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Raccolta di poesie di Salvatore Zeno
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Il miracolo della carta

 

C'è un momento perché guardi dopo il cielo,

mio momento per spogliarmi e rivestirmi.

In silenzio mio vedere.

Mio momento che ci sei,

di là del firmamento ne fai uno e lì verrei,

nella confusione di un quadro di vapore e vento bianco,

vento celeste,

vento nero,

fantasioso esordio farà il vero.

 

Mio momento ora guarda, in ginocchio e fortunato

che ti dico,

metto in piedi un ricordo

granello per granello,

un gusto dolce ma non troppo

ché tu beva

e io dosi in un poema

a chiunque senta e voglia ascoltare

che mente e cuore sanno strade opposte

a chi si tocca.

E se non mi credessi pensa per esempio

al venire di quel tempo,

all'equilibrio di essere immortali, a braccia aperte dalla commozione, a quanto sia un bisogno gridare a volte in tondo

che la verità

è più pura immersa nel dolore

perché ripudia le paure.

 

Mio momento, che sei al nascere

un baccello un poco schiuso,

ti danzerò sulla carta

di una storia punto per parola

e, mentre l'odore del tuo corpo sarà appena un gusto,

sarai così grande e io così piccolo,     

un portento,

una cicatrice che dentro satura

il cammino del primo istante della luce

dove il nostro cibo cuoce e solo tu

puoi trasformare ciò

perché fluisca da una mano.

 

Guardo seppur non vi sia niente.

So che potrò aggrapparmi a te

e scrivendo ti vedrò.

*

Come nasce una poesia

Accade s'abbia dentro

che da niente è qualcosa.

L'anima sai è poesia,

luce al buio, calma al vento

quand'è un pianto incontaminato,

                                    già tormento.

E siffatta gelosia mi rapisce

e mi dà al mondo

perché sia marea cui aspiri sempre

la meraviglia dell'uomo.

 

È camminare per le vie

del deserto e farne un luogo,

pur destinato al buio inerme,

scorgervi il crepuscolo

di cui dipingo l'emozione:

cambia tono e forma, di un atto perenne

                                    sublima il cuore.

Così è la poesia,

elude e non v'è dio che la timori,

perché il barbaro destino spiri

in un timido profumo sospeso in aria.

 

Non v'è giorno in cui non pensi

a questo peso

che ritrae la mia luce,

fredda e inafferrabile solitudine,

il mio privato sorriso

e la mia fuga

                                    ai tuoi occhi.

Così fa la poesia,

intreccia fango all'oro.

Giganti allusi a guardare

dall'alto sopra clivi

bramano la nostalgia che non avranno

per l'inesplicabile bellezza, che danza,

                                    rinasce e mai muore.