietudine

e avrei guardato il vuoto intorno così pieno.

Avrei atteso ed atteso anche quella sera,

per amarti.

 

 

14 febbraio 2022, non un giorno qualunque

 

 

 

*

Il fallimento di Dio?

Quest’idea d’una creatura

a immagine di Dio

si rivelò subito non buona

dalla costola di Adamo

dal Paradiso terrestre

da Caino.

 

Dovevamo stare nella savana

o in una foresta equatoriale

Cacciare come altre specie d’animali

per istinto di sopravvivenza.

Invece Caino ha ucciso Abele

per ira gelosia e per potere

E da lì esempi a non finire.

*

Non ho meritato che il tuo silenzio

Non ho meritato che il tuo silenzio

questo vento adirato

che mi schiaffeggia l'anima
e che io inseguo
con cieca ostinazione.

*

Un’inutile appendice

Della maestosa quercia
sono quel ramo
dove linfa più non arriva.


Un'inutile appendice, quel che rimane
d'un vago immaginare il cielo.
Del sogno un abbozzo mal riuscito. 

*

Il mio pensiero di te

È un pensiero ramingo

che cerca la sorgente e la foce

un pensiero che bacia l’aria

e tutto quel che racchiude

Un pensiero che implora

un verbo un gesto una traccia

E’ un pensiero che domanda equilibrio

e le ali per assurger alla luce.

*

Padre non conto più i tuoi anni

Padre non conto più i tuoi anni

sarebbero pochi

ma son troppi che manchi

tu sei vivo perchè tra i morti

la mia memoria fallirebbe

e tu sei un sempreverde

il picco di quest’immenso giardino.

 

Padre non ti pongo domande

ma tu hai tutte le risposte ad ogni mio pensiero

ai miei dubbi e alle mie paure

tu sai i miei limiti e le mie qualità

e sarai tu a ricordare tutto

quando siederemo alla stessa mensa,

un giorno vicino o lontano.

*

Non posso parlare della guerra

Non posso parlare della guerra

il cervello è tra incudine e martello

duole non resiste alla visione

di stragi e drammi e degli orrori.

Tuoni nell’aria e sul cemento

e sul riparo (nessuno) delle vite.

 

Non posso parlare della guerra

del suo tempo e dei suoi mezzi

dei lunghi corridoi della speranza.

L’acciaio le macerie

l’avanzare ammassati nella fuga,

a replica d’un urlo senza fine.

 

E promesse disegni accuse propagande

un bla bla impazzito dentro un turbine.

E l’umanità sofferente, un fuscello

in aria sollevata.

 

Non posso parlare della guerra

della sua crudezza del suo inganno

dei giochi di potere dei retroscena.

Non riesco a trovare le parole.

*

Solitudine

I filari sono ancora lì racchiusi

nel loro odore acre

dove la terra si ritrae e manca al piede

una zolla un mattone un sasso.

 

Ed ancor meno alla mano tesa.

Tace la sera prima del frinire delle cicale

della brezza gentile dietro la nuca

e l’accelerar dei passi verso casa.

*

Donna

Non so se quest’involucro

racchiude braccate percezioni

e dei cinque discussi sensi fiuto il patire.

Vedere-udire in propaggine di assenze

in gara per il podio.

 

Per vincere l’inganno

d’un apparire tenace nonostante

l’orizzonte sgombrato d’armonia

aspiro a congiunzioni al fluttuo d’onde

nell’indaco tangibile dell’eco

mentre s’espande perenne al primo impatto.

 

Questo grappolo carico di giallo

aggiunge all’anima un fardello

E mi stordisce… insetto un po’ distratto

in turbolenza d’aria.

 

*

E’ all’anima che manchi

È all’anima che manchi

or che smarrita vaga

dentro spirali dense e vinta

luce più non domanda né ombra.

 

E’ sull’anima che la ferita insiste

slarga allontanando gli argini.

 

Ripresa più non brama

tranne che nell’istante

d'una fioca speranza.

Mitezza dei tuoi occhi

a coronar l’attesa.

*

Concorso

Ripercorrere ogni meandro

e scegliere tra tinte fosche e vive

prediligere la cornice al caos

ridisegnare il contorno delle ombre

mutar grado ed intensità optare

per la luce calda. Non mi dà sollievo.

O fredda. Non mi traduce appieno.

 

Entrare in turbini e gironi

credere ad oniriche visioni

e (con)correre_ lent/animé_

il fiato uno strumento in crescendo

al gradino in cima ad un tappeto.

 

In un momento meno propizio

far calzare un vestito ad uno stato

vissuto nel remoto e accantonato

sorridere a tema col malessere

che tarla l’osso d’ogni mio pensiero.

 

E (con)correre l’anima spogliata

sensibile al gelo ed alla fiamma

con la negazione degli opposti

in equilibri forzati lotte impari

fortuiti ripari ed imperfetti connubi.

 

Io appollaiata sopra un ramo

emetto un suono allegro oppur gracchiante

un trillo o uno stridìo e non mi domando

la levità o il peso del mio canto.

Intono il quotidiano mio tormento:

un arcobaleno che includa ogni tempesta.

 

*

Lasciami cadere

Lasciami cadere come un sasso giù per il pendio

lontano dall’ammasso di sabbia e pietre e terra.

Hai il tempo reso centuplo per vivere

senza la morsa ai piedi senza il tarlo nell’aria

d’un amore che uccide.

 

Hai il tempo per cancellare le ferite

e la bozza di baci e di carezze.

 

Hai il tempo, tutto il tempo

per maledire questi occhi

che ti hanno dato amore.

Ora lasciami cadere

più a valle di tutte le cadute.

*

Io un estraneo

Non sogni o speranze

né il pensiero prima così tangibile

finita la cenere l’aria odora di primule

fuori dalla prigione respiri

e popoli il vuoto di nuove figure.

 

I vecchi ritagli scivolati nel mare

feroce il silenzio,

uno scudo che s’erge invisibile

ed io un estraneo

che combatti come fossi un nemico.

*

Oggi la tristezza è un vento forte

Oggi la tristezza è un vento forte

del gelido e caldo non ha traccia

ma sconquassa le mie fronde, mi travolge.

 

E tra le onde furenti

imbavagliata

invano imploro Amore,  la sua voce.

 

*

Oscillazioni del pensiero

Oscillazioni del pensiero

su perimetri di vuoto

equilibrio di essenze

nella carne dell’anima.

Tra sfoglie di silenzi

si spargono brusii

non assurti al canto

e si scalfisce il tutto perso

in una goccia di luce.

 

Se tu ora giungessi

così a sorpresa

con dentro gli occhi

un abbraccio di parole,

come questa neve di marzo

fresca e soave,

due rughe stirerebbero

gli angoli della mia bocca.

*

Feroce è la notte

Nelle sue fauci si celano timori

mentre una pioggia di petali

obbedisce al vento al suo richiamo.

Ora che non ho più i tuoi occhi

con i miei occhi inciampo ad ogni passo.

Non ha germogli la terra

arida ad ogni zolla

nonostante le lacrime copiose

d’un cielo sofferente.

*

Oltre il frammento

Nel combattere la luce con l’opacità

colgo il tuo nutrirmi d’assenza

attraverso un cielo

dove il pensiero aveva la sua dimora

mi poso sulle sue brevi soste

 

Mi suggestiona un silenzio ghiotto di sensazioni

e lascio che il terreno ingoi ogni storpiata sillaba

ogni incrinatura della voce ogni scricchiolio

 

Oltre il frammento è l’immaginare violini amputati delle corde

e colgo il vuoto che mi sazia

ed inseguo il colore stinto sulle altrui dita

 

Mi suggestiona il tempo

gonfio di rimproveri

e lascio che l’onda

ogni sorriso spento

ogni ricordo mi travolga.

 

*

Viandante senza una meta

Viandante senza una meta

con addosso i miei stracci consunti

inseguo speranze svanite

pensieri che muoiono

aborto d’una mente fiaccata.

 

Un otre gonfia di vento

il mio solo bagaglio

un vuoto di sogni

quel che resta di un disegno

solo abbozzato ormai stracciato.

*

E dopo un infausto giorno

E dopo un infausto giorno

aspetto un segno nuovo ad ogni calar del sole

ma inciampo in un groviglio di ermetiche parole.

 

Torna a soffiare a sera il vento dell’indifferenza

il tempo passa indarno ed il pensiero cade

spogliato della sua onnipotenza.

*

Conviene ch’io parli delle rose

Conviene ch’io parli delle rose

di come stanno quiete sulle siepi

quando il raggio del sole le riscalda

di come ringraziano la pioggia quando è fine

ed impiega tempo prima della cera sul selciato.

 

Conviene ch’io parli del profumo che resta tra le dita

quando una corolla s’approssima alla fine e i petali

cadono avvizziti ad un leggero soffio

conviene che io pensi alle viole insieme con le rose

immaginando un mazzolino in mano ad una pulzella

pensiero d'ornamento nel dì di festa.

 

Conviene che non calcoli le spine

e che ne salti almeno una

mentre setaccio volti e panorami

che fiuti le tracce che conducono

a giorni spensierati e di letizia.

 

Conviene che io sosti sotto un ramo il naso in aria

occhi socchiusi a scovare tra la boscaglia un nido

gremito di melodiosi trilli e che non pensi

alle tante cose inutili che fan felice mezzo mondo

nè al brusio dei passanti

sempre pronti a seminar zizzania.

*

Viverti perenne nel primitivo pensiero

Ricomporre il tempo speso

tra cose futili e le serie

forse serve a definire differenze.

 

Un’anonima voce mormora che tutto è utile alla vita

la distrazione la lentezza l’incoerenza

per spiarla da diverse angolature mentre già muta.

 

Aspirare a non sentire il peso nel ritorno dei giorni

dei loro nomi dell’eterno sovrapporsi degli attimi

fino a quando una goccia non capitombola dall’orlo,

 

una goccia persa dentro una discesa

nel desiderio solo accennato

per sfuggire al senso inverso del volo.

 

Immaginare di cancellare le aride stagioni

senza colombe fuori dell’arca

alla fine del diluvio.

 

E viverti perenne nel primitivo pensiero.

 

*

Occhi

Rivelazione di un volto amareggiato
piagate grinze, lembi di un’anima dolente
e dei suoi perenni passaggi
tra il rosso vivo delle fiamme. 

   

*

Le nostre cadute erano lievi

Le nostre battaglie per una comune causa

le ricordo tutte

le insidie dietro l’angolo

le presenze artefatte ombre d’altra natura.

 

E le rivincite semplici senza la fretta del tempo

che giungevano dopo la fitta trama

dopo il ricamo strappato

e gli ignobili caduti dentro l’immaginario cratere.

 

Le nostre conquiste vincendo gli ostacoli e superando valichi

il confortarci a vicenda disegnando nell’aria una carezza

le decisioni drastiche e a malincuore

il coraggio di volare più in alto della vita possibile.

 

L’occhio alla clessidra di giorno e il ritmo accelerato della notte

quando tutte le cose fuggivano, non i sorrisi

nonostante il soffrire dell’anima per un sogno che si faceva lontano

le promesse precipitate in un burrone. Ricordo tutto.

 

L'ostinazione di vivere malgrado i piedi piagati

Ricordo la nostra forza oltre un effimero domani

e il filo del pensiero sempre teso.

Le nostre cadute erano lievi.  Ci rialzavamo fieri d’essere simili.

*

Prima di uscire

Bisognerebbe lasciare i pensieri
appesi al chiodo chiudere in una stanza
l'angoscia l'inquietudine il tormento
d'una realtà poco incoraggiante


Con piè leggero calpestare il suolo
senza che senta il turbamento
ed affrontare il giorno come viene
con fresca ingenuità e con fermezza


Sono propositi buoni che ritornano
e dopo pochi istanti vanno a cadere
là dove giacciono le foglie

e dove sono tutte le cose morte


Un uccelletto stuzzica un po' i rami

infreddolito, quasi saltellando
Pensi ad uno scatto. Così l'osservi...
un frullo d'ali  ed è fuggito via. 

*

Senza titolo 11

Conto le spine della mia corona

e mi distraggo

Giusto il tempo d’una vertigine

 

Un breve istante che diviene eterno

E sarà luce oltre un nebuloso buio.

*

Luna!

All'alba c'eri di sicuro

quando l'aria s'empì di un vagito
E ci sarai al tramonto
assicurandoti
che io non sbagli la meta


Ma dimmi dov'eri quando
la vita celebrò il suo inganno?
E dove sei ogni volta
che la solitudine
vittoriosa uccide? 

 

*

Senza titolo 10

Scendere gradini accompagnando

con flebile canto

un cieco fruscio di passi

 

E immaginare sabbia foglie sassi

dove la terra molle inghiotte il piede

E non pensare neppure di cambiare rotta

 

Alla fine c’è sempre un binario morto

o un vicolo chiuso a te di fronte

dove non vedi più morire il sole.

*

Il mio momento breve

Talvolta una piccola speranza

s’affianca ai miei passi sulla via

è il solito percorso dove il piede

celere s’affretta fino al luogo

in cui  tutto s’arresta l’energia

la voglia l’entusiasmo ed il coraggio

di vivere la vita come si deve.

 

Un raggio dentro gli occhi

li trafigge, ma è quasi ameno

diverso dalla lama che nel cuore

scava con lena e senza grazia

 

e quando in quei meandri vige  tregua,

la mente, se i pensieri non setaccia,

diventa calderone di memorie parole screzi dubbi

e le domande molteplici emergono ponendo

ogni minimo tratto in discussione 

di quel momento che solo per un po’

s’accosta al vivere più umanamente degno.

*

L’esser usciti indenni dai giorni della merla non consola

L’esser usciti indenni dai giorni della merla non consola

senza scosse né tempeste senza l’aria gelida sul naso

si son parlati tra loro scambiando i ruoli come due monelli i mesi

in fondo un ritardo breve non è grave, solo una burla.

 

Approfittano del ritmo, quando allenta, le chiome

per respirare prima di riprendere a vibrare nell’aria come corde.

Fluttuano come onde. Risale una donna la collina

le braccia tese s’alternano col peso ed ansima per la fatica

quando una raffica di vento la frusta in viso.

 

Casa, che luogo ameno! Che quiete or che la strada è ostile!

Non una parola ma l’accader d’una magia,

sfera d’ognuno per una volta almeno immaginaria, quando

dietro la finestra guardando il cielo qualcuno pensa

che dietro le nubi c’è sempre il sole, anche se piove.

 

*

Ora che non torno a raggio

Ora che non torno a raggio

sulla giravolta dei pensieri

l’angusto spazio d’un vicolo

ha il guizzo verde d’un gatto

 

Il resto è pece fuori

e dentro

screziato di fuligine

 

Nenie si perdono in petto

nel respiro_ rantolo_

che spera nell’eco

per (ri)sentirsi vivo.

*

Innesti di sangue

I piedi hanno memoria

dei passi

 

del punto dove

goccia su goccia

s’innestarono vite

 

e dove la terra

è ventre di promesse eterne.

*

Nel sepolcro del silenzio

Sepolta nel sepolcro del silenzio,
la porta un grande masso.
Sento i passi dell'indifferenza
e la voce anonima del disprezzo
sotto il peso di una notte eterna. 

*

E sono qui

E sono qui

il giorno ancora acerbo

lievita il mio pane in fretta

già si avverte il peso

di una nebbia dentro

tra i ricordi e le cose inutili

 

Fuori lungo le vie

più cani che persone

ognuno un itinerario

pochi una meta

 

Ascolto il silenzio

io l’unico rumore

io e le mie dita mosse

da autonomi pensieri

Carezze sui tasti

vestono l’amarezza

 

E’ un giorno vecchio

di un nuovo anno

ma la solitudine sfoggia

un vestito più raffinato

 

è stagione di magra

di partenze

di oblii e nostalgie

e ci si rassegna allo scorrere

imperturbabile del tempo

ora che c’è penuria di tutto

anche di lacrime.

*

’Chi è costei?’

Parole nell'aere di una magica sera,
quando  il fragore di un tuono
andò dileguandosi
dentro l'arcobaleno… 

*

Il desiderio della farfalla

Il tuo nome è un gemito sulle labbra arse

quando il rigore regna nella stanza

mentre il pensiero cede

esausto di tenere il passo da mane a sera

 

le palpebre giocano con le ombre

e intorno tutto è statico

la notte splende fuori mentre m’arrotolo nel buio.

Ho ali leggere di farfalla e il desiderio dell’inverso.

*

Errore

Al vaglio erano tutti i miei pensieri

fin dove correvano in un cielo sgombro

ed anche negli intoppi nei piccoli nodi

che impedivano agli occhi la nitidezza

 

Con un bisturi davi un nome

ad ogni sbandamento ad ogni titubanza

ogni fragilità. Sono meno di un punto

in tanta immensità che mi circonda.

 

*

Abbiamo una casa e dentro tutto

Abbiamo una casa e dentro tutto

il caldo ed il freddo che accendiamo

come ci aggrada al mutar delle stagioni

un letto comodo una nicchia

per i sogni quando noi sereni

abbiamo chiuso il giorno

o dove scomponiamo ogni pensiero

gli attimi le ipotesi le immagini

e spesso anche le visioni.

 

E stiamo bene come piselli in un baccello

se l’amore il giorno ci ha sorriso

Abbiamo poche cose accantonate

in angoli nascosti dalla polvere

quelle vere per le quali

pensiamo ci sia tempo

un tempo che corre eppure non esiste

e mille cose inutili in bella mostra

che non tocchiamo quasi mai.

 

Ed ecco una falla sopra il tetto

è un allarme che sotterriamo troppo in fretta

una incrinatura nelle scale

una fessura alle pareti

diciamo non è nulla con noi stessi

per noncuranza e spesso per pigrizia.

 

E poi all’improvviso dentro piove

e gemono spifferi di vento

la muffa imbratta le finestre

la ragnatela gli spigoli ricama.

 

Ma non guardiamo nulla solo il vuoto

benchè la casa sia fin troppo piena

In egual modo sfociamo in fiumi di parole

e più non ripetiamo “ti voglio bene”

a chi nel nostro cuore ha già dimora

credendo sia superfluo pronunciare

le uniche parole che del pensiero

sono la traduzione più fedele.

*

E quando il freddo vien di sera

E quando il freddo vien di sera

nelle ossa è un vento gelido che sferza

che torna a visitare il mio corpo spoglio

come albero sul ciglio d’una via

 

Vorrei la stanza non avesse ingombri

e non avesse porte né finestre

richiamo d’aria, del lieve suo vibrar

 

Vorrei tutto lo spazio fosse un letto

e tra mille coltri avvolta, scomparire

bozzolo nel suo stadio primordiale.

*

E poi io

Una moltitudine di esseri un dì fu creata.

Animati ed inanimati

tendenti tutti alla perfezione

 

vegetazione cose fauna e persone

ciascuno con una voce una nota un suono

 

E poi io

i miei nei

l’errore

in ogni forma del mio divenire.

*

Dell’amore non resta nulla?

Dell’amore

degli ampi sorrisi

e degli sguardi interminabili non resta nulla?

Lì dove correvano praterie ed il mare non aveva onde anomale

 

Dell’amore

dei lunghi silenzi e delle bocche generose

di baci e di carezze nessuna rimembranza?

Lì dove i sogni correvano veloci e la luce era sempre foriera di speranza

 

Dell’amore

degli istanti di follia

e dei progetti minuziosi nessuna traccia?

Lì dove il silenzio era così sacro e custode dei nostri intimi segreti.

*

E poi c’è il tuo viso

Solitudine...

E poi c’è il tuo viso

che ho amato da subito

senza mostrarlo ad altri

e la tua voce così profonda

così piena così calda

che ho ascoltato io soltanto

le tue mani così forti

che ho immaginato così morbide ad ogni carezza

 

e poi c’è il sentiero parallelo

che ho attraversato io da sola

senza mai sentirmi sola

e il tuo pensiero

che ha preso a prestito aquiloni

aerei gabbiani per raggiungermi

ed ogni linea ogni ansa ogni incrocio

ogni plica del tuo corpo

 

e poi c’è il tuo silenzio così vario ad ogni stagione

e il tuo racconto pieno di enfasi e di speranze

ed il sogno travolgente come l’onda

e la tua anima così vicina a me

nella gioia e nel dolore

nella luce e nell’oscurità

 

e poi c’è il tuo viso

ed i tuoi occhi

i tuoi gesti

e le tue mani

che continuo ad amare come il primo istante

nonostante tu ora ignori il mio essere tra preghiera e canto.

*

Miro il vuoto

Nient'altro guardo. Miro il vuoto come quando

gli occhi fissi sopra un uscio attendono spiragli

passi ombre e la mente per ingannare il tempo

disegna sguardi e sillabe e sussurri.

Un ordito che presto allo sguardo si dipana

mentre le pupille si velano di pianto.

*

Senza titolo 9

Tra venti di burrasca,

spietati,

non odi della mia voce il suono

 

Parole più non ascolti

né ti raggiunge sull’ali dorate

il mio pensiero.

*

Senza titolo 8

Rannicchiata nel mio misero giaciglio

spenti i pensieri tra gli stracci

giaccio sul fianco

dove il cuore giunge all’orecchio

col battito che tuona.

*

Tu ora arrivi quando non ci sono

Tu ora arrivi quando non ci sono

oppure ho appena varcato la stessa soglia

dove ora giri lo sguardo o chiudi gli occhi

o ti posi ad un angolo nascosto

 

tu passi e non ti fermi

io sento il fremito delle libellule dei calabroni

dei passeri delle farfalle e delle foglie

sopra i rami

e non faccio più alcuna distinzione

 

tu scrivi di cose vecchie e cose nuove

lasci impronte sigilli emblemi

se pensi non so cosa tu pensi

ma mi scacci con la mano dal tuo viso

al pari d’un insetto molesto e fastidioso

 

tu cammini nei vicoli di ieri

e cancelli gli itinerari più recenti

hai le tue certezze e convinzioni

e non conosci dubbi e contraddizioni

 

tu hai il pensiero quello superiore

che fa le regole e non ammette deroghe

io ho l’abbondanza di debolezze e limiti

d’un essere facile all’errore.

*

Ora

Un solo pensiero

un gancio saldo

ora corroso

allentato

rimosso.

E il vuoto che s’empie

di tutto ciò che non ha senso.

*

Ogni mio pensiero

Ogni mio pensiero è inadeguato

destinato al vuoto

inefficace

 

ogni mio pensiero, vano

l’aborto d’una mente stanca

ormai alla resa.

*

Duemilaventuno

Ho perso i miei amici

ed anche quelli che non mi erano amici

ho perso il mio modo di vivere

ed anche quello che non era il mio modo di vivere

ho perso i miei sogni

ed anche quelli che avrei voluto fossero i miei sogni

ho perso le mie conquiste le mie mete

i mei viaggi i miei sentieri

ho perso le lune e i tramonti

le mie speranze la mia forza e la mia fragilità

ho perso i prati ed i fiori le spighe e i papaveri

ho perso i filari e l’ombra ai piedi d’un olivo secolare

ho perso il mio oltrepassare ogni muro

sospinta su un’altalena ad occhi socchiusi

quando il cielo era solo una carta imbrattata di luce.

*

E poi verrà la sera

E poi verrà la sera

e il tempo avrà un altro peso

Non basterà all’amore per essere compreso

Non basterà al dolore per essere lenito

e le parole non saranno che un gemito.

 

E poi verrà la sera

e il sonno sembrerà l’unico rimedio

pur senza una promessa

E spegnere le luci sarà come

immaginare il mare

il suo fondo scuro

 

E poi verrà la sera

Se avrò fortuna

potrò mischiare

al nero un po’ di grigio

vedere oltre la nube

un gradino ed una soglia e dietro

la misteriosa luna in quel suo ghigno.

 

 

*

L’anno che non verrà

Caro Lucio l’anno che verrà non è come tu pensi

lui è troppo distante da me

e non serve che io scriva forte molto forte

 

Qui non va nulla da tempo non solo a causa del covid

ed io non ho parole da dire ai superstiti ai vinti

ai guerrieri agli esiliati ai diseredati ai sepolti

 

Non spero non m'illudo non sogno

le feste sono nei cuori di chi conosce la festa

sulla terra dove io sono

c’è violenza morte tristezza

e da mangiare e da bere

per chi non ha fame né sete.

 

Ho i miei silenzi eloquenti

 lui è muto ed è sordo

In quest’anno che volge alla fine

non ho più fantasia.

 

Il mio momento è passato

e ne sono cosciente

intorno solo una folla di maschere,

nessuna novità all’orizzonte.

 

"Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò"

Da "L'anno che verrà" -Lucio Dalla-

*

Sirà

Era profumo di zagara nel sole
sulla sponda d’un sorriso
mentre le costeggiava
le labbra ad occhi chiusi,
d’una carezza era fatto il vento
e di petali il velo a riparo dei suoi seni
dalle sue mani evanescenti,
lontane, ma calde e deliranti.

Era di zagara il balsamo
che si spalmava all’orizzonte
dove una vela traghettava
l’anima desiosa d’emigrare altrove,
lì dove i gabbiani dipingono le nubi
col candore delle ali.

Era zagara l'effluvio dell’onda
dove lo scoglio lambito, austero
risplendeva luminoso sotto il sole.

Sirà e la sua lama, fendeva con orgoglio
i sogni d'un passato trascorso
senza parole o nei silenzi,
arcobaleni d’un’eterna estate.

Sirà il principe venuto dall'ignoto,
il mago del pensiero sulle frequenze
d’ogni muto suo sentire
seduto sui gradini del suo regno
a contemplare acerbe sensazioni
in un sogno, un cerchio coi confini
trasparenti, mutevoli sull’anima che muta.

Era di zagara soave il suo passo sul sentiero
nel verde fogliame e sopra i rovi,
quando giungeva all’improvviso qualche stilla
dell’orgasmo del cielo, un solo fiotto.
Scioglieva lo spasimo la sua bocca
in ogni falla, ad ogni incrinatura.
Sirà le oltrepassava l'anima vergine,
sul dorso la falce della luna.
E al primo albore ancor si dimenava
nel suo corpo di zagara e di spuma.


Poesia pubblicata sul sito "Scrivere"  il 16/08/2015

*

E poi c’è domani

E poi c’è domani

speranza e timori si abbracciano

E' uno strano tepore di spazi angusti

e di un tempo incommensurabile

 

è una nostalgia che duole

un andare avanti ed indietro per la stanza

vestendo le pareti di occhi che sorridono

o d'una bocca che sfoglia il senso dei pensieri

e di mani che raccontano di misteriosi silenzi

 

è un oblio che rompe il margine tra giorno e notte

e riscrive i tramonti e le lune e i desideri

è un rinascere tra nuvole e luce,  frammentata

 

E poi c’è domani

un negare il male che ci circonda

e l’annegare in un mare che non conosciamo

un pianto che non sa di gioia nè di tristezza

un'onda anomala sul cuore

 

mentre la solitudine ritorna ancora

ed ancora ci corteggia

instancabile e perversa.

 

*

Era una promessa

Imbastirci con stracci e spago

mummificarci le labbra dirimpetto

nello stupore d’essere così vicini.

Per sempre.

 

E dare al mondo l’impressione

d’essere noi posati lì per caso

come due cose eterne mentre

ci si spingeva al viaggio fuori del corpo.

*

25 dicembre

E’ passato questo giorno breve di attese

questo giorno lungo di maschere e menzogne

Intorno abbracci e sorrisi

come benefica pioggia sulla terra

a tutti destinata

 

eppure qualche fiore muore

qualche altro inaridisce

tra le crepe del selciato

eppure qualche stella si spegne

ignara d’essere stata una stella.

 

E’ passato questo frastuono inutile

lo sfondo di sprechi di regali e cibo

ingurgitato malvolentieri.

Senza il vestito nuovo

cerco riparo nel solito pigiama

come dietro una nuvola.

 

 

*

Vigilia di Natale

E s'erge sotto il cielo blu intenso
un albero spoglio
I rami sottili
dai nodi sospinti
in direzioni diverse
Qui c'è un sovrumano silenzio
una voce che giunge
eco e richiamo
di una pace smarrita e bramata
La luce ha il suo peso che varia
la sua parte nascosta di buio...
che sfuma sull'anima arresa.

*

E’ il fragore delle cose rotte

E’ il fragore delle cose rotte

di parole e silenzi che si spezzano

nell’istante che ritorna puntuale

l’eco che tuona e disturba l’anima.

*

Ho creduto fosse il mare

Non era il mare

Ho attraversato solo il fiume

fino all'opposta sponda

Ed ora siedo sulla riva

a contemplare la mia solitudine.

*

Una strana inquietudine m’assale

Una strana inquietudine m’assale

nell'oltrepassare un tempo che pare fermo

I miei pensieri hanno mani piedi

ed hanno ali

Sono ovunque ma non dove imploro

che muoia ora quest’attesa

che mi si rovescia addosso

come pioggia dal cielo

a flagellar la terra.

*

S’è fermata questa sfera chiamata mondo

S’è fermata questa sfera chiamata mondo

da quella notte scura senza luna

solo i pensieri vanno remi e vele

verso un mare che non sanno

 

Le cose stanno dinanzi come morte

le porte serrate le finestre non più occhi

per scrutare fuori l’orizzonte

ed immaginare un prato senza fine

 

S’è arrestato il cuore sui tuoi silenzi

i battiti simili a rintocchi d’un orologio

chiuso nella nebbia o di campane

registrate a morte

 

E mi figuro l’altrui tristezza e piango

la mia non così diversa

e m’illudo di richiamare a vita

una voce un suono una carezza.

 

*

Di brina splendono i nodi

Di brina splendono i nodi

esili rami si estendono al cielo

sfiorano il nastro bianco di una nuvola

 

una scia si racconta ma è già migrata altrove

uno spicchio di gelida luna affonderà

gli artigli nella notte scura

 

frana ora il sentiero

sotto i miei piedi

di fango è l’orma

 

una voce rauca legge strani oracoli

sordo un canto muore

sotto il peso dei rintocchi.

 

*

E vorrei dirti...

E vorrei dirti guardami

chè se chini il capo e scrivi

perdiamo l’universo che è in noi

 

ma le parole sembrano finite

e gli occhi restano chiusi

nel silenzio della notte

 

e vorrei dirti ascoltami

ma non ci sono finestre

e porte nelle nostre case

 

ci sono solo muri

e la voce si perde

in un malinconico vuoto.

*

Le note vanno

Le note vanno

discordi impazzite veloci

Io dietro...

una farfalla ebbra della vita

io con ali che bruciano sul finire del giorno.

Le note si rincorrono

petali o foglie o solo libellule nell’aria.

 

*

Un pianto senza lacrime

Un pianto senza lacrime

mi corrode l’anima

Ho occhi di pietra a scalfire

il buio d’una notte eterna

E resto sveglia

per non scordare le luci dell’alba.

 

*

Qui c’è silenzio ed è presto

Qui c’è silenzio ed è presto

tra il lillà delle pareti

ed il quotidiano vivere

Alle ore darei gambe e piedi

accelerando così il tempo

per ritornare alle stimmate

ed alla mia casa

dove nessuno spia il mio dolore.

*

Dicembre

Verrà la neve ad imbrattare i tetti

e di bianco ammanterà le vie e i campi

Un foglio bianco scarabocchierò di nero

naufrago al largo d’una terra ignota.

 

*

Mia madre più non cammina

Mia madre più non cammina

e dice non ho fame

trascina il passo lentamente

col suo fruscio strano.

Temo le si spezzano gli arti

potrebbe accadere anche domani.

Ho ingoiato un boccone quasi in piedi

mentre lei sofferente parlava con la morte

ho compreso a malincuore e dentro me

stilla dopo stilla

le lacrime hanno scavato solchi.

Così intorno io vedo solo morti

quelli già morti e chi intraprende il viaggio

col timore o col desiderio che presto

sarà tutto compiuto

Quelli che furono hanno dalla loro parte la verità

io non ho nulla

e so che questa non è poesia

bensì la litania della mia vita

Dovrei godere l’oggi

dopo infinite scalfitture

ma sono solo vittima del tempo.

*

Con te

Con te è andata via l’essenza dell’amore e del non amore

l’ombra china sul fuoco dubbiosa del calore che emana l’assenza

quando cresce e matura strane promesse

 

con te è andata via l’avventura del ridere e del piangere oltremisura

il vento che ha recato delle foglie il profumo il sale sulle labbra

che si mescola al respiro e al bacio che non ha radici né futuro

 

con te è andata via la carezza dell’alba quando la luce illude

un sogno d’ovatta tra le nubi un guizzo nell’aria mentre la luna

ha lo sguardo d’una strega sulla nudità della terra

 

con te è andata via la parola che l’anima appassiona

la verità al confine la melodia del rischio in cima alla tristezza

quando dentro il vuoto ci attraversava come un fiume

 

con te è andata via la vita sull’orlo dell’acqua

quando sale a sfiorare il cielo

nella paura così debole ad ogni rimonta del coraggio.

 

 

*

E poi mentre apri il ventaglio

E poi mentre apri il ventaglio

t’accorgi di desideri mai realizzati

e che ci sono cose per cui il tempo è scaduto

Non osi elencarle e pronunciarne il nome

il dolore sarebbe insopportabile

né osi tornare a quando

ignaro procrastinavi il tempo

L’unico tuo desiderio ora è che restino

indefinite pure semplici

misteriose intatte

queste cose, tutte nel pensiero.

 

*

Nulla ora bramo

Nulla ora bramo se non che resti un segno

tra i solchi del tempo _al passaggio_

di me e dell’inquieto mio peregrinare.

Tra l’adagio e l’allegro stanno emozioni

in balia d’un vento che sa dove andare.

Figlio sarà_ seppur non generato_

chi a ritroso giungerà al Pensiero.

 

*

D’improvviso la mente si fa immensa

D’improvviso la mente si fa immensa

come una strada vuota senza case

senza alberi ai lati senza il vento

col  suo leggero strascico di foglie.

 

Come l’aria spurgata d’ogni nota

del rumor sull’asfalto della suola

o del rombo d’un’auto che accelera 

lo schiamazzo dei ragazzi in comitiva

o del rantolo d’un qualsiasi animale

rassegnato in un angolo

sereno.

 

D’improvviso la mente si fa assente

come una voce tra le pareti fredde

d’una stanza che registrò il passaggio

della vita in ogni sua flessione

ed ora ha croci ritratti ragnatele

 

D’improvviso la mente si fa vuota

come lo sguardo di chi ha creduto vero

il miraggio compiuto a lui dinanzi

 mentre ad ogni progredir s'è allontanato

l’orizzonte che s’era figurato.

 

*

Spesso il freddo imperversa

Spesso il pensiero è ghiaccio sulle vie

noi rami nudi in attesa di nuovi germogli

 

Silenzi eterni e le parole _pause_

le poche necessarie a rincuorarci

 

Spettatori dietro un cancello

mentre l’ultimo treno scompare sulle rotaie.

*

E’ un tempo inesorabile

E’ un tempo inesorabile

celere ed infruttuoso

memore di destini avversi

e di percorsi accidiosi

arreso.

 

Un tempo che contempla lumi spenti

e lune dietro i veli.

 

Anche i pensieri s’arrestano

distolti da immagini inattese

e ad ogni rintocco grave

fa eco il murmure lieve

della malinconia.

*

E’ un borgo piccolo il mio

Non per il premio finale

non per il podio

non per l’angolo migliore

da cui scrutare il panorama

ma ho fatto tutto quello che ho potuto

per amore

per seguire il filo che conduce fuori del labirinto

per uscire fuori dell’uscio

e guardare in faccia chiunque capiti dalle mie parti.

E’ un borgo piccolo il mio e chiuso

la vita è nei bar

e nel silenzio delle strade quando piove.

 

*

Vaghiamo sulla terra in un girone

Vaghiamo sulla terra in un girone

che non sappiamo esistere al passaggio.

L’infanzia un tempo carica d’affanni

ora ritorna stagione di meraviglia.

E’ nero è incerto il giorno che ci attende

irto di ostacoli ed indecifrabile

e mette a repentaglio la meta

d’una quiete conquistata a gran fatica.

 

Indietro ci sono le speranze le prove superate

gli scogli l’infinito come ci appariva

ed i sogni-miraggi mai demoliti

propensi come eravamo all’entusiasmo

e alla fede di non essere soli nella vita.

Eravamo casti nei pensieri e nelle opere

ingenui persino nelle omissioni

Ora siamo cattivi prigionieri

del vuoto che abbiamo edificato.

 

 

 

*

Senza titolo 7

E quando anche il vento tace

l’aria si fa sospetta

l’orizzonte vacuo

come lo sguardo di chi

nulla più attende

 

Oggi è così

solo un velo

e dietro il nulla

domani forse la vita

tornerà a farci visita.

*

Di notte tutto tace

Di notte tutto tace

il rumore ed il suono

il vento ha un’altra voce

tu sei ristoro

 

Ed il pensiero

quasi s’acquieta

all’apice

d’un fremito che scema

 

Distratto ha un’altra foce

mentre tra sonno e veglia

affiora dell'ultima neve

la rimembranza

 

Nel buio immenso fiocchi

e all’alba un verginale manto.

*

Le cose ambite

Le cose ambite da sempre

attese per anni

inseguite sofferte,

raggiunte,

sono lì

testimoni di un’ansia d’un tratto sopita

l’entusiasmo racchiuso in una favilla

un istante di assenza dall’ordinario.

Quelle cose,

che sempre hanno senso nel nostro pensiero

e sono per altri solo rude materia.

*

E giunge l’età in cui si torna all’origine

E giunge l’età in cui si torna all’origine

all’amore com’era nel pensiero

alla stagione dello stupore.

 

Ed il mio tempo incontra il tuo tempo

in ogni somiglianza e nelle diversità

nella fortuna e nelle avversità.

 

Ci incamminiamo insieme oggi

sospinti dall’amore

ma come fossimo ignari della sua forza.

*

Dipendenza

Sentire come un richiamo

in una nota graffiante

un indistinto tra rumore e suono

uno scroscio o uno zampillo

un sottile fumo una scalfittura

 

e correre dietro a qualcuno

due gambe nude il collo nudo

il resto solo un dettaglio che varia

 

poi sentire come un vuoto pieno di nero

un’assenza un tormento

un frenetico andare di passi.

 

E confondere abitudini e vizi

per distrazione

o forse è dipendenza.

*

Incomincio da zero ad ogni alba

Incomincio da zero ad ogni alba seppur nebulosa

E’ un dovere la vita il lavoro il rimboccarsi le maniche

il sorriso dinanzi alla dura fatica la parola pensata

il percorso in silenzio

 

è un dovere giungere a sera stanchi ma grati

scivolare nel buio con le ombre e i ricordi

silenziare il mondo d’intorno ascoltarsi

fino a cedere al sonno chiamandolo oblio

e chiedendo per una stagione il letargo

 

è un dovere restare accanto a se stessi

con una buona parola una lacrima una fantasia

creare e demolire le scene

spegnere il lume credendo di mettere la mente a tacere

 

eppure

 

vorrei sognare e non sogno

vorrei non pensare ma penso

vorrei entrare in un’arca con le cose a me care

ma resto sull’onda

come su un muro come in bilico

in aria sul filo come sull’orlo d’un precipizio

e vivo perché è un dovere resistere

e guardare sempre davanti.

*

L’Anima non fa rumore

Creano e distruggono

vite sogni sodalizi.

E spesso credono in ciò che dicono

ed anche in ciò che non osano dire.

Un socchiudersi di labbra

un sospiro un mormorio

una leggera nota di sgomento

un’eccitazione nella voce

uno stupore.

Ho propositi fermi concetti inespugnabili

e proposizioni non più attuali.

Ed ho il silenzio dalla mia parte.

L’unico verbo davvero eloquente.

*

A novembre

I pomeriggi bui sembrano eterni

mille cose da fare e l’entusiasmo che smorza

come un lumino, consumata la cera.

Le foglie non hanno eguale destino.

C’è un pressappoco a ritardare il declino

di quelle sospinte dal vento in un viaggio illusorio.

Altre giacciono da tempo fradicie al suolo.

 

Tutto sta nella bruma come in un velo

ogni corpo misterioso ed assente nei suoi dettagli

i passi e i passanti le vuote panchine

i fiori e le croci ed il sole che splende soltanto

per chi è nato in un dì di novembre

nonostante il grigiore d’una nebbia sottile

che si confonde col fumo che sale.

*

E’ vera prodezza

E’ vera prodezza
il passaggio incolume
di follia in follia.


Resistere alla vita
consci del sentirsi privi
di un diverso esistere nella Luce.

*

All’impetuoso fiume s’oppone

All’ impetuoso fiume s’oppone
un rivolo strozzato perduto tra ciottoli e ghiaia

 

Foglie secche rosse e gialle sono in agonia

io grido con lo spinoso ramo

 

Nudo non domando aiuto

e confido in un rimedio estremo.

 

*

Piove

Piove sull’asfalto delle strade e sulla scura terra

tra i rami e tra i rovi piove sui camposanti

e sulle case sui passanti e sulle auto in sosta.

 

Fradicie le foglie stanno al suolo

il vento s’è quietato

gli uccelletti al riparo, chissà dove.

 

E’ un concerto di attimi e di note

di recenti ricordi e nostalgie remote

che d’improvviso muta in triste nenia.

 

E' tutto qui novembre

in questo lento fluire del tempo

in questo freddo respiro di solitudine?

 

*

Senza titolo 6

Ed è così che si supera l’assenza

celebrandola

correndo nella notte con centomila fiaccole
per eguagliar le stelle.

Non con un fioco lume alla finestra.

 

 

*

Ho scelto l’Amore

Ho scelto la sera per pensarti

l’ora più propizia tra distrazione e sonno

 

il giorno ci ha traviati

il giorno è stato lungo per entrambi tra ombre e luce

 

ed ora mi poso come una farfalla sul fiore

ed ora ti ascolto vento che risuoni d’ogni creatura su questa terra

ed hai tante voci ed un unico silenzio

 

ed ora ti respiro come l’aria fredda della notte che mi fa innalzare lo sguardo fino al cielo

ed ora vivo della tua gioia remota, gli occhi a metà tra il pianto ed il sorriso

ora ti seguo su di un ponte interminabile che unisce e mai separa.

*

Donarti un verso o un fiore?

( a mio padre )

 

Le parole t’hanno detto tutto e niente

per intere stagioni e lunghi anni

e di crisantemi è pieno il camposanto

 

Del mio pensiero tu hai l’immenso

anche ora che spolvero la pietra

in cerca del tuo viso

 

 Ti lascio un ciclamino in un vaso,

rosso com'era il tuo sorriso

sul velluto delle labbra.

*

Tu che non sei una cosa

Sei tra le cose che ad ogni istante mi narrano

del tempo che passa del tempo che muta

di una fragilità che è nuova speranza

 

Sei tra le cose verso cui volgo lo sguardo

un lume cinque bianche conchiglie gli spigoli

aguzzi di una piccola pietra il quadrante

fosforescente d’una radiosveglia

 

Intangibile ma eterna sostanza

 

Sei tra le cose che metto da parte

per i momenti di quiete

che muovo che scambio che coloro

o nascondo nel grigio di un’ombra

 

parola nel silenzio più sacro

 

Sei tra le cose possibili e le immaginarie

tra il desiderio del sogno ed il tormento della vita reale

tra un corpo che cede e l’anima che non s’arrende

 

Sei il peregrinare d’un pensiero assetato di luce

che colma ogni vuoto attenua ogni assenza

sei tra le cose divine che non si toccano

tra le cose che esistono

senza che si possa provare la loro esistenza

 

 Sei tra le cose che sfamano

e accrescono il senso di fame

Sei un primordiale bisogno per la vita

perché il viaggio continui in eterno.

 

 

 

 

 

*

E basta un attimo

E basta un attimo

alla consapevolezza

di sentirci integri

nonostante il nostro essere

estremamente fragili

dinanzi alla malvagità del mondo.

*

E poi viene il tempo in cui la vita...

E poi viene il tempo in cui la vita

indossa il vestito nuovo

e come allegra fanciulletta va per le vie del borgo

col suo cesto di frutti esultante ed il passo allegro.


E tu sorridi al primo raggio di sole
e scordi i filari acerbi
e dopo innumerevoli tempeste

godi in segreto del tuo fantasticare.


Ma ahimè il tempo è breve di miraggi e lusinghe
Ed il cielo possibile pei tuoi viaggi cade.
Un ghigno strano riempie il buio

e come in sogno grida l'inganno della vita.

*

Cammino sola

Le mie piccole orme talvolta

combaciano con impronte

già impresse nel suolo

più spesso vi cadono dentro

curiose del margine intorno.

*

Sto bene qui

Sto bene qui dove la terra odora

ed il cielo, remoto, sublima visioni.

Sto bene qui nei sentieri di foglie

dove un cane all’alba ha sostato

ed i passeri con disinvoltura

sbriciolano frettolosamente una zolla.

 

Qui dove la vita è più lieve

i pensieri in quiescenza

sottomessi ai ricordi.

Senza …

la mente sarebbe sgombra.

 

Qui dove il passato rivive

e con esso l’allegra stagione

la spensieratezza

le illusioni

il sogno

l’inganno.

 

Sto bene qui dove la terra

è primizia per il passaggio.

 

 

 

*

Senza titolo 5

Di allegrezza in tristizia

supero il tempo

 

nella mente visioni

sogni progetti

 

voli ed approdi dinanzi

dietro di me ponti ed abissi.

 

Finchè avrò gli occhi

saprò sempre

dove l’anima ha la sua dimora.

 

*

Simboli

Ha bivi ed incroci e curve il palmo della mano

e la memoria i segni reca di promesse sfogliate

 

si desiderano cose per gioco o per scommessa

sfuggire alla noia deragliare oltrepassare il reale

 

Ci assomigliano un quadrifoglio una conchiglia

una pietra appuntita una lama d’acciaio

lo smalto rosso di un cornetto

 

Nel pensiero siamo la nostra prima ed ultima impronta

Il consueto cammino. Ma ci sorprende tra le crepe

il candore di una margherita.

 

*

Del tempo noi diciamo non esiste

Del tempo noi diciamo non esiste

e andiamo fieri di quest’affermazione

ma in cuor nostro sappiamo non è vero

quando dell’altro abbiamo nostalgia

ed è lontano irraggiungibile in un pianeta

di cui quasi non abbiamo cognizione.

 

Vorremmo il tempo necessario quanto basta

per un bacio una parola una carezza

e contempliamo il vuoto quasi certi

che dal cielo possa giungere un miracolo

o un consiglio per non cedere alla tristizia.

 

Così dinanzi allo specchio riflettiamo

pensando al tempo perso che non abbiamo

ed affiora un sorriso sulle labbra, per lui o per lei,

così pensiamo...mentre è un riso soltanto per noi stessi.

*

La luna in cielo

Così gialla e tonda

la luna in cielo

pare un pomo maturo sul ramo

così in alto

nell’acqua remota

di un pozzo si riflette

vede solo se stessa

di me non sa

nè di quando annego

ogni pensiero cattivo nell’oscuro fondo

ogni ricordo dolente.

*

Senza titolo 4

In confronto al ramo d'una quercia

che pende basso

gravato di foglie

ad occhio e croce

io sono alta due metri.

 

*

Non chiedo che il miracolo di un attimo

Non chiedo che il sonno alle pareti d’intorno

un sigillo che chiuda ogni fatica compiuta

un velo sottile che distragga le ombre

nella luce soffusa d’una stanza deserta

 

piena solo di cose, innumerevoli cose,

futili fredde che raccontano poco.

Sto con l’anima inerme contro l’insidia di un sogno

che di tanto sospinge la porta varcando la soglia

 

col pensiero in bilico tra passato e presente

e un domani che non è suono né colore né vita.

Non chiedo alla vita che il miracolo di un attimo,

un attimo che abbia memoria d’eterno.

*

Solo un pò di me

Vibra il silenzio

come fosse musica e strumento.

Ora, al pensiero d’una vita taciuta

nella gioia e nel pianto.

 

L’emozione torna

con la voce nota a me soltanto

scavando solchi nella mente

e tra gli antichi fogli.

 

Riaffiorano intatti

i primi versi gettati

con l’ansia dell’attesa

 

come semi

ignari del divenire frutti,

lì dove ignoravo ci fosse terra

o argilla o grande vuoto.

 

Forse era vento e mare

forse desiderio

di cercare sempre un luogo

dove stare bene.

 

*

Sono giorni di noia

È un’aria spenta

la luce solo per brevi istanti

vince le nubi.

 

Poi è ovatta sul capo

umida sfatta

che accompagna i passi in salita.

E la sera più non ascolto

come sarà domani.

 

E’ un tempo strano di fughe e di bugie

di corse lente

i colori di ottobre stanno come rinchiusi.

 

Così i miei pensieri.

Nessun fermento o slancio.

Sono giorni di noia.

*

Liberate le papere in piazza

Liberate le papere in piazza
se potete, a frotte

tutte quelle che avete
nei recinti nel vostro cortile sugli spiazzi
qualcuno di voi anche in cantina.


Come starnazzano bene,  in coro festose
non si comprendon tra loro
ognuna col proprio vocabolario...
Ma che coro giulivo

che note allegramente stonate!


Ed ora che si sono sfogate
oh che sospir di sollievo
che pace che oblio!
Udite?

*

Prudenza

E' prudenza?

Questa vita che spezza promesse e speranze

questo sogno sospinto nell’acqua come una barchetta

questo cielo che osservo finchè non sento scivolare le stelle…

 

io non cado sul fondo pur se talvolta assomiglio ad un relitto

incastrato in mezzo agli scogli

voglio solo sentirmi di pietra e come pietra sgretolarmi.

Ma poi ricompormi.

 

*

Ai piedi del nespolo la terra riposa

Larga la chioma

oscillano i rami

contigui si sfiorano nel fare l’inchino

scossi dall’impeto crescente del vento

dentro l’autunno d’un freddo mattino.

 

Verde l’erbetta

rada e sottile

mossa da un fremito

mormora appena.

 

*

Dovremmo

Dovremmo avere desideri grandi

al di là della vita che ci dirotta altrove

dovremmo avere sogni da coltivare

come aiuole ai piedi delle querce.

 

Gli sguardi rivolti al cielo a San Lorenzo

sono vuoti a perdere, dentro miraggi

di contro alla certezza d’una lacrima

una nostalgia che si ripete

un groppo in gola.

 

Dovremmo avere fede nelle parole

le nostre, anche se fallaci,

quelle che nella mente incateniamo

perché non vadano mai perse.

 

E nonostante l’amarezza

dovremmo ribattezzare ad ogni alba,

che sia di sole o pioggia

il dì seguente,  col nome di Speranza.

 

*

Senza titolo 3

C'è un amore più forte e più profondo
da cui il senso discende
di un'appartenenza non dichiarata.

 

Non può comprenderlo
chi è assillato
dal tormento della carne


né chi del corpo
disconosce i bisogni più impellenti.

 

 

*

Giorni di ottobre

Meglio lo stormire del vento

ed un sole ramingo tra le nubi

che il gorgoglio tra i fossi

d’una pioggia fitta fitta.

*

E’ questa percezione

E’ questa percezione d’un tempo minore

a dare peso agli errori compiuti

agli ostacoli vinti alle promesse sospinte

tra burrasche ed improvvisi arcobaleni.

E’ questa percezione che fa amaro ogni boccone

e allontana dall’orizzonte i filari di vite

o fa appassire sull’albero il melograno.

*

Fiore senza stelo

Goccia a goccia

rugiada e schiuma di mare

sulle mani tra le costole

sui fianchi

 

Raggio ed ombra

mi svelo e nascondo

ti scopro e ti celo

 

Piuma e peso sul cuore

scivolo mi poso

m’elevo

 

Fiore senza stelo.

I miei pensieri

zattere con le ali.

 

*

Nel silenzio profondo degli occhi

Le parole sono nostre

ad ogni cenno ogni piega del viso

ogni respiro.

 

Nostro è il senso compiuto ed il mistero

il fresco germoglio ed il raccolto

sempre chiaro il percorso

ed il viaggio, nuovo ad ogni dì.

 

Delle parole abbiamo il senso pieno

pure in assenza di suono

pur senza l’abbraccio

che renderebbe mute le parole

invocate nei giorni di malinconia.

 

*

E v’è allegrezza

E v’è allegrezza anche in questo ottobre

che lascia pozze sull’asfalto e riga i vetri

lustra le foglie sopra i rami

e la terra intride.

E confonde dietro gli occhi il pianto.

 

*

Più non so se è poesia

Più non so se è poesia
questa vita grama
la quotidiana consapevolezza
che nulla spetti a chi più s'adopra
perché ciascuno abbia il suo
ben oltre il necessario.


Il vecchio geme e a ragione
il giovane ha pretese e non tiene
in conto le altrui fatiche.
Ahimè quante amare sorprese

ci riserva la vita!


La testa tra le mani

altrove emigro.

Così io mi riposo

finché avrò testa

e finchè avrò le mani.

*

Sto come una foglia

Si pensa il sole eterno

quando s’attarda e non conosce confini

I giorni si susseguono confusi per le mete e gli addii

la nebbia muta da oro in grigio.

Illusioni giochi distrazioni.

Il tempo corre come un treno.

L’autunno avanza.

Sto come una foglia nell’aria abbandonata

chiaramente turbata da tanta quiete.

 

*

I segni che leggete

I segni che leggete non sono veri

sono abitudini

nodi che si stringono e si slacciano

sono baratti sono cortesie

vestite di ipocrisia.

Ma voi amate i segni i disegni

le esagerazioni i numeri

e perdete il tempo a contare e ricontare

e a ricordare e ricambiare.

Quei segni inutili più degli scarabocchi

che decorano i muri.

*

Lei m’ha dato una melagrana

Lei m’ha dato una melagrana

e non sa che io amo i melograni

m’ha detto ti regalo una palla

in un giorno che io ero troppo triste

e dentro c’erano sbarre alle finestre

e piombo alle pareti. 

 

Lei m'ha dato una melagrana

oh allegra visione di un sorriso!

E d’una bocca vermiglia e chiare perle,

mentre corre la cenere sul nero

d’un cielo che io non riconosco

e le ore si fanno troppo lente

simili al tempo di chi

da vivo sembra morto.

*

Spente sono le sere

Spente sono le sere
dopo il frastuono del giorno
quando vorremmo gridare d' amore
ed esultare dei nostri sguardi

e delle nostre bocche

e respirare il cielo.
Ma il vuoto così immenso accoglie

solo frammenti di noi,

affranti nell' anima e nel corpo.

 

*

Placida approdo

Placida approdo in uno spazio vuoto

come le strade immense al mattino presto

quando la gente ozia nelle proprie case

o s’attarda in uno strano lento torpore

 

in uno spazio vuoto approdo e pieno di vita

dove le aiuole fioriscono ai piedi delle querce

ed io respiro primavere nell’autunno che avanza

e tu hai gli occhi chiari come pozze d’acqua

e braccia come rami gravidi di foglie.

 

 

 

*

L’impossibile

Un dì il premio era lì, intero.

Ora è un camminare senza orizzonti

e le salite non hanno senso come le scese

ora è un guardare da ciechi e davanti

non c’è che un muro alto insormontabile.

*

Accade che io pensi come avulsa dal tempo

Accade ch’io pensi come avulsa dal tempo

e che i ricordi mutino in visioni

o che le immagini recenti indossino

le vesti del vissuto.

 

Accade che i pensieri non sentano

l’urgenza delle parole

che seguano sentieri propri

s’immettano in binari all’apparenza morti.

 

E che giungano a destinazione puntuali puri

quasi perfetti.

E accade che le parole ruzzolando,

piccoli sassi levigati chiari innocui,

nel vortice della corsa diventino pietre

spigolose grezze taglienti.

 

Sono come le bufere che dei venti

rappresentano l’ira e la voce grossa.

*

Ovunque

Ha esigenze l’anima che nessuno comprende

intanto cibo ed acqua ristorano il corpo

la via dinanzi porta sempre ad una meta

ed è la stessa obbligata chiara puntuale.

 

Ma i ponti nascono dal nulla ed i fossi

si riempiono di fiori di pesci di uccelli

le onde assalgono la riva e lasciano tesori.

 

Ovunque non è terra non è mare non è cielo

il mio posto è altrove.

Il passo s’arresta il pensiero smorza

come un lume alla fine.

 

Il desiderio ammutolisce piega per altre vie

la speranza indossa l’oro ed il rosso del tramonto.

Ha esigenze l’anima che la notte mette a tacere in fiumi d'oblio.

 

O con promesse mute con strane deviazioni

ed il miraggio delle stelle ed una luna

che interroga la vita e mai risponde.

*

Sul filo

Sul filo tra mille domande

dubbi ipotesi esempi

 

la testa tra le mani abbandonata

finchè gli occhi non incontrano il Cielo

 

Nel silenzio che grida, sottovoce

solo una sillaba. L’accenno di una preghiera.

 

*

All’improvviso il dolore

(Poi si cade sfiniti nel vuoto)

 

Una lama sottile m’attraversa

tanto che il cuore duole

ed il fiato manca.

 

E sono una barca arenata

una sedia con la voce d’un tarlo

un tavolo mezzo incrinato.

 

Ma la sedia non è che una sedia

e un tavolo solo un tavolo

così anche una casa.

 

Tutte cose inutili in fondo.

E che muoiono una volta soltanto.

 

 

 

*

Sulle orme del tempo

Cambia lo scenario.

Cambiano il tempo e le aspettative.

Siamo matricole o geni incompresi.

Su tortuosi sentieri vanno lacrime e baci

riassumono gioia e dolore

e al di sopra risplende l’oro delle foglie.

I giorni non sono semplici foglietti

staccati dal calendario

lunari

albe e tramonti

santi massime.

Spesso sono chiodi e sigilli

cupole e voragini.

Scorrono con la vita le abitudini

e fuggono via i mesi.

Senza i mesi non penseremmo alle illusorie

promesse di ogni nuova stagione.

 

 

*

Orme che vanno disgiunte

Lingue di fuoco svettano

gote accese anelano promesse

stretto tra le mani è il pensiero

come un fazzoletto intriso di profumo.

 

Una nota stride spezzando il grave frusciar delle foglie

e varca la soglia di un tempo inesplorato

un sogno negato.

Orme che vanno disgiunte nella visione di un bacio.

*

Autunnale

Tra poco i raspi nei tini coloreranno i sentieri

di campagne inondate di sole tra il ronzio delle vespe

ed i canti antichi che tornano come fossero un rito.

Giungerà poi il tempo delle piogge e delle sere

con un ciocco nel focolare e tra le mani

un libro ed un calice di rosso che pare nero,

al buio, al solo occhieggiare delle faville.

 

Ognuno ha nel cuore una scena a matita e i pastelli

con cui colorare gl'istanti di quiete al finire del giorno

ognuno in mente ha un pensiero più bello

su cui soffermarsi

quando cala il sipario sulle fatiche recenti

e la notte di stelle è copiosa e di sogni.

*

Hanno chinato la testa...

Hanno chinato la testa le palme schiaffeggiate dalla bufera

i fiori di carta invece che ho visto sbocciare dalle tue mani sono vivi

raccontano di ogni attimo sfumature e colori,

indifferenti al ciclo delle stagioni,

e di ipotesi disegni voli azzurre promesse.

 

Ho sognato il tuo giardino la panca il muro il cancello fiorito

una pozza d’acqua i girini le aiuole i limoni i cespi di rose l’iris e il gelsomino.

 

Hanno chinato la testa i girasoli nei campi al tramonto

i papaveri di carta velina parlano ancora di soli e di arcobaleni

e della tua essenza impalpabile come lo spettacolo delle lucciole a sera.

Hanno chinato il capo le spighe, il prato un mare d’onde e di vele

e noi sugli steli reclini,  come margherite nel coro d’una preghiera.

 

*

Le mie lacrime sono solo per lei

E vorrei piangere per l’ennesima disgrazia in mare

per i morti di kabul per il rapimento di Eitan

ma sono troppo triste affranta desolata

per piangere per tutte le tragedie della terra

 

Vorrei piangere per quelli che non si comprendono e si separano

per i diversi in ogni senso e per i falsamente uguali

per i bambini brutalmente uccisi dalle madri

e per i figli senza genitori

 

ma le mie lacrime sono solo per lei.

Per lei che mi ha dato la vita

e che ora mi strappa il cuore dal petto

implorandomi di porre fine alla sua sofferenza.

*

Senza titolo 2

Desiderio di crateri e cieli

per somiglianze e discromie

 

Puro il suono cade

una scheggia sul silenzio

amputato nelle sue appendici

 

Non c’è pioggia a saziare l’arido suolo

troppe voragini fuochi fatui

spenti nelle fauci del buio.

*

Stilla una goccia dal ramo

Stilla una goccia dal ramo
mi bacia al passo la fronte.


Odora della pioggia recente
_la prima di un'estate alla fine_
a metà di settembre.

*

Malinconia

Senza confini

senza apice o fondo

col suo rumore sordo

un tarlo nelle cose e negli animi.

Il silenzio,  imperfetto

senza le note d’un tempo

si dibatte incompreso

nella sua irrequietudine.

*

Senza la raffica tra le fronde

Senza la raffica tra le fronde

in questo spicchio di sereno

mi giungerebbe un raggio più rovente

tra le inferriate arrugginite

d’una finestra angusta a piano terra.

 

Solo un riflesso tra gli specchi

naviga onde e si trastulla

La luce afferro coi miei occhi

come col pupazzo fan le mani,

la lana bionda della chioma.

*

E poi giunge il tempo

Poi giunge il tempo

in cui deponi le armi

E più non credi o speri

in un’umanità redenta

dagli errori e dagli eccessi.

 

Qui è come un carcere.

Alla fatica del mestiere

si contrappone un fastidioso

gracchiare di cornacchie.

*

Senza titolo 1

Ruggire dentro di magma

sospesi sul bordo

 

dondolarsi

scavati da un bacio

 

collimare imperfetti

giusto lo spazio d’uno spiraglio.

*

E’ mio questo posto anche se non mi appartiene

E’ mio questo posto anche se non mi appartiene

anche senza aver lottato per averlo

qui non c’è traccia delle antiche fatiche

non c’è nessuna prima pietra

ma questo posto sarà mio

finchè non avrò tagliato il traguardo

 

con i cassetti ancora vuoti ed i tavoli sgombri

le cose stanno come sospese

qui chiuderò il presente una volta compiuto

avrò speranze e grani tra le mani per il tempo che avanza

qui non avrò ninnoli né perle nello scrigno

solo vie davanti e ponti da solcare.

*

Se c’è un posto sulla terra

Se c’è un posto su questa terra

dove il silenzio non è morte

ma l’ascolto della vita intorno

e dove dentro di noi il vuoto

non tesse la sua angosciante ragnatela

 

se c’è un posto dove la sera

una mano divina riconduce

al riparo anima e corpo

come il pastore soddisfatto

il bianco vello al suo oscuro ovile

 

un posto dove il sonno ci consegna all’oblio

e la speranza è un germoglio vivo tra le zolle

al sicuro dagl’insolenti e dai malvagi

non so

se esiste un posto sulla terra

 

per quanto io cerchi e mi affanni non lo trovo.

Il pensier mio esausto s’allontana

migrando in lidi sereni

dove il cielo è cielo per l’aquila e per il gabbiano

dove il sole è sole per Giove e per Saturno.

 

 

*

Qui è uguale o forse peggio

Nessun cambiamento all’orizzonte

il caos dilaga. Ovunque è come stare al bar

tra bocche che si allenano

e gareggiano per ciance e dicerie inutili.

 

È questa la moderna società

non discerne l’uso dall’abuso

non conosce il valore del silenzio.

 

Già,  la moderna società…

la stessa che si urta

e s’indispone

per l’abbaiare d’un cane sotto casa.

 

 

*

Cosa vi racconterete tutto il giorno

Cosa vi racconterete tutto il giorno

voi che siete tra voi come incollati

 vi annusate dividete la mensa

guardate il sole sorgere e tramontare

 

noi in un giorno qualsiasi indefinito

cancelliamo distanze incommensurabili

abbracciamo i pensieri d’una vita

 

e sospiriamo al ricordo dei bei tempi

vissuti nel modo a noi noto

senza alcun inganno né finzione

nessun segno di sopportazione.

*

Non è il luogo delle meraviglie

Non è il luogo delle meraviglie

ma l’unico possibile

meandri intarsi curve

ombre e luci

il sole fuori bagna lo spiazzo

e dentro è un tempo che non si indovina.

 

Non è il luogo ideale

ma creerò comparti

e starò in mezzo

come una foglia che danza

una farfalla che sosta

un sassolino che cade

e fa cerchi nell’acqua.

 

E il presente sarà l’attimo più lungo

prima d’ogni congedo.

*

Un mare mosso in noi

C’è un mare mosso in noi ed un cielo immenso

sabbia e nebbie stelle e miraggi

la tempesta l’ignoto

luce e buio

e ciò nonostante il desiderio del viaggio.

*

Pioggia di settembre

Sbianca il cielo, nuvole in cammino

il primo scroscio ora gocciola più piano

dai tetti dai vetri dalle fronde

dal ramo più alto a quello in piano.

Non è ancora l’odore dell’autunno

la polvere si riaffaccia sull’asfalto

la terra si sgretola si spacca

le foglie san di muffa l’aria è acre.

Rapido un volo di colombi fugge,

varco la soglia, la mia casa attende

composti sono tutti i miei pensieri

nell’alito fresco della sera.

 

*

Ecco settembre

Si aspettava da agosto dopo l’afa un breve refrigerio

invece il tempo rotola veloce ed ecco settembre.

Pallido il sole la luna smorta nel cielo tra i lumini

nubi d’ovatta passeggere rovesciano uno scroscio

talvolta saette inaspettate a simulare un fuoco d’artificio.

All’alba le prime ore sono foriere di verità inconfutabili

l’aria è fresca uno zampillo irregolare

un pensiero più desto si leva similmente ad un aquilone.

 

Prendiamo la via più facile e c'incamminiamo.

La vita è uguale, i problemi, i sogni, le speranze.

Noi siamo diversi.

Abbiamo già visione delle foglie un manto sopra il viale

e l’oro sui passi sui silenzi sulle bocche mentre guardiamo

l’amore nostro spensierato e allegro.

Oh Dio che incanto! Un attimo lungo una stagione.

Un attimo breve. Poi sarà inverno.

 

 

*

Tempo che diviene storia

Si cancella il tempo ciclico dei giorni

di timori speranze ostacoli importanti

e che ci danno peso o leggerezza o un filo

su cui sospenderci o seguire altre traiettorie.

Si legano notti vissute ognuno nel modo che sappiamo

e si ricordano lune assenze desideri manchevolezze

idee abbandonate forse per pigrizia.

 

Ci si guarda negli occhi con l’unica maschera

che la coscienza c’impone nascondendo le bocche

puri nei pensieri nei gesti nelle visioni

nella conta delle cose che vorremmo

senza eccessi e mai per abitudine.

Ci si ascolta nell’eco del silenzio

raccontando tutto il bene custodito nel cuore.

*

Ed è improvvisa quiete

Ed è improvvisa quiete

un provvisorio stato di cui approfittare

da lì discende l’ordine

da lì ogni cosa troverà il suo posto.

Poi si potrà ridere richiamando alla memoria

uno specchio incrinato le ante graffiate

d’un vecchio armadio

il balenio d’una luce sul soffitto,

prossima alla fine.

Ma sarà meglio che intristire

pensando ai tanti ostacoli

che ancora rendono ripido il cammino.

*

Trasloco

Qui dove siamo stati non era la meta.

Era scritto.

Una sorta di destinazione provvisoria

una stazione secondaria

un passo inaspettato verso il caos.

 

Ora  ha scarsa  importanza dove andremo

né il luogo che recherà le impronte nel futuro.

Abbiamo lasciato aneddoti e storie

successi e sacrifici tra muri segnati dalle crepe.

Lì dove le cose avevano un nome

e i nostri passi tempi più allegri.

 

*

Grinze

Le cose piegate male

petali e foglie dai bordi frastagliati

i segni delle rughe cancellati

su flash perfetti.

 

E poi una crespa dal labbro superiore

che sgocciola sul mento

ti tradisce.

 

Stai planando sul cemento

_ gli occhi socchiusi_

là dove t’era parso di sentire

l’odore acre dell’erba

e quello più maturo delle spighe.

*

Non vien la donzelletta quando piove

Non vien la donzelletta quando piove

e piove anche col sole.

Non ha nuvole il cielo solo scie

di aerei ed aquiloni.

 

Guardo l’orizzonte e arresto il tempo

so che nulla può mutare alle ore il destino

né comandamenti o regole o condizioni.

Ed amo il mio cammino i salti di memoria

la croce sulla vetta la luce misteriosa

l’inganno della luna e sotto di lei

il pozzo a bocca asciutta.

 

Dimentico che vivere è un compito assegnatoci dal Cielo

e vivo anche la morte dei miei sogni

la consapevolezza d’una sorte nè buona né cattiva

la forza d’accettare un giorno nuovo

senza cadere nella rassegnazione.

 

Un giorno lungo d’albe e di tramonti sopra quel colle

dove il vento reca il mare il silenzio la tua voce

e un ritornello antico che si leva gioioso tra le fronde

“la donzelletta vien dalla campagna, in sul calar del sole”.

 

 

*

La morte ha preso di mira le cose

La morte ha preso di mira le cose

un quadro un orologio sul muro

un appunto su un foglio buttato

su un tavolo vuoto.

Ha segnato le sedie incrinato gli armadi

ha cancellato racconti un po’ visionari.

 

La morte ha cambiato il nome alle cose

perché così non possiamo più amarle

Nella lotta continua del giorno

ha deviato i binari alla vita.

E noi andremo appresso alle cose già morte

senza più desideri né magre speranze,

gli occhi velati sull’antica coscienza dell’oltre.

 

*

Vorrei fare testamento delle mie parole

Vorrei fare testamento delle mie parole

lasciate spesso incustodite sparse

tra le cose di peso

gli scogli le barriere gli specchi

 

Vorrei vivessero come le stelle

fiere della loro luce e ferme

nonostante le bufere delle stagioni

 

Vorrei morire consapevole di non essere stata

un’occupante abusiva sulla mia parte di terra

di non essere stata una mente errante

dentro un corpo destinato al disfacimento

 

Vorrei morire sapendo le mie parole vive

tra i rami nelle zolle negli abissi

tra i passi di chi sa che vivere

è un duro mestiere.

*

Accade che anche la memoria cambi aspetto

Ha la forma d’una scatola scolpita

una scatola antica con gli intarsi

tanti nodi legati in modo stretto

 

Ha in sé giorni segnati da un sorriso

una sorpresa bella

una parola discesa come una saetta

 

Ha in sé le cose con su incise

le impronte ed un senso

premonitore dell’insolito, avventuroso

 

Ha in sé le promesse non comprese

di miracoli miraggi deliri,

forse visioni

 

Ma accade che i giorni che dentro recano

i semi migliori passano silenti

quasi smarriti e marcati da assenze

che si svelano spietate.

 

E si dimenticano nomi simboli fiori

significati ricorrenti

E restano attese nel buio, esterrefatte.

Insospettate.

*

Sapessi che il rovescio della medaglia...

Sapessi che il rovescio della medaglia

è quello buono quello giusto

quello spensierato ed avventuroso

opterei sempre per quel lato nascosto

 

ma la faccia che tocca il suolo

e resta lì senza il suo cielo

è la mia fronte il mio viso il mio sguardo

sull’incognita del nuovo giorno.

*

Canne nel vento filtrano la luce

Canne nel vento filtrano la luce

papaveri rossi come un fruscio

di vesti lievi tra fili alti d’erba.

Vorremmo addormentare in noi

ogni futura meta

nell’equilibrio d’un pensiero

che ci racchiude nella stessa sfera

eppure c’innalza liberi in volo.

 

*

Come dovessero accadere cose mirabili...

Come dovessero accadere cose mirabili…

Si resta appesi al filo della speranza

il nero ricorrente sfuma in grigio

assorbe luce a gradi

La forza del pensiero farà il miracolo?

Ci si trastulla in quest’altalena.

 

Ma non è come per la manna

come per l’arca in mezzo al mare

come per l’approdo all’isola.

È un pendere dell’ago della bilancia

la transitorietà della clessidra

il passaggio per la cruna

E di mirabile non c’è che l’estraneità alla visione.

 

*

Tre cose imperfette

Il rumore d’una ventola nella stanza

le ombre ammutolite all’improvviso

la tenacia di un’attesa indefinita

 

E tutte queste cose chiuse

nell’immensità

d’un tempo inesistente.

*

Due parole così intensamente pensate

Due parole così intensamente pensate

che ci si scorda di pronunciarle

due parole come perle rinchiuse

eppure vive nel respiro della tua voce

che per sentirla bisogna chiudere gli occhi

ed immaginare il mare

quando srotola i suoi colori.

 

Due parole passate tra le mani

come monete come biglie di vetro

come fiori strappati al prato

due parole cantate di notte,

come baci posate sugli occhi,

così intensamente pensate

che ci si scorda di pronunciarle.

 

*

Le parole più importanti

Ho seminato parole quasi ovunque.

Non porto il conto delle falle e delle onde

delle piccole crepe degli occhielli tra il rossiccio

ed il cupo verde e delle nicchie

tra case ed orti tra lumi e buio.

 

Le parole cadute non sono morte

ma non sono che una minima parte

per chi ha fame e sete di parole.

Ho trovato riparo dentro metafore

stemperato l’acciaio nei sinonimi

Ho scandito sillabe in rintocchi

creato il suono dal respiro lieve.

 

Ma sono tante le parole che non dico

le parole che nascono perfette

in muti suoni e si azzuffano negli occhi

si sfiorano si consolano si dolgono

d’ogni speranza presto accantonata.

Sono le parole più importanti

che tornano quando sei lontano.

 

 

 

 

 

 

 

*

Anche i poeti sono in vacanza

Anche i poeti sono in vacanza
chi al mare chi in montagna

chi in una stanza
un calice tra nostalgia e rimpianti.

Qui è rimasto uno scribacchino
qualche foglio una gomma una matita.


Sta in silenzio mentre osserva il mare.
Dentro di sé ha l’immenso eppure tace

guarda la luna in cielo, pare distratta.

Anche lei diversa, così pare,

dai tempi del pastore errante

e del notturno canto.

 

*

Ottoni

Tarli tonfi scricchiolii

sepolti dentro crateri di sabbia

Sull’orlo il silenzio si frantuma

Esplosivo il suono ora crea

atmosfere dolci ed evocative.

 

Scivolare tra pareti di velluto

Il rosso screzia di luce il nero

l’anima una foglia

evanescente

vibra al tocco delle labbra.

 

*

Compiacenza

Mi diverte vedermi ormai scomparsa.

L’apparire in quel deserto anche di rado

mi sorprenderebbe a dir non poco.

 

Sarei un fantasma con la mia presenza

più di quanto mi compiaccia ora esserlo

con la costante, svagata mia assenza.

*

Meteore

Ed ora trovati un pezzo di cielo,

che sia buio ed immenso

lontano dai lampioni e dalle insegne al neon.

 

Non ce l’ho.

 

Trova un prato un giardino un orto.

 

Sto in un vicolo,

sulla soglia un gatto.

 

Poi devi guardare,

devi saper guardare

e devi aver pazienza.

 

Sono stanco.

 

Intanto pensa,

un desiderio un volto un luogo.

Forse cadrà una pioggia fitta,

forse un frammento.

 

Non è più il tempo.

 

*

Ho dentro l’universo

A piedi nudi tra onde di sabbia e mare

quando il vento dà fiato alle cose

e noi siamo foglie vele aquiloni

noi siamo scogli ciottoli conchiglie,

a piedi nudi entro nel tuo pensiero.

 

Non ho stagioni né preferenze

né l’affanno per il brusco

avvicendarsi di calura e gelo.

Ho dentro l’universo

e dinanzi la luce che lo rivela.

 

*

Persuasione

Qui si azzuffano per una donna

gli uomini ridono e bevono

i ragazzi si rincorrono per strada.

 

Qui la gente coltiva fiori

e calpesta aiuole.

Qui si confidano segreti

inventano storie

si amano si invidiano

parlano di cose che non sanno

sono distratti commettono errori.

 

Qui tradiscono fanno la pace

qui cambiano spesso vento e bandiera.

Piangono. Vivono.

Forse qualche volta sognano.

Ed è presto per il Paradiso.

*

Riflessioni di un giorno di agosto

Questo non avere nulla porta

al pensiero assurdo

che nulla ci è più necessario

sicchè non esistono né la sete né la fame

né la voracità nel desiderare le cose

che gli altri possiedono

né lo sconcerto per queste mani

che non sanno più cosa domandare

e che spesso racchiudono il nulla.

 

Ma il nulla non è il vuoto.

E questo non avere nulla

è una ricchezza immane

per noi che abbiamo solo noi.

 

*

Di me so

So di giorni neri di vortici abissi
labirinti senza uscita
ma poi so di venti benevoli
che non recano tempeste
di lune di lumi accesi
di silenzi sacri.
So di fiacca e cedimenti
di sofferenze nell’anima e nel corpo
di primavere gelate
di infanzia bruciata
ma poi so di lotta e di riscatto
di traguardi raggiunti
muri superati.
E di me,
tenace ed ostinata
nel morso della vita.

*

Cantami una nenia

Vorrei solo un giaciglio

un semplice giaciglio

dove stare io ed il mio mucchio d’ossa

io ed i miei legamenti corrosi

i tendini brucianti le falangi gonfie

Un giaciglio dove scordare le angustie

delle ore, dove pensare d’arrestare il tempo.

 

Non la certezza del sonno

la brama del sogno

o la speranza d’una visione

Vorrei solo un giaciglio

a ristoro da ogni affanno

e lenire la fiacca che m’opprime

nell’anima e nel corpo.

 

Non leggermi una favola

seduto al mio capezzale

ma cantami un amore

che non ha confini

Non dirmi del tempo

che mai avremo né dei baci

delle carezze sospirate.

 

Il mondo è pieno

di bocche che si cercano

e mani che si sfiorano

senza essere felici.

Il mondo è pieno

di gente che si accoppia.

 

Tu abbracciami con la tua voce.

Tienimi sveglia.

Cantami una nenia

che addormenti la luna

sull’orlo dei pioppi.

 

*

Pesa la chioma

Pesa la chioma. La chioma fosca e spessa.

E l’occhio allontana dal tronco poderoso

che ora al confronto esile appare.

Un gemito sale tra i fumi del mattino

e il rantolo del vento disperde un cinguettio.

Muovo nel mio cammino.

I piedi miei già stanchi. I miei passi lenti.

Le tue radici salde. Così pare.

Stiamo noi due soli

tutt’intorno  il silenzio:

quiete e ristoro.

Preghiamo.

Ognuno nel modo che sappiamo.

 

*

L’indifferenza non è nulla

L'indifferenza non é nulla
non racconta il dolore l'inquietudine
il male di vivere l'inganno subìto.
L'indifferenza non è nulla
non dice dell'anima traviata
del cuore nudo, un ramo spoglio,

del gelo del fuoco.  
Quando sopraggiungerà l'odio e sarà così vivo
così tenace così sapiente così spietato
ed immenso come l'amore
e come l'amore vero invulnerabile

non ci saranno più priorità
né si sentirà la mancanza

di quello che non viene dato

di quello che non viene tolto.

*

Continuità

Riconoscersi tra nostalgie e rimpianti
non maledire nulla

non cambiare nulla
se non nel  desiderio di un’ altra vita.

*

Nessuno può dire alla luce di non splendere

 (Poesia per un’amica)

 

Canta come l’acqua trasparente tra i ciottoli

canta al cupo fogliame ai fiori al ramo prodigo di frutti

Canta alla ginestra al glicine in giardino

ai convolvoli al cancello all’ombra d’una siepe.

Canta come una canna che accoglie il vento

come lo scoglio quando incontra l’onda

come la vela che si dispiega in mare.

Canta il tuo dolore la rabbia l’amarezza

le promesse deluse la fiducia tradita

Canta la vita chè risorga forte!

Vivi al tramonto desiderando l’alba.

Nessuno può dire alla luce di non splendere.

*

Perchè domani non penso di essere

Perché domani non penso di essere

È qui che il tempo non esiste

ma l’uggia dell’istante che pesa

la lancetta come ferma sul muro

lo sguardo come calamitato

E’ qui che tutto si contraddice

Accorgersi di inutili azioni ad inganno

Un boomerang che sempre ritorna

e trovare alfine riparo in un Pensiero

fedele seppure incostante.

 

Perché domani non penso di avere

E’ qui che la sostanza viene confusa

che conto e riconto i miei averi

e mi distraggo e tutto bramo

di tutto mi privo

E’ qui che ho i miei confini

Accorgersi dell’oltre a dispetto

Il guinzaglio il muro il cielo le ali

Ed un tempo talvolta di fuga

altre volte d’esilio.

*

Acquieto l’anima

Acquieto l’anima

curando il male più intenso

Di priorità è il mio giorno

di tappe di ostacoli

Ma il sogno è salvo

conchiglia rapita alla sabbia

ora in un cassetto sepolta.

 

Ha l’eco del mare al risveglio

il suono di un’andatura

che m’è familiare

il silenzio di tanti racconti

Non teme l’usura del tempo

né il mutamento.

 

Ed io passo da un polo ad un altro

senza preavviso senza intenzione

La fortuna è di chi mi coglie presente

negli stati intermedi

Un’ilarità improvvisa

un sorriso o quel che resta

di antiche memorie

non sempre tristi.

 

Ora sogno una morte diversa

che si discosti da una vita apparente

o una vita che dia del filo da torcere

al mondo a me ostile.

 

 

 

*

Sempre t’amo

Sempre t'amo.

Dove il sogno è più inafferrabile

e s’annidano pericoli dietro la boscaglia

fitta di verde e cupa di suoni

Dove la terra non ha deserti

ma campi arati

ed ancora il pugno s’apre

spargendo semi

nonostante un tempo

di promesse avaro.

 

Qui t’amo

dove fiorisce l’achillea

e giunge l’inebriante

profumo di lavanda

Dove l’anima si congeda

dall’inclemenza del giorno

e ripara in una notte di luna piena

e di mistero.

 

 

*

Siede la donzelletta sul muretto

Siede la donzelletta sul muretto

piega con calma dei fiori finti il mazzo

colori tenui e allegri mischiati insieme

come in un plissé o in un ventaglio.

 

Affiorano nell’andatura due ginocchia

le gote rosse gli occhi di meraviglia accesi

poco distante,  le rughe sulla fronte

un viso chino e delle mani

il bruno colorito sul ricamo.

 

Una stagione breve ora è l’attesa

il giorno un pugno di secondi

dinanzi un cielo pieno di nuvole rosa

e dietro il sole, come in posa.

*

Amore sei come l’acqua

Amore sei come l’acqua quando

fluttua improvvisa,  mentre

_reclino il capo la bocca schiusa_

cerco la più giusta posa

sul fresco gorgoglio che

curva e m’asseconda

mentre mi disseta.

*

Ho il vizio di attenderti

Ho il vizio di attenderti

anche quando so per certo che non verrai

di accendere la notte smorzare il lume

girovagare tra silenzi fluidi d’acqua

 

Ho il vizio di pensarti con ossessione

anche quando so che il tuo pensiero

è in gara tra cento pensieri nelle maglie d’una rete

senza avere un sospiro di sollievo

 

Ho il vizio d’inventare un giorno nuovo

che non sia pieno di assenze e di fame

un giorno in cui prendersi per mano

e camminare piano  solo per fermare il tempo.

*

Una sera di luglio

Arrivò così l’inferno sulla terra d’un tratto

mentre un soffio di vento prometteva ristoro.

I pensieri si ricomponevano frettolosamente

dopo l’inquietudine strana

prima del grembo vuoto del silenzio.

 

Le cicale incessanti ubriacarono l’aria

le parole gravi come rintocchi.

Il tuo tempo al gong finale.

Ho chiesto il vento per raggiungerti

ma tu eri il mare.

*

Talvolta mi rileggo

Talvolta mi rileggo.

Prima di un nuovo vortice buio

quando la confusione è nebbia

il sole lama la pioggia maledizione

il vento un furfante che sferza schiaffi alla nuca.

 

E tutto nuoce.

 

Nella memoria scavo

e lego ogni momento pensato insuperabile

ad un filo interminabile e traggo nuova forza

da un timore remoto un vuoto colmato

una tristezza vinta un’ombra dissipata.

 

*

Ogni falange grida delle mie dita

Fisso un ramo spoglio, nodoso,

alla mia finestra.
Del suo dolore non so,

nudo di foglie e di fiori

stagliato all'aria.


Ogni falange grida

delle mie dita
ogni dito teso storce

devia si arrende.


Inerme la mano allenta la presa.
Vanno le cose scivolando

al loro destino.
Il cuore duole

manca in me il respiro.


Se l'albero geme per il nodoso ramo

non so.

Nè se la terra è mesta pel suo dolore.

*

E ci si accorge

E ci si accorge del cerchio stretto intorno

del filo spinato del poco verde

della polvere sollevata

 

E quel belato resterà nel recinto inascoltato

non col gregge che muove ondeggiando

al suono d’un campanaccio.

*

La voglia d’infinito

Fui folle

del desiderio di te.

Accolsi fede e speranza

E il sogno non fu sogno ma delirio.

 

La nebbia ha nascosto l’orizzonte

e pure i miei confini.

Ecco l’inganno.

 

*

La voce nuova

Un vacillare con i suoi equilibri

i chiaroscuri sfumati in fuga

le ombre vere macchie perenni

E il ramo spezzato vivo solo

nel flash d’un attimo d’autunno

L’eco d’un silenzio che ritorna

senza novelle.

 

La voce è nuova in una litania

che coniuga ieri e domani

Il cielo sfiorato nell’altalena

l’amaca ondulatoria

nel dormiveglia di fantasie

possibili in quel fiorire d’ipotesi

come ragnatele.

 

La pazienza è il tassello che resta alla tenacia

in bilico sull’onda.

 

 

*

Oggi è un giorno che torna

Recondite mete vive nella memoria

destano nell’anima il sorriso.

Frammenti tra loro uniti come per magia,

inalterati.

Poi poniamo ordine alle cose

forse ignorando le più sbiadite effigie

forse creando strati perchè il dolore

non giunga in superficie.

Le più sottili  scalfitture

d'un antico silenzio, memorabile

sono segni indelebili

non impronte nella sabbia.

 

Oggi è un giorno che torna

innalzando all’orizzonte

pietre levigate dal tempo.

Baluardi superati.

Ed ora più saggi lasciamo nello scrigno le perle

sconfiggendo un mondo curioso.

La verità è un sole tramontato

dietro una vetta inesplorata.

Noi palme spettinate sappiamo

dell’odore chiaro del mare quando è solo

e nessuno l’ascolta.

 

 

 

 

*

Così di giorno in giorno

Così di giorno in giorno avanzo

pigra o distratta talvolta muovendo per inerzia.

E vivo d’aria e voli

mi nutro per valicare altri confini

superare scogli correre con il vento fino al mare.

 

Sei l’essenza che colgo quando manchi

nelle partenze senza preavviso

nei silenzi senza voci

nei minuti che portano sulla groppa

tutto il peso dell’eternità.

 

Oggi sei il sale. Domani tornerai

in un sorriso o nel pianto

a dare ancora un senso

alle abitudini d’una vita

che non s’arrende.

 

*

Dovrei?

Dovrei con una piuma tra le mani

venirti sotto il tuo mento e col solletico

_ il labbro increspato nel sorriso_

domandarti con fare assai soave

del barbaro tuo comportamento?

 

Se un pubblico luogo è come casa

e a casa gli altri tu soverchi

sei l’arrogante e presuntuoso

che rientra tra quelli, quasi tutti,

che della vita non han compreso niente

né della civile convivenza.

*

La mia estate

Un frinire incessante di cicale

le ombre sul muretto

ed il pensiero ad altre estati.

 

Abbaia un cane ad un angolo di strada.

La sirena d’un’auto.

Un garrito di rondini, lontano.

 

Passaggi. Poi è quiete.

Silenzi ed assenze

mi guardano sgomenti.

 

Un cielo senza promesse.

Anche le stelle

si spengono pian piano.

*

Leggimi

Semplici gesti sopperiscono alle parole

tessono fili creano giochi

disegnano mappe per evadere

i confini della noia

 

Sguardi inseguono desideri

racchiudono pensieri

si cullano carezzano

s’addormentano

gli uni dentro gli altri.

 

Leggimi,  pur nell’apparente apatia

d’una vita che inchioda

alle sue tappe inevitabili

Leggimi nelle attese insospettate

negate a noi stessi per sfuggire

alla trappola delle illusioni.

 

C’è un amore diverso

nel tempo che passa,

inespugnabile

 

in ogni vortice che ci oscura la via

ad ogni nuovo apice raggiunto

quando l’equilibrio è più precario.

 

*

D’estate così come d’inverno

Il tempo freddo il ghiaccio dopo il manto

così come la cappa il caldo forte

van bene per chi scodinzola beato

sul viale o in una strada illuminata

oltre una siepe folta e rigogliosa

 

o per chi si dondola sull’amaca

oppure si sollazza all’aria aperta

_il telo sulla spiaggia _ o sulla sdraio.

Non certo per chi _il cervello a fuoco_

quasi compete

 col sole che si tuffa sulla terra

noncurante di chi pare allo stremo.

 

Si sa il lavoro spesso fa dannare…

e genera sudore anche d’inverno

ma con l’afa di luglio e lo scirocco

al suolo ti stramazza anima e corpo.

 

 

 

*

Inconveniente

Ho corso avanti e indietro tutto il giorno

ed ora che il sole è tramontato

sto ritta in mezzo al viale polveroso.

 

Di fronte, una fontana quasi in secca.

Il naso in aria ad inseguire una cornacchia

la maglia presa in pieno sulla schiena.

*

Io amo starmene in disparte su una pietra

Le vie affollate le vetrine accese

il chiacchiericcio su panchine assolate

non attraggono la mia attenzione.

Né i rumori acuti e gravi che sommati insieme fanno frastuono

o il traffico infernale nelle strade flagellate dal vento

il cigolio delle serrande il megafono d’un ambulante.

 

Io amo starmene in disparte su una pietra

come una lucertola sul muro sotto un raggio

O assorta nei miei pensieri e mesta

per quel che resta dell’euforia di un attimo

quando il giorno ancora sonnolento si distrae.

L’eccezione.

Poi è l’onda anomala che si ripete.

Fedele.

 

Le parole inutili sul tempo le stagioni

gli abiti belli i costumi leggeri

le mogli felici degli amici

gli amici ignari di tanti tranelli

sono insapori.

 

Le parole che amo sono nel pensiero

senza peso, pure, senza inganno

E spesso transitano negli occhi

mentre la bocca lascia cadere sillabe nel vuoto

_con nonchalance_

che non spronano l’orecchio ad ascoltare.

 

*

La Poesia, un compagno che non ha sesso

Non v’è interesse in questo sodalizio.

Nessun sotterfugio nessun inganno.

È un compagno che non ha sesso la Poesia

le sue impronte sono le mie

così le mani la bocca gli occhi.

Tace. Come me. Vive inquieto.

Non rassegnato. Come me.

Si rallegra. Spera. Cade. Si rialza. Come me.

 

Pare assente quando la mente

s’agita come in trappola

e la pena cresce a dismisura

per l’affanno del giorno.

 

E’ un compagno che abita

nel cuore un sussulto

che quasi non s’avverte

un palpito un grido silenzioso

un vento che si leva e che sospinge

negli angoli reconditi dell’anima,

inesplorati quando ormai si pensa

d’aver concluso il viaggio.

 

 

*

Al calar della sera

Poi d’improvviso

come per cedimento

il nodo si disfa

la fune s’allenta

ogni ansa si attenua

ogni tortuoso sentiero

si distende.

 

E' il calar della sera.

E l’anima accoglie

quella pace agognata

insperata

nelle ore asfissianti del giorno.

*

Vorrei dire di un futuro possibile

Vorrei dire di un futuro possibile

Ma non è che una parola

un vortice oscuro

 

Il mondo intorno vive l’attimo

Ride piange

Odia ama

Dice nega

o rievoca il passato tra nostalgie e rimpianti

 

Il domani è nel pensiero

un aguzzar l’ingegno

per aggirare l’ostacolo.

 

Esistere ad ogni costo.

E gli altri falciati come un mare d’erba.

*

Il sentimento

Scene che cambiano

Colori
Ombre sul palcoscenico della vita


Noi uniti in un odore un rumore una sillaba
completi solo per definizione

nel silenzio ch'è preludio d’una fantasia spietata


Stanchi tra binari ciechi ad inseguire il tempo d'altri
Ma il sentimento è un vento che si leva piano

ed accarezza l’anima tra lo stormire delle fronde.

 

 

*

Quando ci sei sento che mi manchi

Quando ci sei sento che mi manchi
per quell'atto semplice del desinare
per il rosso sorseggiato insieme

perché sappiamo

che c'è sempre un'eccezione ad ogni regola.

 

Quando ci sei sento che mi marchi
per quei nostri silenzi così uguali
per quel nostro sentire il ritmo anche senza musica
per quelle nostre parole
che non chiedono di essere ascoltate.

 

 

- Ad E., mio fratello -

*

Taci!

L’aria pungente del mattino

le nebbie a giugno come a novembre.

 

Stanchi d’un tempo anomalo

chiedevamo l’estate.

 

Ora il cielo ha spalancato le fauci

sputa fuoco

ed arde la terra sotto i piedi.

 

Ma tu hai il mare i gabbiani le vele

la sdraio all’ombra ed i pensieri

così placidi così puri.

 

Io solo un ventaglio, dei due quello

che ti piace meno ma nei colori è soft

ed è persino intonato con l’ambiente.

E poi rievoca la primavera.

 

Il ventaglio ed una stanza dove

potrei non sudare

se solo non mi arrovellassi il cervello

tutto il tempo tra la carta ed il pc.

 

*

Non è abitudine

Non é abitudine.
L'abitudine é arrivare a sera sotto casa
con lo stesso sorriso sulla bocca
come il giorno non t'avesse intaccato
come fosse niente la vita
come fosse niente il cammino
come fosse niente rievocare il passato
quando i sogni avevano talvolta le ali
più spesso gambe agili.


E l'amore era semplice
un pensiero un gesto
una carezza
Non come ora
che ci si scopre dannati
in una vita che si riprende tutto.

 

Non é abitudine.
L'abitudine é arrivare trafelati
sciacquarsi il viso
cambiarsi d'abito
E fingere che tutto vada bene
sotto un cielo gremito di stelle
Anche quando non é agosto
e i desideri gareggiano nella mente.


Non é abitudine
questo prestarsi gli occhi
E’ vedere il mondo insieme
dalla parte di entrambi.



 

  
 

 

 

  
     

*

Rinascita nel divenire

È rinascita nel divenire

che plasma riduce gli eccessi

forgia nuove forme svela

reconditi luoghi dell’anima

Rintraccia nel cuore i segni

di sogni che furono

ed ora indossano vesti più lievi.

 

Si rinasce tornando bambini

in un pensiero maturo

che ridefinisce la vita

E si scopre in una piccola ruga

sul volto d’un uomo

un cipiglio che già dalla culla

aveva compreso l’inganno

del mondo reale.

*

Solitudini

Il dì dinanzi un sole ancora smorto

di colpo l’afa. E’ estate.

Sto sopra un divano

posata come una cosa.

Non giunge un filo d’aria.

 

Nell’altra stanza

un mucchio d’ossa su di un letto.

Sopra un lenzuolo a fiori.

Di tanto in tanto una chioma bianca

cambia posa.

 

Il cuore si rallegra.

E ringrazio Dio.

 

 

 

 

 

 

 

*

E forse sono altra da me stessa

Accade in una manciata di secondi

sono suprema alle mie appendici più povere.

Ho pensieri meno funesti

parole che mi racchiudono.

Al centro d’un ventaglio

godo dell’aria più pura

com’io fossi amalgamata ai colori

che s’aprono sfumando.

E forse sono altro da me stessa

coerente con il mondo

duttile nel sogno.

Viva per tutto il tempo della metamorfosi.

 

*

Talvolta il cielo è più oscuro

Talvolta il cielo è più oscuro

eppure la luce è la stessa.

 

La strada le case la meta il mistero.

Ma tutto esonda d’intorno

come solo il fiume esistesse

 

l’acqua che corre

ed il vento che l’asseconda

come un amante.

 

Solo il fiume.

Ed i sassi le perle le zattere

i rami le foglie.

 

E le tante carcasse di uomini

e di animali.

*

Sofferenza

Dov’è il corpo dove la mente?
Il dolore trafigge come lama
il cuore duole

il passo rallenta.

Il pensiero una barca arenata.


E si torna nudi
tabula rasa

ignari

delle promesse della vita.

*

Quando non udirò più quella voce

Quando non udirò più quella voce

come un rintocco sul calar della sera

come un grido di rondini

e l’impennata di un’onda sulla scogliera

 

quando spierò dietro l’angolo

quel passo in un passo diverso

e un sibilo sottile tra le foglie fitte

interrogherà la luna alta nel cielo

 

quando non sentirò un canto levarsi

e la terra ora giaciglio tornerà culla

quando non ascolterò quel silenzio

più potente del fuoco e del vento

 

quando avrò giorni senza arcobaleni

e sogni con le ali ferite e sere

come finestre chiuse sul mare

e stanze affollate da nuove ombre

 

quando parlerò senza più domandarmi

se è lì che m’ascolta

e non cercherò altre verità

se non quella che dimora nel mio cuore

 

quando il pianto sarà inconsolabile

e solo la pioggia saprà dissetarmi

quando i miei occhi saranno i suoi occhi

ed i suoi m’indicheranno ancora il cammino

 

quale sarà il senso del mio viaggio?

 

*

Le mie mani

Hanno annodato e districato grovigli

hanno sfidato teoremi

hanno sanato incrinature.

Spiragli nel buio d’una luce inattesa

hanno raccolto fiori e carezzato voli.

 

Forse un dì somiglieranno molto

a quei rami spinosi irti nell’aria

dove il vento approda con un fazzoletto

un aquilone un fiore al verde strappato.

 

Come vie divergenti guarderanno

orizzonti diversi.

Forse le udirai scricchiolare come zattere

fradicie nella corrente.

*

Dicono

Dicono che anche quando dentro

è un brancolare nel buio

e le perle chiuse nella corazza

stanno come sotto due dita di sabbia

si può riaccendere la luce anche solo mirando

dinanzi in una tela un panorama e rinvenire

nei suoi colori i sogni separarli dai desideri

che di tanto in tanto affiorano

a testimonianza d’una diversa vita.

 

Dicono che anche quando dentro

è una prigione e il tempo d’un istante

s’avvicina all’eterno

si può sentire _il naso tra le sbarre_

il profumo, nel vento,  delle rose

e scavando tra le memorie rinvenire

un segno scalfito ancora intatto.

 

È la speranza nuova che t’abbraccia

quando non t’attendi più carezze

e la vita ha ormai imparato a vivere

senza più lusinghe né promesse.

*

Tu sei così lieve

Il giorno, una morsa

un ritmo che non ha tregua

ma mi distrae l’armonia d’una nota

sul caos della vita.

Un piccolo fiore rosso rifulge

sul verde dell’euforbia.

 

E tu tra queste siepi

_precluso l’orizzonte_

sei così lieve.

Così sereno

tra questi scogli

nell’agitarsi del mio mare.

*

Come un ciclamino

Vorrei dirti che ora non ho più timore del vuoto

Guardare il precipizio e non impallidire,

come un ciclamino sul suo esile stelo.

*

Lei sa

Lei sa della fatica di un passo

del crepitio che rode ogni osso

del respiro affannoso ad ogni piccolo gesto

Lei sa della vita ora un cero che arde

d’una piccola fiamma che piega da un lato

vacilla, talvolta pare si spenga.

 

Lei sa dell’acqua attinta alla fonte

dei bagagli e dei figli trascinati per mano

Lei sa dei sogni nutriti di pianto

di promesse svanite del suolo sgranato

sotto i suoi piedi di solitudini guarite in silenzio

di risparmi azzerati di viaggi mai fatti.

 

Lei sa di campi seccati di alberi

che hanno smesso di dare frutti

di un tempo d’ infanzia senza corse nei prati

di anni di guerra di acerbe memorie

di sposa di  madre di sacrifici.

Lei sa di troppi rimpianti.

 

*

Siamo così avvezzi alla corsa

Siamo così avvezzi alla corsa

al fiato corto

alle strade in salita

ad un impervio cammino

che se d’improvviso

tutto dinanzi s’appiana

_ nessun dosso o muro nessuna nube_

 e il giorno scorre nel suo placido murmure

come un ruscello tra i sassi

questo provvisorio stato di grazia

quasi c’inquieta

e l’occhio vede ombre in agguato

il cuore teme ancora brutte sorprese

s’attende nuovi crucci nuove apprensioni.

*

E’ festa

E’ festa. Oggi io resto a casa

tra le cose che guardo e che non sfioro

frammenti che ritrovo quasi intatti

pensieri netti ed incontaminati

 

e tu che sei lontano irraggiungibile

beato nelle superiori sfere

mi corri incontro cavalcando l’erba

come fossi un allegro ragazzino.

 

Se con la mente torno a dì remoti

di ansie di sospiri e turbamenti

è per l’usura del tempo sui pensieri

non solo sulle ossa crepitanti.

 

E dunque è festa e mi do all'inerzia...

per chi non ha il concetto chiaro in testa

d’un lento logorio che porta al crollo

e rende nullo anche ogni riposo.

*

Sono fuori dai miei primordiali bisogni

Sono fuori dai miei primordiali bisogni.

Ho scordato l’orologio stamane

ma il tempo che passa non conta

un deserto dinanzi immutevole

e la fatica che si traduce in segni sul viso

occhi stanchi un passo esitante

il capo indeciso tra il suolo ed il cielo.

Sono fuori da ciò che mi riguarda

la sete la fame il freddo d’un’anima

che più non confida in miracoli e profezie.

*

Con la pazienza di un santo

Qui non passa nessuno

se non per domandare soccorso

per una sorta di soliloquio per noia per sfogo.

 

Qui approdano tutti

giungono come uragani

o con l’affanno e la pena

avviliti stressati

da una vita piena di guai.

 

Qui passano a raccontare

dei tempi che non esistono più

degli amici veri dei falsi dei figli

di padri di madri di un arto che duole

dei crampi allo stomaco della cervicale

d’un ritmo che incalza ed uccide.

 

Ed io che non ho niente da fare

non penso non corro neppure cammino

non ho lavoro nè casa

non ho genitori nè figli

nessun cespo di rose in giardino

né un animale da accudire

 

Io che mangio e che bevo e neppure sto male

ora ascolto con la pazienza d’un santo

che ha deciso di scioperare.

 

 

*

Forse un dì

Somigliano ai gelsi al nodoso ramo

queste mie dita che mal sopportano

anche il peso d’una carezza.

Ecco il pensiero che improvviso mi coglie

mentre cammino. Il suolo mi sa a memoria.

 

Una sagoma magra senza fretta procede col suo cagnolino.

Forse un dì anch’io avrò un gomitolo per la mano

che si srotola arruffato per le vie

o forse un animale di più grande stazza mi terrà al guinzaglio

mentre il cielo mi distrae con la beatitudine dei pini.

 

*

Gli altri

Passano

tramortiti dal giorno

lo stesso saluto a commiato.

Le pene…  le loro più grandi.

 

Io assorta nei percorsi dell’anima

mugolo appena una sillaba

che non ha senso ma è uguale

per chi non ascolta.

 

Assurgo alla mia beatitudine

una specie di tiro alla fune

tra me ed i miei pensieri,

talvolta un dolce trastullo

nella morsa che allenta i suoi denti.

*

Giugno

Una raffica da nord risveglia l’alba

giugno si maschera nel suo incedere lento

un viso smunto e gli occhi vispi.

Tra il rumor delle frasche,  il fischio d’un merlo

mentre la tortora insiste nel suo tedioso grugare.

Tutto appare sospeso tutto è ancora acerbo,

il ronzio d’un’ape e l’abbaiare d’un cane.

L'orizzonte è ora un filo sottile

tra un mare d’erba ed il cielo scosso

dal ripetuto rintocco del campanile.

*

Quando il cerchio delle fatiche si chiude

Quando il cerchio delle fatiche si chiude
il corpo s'attende da un raggio ristoro
ma come dietro le quinte altre scene s'abbozzano
così dietro l'angolo si celano agguati

e le ore di quiete e sospirato riposo
divengono presto un eterno supplizio
un fiume in piena che corre

ed inghiotte ogni cosa

e che poi in un istante fulmineo

t'espelle irruento nel quotidiano patire.

 

*

Solo l’amore fa miracoli

Ho pensato a te

a te che per tempi incommensurabili

sei stato di me la levità

 

 a te che ora che pari assente

sei uno strato più su delle nubi

a dirmi che il niente ereditato

è la mia ricchezza più grande

 

ho pensato a te quando dal cielo

hai applaudito ogni mia scelta.

*

La sofferenza nei tuoi occhi

( a mia madre )

 

La sofferenza nei tuoi occhi

accende altro dolore.

Di quanta inettitudine si veste

un desiderio che io so fallace!

In bilico su un rovo di spine

la vita ha sempre più deboli radici

e noi con speranze già malate

accecati da un sole che si fa rovente

ora vorremmo per te più fioca luce e quiete

per le stimmate dell'anima dolente.

 

 

*

Il non sapere accende ipotesi

Il non sapere accende ipotesi

le più strane le più assurde

le più vaghe

e del domani fomenta l’incertezza

il dubbio e la pena di quell’ora

che come goccia cade

nell’immenso mare.

 

Un cenno manca del labbro

una parola un sorriso che esonda gli argini

un momento che sfiora

il sapore dell’eterno

ed il suono d’una voce

sognato agognato o forse consono

al nostro modo d’intendere la vita

 

E amore solo di te domanda,

di te che sei Amore.

*

Ti amo

Oltre la vita la mia, la tua
sentirai un suono magico

due parole spesso taciute

spesso gridate
Così lievi prima di toccare terra
così mutevoli ad ogni burrasca
ma reduci vittoriose da ogni battaglia

Oltre ogni tempo ed ogni spazio
non tuo, non mio
avrai un segno una ruga

un'incrinatura un'orma

rimembranza d’un universo quasi inesplorato

Un amore immenso

racchiuso in due parole.

*

Il superfluo

Le parole inutili i giri in tondo

gl’innumerevoli volteggi d’una giostra

non hanno approdo.

 

Lasciatemi alla mia quiete

_il capo reclino d’un girasole

in un campo assolato_

 

Lasciatemi al mio tramonto infuocato,

sgombra di nubi e di voli impazziti.

*

Ci sono numeri che non contano

Ci sono numeri che non contano

mentre non so i nomi di chi manca

all’appuntamento alla promessa al sogno

all’esistere dato per scontato.

 

La cornice resta identica e dentro

nuotano come in uno specchio

anatre girini anime perse.

 

Ci sono numeri che variano

indossati come vesti come veli

talvolta come maschere.

*

Esisto tra un’onda piccola ed una più grande

Sto tra quelli strappati alla terra
e quelli scappati via intimoriti
tra me e mia madre che soffre
pronta al commiato
tra me e chi loda ogni giorno passato.


Non penso non sogno non bramo
momenti di gioia se il tempo restante
è calvario per l'anima ed il cuore.
E vivo assuefatta a questo mio vivere inquieto

che il contrario mi porrebbe in allarme.

 

Esisto tra un'onda piccola ed una più grande.

*

L’ombra della luce

Non voglio essere con quelli

che ricordano oggi le tue parole

ogni pensiero ogni turbamento dell’anima.

T’incontrerò domani…

 

Hai detto così tanto che  non ho bisacce con me così capienti

sei stato canto e nenia, anche preghiera

quando nelle mie stanze, ad ogni passo

parlavo con le ombre ed ogni ombra diveniva Luce.

 

 

 

da : L’OMBRA DELLA LUCE

 - Franco Battiato -

 

“Difendimi dalle forze contrarie
La notte, nel sonno, quando non sono cosciente
Quando il mio percorso si fa incerto
E non abbandonarmi mai
Non mi abbandonare mai”

*

Venti maggio

Senza questo giorno che si ripete

puntuale e caparbio,

non esisterei.

 

Non potrei guardare gli abissi

dalla sommità del colle

né navigare mari immensi

tra il ribollir delle onde.

*

Vigilie

Domani sarà uguale a ieri
ma le vigilie hanno le tasche ampie
e dentro cose che non ci avresti messo mai.

*

A volte sto come fosse niente la vita

A volte sto come fosse niente la vita

come fosse niente la morte

come una cosa ignara del posto e dell’ora

come una farfalla che pensa d’essere un uccello.

 

A volte sto senza peso

come fossi una lingua sottile tra il mare e la terra

come fossi il sobbalzo del mare sotto un refolo di vento.

 

Più spesso sto senza melodia

come fossi una canna piena

solo delle voci degli altri.

*

Quando ti volti indietro

Quando ti volti indietro e conti i pioli le ripide i sassi

ed annusi la polvere che ovunque s’annida

non puoi che reputarti fortunato.

La meta raggiunta è un altro premio. Sul podio è la Vita.

 

Ma quando annaspi in vicoli ciechi

e ti dimeni cercando un possibile varco

ed il giorno breve è un tempo interminabile di lotta

quando il silenzio pesa e le voci giungono come un graffio

 

e la notte giunge magra di ristoro, tutto muta

e l’eterno è solo un attimo con la smania del domani

la speranza un vento che lusinga

proprio quando vinto t’abbandoni all’oblio.

*

Dell’assenza

Se tu non fossi qui quando non ci sei

quante stanze piene di mobili e d’ogni suppellettile

risuonerebbero vuote come canne di bambù!

Eppure la melodia del vento lusinga anche le canne.

*

E’ un mese, maggio, di promesse

E’ un mese maggio di promesse

quelle ataviche e quelle nuove

in cui ci si arrende al caso

dopo le gioie ed i momenti funesti.

 

E se piove sorrido

se il vento gonfia le fauci sorrido.

E' il suo rumore che temo quando non reca

il clamore della vita intorno e la tua voce padre,

se levo gli occhi al cielo.

 

E se il sole m’acceca quando più è maturo sorrido.

Maggio è un mese in cui non si può piangere

ch'è un’amaca il tempo e l’avanzare ad ogni passo

la certezza d'un approdo ad un giardino.

 

Quello che più non esiste

ma è intatto nella memoria

_con la polvere tra l’erba

e le ginocchia sbucciate_

io intimorita, di corsa verso casa.

*

Sono nata a maggio

D’erbe selvatiche è intrisa l’aria

le rose sulle siepi come in un puzzle.

Reca gocciole il vento d’erba tenera,

del suo taglio recente.

 

A luglio avrei rimpianto il riparo

d’un guscio chiaro di conchiglia

a fior di sabbia in un raggio rovente

 

ma sono nata a maggio

_verde il nudo fianco della collina_

in un tardo pomeriggio di cielo terso.

 

L’aria d’improvviso zittita degli acuti trilli

piena solo di quattro sillabe uguali

forse la nenia a me cara d’un cuculo.

 

*

Forse non c’era un nido

Forse non c’era un nido

era solo affezionato al ramo di quel melo

il sillabico canto cupo del mattino

col puntuale ritorno nel meriggio.

Forse lo sparo della notte in festa

ha intimorito il luogo

l’upupa ha smesso il canto

nell’aria ora satura d’un tubare di tortore

dove solo un gorgheggio risuona melodioso

ed un verso stridulo

fulmineo s’allontana

dove le rondini mordono il cielo.

*

Percezione

E’ un giorno buio

di luce immensa

E non so quando giungerà l’alba.

*

Una data, solo numeri.

(a mio padre)

 

E i numeri non dicono nulla

associazione ad eventi

alle cose di entrambi

ai progetti mutati alle idee sospese.

 

Il tempo così variabile è una costante

del nostro vivere inquieto

il mio così alla luce del sole

il tuo all’ombra di alti cipressi.

 

Ma lo splendore è dalla tua parte

nei tuoi occhi tra le sculture

sul marmo lambito dai venti

le frasi non scritte i fiori appassiti.

 

Oggi non ho scordato d’accendere un lume.

Ho preferito non farlo.

Al buio coi tuoi occhi io vedo meglio.

 

 

*

Possiamo parlarne da mattina a sera

Possiamo parlarne da mattina a sera

di come il giorno era breve e i sogni incompiuti

di come la luce entrava dentro noi e poi spariva

 

delle attese lontane da certi strani progetti partoriti dal nulla

dell’amore quel richiamo sfuggente assente gran parte del tempo

delle luci spente sul palco noi dimentichi della scena.

 

Possiamo parlarne in eterno di come il fuoco e l’acqua

s’avvinghiavano alle cose deformandole

di come si restava sospesi foglie sul ramo in attesa del vento

senza conoscerne la direzione né se il viaggio prevedeva il ritorno

 

di come quel percepire lento uno scroscio un suono

un lamento un sibilo ci dava la quiete

col desiderio domato dell’infinito

guardando il cielo incollati su una zolla di terra.

*

Noi, le mamme mancate

Noi le donne che hanno pianto per tutti i figli uccisi dalle madri

le donne che hanno amato i nipoti senza mai avere avuto figli

che si sono tenute a distanza dalla gioia che a loro non spettava

rimaste sveglie di notte a domandarsi il perché di tante violenze e tragedie

 

Noi le donne che hanno amato senza alcun egoismo

le donne sole padrone del tempo e della loro vita

le donne libere sempre in soccorso degli altri

sempre pronte a partire e col pensiero fisso ad un altro cielo

 

Noi le donne senza esperienza che non hanno mai costruito nulla

che si possa toccare che avrebbero salvato i bambini abbandonati

piuttosto che i cani le donne che hanno portato la croce in silenzio

le donne additate ed invidiate, spesso incomprese.

 

Noi,  le mamme mancate.

 

*

A mio padre

D’un qualsiasi corpo tirato su per i capelli

in salvo da un fondo limaccioso

ora avrei solo memoria

e dell’aspra lotta per contrapporre

al pericolo il desiderio di vita.

 

Tu invece sei...

eri senza più note nella gola

come nella coltre spessa della nebbia

come in un vicolo cieco

gli occhi imploranti

ignari della bocca e della fame d’aria.

 

Noi increduli di quell’ultimo legame con la terra

prima della pioggia fredda di maggio.

 

*

Ora la gioia non è che un lampo

Ora la gioia non è che un lampo

di contro all’oscura immensità.

Un temporale estivo

un fuoco vacuo.

Bisogna andare indietro

per il sapore della felicità

al campo di grano mosso dal vento

al prato d’erba alto alle aiuole

e a quel pallone sparato in alto

in fuga sull’asfalto.

 

*

Il caso talvolta

Il caso talvolta mi ha lasciata tra le maglie

il nodo di pochi istanti lì dove il pensiero

spesso rincorre il verde ed il rosso d’un giardino

 

Per il resto del tempo ho vissuto dimenticata

la terra nuova ha sepolto le mie orme tra le zolle

non mi dolgo dell’oblio anzi me ne compiaccio

 

Non semi né frutti e neppure foglie sui rami

sto al riparo dei curiosi progettando voli futuri

e le parole sono roride come freschi germogli

 

Hanno il suono del vento quando spinge gli aquiloni.

Una tale fortuna non è da disprezzare

è come oro dove abbonda il metallo vile.

 

*

Il canto dell’upupa

Spazi così immensi

per un volo da farfalla

 

Tre cupe sillabe

_talvolta due o quattro_

 

sparpagliate nell’aria

al primo albore.

*

Nella guazza

Anatre starnazzano festose

stanno come sospese nella guazza

dell’acqua chiara o torbida

a loro poco importa.

 

Forse riusciranno ad ubriacarsi

del liquido incolore che giammai

ha registrato torme

in tale stato di grazia.

*

Come pioveva quel dì di maggio

S’era già in comunione morti e vivi

I chiodi sul legno chiaro la pioggia fine

sul peso d’ogni passo nel rintocco grave

d’una campana,  impresso come a fuoco.

Nel velo di nebbia una penuria di case…

sonnolente

da non sembrare quasi il mio paese.

*

E’ maggio

Pur tra mille scogli e sentieri impervi

troverò spiragli di parole buone

senza dover ricorrere agli scrigni

preziosi di tempi assai remoti.

 

Gli anni hanno seminato perle

anche sull’asfalto duro e fiori

sono nati in fossi all’apparenza senza vita

Dei volti noti alcuni in altri lidi

ora stampano sorrisi e qualche lacrima

in dubbio se di gioia o di tristezza

Rimpianti nostalgie che la memoria

tien ben divisi.

 

I giorni appaiono di speranze brevi

di fuochi piccoli e sogni che s’accendono

come papaveri dilatati tra le spighe.

E’ maggio un mese che non può tradire

nel tempo scorso ha dato vita e morte

e quel che accade è storia che si ripete.

Corsi e ricorsi a detta di qualcuno

di cui non serve ricordare il nome.

Le cose sono uguali qui ed altrove.

*

All’apparenza senza senso

E poi c’è chi vien prima di chi più tardi arriva

l’aspettativa era diversa nell’ignoranza

e quando delle ipotesi v’era azzardo

 

dopo l’ansia ci si scrolla del peso e poi

il tempo si fa buono e generoso e a chi vien dopo

il caso riserva altra accoglienza.

 

O forse per una volta è la fortuna

a far sì che di due mali solo il minore

resti nella memoria, duraturo.

*

La parola amici

Lo sanno, la parola “amici” oggi è un abuso

in volti presi a prestito in simboli ed oggetti

in segni strani brevi passaggi astrali

sguardi persi in provvisorietà

 

un elenco come quello della spesa

o delle cose da sistemare nei cassetti

un indice delle priorità

 

solo nomi stampati sulla carta o sull’homepage

di un sito web nomi sulle labbra

che non sanno di alcuna verità.

*

Non il mio errare di passo in passo

Non il mio errare di passo in passo

per sentieri tortuosi e per clivi

ma quell’ombra che mi segue

e mi fa splendere scavando

nelle mie anse ed incrinature

è un patrimonio che non saprò a chi destinare

alla mia partenza.

 

Ho brama di spazi immensi eppure

spesso ho ceduto al riparo in vicoli senza sbocchi

Non le parole impresse sul foglio

ma il turbine dei pensieri che sfuggono

accalcandosi frettolosamente alla soglia

narra del mio vivere inquieto

e d’ogni tempesta più duratura.

 

*

Fotografia

Stamane un piccione è atterrato alla mia finestra
 Il davanzale a festa d’innumerevoli suoni,
 oltre a quel grugare_ prima di spiccare il volo_
 una due tre volte, e a cui l'orecchio è avvezzo.

*

Ed ogni giorno pensi è il giorno giusto

Ed ogni giorno pensi è il giorno giusto

e cresce l’ansia insieme con la luce

da quel baratro la sera innanzi edificato

in preda al sonno e pure alla stanchezza.

 

Ogni giorno andato un giorno perso

un lume, la sua tremula fiammella

che lentamente sbianca e poi si spegne.

 

E quel che all’alba si veste di speranza

la sera tra amarezza e disincanto

il corpo annichilisce la mente annienta.

*

Un giorno di fine aprile

Un sole d’improvviso più forte

ha cancellato interminabili giorni di grigio e di venti

L’assiduo pensiero d’una primavera in ritardo

ora è come sepolto l’orecchio rapito da un grido

acuto nell ‘aria l’istante d’un volo perlustrativo

 

Domani saranno copiose nel cielo col nero garrito

s’annuncia così questo tiepido tempo di fine aprile

ma forse domani, oscure e a frotte le nubi

sostando sul mio cammino

ancora una volta muteranno la rotta ed il destino.

*

Quelle parole semplici non dicono

Dentro una spirale che mi deforma

un labirinto di specchi e cento volti

sto come un’estranea che scruta

la sillaba d’ogni gesto d’ogni verso

Fuori il vento a dare vita alle cose

e movimento.

 

Quelle parole semplici non dicono

di irrequietudine e tormento

di come vorrei dietro un cancello

respirare la vita e tra le maglie d’un filo spinato

non pensare al mio limite certo

e ad un esilio molto probabile.

*

Poi uno spiraglio

Poi uno spiraglio, improvviso

seppur di fioca luce

sbianca il buio.

 

E’ un attimo soltanto

quella percezione del fondo

oltre cui non si può andare.

*

Lo sguardo perso

Ho lo sguardo di chi interroga l’aria

un suono una voce un passo

che giunge o s’allontana

 

Lo sguardo perso come nel vuoto

di chi non trova per ora

risposta al suo affanno.

*

Aprile

Sta trascinando i giorni questa pioggia

e il cielo grigio l’attesa muta

ed il segno vago dell’incertezza.

Di brevi fioriture lo sciame al suolo.

 

E così d’aprile non rimarrà quasi memoria

tranne al mattino per quelle tre sillabe delle tortore

e a sera il bubolare d’un gufo.

Noi i panni addosso come d’inverno.

*

Verso un cielo copioso di stelle

Spesso sono andata via da me stessa

un’ombra che scivola nella luce e si dilegua

dei miei bagagli ha raccontato il vento

spargendo a riva un fermaglio

a terra tra le foglie

un fazzoletto intriso di profumo

sulla tua porta uno scarabocchio.

Non era per fuggire da te ma da me stessa

per ritrovarti intatto

sapevo eri lontano ma non dove.

Ho mirato in alto

per non cadere nella trappola delle illusioni

traslocando di notte

verso un cielo copioso di stelle.

 

*

Preannunciata pioggia

In ritardo arriva

con l’aria grigia

zitta

ed il rumore è quello udito prima

quando fuori della finestra

l’asfalto era asciutto

la terra arsa

non l’impronta d’una goccia.

*

Relitti

Eccoli sul fondo

poco più che relitti.

Utili a dirci delle nostre ragioni

e a spiegare l’altrui fallimento.

*

Amore come dirti di questo tempo...

Ero gioia all’aurora prima del giorno rumoroso come l’afa

ed il frinire delle cicale ad agosto

e la sera,  ebbra d’un sapere nuovo

curiosa del silenzio e delle sue promesse

 

Ora non è il mondo fuori distante ed il panorama acerbo

o la vanità delle illusioni ora è l’indifferenza l’opacità del velo

sono le cose morte sotto ed io vinta.

Sentire che la lotta è fuori moda

che il cuore batte per l’affanno

 ed io bramo riparo in lidi inesistenti

 

Amore come spiegarti questo giro

l’errare tra gli specchi il viso spento

le occhiaie il tarlo che vince il suono

quando aprile canta _quietato il vento_  le stagioni uguali

 

Non è il morbo di cui si parla e le polemiche e la politica

è il non arrendersi ad un tempo fermo immaginare un bacio

il tepore d’un nido raccogliere parole dall’orlo delle labbra

mentre solo il pensiero sfida ogni distanza

eppure talvolta si distrae in un vortice un nodo

un grido di meraviglia e sfocia nelle sue visioni

 

Se volo è per quest’anima che trova il modo

di non stare su una lama.  Danza al chiaro d’una luce

 _un dono_  in una notte che pensavo oscura.

Del tempo ora non ho più premura.

*

Quando non ci sarò più

Vorrò tornare un istante sulla terra

e cercare le mie impronte in quel sentiero

che ho percorso tante volte per raggiungerti

quando pensavo tu fossi lontano.

 

Ritrovarle quasi intatte accanto

a quelle orme appena un po’ più grandi

passate inosservate quando in vita

non portavo che la conta dei miei passi.

 

 

*

E’ così breve il tempo del sorriso

Le parole sul bianco come semi.

Ne basterà un mucchio

per l’inverosimile ed il fattibile.

Sul sommo guarderemo a valle,

paghi d’una meta provvisoria.

*

Di questi pensieri

Di questi pensieri non rimarrà nulla.

Di una gestazione dolorosa

parole storpiate costrette al confino.

Domani, all’epilogo o nell’ inverso cammino

s’imbatteranno in qualcuno

in preda ad un somigliante tormento

o forse passeranno in un lampo

come attraverso un soffio di vento.

*

Attendiamo ancora un mutamento

Attendiamo ancora un mutamento

Ma già è accaduto ed il tempo ora

è di assestamento e di rimembranze.

Ed il passato scorre tra nostalgie e rimpianti.

*

Non scriverò del tempo

Non scriverò del tempo

e neppure delle mie stagioni

Sono state spesso di gelo

anche ad aprile

Ed il tempo, il suo scorrere… non conta

quando si vive di luce in differita.

*

Del quotidiano tempo

La porta socchiusa nonostante l’insistenza d’un raggio impertinente

Ho cercato un riparo nel moto ondoso del silenzio

da quel gracchiare di voci tutte in coro _così stridente_

 

Una culla come quando in sogno

mi ritrovo ad abbracciare il tuo pensiero

per zittire la voce delle ombre, quelle più nere.

 

Ma qui è diverso, è solo un divagare…

Ho cercato d’immaginare un suono

per meditare sul portare a compimento

un mio lavoro e senza alcun errore.

*

Giunge fin dentro questo guscio

Giunge fin dentro questo guscio

il respiro affannoso del mondo

E sfuma in inganno l’antica convinzione

d’un riparo sicuro dai venti di bufera.

*

Inquietudine

Un intimo travaglio.

E il peso varia

e la misura sfora l’estremo limite

oltre i timori e le ipotesi

e cova fermenta gorgoglia

talvolta dilaga in ossesso

 

si tinge di nero e genera

rosse visioni. Tragedie?

Scompenso di gesti e pensieri

in un vivere col fiato sospeso sul filo.

L’orizzonte, un precipizio.

*

Del clamore mancato alle strade

Del clamore mancato alle strade non resta

che l’eco nel respiro del vento

come se il tempo nel suo consueto fluire

volesse fuggire da una morte apparente.

 

Un risveglio obbligato conduce i miei passi per strada.

C’è un silenzio così impenetrabile

che ad invocarlo commetterei un peccato.

 

Solo io ed il becco d’un corvo... che fruga un gradino

oltre la polvere d’un marciapiede.

E il mio sguardo _distratto_ si posa

sopra un ramo svestito.

*

Abbiamo tentato cento vie

Abbiamo tentato cento vie
prima dell’approdo

in una saggia solitudine


Ci rallegriamo dell'universo in noi
mentre fuori gareggiano ancora
per uccidere i più bei sogni.

*

Quest’acqua cheta

Quest’acqua cheta ora minaccia un vero temporale

grigia è l’aria ed il suolo nel boato che s’ode di lontano

Benedici mio Dio ogni miseria umana

il silenzio intorno ed il timore e la perduta allegria

un volo bianca memoria d’un passato sepolto.

 

Benedici anche noi, stretti nella morsa d’una tenue speranza

sradicata dal sogno di quando eravamo ignari

della nostra assenza e vivi altrove.

Rami in perenne fioritura e nidi sazi

di una diversa fame.

 

*

Poi è venuto il tempo

Poi è venuto il tempo di dare le spalle alle chiassose acque

abbandonare sentieri umidi di ghiaia e sassi

il rivo nei suoi brevi suoni gutturali

 

per una riva opposta incontaminata

dove il silenzio_ soave_ è zefiro sull’anima

e la vita ancora una speranza.

*

La gioia narra sempre di un dolore sommerso o vinto

Da un gorgheggio o un trillo vorrei indovinar il tuo canto

La gioia narra sempre di un dolore sommerso o vinto

un attimo impresso a fuoco.

Poi il vento mi porta dove vuole.

Anche le mie parole. Ma sono innocue

dopo aver guardato nei tuoi occhi.

 

La primavera comincia da un nido che si rinnova

e dal vestito rosa degli alberi.

Poi un’altalena di silenzi e canti trastulla le ore.

Luci ed ombre al tramonto sui nostri passi

ed un monotono gufare al primo accenno d’afa.

*

Il nonsenso della vita

La promessa di un sentire profondo

come dentro le viscere della terra

o gli oscuri abissi del mare

 

Onde su onde nebbiose

pieghe che celano e svelano

un ritmo un suono o un semplice gong

 

Sfiorare parole come sulla tavolozza i colori

cancellare e riscrivere il tempo ed il suo inganno

in una lingua che non giunga sui timpani

come un colpo di frusta

 

E ricucire l’anima come fosse un vestito.

Sotto i lembi laceri antiche memorie

nel non senso d’una vita fugace

che domanda un cambio di rotta.

*

Eppure il pensiero da nuovo impulso al giorno

Eppure il pensiero da nuovo impulso al giorno

e sperimenta nuove vie per la speranza

nonostante l’apatia del vivere e l’inquietudine

che si propaga negli animi come un cancro.

 

Non si ride ma ci si distrae da un pianto invisibile.

Come chiamereste la tristezza quando esonda

e l’infelicità al suo apogeo o l’umor nero

all’apparenza immotivato?

 

Si persevera nella sequenza dei gesti

per un germoglio nuovo

quando le nubi sgombreranno il cielo.

*

Sbalzi d’umore

Avrà letto tra le pieghe, sul viso

e negli occhi mesti di chi vive giorni

tra attese e timori ami ed esche

rimuginando fughe da amare sorprese?

 

Avrà visto il riavvolgersi della pellicola

fino ai paesaggi fioriti dell’infanzia

o all’esplosione dei papaveri in età più matura

tra ventagli di spighe?

 

Avrà letto l’andirivieni di gesti

le idee impresse a fuoco

abbandonate sul ciglio in un attimo?

 

Avrà visto il confine spezzarsi

tra malinconia e prostrazione

in quel lento oscillare  di luci e di ombre?

 

 

 

*

Domenica delle Palme

All’alba un pigolio sommesso

d’uccellini nel nido tra le foglie sui rami

preludio d’un tiepido mattino

il respiro del cielo, appena un filo

 

il pensiero lungi da ogni affanno

quasi giulivo per un dì di primavera

e quell’ala bianca foriera di pace

e un verde ramoscello stretto nel becco.

*

Tornano le notti fedeli

Tornano le notti fedeli a quel passaggio nel fuoco

le mani trafitte dai chiodi. Non osa carezze il pensiero

una corsa degli anni improvvisa sul viso colora gli sbalzi d’umore

e l’ansia dei passi rotola senza più una meta.

 

Un lago ora raccoglie tutte le acque le fresche e le impure

torna un oblio che preserva da nuove ferite

la luce smorzata il silenzio riparo la brama del vuoto

che ferma il fluire del tempo il sogno agognato il mistero.

 

*

L’amore così imperfetto

L’amore… così imperfetto

ti dà gli occhi l’anima il segno

d’una metamorfosi che non esiste

 

Ti dà burrasche e mari ondosi

ti toglie il fiato e ti toglie il peso

d’una carezza quando sul fondo

per tutte le malefatte ti maledici

e per i progetti falliti

e le promesse recise

 

L’amore è così contraddittorio

predica la libertà mentre incatena.

*

Il pensiero un lampo

Il pensiero un lampo

un attimo che muta.

Noi talvolta distratti

al riparo nell’angolo più buio

tra le nebbie delle parole

perdiamo il suo bagliore.

*

Sono uscita per la porta principale

Sono uscita per la porta principale

dinanzi a me un gran deserto

ma nell’aria c’era un gran vociare

di molteplici voci sovrapposte

le “ruvarelle” erano gremite

una folla dentro un drappo scuro.

*

Non sfoglio mai una margherita

E’ deciso al nascere il numero dei petali

come i raggi del sole alle prime luci

ed ogni petalo è un attimo lungo un giorno

oppure una stagione

insieme sono una vita intera.

 

Tanta innocenza nella sua corolla.

Invulnerabile. Gli eventi fanno la storia

corsi e ricorsi nel nostro quotidiano

La sua purezza intatta

una colomba che le mani liberano nell’aria.

 

Tornerà come per Noè_ ma il tempo

è lungo_   con la novella buona

che il diluvio per tutti è terminato.

 

 

In omaggio ad Alda Merini

*

Giuseppe

Hai creduto in un tempo remoto

alla storia che ti hanno raccontato.
Dubbi timori risolti


Tanti col tuo nome
sopportano la Croce
tanti legati alla promessa
di una nuova vita.


Gli uomini si odiano. Talvolta si uccidono
ma oggi i figli onorano i padri

ed i padri sono fieri dei figli.


Di default la luce rischiara la mia stanza.

 

*

Stridono le ali mentre atterra

Sbigottito un passero s’arresta

stridono le ali mentre atterra

 

nel becco le note d’una melodia

rapite da una raffica di vento.

 

Il freddo incalza e dice che l’inverno

ruberà i giorni _proprio sul finire_

all’imminente primavera.

 

*

All’inizio pensi sia la luce

All'inizio pensi sia la luce

a dare nuova vita alla speranza
I pensieri si ricompongono compatti
pezzi unici di un immenso mosaico
Ma accade anche di notte che sia giorno
in quei brevi viaggi in cui tu appari

_che la mente compie ignara_

e di vite future mi novelli

e del dolce naufragare

nel mare calmo del silenzio.

 

*

Tu che sei faro nella notte oscura

 (preghiera dell’anima innamorata)

 

Perché a sera io mi senta paga di questo calice

senza domandarmi

se un diverso elisir ridurrebbe l’amaro

Perchè io possa ambire alla beatitudine della vetta

tuffata nell’azzurro

e perché non scacci mai dalla mente

questo pensiero dominante di vederti

nonostante tu valichi altre vie navighi altri mari.

*

Gesti che si ripetono

Talvolta cambia la sequenza
di gesti necessari

mentre altre vie escogita il pensiero

E’ ovunque
acrobata che studia alternative
per non rassegnarsi alla routine

Abbandonarsi al sogno
oltre l'istinto di sopravvivenza,
un'incompiuta abilitá per chi s'arrende.

*

E’ un augurio che stona la speranza

E’ un augurio che stona la speranza

ora che contiamo i morti

ed ammettiamo il nostro fallimento

 

è un mistero la morte più della vita

che almeno per definizione è dono

senza considerar gli ostacoli ed i timori.

*

Oltre l’apparenza

È solido riparo un apparente ostacolo

il coraggio  d’un nuovo orizzonte oltre il muro

innalzarsi in volo o seguir la via d’arrampicata

binomio d’eccelsa follia ed immaginazione audace

 

Il pensiero scevro da ogni impurità

in un cielo d’ovatta dove fa capolino l’azzurro

celebra il silenzio  e narra di una solitudine antica

oracolo ambizione dell’Anima protesa all’inafferrabile.

 

*

Vesti gli occhi di meraviglia

Quante domande arrese al silenzio

sono finite in un burrone!

Le pietre prima o poi temprano il passo

Ora le ombre sorreggono il buio

e la bocca in rare occasioni distilla parole.

Vesti gli occhi di meraviglia dunque!

Ora che le orecchie sanno tutto il peso

dell’esilio dal suono.

*

Mimose

Non amo queste pannocchie di morbidi capolini

così intensamente profumate.

 

Assomigliano a certe donne bellocce

_non più in età fiorente_

 

seguite  da una scia, al passaggio

troppo persistente…

*

Dove sono i poeti

Dove sono i poeti quelli coraggiosi

quelli in ascolto del pensiero

che quando parlano fanno fiorire i rovi

e quando sognano corrono con i gabbiani

 

dove sono i poeti quelli veri

quelli che sanno risalire gli abissi

che scavano tra le macerie del cuore

e le pietre sanno mutare in perle

 

dove sono i poeti quelli che scrivono

senza penna e senza inchiostro

in piedi al mattino o chiusi in un gomitolo

di ore tra l’ansia e mille pene

 

quelli che si svegliano di notte

e stringono un patto con le ombre

quelli che non si siedono a tavolino

costringendosi a vedere cose che non vedono

 

dove sono i poeti quelli per i quali ogni verso

scritto è un premio ed ogni premio

un battito del cuore in questa vita

di angustie e solitudine.

*

Osservo

Osservo
come tutto hanno ammantato di sabbia
cosí da rendere inutile il paraocchi


come il vento ha cancellato quel manto
destinato comunque a sparire


come sono rimaste intatte le cose
tolta la crosta sottile


come gli uomini nulla hanno appreso

dai loro molteplici errori.

 

 

*

L’ansia del risveglio

Il tempo non torna pur _se il lume dei ricordi acceso_

dall’oggi ti allontani. I vecchi sentieri seppelliti

tra erba e ghiaia sono come binari abbandonati

non vanno in nessun luogo non hanno dinanzi panorami

 

ed il tempo d’oggi è una moneta svalutata

un gomitolo di filo aggrovigliato

un mercenario al servizio del potere del più forte

 

Noi tra il desiderio del non essere mai nati

e quello di chiudere gli occhi sull’immagine più cara

fiaccati siamo all’alba dall’ansia del risveglio.

*

Marzo

Di fare i conti con burrasca e neve

ed  il cielo lesto a mutare in volto

o i viali a strati avvicendati

_ora di brina ora di petali immacolati_

( come nei prati le colture per migliorar la resa)

 

di fare i conti con marzo io ero pronta quasi in attesa

di sopportare dell’umor gli sbalzi e la sua rabbia.

Ma ora tutto muore uguale a quando

marzo non era entrato ancora  ed altro

è l’affanno altro il peso che sul cuore grava.

*

Se dite la verità

Se dite la verità fatelo

come non siano le vostre labbra a professarla

ma sia un passaggio da altre bocche

 

ricordate sarà un vostro traguardo

un vostro premio

un vostro sospiro di sollievo

 

ma incontrerete ad ogni passo indifferenza

quasi ribrezzo un’omertà silenziosa

coglierete l'assenza improvvisa di chi c’era

 

più parlerete con schiettezza più vi scontrerete

con l'astinenza dalle parole che gli altri osservano

con la latitanza dei cosiddetti amici.

 

Al riparo sempre da tutto ed anche da se stessi.

*

Azalee

Il tuo sorriso bianco m’appare

ed il rosa delle labbra

quando il silenzio dei miei giorni vesti

con le parole t’amo.

 

Le azalee sempreverdi

cosi delicate così vivaci

dicono che è di nuovo Primavera,

qui dove le ombre scolorano

ed il tuo pensiero germoglia.

 

Perseveranza è l’altro nome

che ti battezza. 

E tu conosci il tempo

del tuo vivere prima,  

come al riparo.

*

Non ci sono trappole

Le parole sono corolle che si chiudono.

Un pugno di stelle mi costringe

_ il naso in aria_

ad una lunga notte silenziosa.

 

*

Riflessioni d’una domenica d’inverno

L’agnello intorpida l’acqua del ruscello

è acerba l’uva a cui la volpe non arriva…

Ma quante vigne demolite da uno sguardo

quanti lupi a sgozzar gli agnelli per un nulla!

*

Punti di vista

Più non distinguo le priorità

prospettive diverse

orizzonti vaghi

 

Sono dove di me non giunge voce

L’inerzia e l’iperattività, punti di vista

mentre io m’agito tra opposti venti.

*

I poveri di spirito imperterriti

I poveri di spirito imperterriti

proseguono per il loro cammino

e son convinti che perseverare

possa alla fine dare buoni frutti

Cambiamenti?

Illusioni!

Sorrido non potendo fare altro

Ma voi amici miei più savi

potenti d’intelletto, arguti

non certo scellerati, voi che fate?

Sapete leggere? Leggete!

Sapete interpretare? Bene fatelo!

Non vedete... i numeri sono gli stessi

il contatore fermo ed il giro  

come impazzito di quattro commedianti

Or dunque voi vi dite fieri,

voi che pur vi distinguete

in quella melma putrida e stagnante?

La vetrina? Amici miei…

anche i vestiti riciclati fan bella mostra  

sotto il vetro, come nuovi!

Ma poi, indossateli! E mi saprete dire…

 

*

E poi attendo

E poi attendo come un bambino attende

che il palloncino voli alto nel cielo e non scompaia

attendo come tu fossi una stella ed io sapessi il nodo

nel punto preciso che ti sostiene al drappo

 

e poi attendo come mi scordassi di attenderti

quando l’aria s’illumina e non è giorno e forse è notte

e più non mi domando la ragione di tanta luce

che si rovescia come dall’orlo d’una brocca.

*

Se volessi

Se volessi potrei barricarmi dentro quel mondo

che ho creduto _fuori_  da qualche parte esistesse

e fingere sia niente la sofferenza niente la vita o l’illusione

zittire quei rantoli nel buio

placare l’impeto d’una ribellione ancestrale

 

se volessi potrei eleggere ad eremo

questo luogo divenuto d’angoscia e di pena

ed assurgere a verità inconfutabili

senza le contraddizioni dell’uomo

né le incrinature e gli squilibri del tempo

 

Ma se potessi costruirei una piccola arca

neppure dovrei contar sulle dita gli eletti

e salverei quel mondo creduto esistente

ed il pensiero di chi so che comprende

questa mia migrazione.

*

Zona rossa

Un’area dentro un cerchio, rossa

un filo tutt’intorno…

è scritto come legge sulla tavola

invece ci si districa tra i calici

ed insolenti i passi ancor risuonano

di quelli che professano un’altra religione

 

Una linea appena percettibile

nascosta da formiche in doppia fila

la strada da dietro la cornice

là dove _assente l’uomo_ rimarrebbe

il serpeggiare grigio dell’asfalto

sgombro d’ogni corpo ora superfluo.

*

Origami

Pensieri come ritagli

pieghe anse ed angoli

colori vivaci spiragli

poi le parole cadono nell’acqua

come bianchi sassolini

e non resta che quel moto concentrico

l’immagine che si perpetua nella notte.

Annego sul fondo, è vero.

Ma risalgo.

*

Potrei cancellare tutte le immagini

Potrei cancellare tutte le immagini

che si affollano dentro di me

ed immergermi in questo quadro che ho dinanzi

e domandarmi il senso di tutto questo fluire

di luci poco familiari

 

la mia stanza ha un lume i miei occhi una voce

in una sfumatura che varia quando mi perdo

tra le nicchie segrete dell’anima.

*

Ora tutto è acquietato

Ora tutto è acquietato

il freddo

la coltre che pesa del silenzio

e il dolore

 

Come il lago che cessata la brezza

pare fermo come ghiacciato

Non ali malconce

incertezze nel passo

che ora pare come sospeso da terra

 

La notte quando reca ristoro

è un baleno che fulmina il cielo

un incanto che sfiorisce

in un sogno fugace

 

Muovo ora i miei soliti passi

imbrigliata alle cose d’un giorno normale

_un gomitolo complicato nel suo dipanarsi_

 

Vorrei un tempo infinito

per cambiare il senso alle cose

e dipingere l’ozio come un vizio leggero

e sentirmi appagata di aria e pensiero

 

Chissà…

forse tra un’ora o sul finire del giorno

muterò anch’io atmosfera

appena una nube vestita di scuro

piomberà nel mio cielo.

 

*

Struzzo

Relegato nella steppa

uccello-cammello

Inutile vanto la tua stazza

e l’ampiezza delle ali

floscio il piumaggio

Del volo più che brama

solo miraggio

Natura volle preservarti

dall’affondo nella sabbia

in sole due dita

Non hai compreso

la tua fortuna immane.

*

Cedimento

La mente imperterrita ancor s’adopra

in mille esperimenti

mentre il corpo spesso in avaria

dà segni di resa

talvolta inascoltati

finchè una botta più forte

non si rivela provvidenziale.

*

Come aquile

Ora voli silenziosi a marcare i confini

A marzo la danza del cielo

tra aeree evoluzioni

e scambi in volo di preda.

 

Propedeutici alla vita

gl’innumerevoli giri della morte.

 

*

Se tu non fossi vero saresti un sogno

Se tu non fossi vero saresti un sogno
un sogno con le braccia che mi sostengono

quando sento il suolo poco fermo

 

un sogno con i piedi che mi camminano a fianco

un sogno che lì dove si posa illumina di luce viva

e dà voce anche alle ombre, a quelle densamente cupe

 

d’un tratto così mansuete

quando con gli occhi dentro agli occhi

mi risollevi le membra stanche l'anima affranta.



 

*

Come un’orchidea

Sopravvivo ad ogni intemperia

perenne il mio equilibrio

il viverti distante il sognarti

 

Traggo nutrimento da te ovunque

ma lontano dal deserto e dai ghiacciai

in questa mia torsione

sei in ogni mio pensiero.

 

T’ho dato il fiore ad ogni stagione.

*

Sto come la lucertola sul muro

Questo sole sul capo è incoerente

col filo di luce tenue del mattino

dietro le nebbie una promessa

troppo vaga ed indistinta

 

Sto come la lucertola sul muro

tra il rumore dei pensieri e fuori

il vortice del vuoto senza suoni

 

Riascolto come in differita

il pianto delle tortore_stamane_

sotto un gracchiare impetuoso di cornacchie

 

come di grida di ragazzi che esondano

d’improvviso,  senza preavviso

nel mezzo della piazza.

 

*

Quali altri segni attendete?

Non v’è dubbio di questo cancro

Le perle in gran parte migrate per vie salvifiche

hanno serbato la primaria lucentezza.

Le rimanenti, poche,

mendicano una gloria inutile

nella melma

dove tutto ristagna,

impuro.

*

Lì sono i miei traguardi

Ora amo il nero il bianco

così netti così decisi

Altri colori troppo audaci

o vivi o dinamici

mi tradiscono

mi confondono

mi spauriscono.

 

Oltre il nero c’è la luce

oltre il bianco la leggerezza

lì sono i miei traguardi

lì i miei pensieri

dove volano alto

l’aquila ed i gabbiani.

*

Uno strano sentire

All’improvviso il corpo cede

la mente, incapace d’ogni pensiero…

Una linea mi separa dal mondo

invalicabile

 

Non sono

in questo mio stato provvisorio

eppure esisto

gran parte del tempo

vedo ascolto parlo sento

 

Nulla m’è impedito

e dentro me il sangue scorre

senza incontrare impedimento.

*

Dove sei...

Tu che la mia immagine portavi stretta al petto

e t’incamminavi per gli impervi sentieri dei miei occhi

quando erano foschi per nubi inaspettate

e squarciavi il velo riportando la luce

 

tu che spiegavi vele sulle onde

con la forza del pensiero

e avevi progetti immensi nella mente

e sognavi l’inafferrabile

 

tu che avevi sempre una speranza

ad ogni tramonto ad ogni luna nuova

tu che come un’ombra mi proteggevi

e come un faro rischiaravi la mia via

 

tu che non t’arrendevi mai ad ogni mio vacillare

ad ogni angoscia ad ogni affanno

e mi portavi in braccio quando i miei piedi

cedevano stanchi e mi narravi di te della tua vita

 

tu che sei ovunque e sei per me l’Immenso

dove sei? Mi sveglio sbigottita nella notte

mentre sogno la tua voce udita raramente spesso immaginata

la tua voce lenta e piena la tua voce calda.

*

Avvezzi ad ascoltar le altrui doglianze

Avvezzi ad ascoltar le altrui doglianze

si vince il giorno sopportando stenti

e a sera non si confida nel miracolo

ma in una forza nuova che sul viso

sveli dell’anima il vigore

ed in un agile pensiero risollevi

con un fremito il corpo ignavo.

 

Ma quando l’equilibrio prende a vacillare

al culmine d’una goccia sopra l’orlo

ed il cedimento affiora e si palesa

in segni più frequenti e più marcati

tra la folla d’anime  cospicua

_soccorsa con moniti e con sproni_

non c’è nessuno pronto ad elargire

quel  bene che a iosa ha ricevuto.

 

 

*

L’eco mi giunge

L’eco mi giunge della tua primavera

stagione lunga e nel contempo breve