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Raccolta di poesie di Vera Oldman
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

L’assenza

L’assenza è come un galleggiare
nel vuoto
mantenendo un improbabile equilibrio.
L’assenza è quel vuoto
che si apre
lasciando indietro pesanti macigni,
davanti l’orizzonte infinito,
sopra un altrove ancora lontano,
Sotto di sè cocci taglienti
facili da evitare
solo se guardi
dove metti i piedi;
ma è così bello il cielo...
come si fa a distogliere lo sguardo?
Per non ferirsi occorre galleggiare
tra l’uno e l’altro
in precario equilibrio,
come su un cuscino,
finchè un’altra anima
camminerà al tuo fianco:
fissando a terra mentre guardi il cielo,
aspetterà il suo turno
per goderne a sua volta
senza ferirsi il piede.

*

Il grido

Voglio sentire il grido
essenziale
che squarcia il silenzio della mia solitudine:
dall’infinito la voce stridula
del neonato,
all’infinito il gemito flebile
del morente,
nella finitezza presente
solo pianto,
il suono dell’anima che si contorce,
ribelle al suo destino,
in un ultimo impeto vitale
prima della rinuncia estrema,
nella quale pure trionfa
la vita,
statica nel suo fluire,
appena mossa dal fuoco della disillusione,
la cui brace ancora arde
sotto la cenere,
pronta a riaccendersi al prossimo
alito di vento.

*

Quando tace la luce

Quando tace la luce
scocca l’ora
che il desiderio volge
altrove,
dove si perde il passato,
il futuro confuso svapora,
un pallido sole stramazza
a coprire l’orizzonte
e baluginando allo sguardo dilegua.
Quando tace la luce
L’anima canta,
esterrefatta,
ma non inquieta,
una musica nuova
vibrante di serena compostezza
e placida al mondo sorride
la falce.

*

Il tessitore d’inganni

In silenzio ordisci le tue trame
come tele di ragno,
intessute di fili di seta.
Come ragno nel buio ti infratti,
la polvere ti nutre
e ti nasconde.
Dell’ombra ti compiaci,
forte delle tue menzogne,
che stilli come un miele amaro
che avvelena il cuore.
Ma la farfalla è figlia del sole,
nel sole rifulge di colori,
non si degna dell’ombra
e della feccia.
A te , tessitore d’inganni,
sia compagna la mosca.

*

Automne (Autunno)

Sans toi, mon amour,
chaque jour
qui se passe
n'est plus qu'une feuille
qui se meurt
en attendent l'hiver.

*

A voi

A voi, ombre del mio passato,
a voi, errori,
pietre d’inciampo
che avete ostruito il mio cammino:
ora la strada è chiara e luminosa.
A voi, cattivi pensieri,
parassiti della mia primavera,
a voi, schizzi di fango
che mi avete inzaccherato impunemente il vestito:
“stabat nuda aestas”.
A voi, sogni perduti:
l'amaro fiore della disillusione
genera il frutto più dolce: quello della verità.
A voi, brutti scarabocchi
Dipinti a caso
Sulla mia tela intonsa:
la mano di un’anima che ha conosciuto il dolore
e l’occhio limpido di un bambino
riconoscono il capolavoro.

*

Il tempo dell’attesa


Calma piatta
senza movimento.
Il vuoto dentro
brucia
come una ferita
che non rimargina,
se non bruciando più forte.
Bonaccia apparente
prelude ad un altro tormento,
lo sento...
Appesa ad un filo sottile
invoco la Parca che fila:
c’è tempo,
mi dice pacata,
c’è tempo ancora...
E di non so cosa sorride.
Rimestando nei ricordi
attendo,
sospesa a quel filo,
l’incerta risposta del tempo.

*

Il pane della pace e della chiarezza

Oggi ho impastato,
pregando,
il pane della pace e della chiarezza.
L’ho impastato con l’olio del perdono,
col sale della saggezza,
con l’acqua della speranza,
senza il lievito dell’orgoglio.
L’ho cucinato in padella a fuoco lento,
ben coperto per nascondere ogni pena.
Poi l’ho mangiato,
Fragrante,
Appena fatto,
L’ho mangiato tutto a grandi morsi, di gusto:
lo pensavo più insipido,
invece aveva un buon sapore.
Alla fine mi sono fatta il segno della Croce:
Signore, fai che non mi sia indigesto.

*

Cercami nel vento

Quando la bonaccia di agosto
Culla nella mediocrità
La tua barca,
Prima di ammainare la vela,
Cercami nel vento...

Quando la caparbia pioggia novembrina
Dà forma e colore
Al tuo dolore,
Prima di lasciarti sopraffare,
Cercami in un raggio di sole,
Cercami nell’oro di un tramonto...

Quando, sul finire dell’inverno,
Una neve tardiva
Ti sorprende
E ti raggela il cuore,
Prima di rinunciare a credere,
Cercami nel fuoco di un camino,
Cercami nella luce fioca del mattino,
Cercami nel sorriso di un bambino...

Quando all’alba di una nuova primavera
I secchi rami fioriranno ancora e
Il cielo, chiaro e luminoso, si farà beffe
Del livido passato,
Cercami nella nuvola bianca
Che passa
Con noncuranza
E, sorridendo compiaciuta,
Scivola via.

*

Il sogno

Stanotte tintinna sui vetri,
soave,
la pioggia;
mi sembra il tuo cuore che batte piano
e penso:
peccato che batte lontano...

Stanotte nell’aria già stanca
arranca un pensiero:
una nuvola bianca
si posa e lenta s’arresta
proprio sulla mia testa,
mi sembra una sposa.
Quel sogno soave,
infine, mi desta
e penso:
peccato che ho solo sognato...

*

Eternità

Rovine di antichi splendori
giacciono dissepolte,
sottratte all'oblio del tempo:
segno d'eternità
è viva l'ombra del passato,
non fugge, ma resta immortale.

Tutto passa e trascorre,
ma vive perenne il ricordo,
dissepolto altare,
rovina di splendori antichi,
immobile persiste
e muto grida al mondo:
perchè ciascuno vive?
Di certo per morire,
ma nella vana attesa
cercando la sua via
per essere immortale.

*

L’addio

Lontano,
nel vento,
si perde la tua voce,
come il lamento vano delle cornamuse.
Perchè non ridi?
Non ha senso, dici: mi spiace.
Ancora
nel ricordo
la tua pelle profuma d’incenso,
che infondo non è che un odore
il cui senso,
al momento,
ugualmente mi sfugge.
Perchè gridi?
E’ il dolore, dici: mi spiace.
Piuttosto taci,
invece di gridare,
lascia parlare uno sguardo,
oppure sussurra.
Dice di più un bisbiglio
di un urlo senza rumore.
Se gridi non sento,
non ho che paura,
e intanto si perde il tuo amore,
lontano,
nel vento.

*

A Giuliana

A passi cauti e silenziosi calchi,
come danzando, i sentieri del tempo
e te ne ridi.

Coi tuoi silenzi dai voce a verità
mute solo alle orecchie degli stolti.

Gelosamente celi i tuoi dolori,
li vesti di sorrisi e ne fai dono prezioso
a pochi.

Come gemma risplendi tra il ciarpame,
ma perché l’altrui vizio ancor t’offende?

Cogli le pecche dell’umano agire,
risplendi, com’è giusto,
e non soffrire!



*

Nell’ombra

Ascolti i muri
e quello che han da dire
le povere ossa
di un morto.
Ma sordo all’anima dei vivi
E al grido di libertà
Dell’anima tua stessa,
che rinneghi,
di te schiavo e d’altri,
più che della sorte,
è vero...
nell’ombra
ti trascini.

*

Neve di marzo

Neve di marzo,
Sorpresa
Nel cuore mi cogli,
Mi sciogli un dolore
Che pesa.

Neve di marzo,
Inopportuna,
L’avversa fortuna mi porti,
O la buona,
O forse nessuna?

Neve di marzo,
Invadente
Silente l’inverno saluta
E muta scompari.

Perché sei caduta?
Per niente.

*

Alba metropolitana

Silenzio.
Il freddo fremente cuore della città
pulsa di frenesia
sommersa
ancora per poco
sotto le coltri del sonno.
Presto il popolo canoro del mattino
chiama a gran voce il giorno
e con esso riavvia la folle corsa.

*

Speranza

Ultima Dea,
davvero diserti i sepolcri?
Fuggi invece dalle illusioni vane
Di chi si affanna ad inseguire il nulla!
Fuggi dall’ovvietà,
dal vano ripetersi dei giorni,
Dalle parole vuote di significato!
Fuggi dal tempo senza tempo,
Dalla vita senza vita!
Fuggi dall’oggi
E dalle molli certezze quotidiane!
Nel sepolcro è l’ignoto, è l’infinito,
E lì risplendi tu,
Ultima Dea.

*

Poesia

Poesia

Affreschi d’ogni dimensione
Dipinti con parole
Per decorare ad arte
I muri spogli
Della vita.
Ora cavalli selvaggi,
Ingovernabili destrieri,
parole vibranti
Da palpitanti petti
Eruttano come lapilli;
Ora docili al morso
A passi misurati
Si lasciano comporre
In versi sciolti
E ricercate rime.

*

Piume

Piume

Piume leggere volteggiano in una danza comune,
eppure sole.
Come anime perdute
piume randagie si scrutano,
tutte uguali,
eppure straniere fra loro,
vicine,
eppure lontane,
si sfiorano a volte
per sbaglio o per caso
nel loro ondeggiare
e quel breve contatto
lo chiamano amore.

*

Il ricordo

Dolce ti sia il ricordo,
anche se triste,
come vita vissuta.
Più tristre l'uomo
che memoria non strugge
a cui la vita sfugge,
tra le dita
come un impercettibile
battito di ciglia.

*

La mia solitudine

La mia solitudine

Superba compagna
nel tempo mi segue,
come ombra ostinata.
Ai piedi di una grande quercia
si assopisce,
sul ciglio dei fossi siede pacata
e aspetta
il momento giusto per tornare.
A passi felpati si avvicina,
bussa ancora alla mia porta:
vattene, dico,
ma lei non si arrende.
Certi giorni mi osserva da lontano:
sempre sorride beffarda
e non si adira
perchè la ignoro come a non vederla.
Conosce bene la sorte e sfida il tempo,
sicura di sè ,
fedele mi accompagna.
Paziente e silenziosa
trionfa delle mie sconfitte,
se ne ride
e sa che presto o tardi,
vinta,
ancora le aprirò la porta.