Sono partito, rapito dal mondo

passando troppe stagioni 

nei mari della vita

il mio corpo sferzato

dai venti del destino

non ha ceduto, sostenuto

dalla tua forma onirica

sapevo che mi aspettavi nei sogni

dove stava il tuo mondo

infatti la realtà erano le maniche

del tuo vestito bagnate di lacrime

macchie di anima che mi seguivano

nelle terre più lontane dove la notte

ruba le ore al giorno

e dove è più facile disperdere i rimpianti

senza mostrarmi a loro

nel mio prostrarmi alla tristezza 

della nostra non attesa.

La fine dell'estate 

è tutta qui: nell'elissi del sole

gioioso che bruciava i nostri sogni nudi

immersi nella lussuria del mare.

L'esasperata, fredda

solitudine dell'inverno non verrà tenuta lontano

da un focolare o dai ricordi che scaldano la speranza

di un rivedersi,

tu al primo gelo sparirai, sostituita dall'aurora

il cui lugubre barlume si spande 

nella notte del nord,

io congelerò i miei sentimenti

diventerò una scatola vuota

nel tentativo di sopravvivere alla vita,

poi tornerà l'estate

di nuovo, le messi verranno raccolte

il mondo dimenticherà per un po'

il suo orrore figlio dell'errore---

...e noi reciteremo ancora

la parte di essere vivi.

Non sento più nulla

i rumori del giorno

sono finiti

c'è solo silenzio

il vuoto creato

da una maligna atarassia

cammina nella notte

cala come leggera nebbia

una patina sottile impalpabile

sulle spalle della vita

per coprirla e nasconderla

agli occhi di chi naviga 

tra le sue onde.

Il dolore incide l'anima

come il coltello del cacciatore la carne

poi divora le sue prede

con l'ansia che crea 

il suo timore

Il dolore non passa

è una ferita che deve essere

lavata dall'acqua del tempo

la sua memoria rimane

negli oscuri meandri del passato

nascosta

come cenere sopra un fuoco

mai sopito

Il dolore è un serpente

affonda i suoi velenosi canini

nella carne

all'inizio fa male

inacidisce il sangue

poi l'abitudine rende dura

anche la più dolce delle pelli

così la vita sopravvive

all'inganno perenne

del futuro.

Insieme nella brevità dell'istante

chiamto vita, frughiamo negli spazi oscuri

per cercare con i nostri occhi

il buio e con la nostra pelle

il piacere primordiale dei sensi

ridendo dei limiti imposti

dalle nostre catene morali

così

scivoliamo in un vortice dantesco

portati dal vento e abbandonati da ogni volontà

di redenzione

per aver amato troppo

oltre i confini del cielo

seguiamo la corrente della nostra punizione

con la forza di trascendere il dolore

degli inferi...insieme

colpevolmente insieme. 

Sfogo di un attimo

in mezzo alla lotta per esistere

malinconica carezza

di un inatteso addio

sfuggono per gioia

o quando la luce viene

inghiottita dall'oscurità

nella notte delle anime

potenti emozioni rompono

la roccia del silenzio

sono rapide di un fiume

che inonda l'indifferenza

delle terre aride

dove germoglia

una quotidianità

asfittica.

I giorni maturano veloci

troppo veloci per essere goduti

mentre vivere è una dissolvenza lenta

della propria forma

senza un perchè senza un motivo

una spiegazione

che aiuti l'neffabile spranza a essere

compresa

esistere nell'ansia di combinare qualcosa

fingendo di essere eroi

nel tempo nel divenire continuo

in nulla

facili prede 

di sogni stagnanti nell'oscurità

noi siamo pietre rotolanti da cime impervie

verso una valle di domande e pensieri

misteriosi come gli dei che hanno animato

gli uomini con il fuoco della lotta

non chiedendo non spiegando

solo per soddisfare la loro noia

trasformandola nella nostra pena.

La sete mi consuma sun letto vuoto

mentre la tua onbra danza con i miei sensi

persiste il ricordo della pioggia che bagnò

la nostra solitudine tesa nell'abbraccio della vita

il rumore delle goccie

sulle pietre delle strada

rallenta lo scorrere del tempo

sigillando un presente di passione triste

languire consuma lo spirito

il sole tarda il suo ciclo

rimane il bagnato delle lacrime

di un cielo troppo grigio

per vivere.

Inariditi da un sole

privo di calore

rinsecchiti dal gelo

di una notte senza fine

si strozzano in gola

le parole cadono senza

descriverli

spariscono nel vuoto

della tristezza ammalata

d'indifferenza

la tua voce l'ho dimenticata

tanto tempo fa

la mia memoria non l'ascolta più

rifugiata tra le pieghe del presente

vive alla giornata nei rintocchi

monotoni di un pendolo.