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Raccolta di poesie di Valter Casagrande
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Distrazione perduta

 

DISTRAZIONE PERDUTA

 

Seduto

al mio posto

nelle serate banali,

distratto

e senza interessi

predominanti,

perduto

tra i miei pensieri,

le mie parole

e la  musica,

con gli occhi

e le palpebre strette

sopra l'ultimo

piccolo istante,

non ho sentito

il rumore

del tempo

e dei suoi ingranaggi

che stridono.

*

Ode alla notte

ODE ALLA NOTTE

 

 

Notte.

 

Fresco respiro

dopo un indeciso

imbrunire

che insegue,

da sempre,

il suo velo.

 

Dolce riparo

dove  si ferma

e riposa

una giornata affannata,

trascorsa

tra mille tormenti

ed illusioni vincenti.

 

Tenero abbraccio

che avvolge

 i corpi legati

dai pensieri insistenti,

dai turbamenti

che parlano solo

all’istinto.

 

Liberazione totale

di tutte le aspettative,

dei desideri repressi,

dei nascosti recessi

che il giorno

illumina troppo.

 

Mistero assoluto,

impenetrabile sguardo

del nulla,

del buio totale

che penetra

nel profondo,

di tutto quello

che vive.

 

Incubo urlante

che avvolge

tutte le immagini

proiettate

in una vita sofferta,

o in un tenebroso

terrore.

 

Calma vincente

che ferma le cose

e ne rallenta,

immancabile,

i battiti

fino al silenzio

assoluto.

 

Ciclica pausa

tra due giornate,

tra due luminose

certezze

che non riescono

mai

a ricongiungere i margini.

 

Invidia sovrana

di chi non riesce

a fermarsi,

di chi non deve fermarsi

per non interrompere

il tempo.

 

Grande contrasto

di tutto il visibile,

del conosciuto,

dell’immaginario scontato

che solamente

il tuo imprevedibile

fascino

sa rinnovare.

 

*

il tuo silenzio

IL TUO SILENZIO

 

Lasciami il tuo silenzio

piuttosto che vuote parole,

spezzate e banali,

ed io leggerò,

negli occhi più limpidi,

tutti i percorsi.

 

Parla, il silenzio,

e  senza una nota

stonata

riempie i miei sensi

che restano accesi

in ogni momento,

volando e planando

come un assurdo

aquilone.

 

Ancora e poi ancora

silenzio,

come un'immensa

pianura

dove potranno correre,

liberi,

i miei sogni

e la mia fantasia.

 

E allora, nella pienezza

del suono

che sempre accompagna

l'essenza del nulla,

come in una bellissima

sinfonia della mente

io scriverò i tuoi pensieri

uguali ed uniti

ad i miei.

 

*

Giocasta ed Antigone

Antigone e sua madre Giocasta. sono personaggi della tragedia greca. Antigone era figlia dell'inconsapevole rapporto incestuoso tra Edipo, re di Tebe e Giocasta, sua madre.                         La storia di Antigone inizia quando Edipo va in esilio. Infatti quando Edipo si rese conto del misfatto che aveva compiuto e cioè di avere ucciso il padre e avere sposato la madre Giocasta, si accecò e, scacciato da Tebe, peregrinò per tutta l'Attica accompagnato dalle figlie Antigone e Ismene.                                                                                                                                               Quando giunse presso il bosco sacro alle Eumenidi, nel quale era vietato l'ingresso ai profani, egli decise di entrarvi e perciò le Eumenidi stesse, irate, fecero strazio del suo corpo.                                    Antigone, diventata nel frattempo una fortissima ed indomabile guerriera, a questo punto decise di ritornare a Tebe, ove era appena iniziata la guerra dei Sette contro la città, causata da discordie fra i suoi fratelli che vicendevolmente si erano uccisi.                                                                       Quando vi giunse Creonte, il nuovo re di Tebe, fratello di Giocasta, emanò un bando che proibì la sepoltura di Polinice, uno dei due fratelli di Antigone, lasciando il suo corpo giacente in pasto ai cani.                                                                                                                                                  Antigone, disobbedendo agli ordini di Creonte, seppellì degnamente suo fratello Polinice - traditore della patria.                                                                                                                                                        Antigone, scoperta, viene condannata dal re a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta.                                                                                                                                                        In seguito alle profezie dell'indovino Tiresia e alle suppliche del coro, Creonte decide infine di liberarla, ma troppo tardi, perché Antigone nel frattempo si è suicidata impiccandosi e seguendo così la stessa sorte di sua madre.. 

 

 

 

                       

                        DIALOGO DI GIOCASTA ED ANTIGONE  I

 

                                         GIOCASTA

 

 

Mi chiami a te,

da questa cella

umida e buia,

per esserti

a fianco,

almeno una volta,

nel momento supremo,

nella decisione

finale

su ciò che sia

giusto

e più lieve.

 

Mi invochi,

stavolta,

con un cuore

che trasuda

d’affetto

ed io,

trasparente e incorporea,

lasciando

gli oscuri paesaggi,

vengo da te

senza nessuna esitazione.

 

Antigone,

figlia bella

e tenace,

tu vuoi sapere,

da chi

ha già preceduto

il tuo passo,

se attendere

inerte

che si compia

una sorte,

o anticipare

la mano

di chi

deve dar corso

ad una ingiusta

condanna.

 

Ma questo

non è

il solo motivo

del dolce richiamo,

quello che,

pur senza ammetterlo,

tu vuoi da me

sono le motivazioni

nascoste

e le ragioni

più chiare

di un rapporto

mancato.

 

Ora ti posso

spiegare,

mi posso

spiegare,

la lontananza

voluta

e la distanza

istintiva

che mi scioglieva

da te

oltre la spiegazione,

più semplice,

della invalicabile

differenza

degli anni.

 

Una voce interiore,

forse figlia

della vergogna,

alzava un muro

fra noi

e disgregava

i fili

di un affetto

che non poteva

essere

solo materno.

 

Adesso lo sai

anche tu

 e con un piccolo

sforzo

puoi anche capire,

giustificare,

una madre

che non doveva

esserlo

nei tuoi confronti.

 

Ti ho lasciata

da sola

a crescere

ma questo

era scritto

da chi ha generato

la nostra vicenda

e, forse,

era giusto

per non peggiorare

quello che era

già scellerato.

 

La mia lontananza

ti ha cresciuto

forte

e determinata,

io ti ho dato

soltanto

la mia bellezza,

per quanto potevo

per quanto

era lecito

fare.

 

Poi la tua vita

indipendente,

sciolta

da ogni legame,

ti ha visto

possente

ed eroica

ma indifferente

al dolore,

bella e armoniosa

ma gelida

nel profondo

degli occhi.

 

Ti ho ritrovata

soltanto,

quando scrutando

dal buio,

ho percepito

il tuo cambiamento

che accompagnava

per mano

quell’uomo,

cieco

e ormai vecchio

che, padre

nonno e fratello,

ha risvegliato

la tua umanità.

 

Quell’uomo

al quale

un doppio legame,

regalo del dio

più perverso,

mi ha avvinto

ed al quale,

insieme,

ho donato

l’affetto dovuto

e quello negato.

 

Il tuo percorso

ti rende

completa,

adesso,

purtroppo

alla fine dei giorni,

ed anche

invincibile

perché, anche in futuro,

nessun giudice

potrà mai

condannare

Antigone

per aver infranto

le leggi

più ingiuste.

 

Allora decidi

da sola

la sorte,

segui il tuo istinto,

le tue convinzioni

sapendo

che ogni morte,

comunque pervenga,

è sempre la stessa,

e che io,

che ti ho dato

due volte

la vita,

attendo il tuo arrivo,

da questa parte

del mondo,

per ricominciare.

 

                            DIALOGO DI GIOCASTA ED ANTIGONE  II

 

                                                  ANTIGONE

 

 

Il buio,

umido e silenzioso,

di una stanza

imprigionata nel nulla

è rischiarato,

improvvisamente,

da una luce

tenue ed azzurra,

da una fiammella

ondeggiante

dalla figura

nota e desiderata.

 

Giungi a me,

richiamata

da un grido

finale,

attraverso

un percorso

vietato,

agli altri sbarrato,

madre lontana

nella vita

e nella morte

quasi dimenticata

ma, in questo momento,

presente.

 

Tu che hai già

percorso il cammino

dammi la luce,

rivelami

cosa si sente

alla fine

di tutte le cose

perché io,

Antigone,

possa decidere

quello che sia,

per me,

più sopportabile.

 

Attendere il giorno

che viene

 e la mano

assassina,

a questo

già preparata,

o togliere

la soddisfazione

e l’ironico riso

di chi comanda

e dispone

la morte più ingiusta,

anticipando

gli eventi.

 

Arrivo

ai consuntivi finali

senza sapere

le cose più vere

che legano

una madre

a sua figlia,

senza capire

i motivi

che ti hanno tenuta

lontana,

in un distacco

affettivo

che ha segnato,

in modo indelebile,

l’indole

e la mia sorte.

 

Tu, che mi hai generato

due volte,

due volte

mi hai abbandonata,

ma la vergogna,

in cui

ti sei ritorta

nell’animo,

non basta

a giustificare

l’assenza.

 

Questi occhi

di ghiaccio

e la freddezza

del cuore

sono le sole cose

che hai costruito

in un germoglio

in sviluppo,

nel tenero ramo

che esplora,

in primavera,

la vitalità

potenziale.

 

La forza

mi viene

da questo,

da tutte le volte

che ho dovuto

affrontare

gli eventi

da sola,

senza il conforto

e la vicinanza

di una mano

affettuosa

di un seno materno.

 

Ho vinto

molte battaglie

dimenticando

che cosa sia

la pietà,

ho avuto

schiere

di pretendenti

stregati e conquistati

dalle fattezze,

ma solo davanti

alla figura

di un vecchio,

cieco e insicuro,

tuo figlio

e marito,

ho recuperato

la strada.

 

Ed il cammino

era quello

di non accettare

ingiustizie

o disumane

imposizioni

nemmeno quando

un corpo fraterno,

inanimato,

dovesse restare

senza

la sua sepoltura.

 

Condannami, giudice,

ma la condanna

sarà la tua

eterna

maledizione,

la macchia indelebile

che per i secoli,

ancora a venire,

agiterà

i tuoi sogni

più inquieti.

 

Ma ora sei qui,

madre incorporea,

e dimmi

che cosa sia giusto

in questo momento,

dammi la mano,

la spalla,

il tuo cuore,

a lungo cercato,

per rendere lieve

il ricongiungermi

a te.

 

Ma anche se so

che tu

affiderai la mia scelta

a me stessa,

voglio soltanto

che tu

sia con me,

nel momento fatale,

per potermi riprendere

e recuperare,

in un attimo

solo,

la vita  passata,

la storia

che tu

mi hai concesso

soltanto alla fine. 

 

 

 

 

 

 

 

*

trilogia di bellerofonte

In seguito a un'ingiusta accusa, l'eroe greco Bellerofonte deve affrontare una serie di pericolose imprese, la più nota delle quali è l'uccisione della Chimera. Bellerofonte riesce a portare a termine l'impresa con l'aiuto di Pegaso, il cavallo alato che aveva trovato un giorno a Corinto mentre si abbeverava alla fonte Pirene e che era riuscito a domare grazie al morso fornitogli dalla dea Atena, il primo mai usato da un uomo. Librandosi in alto sul suo destriero divino egli si sottrae alle lingue di fuoco del mostro e lo colpisce abbattendolo. Poi insuperbisce e tenta di salire al cielo sul cavallo alato Pegaso, ma Zeus lo punisce facendolo precipitare e rendendolo zoppo...

 

LA TRILOGIA DI BELLEROFONTE

 

                                 I

 

IL VOLO DI BELLEROFONTE

 

Con gli occhi

di fuoco,

increduli

che guardano

in alto,

e la coda  venefica

aggrovigliata

nello spasmo finale,

la chimera

vede sparire

il suo corpo.

 

Vola alto

Bellerofonte,

in giri concentrici,

ad osservare

la preda

e il suo sorriso,

a lungo represso,

si unisce al nitrito

squillante

del suo compagno.

 

Hanno annientato

paure e fantasmi,

e gli incubi

di un oscuro passato

dissolvono  rapidi

nello splendore,

luminoso

dell’orizzonte,

di un  crinale

ormai superato.

 

Giorni fantastici,

pieni,

con le certezze

ormai conquistate

e gli inebrianti  profumi

di una fama

crescente,

diffusa

dalle voci

di chi non ha corpo,

 dalle lusinghe

di chi non ha cuore.

 

Nessuno

 è più in alto

di lui,

nessuno è più grande,

gridano

i falsi profeti

per completare  l’inganno

ed appagare i semi

 invidiosi

che germogliano

anche nel nulla.

 

Vola alto

Bellerofonte,

vola ancora

più in alto

fino a toccare

i bordi dell’infinito

per completare

la  sfida

che lo appassiona,

oltre ogni  limite,

al limite

dell’insuperabile

 

Ma il mito

è più forte di lui,

antiche radici

sostengono a forza

le convinzioni

cristallizzate

nelle paludi

brumose

e ferme nel tempo.

 

Rimane da solo

e senza il sostegno

di ali robuste,

precipita

in fondo  alla vita

in un abisso,

già conosciuto,

che toglie il respiro

portandolo

indietro

in un passato

già morto.

 

Ma forse

non è la fine

del sogno.

Forse guardando

nel baratro

delle incertezze

potremo vedere,

sentire,

toccare

Bellerofonte,

rinato,

che sale la scala

della pazzia

al culmine

di nuove  certezze

più solide

e umane.

 

 

LA TRILOGIA DI BELLEROFONTE

 

                               II

 

IL VOLO DI PEGASO

 

 

Il peso ingombrante

sopra il mio

dorso

già odorava

di ambizione

e di arrivismo sfrenato,

quando

in giri concentrici

mi avvicinavo

all’incubo

in disfacimento

e il tuo riso

sfrenato,

sfrontato

riempiva

lo scenario comune.

 

Tua è la mano

vincente,

tua la

grandezza

esaltata,

osannata

in tutte le parti

del mondo

e Pegaso

è solo un attore

dimenticato

in un palcoscenico

ora al tramonto.

 

 

E quelle briglie

preziose,

imposte

da una volontà

superiore,

che bruciano in bocca

come il fuoco

rovente,

sono un legame

senza più obbligo,

senza la  forza

del nodo

divino.

 

Tu mi chiedi

adesso

di rinnovare

il patto di un tempo,

di infrangere

le convinzioni acquisite,

i rapporti

che legano

un’opera

al suo creatore.

 

Vola da solo,

amico

d’un tempo,

verso i limiti

del conosciuto,

porta la esile fama

della tua grandezza

a spasso

nel cielo stellato,

io ho finito

il percorso,

il viaggio prestabilito

per me

dal tempo

dei tempi.

 

E mentre scendo,

in giri concentrici,

vedo svanire

le false illusioni,

le esaltazioni istantanee

che cadono

a terra

senza rumore

nell’ultimo atto

di una recita

ciclica

senza mai fine.

 

LA TRILOGIA DI BELLEROFONTE

 

                                      III

 

IL VOLO DELLA CHIMERA

 

Dalla ferita

esce il mio sangue

a fiotti;

immobile,

dopo gli spasmi

finali,

vedo dissolversi

al sole

il mio corpo,

un tempo

temuto.

 

Sono all’epilogo

e vedo il mio tempo,

affronto

con rabbia,

ormai rassegnata,

un destino

non scritto,

impensabile

quando,

con il favore dei re

e degli dei,

soggiogavo

la  gente

che  osava

alzare la testa.

 

Un premio finale

ingrato

ed amaro

per chi dominava

dall’alto

i quieti paesaggi,

svuotati

al sorvolo,

per chi,

come un grande

gendarme,

dimenticava se stesso

con gratitudine

e devozione.

 

Un premio finale

che vola

ancora più in alto

ed è fatto

di morte,

per un sacrificio

non chiesto

ma ora accettato

con la stessa

obbedienza

di sempre.

 

Ma quello che rende

a me

più doloroso

il trapasso

è il pensiero

ossessivo

che insieme

potevamo volare

incontrastati,

eroe dalla mano

di piombo,

potevamo raggiungere

i limiti dell’infinito

scrivendo

una storia

diversa

e più giusta.

 

Un’alleanza

ribelle

poteva salvarci,

e liberare

Bellerofonte e Chimera

dal giogo

dei  ruoli

imposti

da chi decide i destini,

perché il tuo destino

non è diverso

dal mio

e senza di me

nessuno

potrà più aiutarti

nella scalata.

 

*

Due angeli

                                               Due angeli

 

Due angeli,

spinti da un vento

leggero,

volano alti

perdendosi liberi

in cielo.

 

Sono il mio essere

e il tuo

uniti da un solo

pensiero,

da un solo sentire,

da un solo passato.

 

Disegnano

un quadro comune,

il desiderio assoluto

che lo spensierato futuro

sia il conseguente

viaggio

verso un mondo

migliore.

*

Un alito di vento

                                    UN ALITO DI VENTO

 

Si sposta leggera

l'aria,

mossa da un tuo movimento,

da un tuo passare

leggero.

 

Eppure la sento,

la sente il mio corpo

avvolto da quella brezza

impalpabile

che passa

dalla tua pelle

alla mia.

 

E' fatta del tuo profumo,

inconfondibile,

che mi accarezza

teneramente

lasciando soltanto

un brivido

nel mio più profondo

sentire.

 

*

Tempo

                                           TEMPO

Etereo e volubile

mantello

che ricopre

i sospiri

di una vita.              

 

Ricorrente e diafano

pennello

che cambia

i colori

delle terre.

 

Suono melodioso

e inascoltato

che accompagna

lo scorrere

degli astri.

 

Inarrestabile ciclo

del respiro

segnato

da un numero

finito.

 

Ritmico scandire

che in sintonia

col cuore della terra

condivide

un battito infinito.

 

Immensa sfera

di cristallo

che brilla

sotto i raggi

della luna.

 

Cammino eterno,

 ripercorso,

che ripete

senza cedere

se stesso.

 

Fantastica invenzione

della mente

sottratta

alla forza

del contrario.

 

Percorso

che procede

in un sol senso

lasciando

soltanto un'illusione

il sogno

del ritorno indietro.

*

Il viaggio

 

                                      IL VIAGGIO

 

Sono lunghe e pesanti

le tasche,

le vecchie bisacce

increspate dal tempo

che scorrono

lungo i deboli fianchi

nel faticoso cammino

che alterna il giorno

alla notte.

 

Portano nel loro fondo

i sogni iniziali, 

i percorsi conclusi,

i desideri e gli aneliti

dimenticati

ma in superficie

rimangono

solo i ricordi,

a volte sfumati,

che portano  all’infinito.

 

 

 

 

*

Il vecchio mercato

                                 IL VECCHIO MERCATO

 

C’è un vecchio mercato

ai bordi sfumati

dell’immaginario comune.

 

Si vendono antichi costumi,

dimenticati colori,

arnesi perduti

in mondi più che passati.

 

Si parlano lingue

ormai abbandonate,

dialetti confusi

da  decadute memorie.

 

Si muovono,

in angoli stretti,

figure sbiadite

di personaggi visti

soltanto

in cartoline ingiallite.

 

Si ascoltano,

lungo i sentieri,

le battute del tempo,

che scorrono

prima stentate,

poi più marcate

ed, alla fine,

più veloci del vento. 

 

Si cercano, senza trovarli,

i desideri incompiuti,

i sogni perduti

ed i ricordi lontani.

 

*

Amo la sera

                                                Amo la sera

 

Amo la sera

perché chiude le ansie

e toglie gli affanni

al respiro,

di una giornata

fatta soltanto

di contrarietà complessive

e di ore

ripetitive ed uguali.

 

Amo la sera

perché riposa

la mente

che è stanca

di lavorare

in continuo

cercando risposte

che non arrivano,

mai.

 

Amo la sera,

perché soltanto la sera

conclude vicende

che aspettano,

senza pretese,

le soluzioni adeguate

alla luce del giorno.

 

Amo la sera

perché, dopo il chiarore,

i crepuscolari riflessi

di un giorno passato

sono il contorno

a consuntivi

che chiudono i conti

ed a bilanci

che sono la sola

speranza

di una ragione

di vita.

 

Amo la sera

perché è congeniale

al mio stato,

perché è lo specchio

fedele

di tutto un cammino

che vede

le cose più belle

passate

ma anche

quelle che guardano

verso il futuro. 

*

Paesaggio

                     PAESAGGIO

 

 

 

Verdi colline

chiudono un orizzonte

rigoglioso di vegetazione

e di paesi

aggrappati,

come eremiti,

ai bordi scoscesi

di cime nebbiose,

silenti e sognanti.

 

Strade antiche

collegano,

senza dubbiosi percorsi,

gli agglomerati vitali

le vite comuni

che ripercorrono

memorie passate

in un tranquillo

presente.

 

A valle,

confuse tra fumi

di incerto colore,

in aperto contrasto

con l’armonia

dell’orizzonte,

crescono costruzioni

caotiche e dense,

legate tra loro

da personaggi

che vivono

senza respiro

gli attimi persi

e le occasioni

mancate.

*

Il messaggio

IL MESSAGGIO

 

Arriva un messaggio,

da molto lontano,

dal mare profondo.

 

E' quasi scomparso

sbiadito

su un foglio

mangiato dal tempo

e dalle avversità

di un percorso.

 

Galleggia,

si lascia cullare

da un moto perpetuo,

che a volte diventa

tempesta

e minaccia

la stessa esistenza,

la sopravvivenza

di un richiamo,

di un gemito

lanciato

nei tempi trascorsi.

 

Dice soltanto,

a chi leggerà

le sue righe,

in una bottiglia

incrostata,

che dovrà sentire

il grido d'aiuto

che viene

dall'isolamento

dal mondo.

 

E allora

bisogna rispondere,

senza incertezze,

col desiderio incrollabile

di vivere

fino in fondo

la vita

ritrovando e salvando

il naufrago perduto

che è dentro

a ognuno di noi.

 

 

 

*

Due passi nel nulla

                              DUE PASSI NEL NULLA

 

Due passi nel nulla

e scopri

l'immensità

del non visto,

del non conosciuto.

 

Rivivi la pace infinita

la tranquillità

sconfinata

dell'assenza totale.

 

Ritrovi il riposo

rimpianto

del vuoto assoluto

del buio completo.

 

Rivedi il passato

trascorso

che scorre insieme

al futuro.

 

Ripercorri sentieri

che non sai

di avere già

calpestato.

 

Riprovi i palpiti

le sensazioni

potenti

che non hai mai

provato.

 

Arrivi alla fine

alla meta,

uno spazio

che hai già raggiunto

altre volte

senza saperlo

o senza poterlo

vedere.

 

*

Le penombre della sera

LE PENOMBRE DELLA SERA

 

Si affacciano senza contorni,

sfumate,

delineate tra il nulla

e l’immaginario,

si allungano

fino a coprire il visibile,

fino ad un orizzonte

molto vicino,

quasi a portata di mano.

 

Tra il certo e l’incerto

prendono per intero la scena,

invadono tutto il reale,

e poggiano dita

invisibili

su tutte le cose

riconosciute alla luce.

 

Con un finale in crescendo,

e uno sfavillio

conclusivo,

aprono tutte le  porte

al buio totale

che è chiaro

soltanto

per luce riflessa.

*

Mistero

MISTERO

 

Mistero

inesplicabile assurdo

che lascia gli schemi

consolidati

lungo le vie

di passaggio,

sulle rotaie scontate

che accompagnano

i nostri percorsi

abituali,

affascinante stupore

che accende

i desideri più atavici

e rende un senso

alle scelte

che chiamano

tutto il coraggio

lasciato in riserva

nel cuore.

*

La clessidra

                                     LA CLESSIDRA 

 

Scivola

come la sabbia

il tempo,

come i mille

e poi mille

granuli

che segnano

ogni secondo,

ogni minuto

e tutte le ore

che completano

un ciclo.

 

Scivola

come la sabbia

del mare

tra dita

che cercano,

con disperazione,

a tutti i costi

di trattenerla

ma nulla è possibile

per mani

che si ritrovano

presto

svuotate di tutto.

 

Scivola

tutta la sabbia

e rapidamente

riempie

la parte inferiore,

segnando

un passaggio,

la chiusura

di un cerchio,

di un periodo

che resta,

in ogni caso,

a modellare

un passato

che è chiuso

per sempre.

 

*

L’odore del pane

                             L'ODORE DEL PANE

 

Oltre il Tevere,

tra  vicoli stretti

lastricati di ciottoli antichi,

ombreggiati da case

vecchie

di umane vicende,

si spandeva

l'odore del pane

di  cento botteghe

che costellavano il borgo.

 

Nel  pomeriggio

inoltrato

batteva

il tempo della

seconda cottura,

che precedeva la cena

spesso fatta

soltanto

del caldo alimento

assieme agli avanzi

del giorno.

 

Ma quell'odore,

a quell'ora,

era un abbraccio,

una festa

di ragazzini ridenti,

un  quotidiano rituale

infantile

di  condividere

anche solo una fetta,

sottile ed oliata,

semplice e genuina

come gli occhi

di chi la guardava.

 

 

*

Sul limitare del bosco

                                      Sul limitare del bosco

Sul limitare del bosco

vedo le ombre,

le ricomposte figure,

le trasparenti immagini,

i volti riflessi,

le immaginarie

insidie

ed i pericoli certi.

 

Sento stormire,

con un fruscio

incessante,

foglie diverse,

di tutte le dimensioni,

di tulle le forme

e dai colori più vari

che cantano insieme,

la melodia

più comune.

 

Vola nell'aria

un profumo pungente

che nasce

da funghi,

da muffe,

da umide sensazioni,

ma fatto,

anche,

di aromi incantevoli.

 

E il dubbio

è sempre lo stesso,

da secoli,

lasciare certezze,

vie delineate

ed entrare nel buio,

nell'atmosfera

più sconosciuta,

correndo

i rischi che ripropone

l'incerto,

o rimanere sul margine.

 

Ma, comunque tu scelga,

 nulla è più forte

dell'evoluzione,

del moto perpetuo

in avanti

che, anche

tra mille conflitti,

trasforma incessante

la vita.

*

Nebbia

NEBBIA

 

Sale la nebbia

d’autunno,

tra il grigio

ed un bianco soffuso,

come una garza

velata,

ovattata

che riempie tutti

i respiri,

e limita i passi

di tutte

le sensazioni vitali.

 

Morbida

ma ineluttabile,

si posa sui prati,

s'insinua tra i rami,

sale

sugli scoscesi pendii

privando la vista

del suo reale vissuto,

del conosciuto percorso,

e lascia

all’immaginario sognante

il suo corpo vicino

e impalpabile.

 

 

Poi, d'improvviso,

scompare,

e lascia la pioggia

o una lucida

luce

ad abbagliare

lo sguardo

ancora stretto

e fissato

sopra un paesaggio

incerto

ma, oramai

delineato.

Lo stesso

di sempre.

 

 

 

 

 

.

 

 

 

*

Rinasce il mondo dei sogni

RINASCE IL MONDO DEI SOGNI

 

Ho lasciato

il mondo dei sogni

senza volerlo,

senza cercare

di relegare

la fantasia giovanile

in una realtà

compiuta nei fatti.

 

Ho lasciato

le fanciullesche illusioni

in un attimo

senza sorriso,

spinto da volontà

che non erano mie,

che non erano

dentro il mio

animo

ancora

molto leggero.

 

Ho lasciato

un mondo dipinto

da mille colori

e sono arrivato

a posare

i piedi

sopra una terra

che mi parlava

di verità sconosciute

e di solenni certezze,

di impegni dovuti,

da risolvere

tutto da solo,

senza sapere

come erano fatti.

 

Sono arrivato

nel mondo dei grandi,

da grande,

ma non per mia colpa,

perché  una voce

continua,

materna,

diceva incessante

" non crescere mai,

figlio mio,

che la vita

è soltanto un inganno".

 

Sono arrivato

in un mondo reale,

da guardare

con gli occhi

più aperti,

ma sono sincero,

e forse infantile,

il mondo,

per come si mostra,

da quel momento

implacabile,

non mi è

più piaciuto.

 

Avrei preferito

cullarmi sulle onde

della fantasia,

volare sopra le teste

festose ed incredule

dei miei compagni,

vincere,  senza combatterle,

tutte le guerre

contro i pirati,

contro i cattivi

e le cattiverie

del mondo.

 

Ma nulla

ha impedito,

il trapasso

e  allora

ho iniziato

a descrivere

i sogni perduti,

le fantasie

non compiute

ed i ricordi

più vivi

con la musica

delle parole.

*

Addio madre Terra

ADDIO MADRE TERRA

 

 

Sotto lo stesso cielo

ripercorriamo le orme,

le impronte più antiche

che segnano i nostri percorsi,

e ridisegnano passi

che sembrano nuovi

soltanto a uno sguardo

distratto.

 

Sotto lo stesso sole

rivisitiamo la vita

che sembra diversa

da tutte le altre

che sono passate,

da quando il respiro

scandisce i suoi battiti,

o forse da quelle 

che passeranno

dopo che gli occhi

avranno spento

la luce del giorno.

 

Sopra una terra,

invece,

brutalmente cambiata

nel tempo,

negli ultimi attimi,

che sono per lei

solamente

un battito d'ali,

un fremito della materia,

uno stormire

di fronde

ormai senza linfa

e senza il verde

più bello.

 

Sulla strada del non ritorno

è una vittima vera

del matricidio

più cieco,

ma non c'è mano

d'uomo

che possa distruggerla

e lei,

fredda ed ostile,

rivolge i suoi strali

mortali

verso la razza

che più l'ha esaltata

e più l'ha delusa.

 

 

 

 

 

*

Il cantico della tristezza

IL CANTICO DELLA TRISTEZZA

 

Tristezza,

velatura degli occhi

che guardano

verso il passato,

antico e recente,

senza distinguere bene

il vissuto e l'immaginato.

 

Inerzia infinita

che toglie la voglia

e la passione

per tutte le cose

che avevano

un significato vitale

ed un sorriso

finale.

 

Nostalgia più profonda

 per un ritorno

agli istanti felici,

ai momenti leggeri

che hanno,

nel tempo,

accompagnato

il viaggio interiore.

 

Amaro sapore

di un sentimento,

che vola leggero

e si libra

sopra un presente

vissuto

scandendo gli istanti

che lo compongono.

 

Rimani, comunque,

la sola certezza

che la malinconia

di un ricordo

racconta

la vita reale

con tutte le imperfezioni,

e gli sbagli

che rendono

vera e irripetibile 

un'esistenza.

 

 

 

 

 

 

 

*

L’esercito delle scimmie

                                L’ESERCITO DELLE SCIMMIE

                                       ( poesia in metrica)

 

Camminano senza incertezze

a  ranghi compatti,

capiscono un solo comando

un ordine breve

e muovono sincroni passi

a fianco del capo.

 

Hanno la testa da scimmia

e il corpo da uomo,

gioiscono solo per quello

che tira le fila,

e parlano solo di lui

in ogni occasione.

 

Non hanno pensieri diversi

nemmeno un barlume,

non fanno discorsi a se stanti

ripetono sempre,

e sono felici soltanto

di renderlo pago.

 

Precedono il sauro feroce

che li comanda,

rimuovono tutti gli ostacoli

sulla sua via

e sono convinti che questa

sia una missione.

 

Ma quando la fedeltà

non ha più compenso

e l’opportunismo riprende

il sopravvento,

il sole  scioglie un’armata

fatta di ghiaccio.  

 

 

Tratta da " Il promontorio del lungo silenzio" Edilet 2009

*

Il buio oltre il silenzio

IL BUIO OLTRE IL SILENZIO

 

Al di là del suono

più puro,

del rumore

più intenso,

del ripetitivo

e monotono

scorrere quotidiano

che percepisci

usando quel senso

che sembra più acuto

con gli occhi socchiusi,

c'è il buio,

l'assoluta mancanza

di tutto,

l'incerto,

l'incognito

ancora non visto,

che puoi immaginare

soltanto se impari

ad ascoltare

il silenzio.

*

Il sole verso la notte

IL SOLE VERSO LA NOTTE

 

 

Viaggia veloce

il sole

verso la notte.

Rimane soltanto

un raggio

purpureo

che ondeggia ancora,

senza peso,

nell’aria

già fresca.

 

*

Ricordo

                                    RICORDO

 

Foschia

addensata dal tempo,

dalle penose radici

passate,

che crudeli

spaccano il cuore

e gelano

il sangue.

 

Certezza

di cose sapute,

di realtà conosciute

che rendono

chiare

le parole,

i racconti,

le risposte immediate.

 

Futuro

possibile solo

se  si trasforma

nel sogno

e carica

di contorni marcati

i desideri

ancora

da soddisfare.

*

Nessuno tocchi Tersite

                 NESSUNO TOCCHI TERSITE

 

 

Perché chi rischia

la vita

e sparge

il suo sangue

deve  portare

i frutti

del sacrificio

alla stoltezza

che, da lontano,

guarda sicura

gli eventi.

 

La replica

arriva

violenta,

persecutoria,

con le parole

dei falsi cantori

che tutto

rendono brutto

se non possono

dare risposte.

 

E’ l’uomo

più stolto,

più brutto

e più gobbo

di cui

si abbia memoria

dice la voce

antica

dei dominatori.

 

Ma questo

non basta

a bruciare

le ali

di idee

che volano

rapide

sopra le menti

offuscate.

 

Bisogna cucire

la bocca

di chi

non mostra

rispetto

per l’ordine certo

che regna

sovrano

nei secoli,

e la colpa

viene colpita.

 

Ma la figura

ribelle

si stacca

dalle altre,

verso il futuro,

e illumina

il buio

con le parole,

fatte di fuoco,

che hanno

la forza

immutevole

della verità. 

 

Dall' "Uomo dell'arcobaleno" 2012

*

Censura - haiku

Come una spada,

un'ottusa mannaia, 

è la censura. 

*

Notturno

NOTTURNO

 

Nutre la tua fantasia,

la meraviglia del sogno

che lascia,

assieme alla notte

ed all'apparente

incoscienza,

l'ispirazione più vera

e il desiderio profondo

di dare un corpo,

una stesura fedele

a quello che ha visto,

a quello che

ha percepito.

 

 

*

La marionetta impazzita

La marionetta impazzita

 

Taglia i fili,

la marionetta impazzita,

con un gesto

improvviso

che sfida

i pensieri potenti,

le idee dominanti

e le convinzioni scontate.

 

Vuole volare da sola,

calcare un palco,

una scena

che abbia

una trama tessuta

completamente

sui suoi vestiti,

adatta soltanto

alla sua figura.

 

Comincia stasera

una nuova commedia

che muove le ansie,

le debolezze,

le vitali incertezze

di chi

la vuol recitare

senza più limiti

imposti,

da una regia

eternamente suprema.

 

Chissà se al suo termine

le sue battute finali

saranno coperte

dal più gradito

dei suoni,

se lo scrosciare

di mani impazzite

di soddisfazione

daranno un senso

alla scelta.

 

 

Ma, in ogni caso,

dopo il salto

tutto arriva

nel mondo più vero

e tutte le scene, 

di ogni copione,

sono le tessere

di un pavimento

che lastrica in pieno

la strada

di una esistenza

iniziata.

*

Gli occhi dell’amore

GLI OCCHI DELL’AMORE

 

Non so

se basteranno

cent’anni

per imparare

il tuo volto,

gli occhi

infiniti

che bisbigliano piano

parole

piene e leggere,

libere

dalle paure

irreali.

 

Non so

se basteranno

cento viaggi

per esplorare

le linee

che avvolgono

tutto il tuo corpo

fatto di sensazioni

delicate e struggenti,

di sentimenti

completi,

di idee

che si collegano

naturalmente.

 

Non so

se basteranno

cento ricordi

comuni

per ridisegnare

la tua immagine,

con tratto sicuro,

nel vuoto astrale

della tua assenza.

 

Non so

se basteranno

cento silenzi

per percepire

la linfa

vitale

che viene

dalle tue labbra

a sciogliere

le aride corde

che tengono

la mia fantasia

inchiodata al terreno.

 

Non so

se basteranno

cento emozioni

per soddisfare

il desiderio

crescente

di viverti

e darti,

ogni volta,

la vita.

 

Non so

se basteranno

cento e poi cento

e poi ancora cento

parole già scritte,

o ancora da scrivere,

per dirti

ciò che uno sguardo,

il tuo sguardo,

esprime

senza incertezze:

il sogno d’amore.

 

*

Risvegli

                   RISVEGLI

 

Uno spazio verde

marcato,

delimitato,

nel quale regnano

in circolo,

generosi e contorti,

ulivi rocciosi

e fuori dal tempo.

 

Una casa

che ha visto

rincorrersi

molti passati,

come la calce

che, ciclicamente

ricopre se stessa

del bianco

più nuovo.

 

Un gallo sfrontato

che, come un patriarca

indiscusso,

lancia un richiamo,

un appello

alla vita

che parlo soltanto

di un nuovo

costante

risveglio.

 

 

*

Il salto nel buio

                    IL SALTO NEL BUIO

 

 

E’ l’alba

sull’orizzonte ristretto

che regola il tempo

e batte incessante

il ritmo

delle note

al punto di svolta.

 

Arrivano voci,

dall’angolo buio,

accompagnate

da suoni leggeri,

quasi indistinti

che sembrano

riproporre

difficili approdi.

 

E’ livido e pieno

di serpeggianti paure

fatte di incognite

ed angoli

senza visuale,

fatte di immagini

immaginate

e represse.

 

 

E' il salto nel buio

che si avvicina

implacabile

con la corrente

impetuosa,

degli ultimi istanti

per giungere al mare,

che  invece

è calmo,

tiepido

e senza rigori.

*

Nuvole e sogni

NUVOLE E SOGNI

 

Nuvole lunghe

nel cielo,

di forma sottile,

diafane e rarefatte

viaggiano lente,

statiche

in isolata bellezza.

 

A volte si gonfiano

a strati,

si estendono in alto

come in un trono

immenso,

maestoso,

che osserva supremo

tutto il paesaggio

con la superiore bellezza

esaltata

dal solo colore

che le circonda.

 

Ricordano strane  figure,

immagini

forse già viste,

ma sono i tuoi sogni,

abbandonati alla coltre

di un sonno pesante,

non trattenuti

e lasciati salire

in alto, nel cielo,

dove attendono,

come in un gioco

infantile, che tu

ne riconosca le forme.

 

*

Vieni con me

VIENI CON ME

 

 

Vieni con me

lungo le strade

interminabili

di una coscienza

che muove anche

le foglie del tempo,

di un tempo

che è fatto

solo per animi

che sanno

di non conoscere

nulla.

 

Vieni con me

in un viaggio

che non ammette

ritorni

ad un passato

trascorso

senza la luce

di consapevoli

scelte,

di rinnegati

abbandoni.

 

Vieni con me

e sarà nuovamente

il tepore

di una giornata

senza le nuvole

a regolare

i mille percorsi

di sincroni passi,

autonomi

e ripetuti,

come i discorsi,

fino alla noia.

 

Vieni con me,

amico mio

e, se tu lo vuoi,

restituiscimi un sogno,

quello che insieme

coltivavamo

nei tempi,

ormai persi,

del sole

ai primi bagliori,

di un’alba

fatta soltanto

di inconsapevoli

e pietrificate

certezze.

 

*

Vento

                                                           VENTO

 

Vento:

Accarezzi

con dita leggere

i contorni

di tutte le cose

sfiorandole

senza toccarle

nel fondo.

 

Accendi

le sensazioni

nascoste,

i desideri

più inconsci,

i sogni perduti

lasciati cadere

nelle memorie

rimosse.

 

Tocchi,

con delicate

intenzioni,

la pelle sensibile

di chi

non vuole

resistere

al piacere

più semplice,

più naturale.

 

Muovi

l’aria più immobile,

più statica

che non accenna

a spostare

niente

di quello

con cui

allaccia contatti.

 

Sussurri

parole discrete,

segreti gelosi

agli ascolti

falsamente distratti,

ad orecchie

lasciate

agli interessi

nascosti.

 

Trascini lontano

i pensieri più cupi,

gli orizzonti ristretti

ed il cielo

più buio

lasciando

alla limpidezza

lo spazio dovuto.

 

 

Sei  il nuovo,

il cambiamento,

il divenire

che bussa

ed entra

potente

a scombinare

i destini

immutabili,

le sorti  segnate.

 

Ma quando

il tuo fiato

diventa impetuoso

e gonfia

le vele

fino a farle

spezzare,

fino a rinascere

come un vento

di fronda,

acquisti

i caratteri certi

della vendetta,

della rivalsa

verso coloro

che hanno cambiato

il tuo corso.

*

Illusione-haiku

ILLUSIONE-HAIKU

 

Sento il mare

dentro un'illusione,

una conchiglia

*

Il naufrago

                                  Il naufrago

 

 

Il naufrago

e la spiaggia

deserta.

 

L’assurdo fragore

del silenzio

totale,

le scene immutabili

che cambiano

solo colore,

i discorsi infiniti

che escono

senza ritorno,

lo sguardo perduto

verso linee lontane,

ricurve.

 

Aspetta un segnale,

uno scintillio,

una linea sottile

di fumo,

perché la vita

abbia un senso

che non sia solamente

la solitudine

e l’isolamento

del prigioniero

nell’oasi di pace.

 

*

Orizzonte

                                        ORIZZONTE

 

Irraggiungibile meta

che divide il certo

dall’indefinito,

sogno proibito

che racchiude

tutto l’immaginario,

linea sfumata

dove si perde

il reale,

dove il cielo

si bagna

con l'acqua del mare,

punto finale

che accoglie

uno sguardo

che mai soddisfa

il desiderio, totale,

di conoscenza.

 

 

 

*

Un insolito ritorno ( buon compleanno professore)

                         UN INSOLITO  RITORNO

                          ( buon compleanno professore)

 

Tornano a casa compatti

gli amici d’un tempo,

là dove rollano ancora

le ali del vento,

compagni di una scalata

a quote diverse.

 

Storie di pagine scritte

nella memoria,

che ripetute in continuo

diventano mito,

buffe o  penose,

contrastate o leggere

ma piene, nonostante,

di umani rapporti.

 

Tornano per ringraziare

il primo tra i primi

che, meraviglia

della cultura,

con una voce leggera

e cortesia antica,

delle storie di tutti

ha scritto l’inizio.

 

 

 

 

 

*

Insonnia

                                           INSONNIA

 

 

Buia la stanza

con angoli

senza allegria.

 

Batte la pendola

e canta

ritmando

il tempo,

che scivola lento.

 

Vedo,

con gli occhi

socchiusi,

le immagini

della mia mente

proiettate

sul muro.

 

Un lontano stridore

di freni

arriva inesorabile

ad esasperare

l’attesa.

 

Il desiderio

di assoluto

riposo

e dopo...

il silenzio.

*

Metamorfosi

                         METAMORFOSI

 

Lontano

da occhi curiosi,

sulla via di confine

del comprensibile,

la sconosciuta crisalide

lascia i panni dismessi

ed i giovanili interessi

per iniziare la danza

leggera

come la piuma

spostata dal vento,

breve

come una battuta

di palpebre incredule,

ma generosa

di vita e colore.

 

*

La vita in cinque colori

                    LA VITA IN CINQUE COLORI

 

Sul pentagramma cromatico

dello spartito vitale,

cantano

i cinque colori

con voci diverse.

 

Apre la musica

il nero

del buio assoluto,

inizio e fine

di tutti i percorsi,

di quando gli occhi velati

non fanno vedere i volti vicini

e chiudono verso il domani.

 

Canta in falsetto

la sua ambiguità

il verde dei prati

riposo degli occhi

ma non

della mente invidiosa

che perde i suoi pezzi

nell’imbruttire

le cose più belle

perché

non può reggerne

il peso.

 

Squilla la voce

del desiderio

più giallo

che spinge avanti

i passi,

sempre più rapidi,

di chi vuole

arrivare alla meta,

alla saturazione.

 

Tuona,

con sconfinate energie

che escono

dalle sfere profonde,

la passione che è rossa

e bollente

come il sole che brucia

la pelle

e genera tutte le cose.

 

Suona

e il suo suono

è pura armonia,

è completezza melodica,

l’azzurro

che esprime,

nella musica vera,

l’identità più profonda,

che desta interesse,

che attira magneticamente

gli sguardi

e, nella scala cromatica

dell’esistenza,

raggiunge la perfezione.

 

 

 

 

*

Mondi lontani

                                MONDI LONTANI

 

Stanco delle follie

della terra,

apro una pagina

bianca,

ancora da scrivere,

e parto

per mondi lontani,

chi vuole venire

con me

chiuda gli occhi

e accenda presto

la sua fantasia,

il treno

sta già fischiando...

 

*

Il filo

                                  IL FILO

 

 

Si libra leggero

nell’aria

il filo,

sottile ed iridescente,

tracciato da zampe

sapienti

e segna

il confine,

labile e incerto,

tra l'invisibile

e il visto,

tra vitalità

ed abbandono.

 

*

Infinita armonia

INFINITA ARMONIA

 

Sento,

nel silenzio ovattato,

librarsi

un suono leggero,

lieve a momenti,

più intenso

in istanti precisi

che anticipano,

in un dondolio

altalenante,

l'avvicinarsi

ai miei sensi.

 

E' una spirale

di sensazioni

e contrasti

che, in un intreccio

impensabile,

accompagna

un'armonia sconosciuta,

il dolce rumore

del movimento vitale

di tutte le cose,

la musica eterna

dell'infinito

che suona.

*

Il mio verso libero

                                   IL MIO VERSO LIBERO

 

 

In uno spazio ristretto,

con i confini impostati,

vive il mio verso,

libero

dalle imposizioni previste,

da costruzioni volute,

da tutti i vincoli

rigidi

che legano il volo

e vogliono spingerlo

al suolo.

 

Vola da solo

sfuggendo anche

alla mano paterna,

staccandosi fiero

dalla mente

in conflitto

che l’ha costruito,

per diventare

una esistenza reale

che vive e resiste

all’evoluzione

del tempo.

 

Sviluppa la sua identità

che cresce da sola

autonoma,

slegata

dalle lezioni geniali,

dai conformismi spettrali

e dai consigli fraterni

che servono

solo a se stessi.

 

*

Saggezza - Haiku

SAGGEZZA - HAIKU

 

Bianchi capelli

lucidi come pensieri

morbidi al tatto

 

*

Roma

                                          ROMA

 

Cammino per strade

un tempo parte

dei miei conosciuti

percorsi,

gelose di consuetudini

antiche

e di caratteri

vivi,

unici

come le facce

dei padri.

 

Sono false

le immagini

che si manifestano ora,

finte

le realtà proposte

alla conoscenza

di chi non sa nulla

di quello

che dava un’anima

a pietre,

più o meno antiche,

ed una coscienza

comune

a volti

simili e solidali.

 

Roma, ricordo sublime,

parola vecchia

nelle radici,

riempivi

tutta la gola

ed i miei polmoni

soltanto

nel pronunciarti,

rendendo il mio orgoglio

pieno

di presuntuosi sorrisi.

 

Roma, fumoso

stravolgimento

di ciò che era certo

ed umano,

ora sei solamente

il frutto perverso

dell’affarismo

più piccolo

e dell’interesse

predominante

che non sacrifica nulla

a quello

che dava un senso

alla vita sociale.

 

Roma, straziata

dalla follia dilagante,

tu sei straniera

ai miei occhi

ed io,

linfa autoctona

e certa,

non voglio percorrere

più

le tue vene vitali,

al centro di un cuore

malato,

se tale

pesante fardello

io non sia mai costretto

a portare.

 

 

 

 

 

*

Le tue labbra

                            LE TUE  LABBRA

 

 

La rima socchiusa

di labbra

giunte alla quiete

e le mie dita

che sfiorano

lievi

il silenzio

di cose già dette,

di cose non dette

che valgono

quanto

le infinite parole

lasciate

lungo il percorso

che giunge

alla sera.

 

*

Sguardo

                                      SGUARDO

 

 

Diafana, eterea

immagine

che colpisce

la mia fantasia,

tenue disegno

fatto di linee

leggere

ma stabili,

percorse

da calde correnti,

travolgente emozione

conosciuta

a lungo sopita,

affascinante figura

che attira

magneticamente

tutti i pensieri

soltanto con gli occhi,

con un complice

inesplicabile

sguardo.

 

*

Fotografia di una lacrima

FOTOGRAFIA DI UNA LACRIMA

 

Scende leggera,

ma lenta,

sembra un cristallo

che spacca lo spettro

di tutti i colori,

che dona alla pelle

un arcobaleno di luci

riflesse.

 

Scende rigonfia,

ma esile,

a tratti

sembra asciugarsi,

ma subito dopo

riacquista

la sua consistenza

che è fatta

del solo dolore

che spesso

è pieno di liberazione

o di gioia.

 

Scende decisa,

senza fermarsi

e lascia una strada,

una scia luminosa

che solo una luce

accesa dal tiepido

abbraccio

di un tenero affetto,

riesce ad accendere.

*

Le ali dagli occhi leggeri

                            LE ALI DAGLI OCCHI LEGGERI

 

 

La corolla

col giallo esplosivo

diventa

sempre più grande

e vicina.

 

Ali leggere,

con cerchi

che sembrano occhi,

guidano il movimento

e i battiti

rapidi

sfiorano l’aria

che le circonda

impalpabile.

 

È un nettare

dolce,

vitale

quello che offre

quel fiore,

e in cambio

chiede soltanto

germi lontani

per perpetrare

se stesso.

 

Nello scambio

totale

scorre piena

e serena

la vita,

scorre

l’amore

verso la conoscenza

di se

e di  altre corolle,

di altre farfalle

che forse

fanno il futuro.

 

Si staccano,

allegre e sicure,

le ali

dal desiderio

e la fine

rimane lontana,

mentre il passato

è il dolce ricordo

di un bozzolo

tiepido,

splendido

ma senza attrattive

o rimpianti.

 

 

*

La grande illusione

LA GRANDE ILLUSIONE

 

Ho conosciuto

in primavera

la grande illusione,

con le sue musiche,

le convinzioni

montanti,

le contagiose certezze

fatte soltanto

di parole comuni.

 

Il nuovo,

cantato e cercato,

era reale,

potevo toccarlo

sfiorarandolo

con la punta

delle mie dita

di adolescente.

 

Poi la gran confusione,

la fine dei miti,

l’oblio di un sogno

sfumato.

 

Rimane soltanto

un esile filo di luce,

una candela

isolata

che lotta

contro il vento

contrario

per illuminare

la notte.

 

Ma un sogno

lo può distruggere

solo un sogno più grande,

e la fine

è sempre un inizio,

l’inizio

di altre illusioni

che corrono

verso il futuro.

*

Il sole verso la notte

IL SOLE VERSO LA NOTTE

 

Viaggia veloce

il sole

verso la notte.

Rimane soltanto

un raggio

purpureo

che ondeggia ancora,

senza peso,

nell’aria

già fresca.

*

Il posto dell’arcobaleno

                       IL POSTO DELL'ARCOBALENO

 

Tra dolci colline

che segnano e chiudono

tutto il paesaggio,

perfettamente convesse

allo sguardo,

distanti tra loro

come le ore segnate

dal giorno,

pianta con forza

le sue iridescenti

radici

l'arcobaleno.

 

Arriva dopo la pioggia

ed è un invito

etereo

alla speranza,

al cambiamento,

all'evoluzione

più positiva,

che accompagna

da sempre

lo stupore

degli occhi.

 

Arriva ed annuncia

il futuro,

le buone notizie

che lasciano,

solamente al ricordo,

le tempeste  passate,

le previsioni

più cupe,

le chiusure alla vita.

 

La sua esistenza

è' talmente costante

negli ambienti

a me più  vicini

che posso

scrutarne l'essenza

più vera,

toccarne

i punti sorgenti,

cercarne il tesoro

nascosto,

senza poterlo

raggiungere mai.

 

E l'illusione continua

ogni volta

che appare,

ogni volta

che la sua immagine

impone una sosta,

uno sguardo,

un pensiero

profondo,

una pura illusione.

 

Ma il posto rimane

ed è sempre lo stesso,

adagiato

tra le dolci colline

che vivono

sulla mia strada,

sul mio percorso

di vita,

sulle mie scelte

passate

che restano,

per il mio tempo,

anche quelle

future.

 

 

 

 

*

Sera

 

                                       SERA

 

Annego i miei sensi

sbiaditi

nel rosso sfumato

di un tramonto

ormai al disincanto

e subito

arriva la brezza

a rinnovare

la notte.

*

Il cane malato

                                        IL CANE  MALATO                                                                               

Si affaccia

con gli occhi

che hanno una rima

sottile,

esausti,

sporgendo soltanto

metà della testa

dal verde cancello,

dal divisorio

che stacca

il sicuro e l’incerto.

 

Piange

e il suo gemito

è un grido dolente,

cupo e roco

nel tono,

ma dignitoso

e solenne

nell’espressione,

nella richiesta

d’aiuto.

 

Puoi non vederlo,

e lui

se ne andrà

trascinando lontano

il suo corpo

malato,

puoi dargli

un pasto,

un gesto,

una cura

e lui ti darà

per intero

la vita.

 

*

La forza del vuoto

LA FORZA DEL VUOTO

 

 

Si riempie di nulla,

la certezza dell’essere,

svuotando

i suoi contenuti

in progressione

col tempo.

 

È un’assenza

totale

che scuote le profondità

di tutto quanto

era chiaro,

illuminato

a tal punto

che non ne vedevi

la fine.

 

È il vuoto assoluto,

la mancanza

della materia

più solida

e più sicura,

che rende reale

l’immaginario comune.

 

Ma il posto

di quel che era pieno

è preso,

da quella forza

invisibile

che tutto governa

riempiendo

ogni angolo dell’universo

dando, incrollabile,

l’energia più dialettica

che governa la vita:

il vuoto.

 

 

 

 

 

 

 

*

I tuoi occhi ( oltre la vita)

I TUOI OCCHI

(oltre la vita)

 

Ora che tutta

la luce

ha preso

una strada diversa

e nulla

delle immagini

a lungo vissute,

pensate,

sognate

non solo di notte,

potrà rimanere

in fondo

al tuo sguardo,

credimi ancora

ed io sarò

i tuoi occhi.

 

Fintanto

che i dolci paesaggi

ed i colori

più densi

scorreranno

lievi

sul margine

delle mie palpebre,

continuerai

a vederle,

e la vita,

inarrestabile,

vorrà seguitare

a scorrere

nelle tue vene. 

*

Omaggio a Fabrizio De Andrè ( buon compleanno)

Diceva Benedetto Croce che tutti gli italiani fino a diciotto anni sono poeti, dopo i diciotto chi continua a scrivere poesie o è un poeta vero o è un cretino. Io, per non correre minimamente il rischio, preferisco essere definito un cantautore.

       ...Fabrizio De Andrè

 

Io ho seguitato a scrivere poesie...probabilmente sono un cretino ma nel mio penultimo libro (L'uomo dell'arcobaleno) gli ho dedicato un componimento.

Lo ripropongo oggi che sarebbe stato il suo settantacinquesimo compleanno.

Valter Casagrande

 

                                             IL PROFETA

                                    Omaggio a Fabrizio De Andrè

Cammina leggero,

colui che comprende

le cose

prima degli altri,

ed il suo passo leggero

non lascia impronte

sul terreno fangoso.

 

Cammina incurante

tra sguardi

fatti di increduli occhi,

beatamente

e stupidamente ridenti,

sufficienti a se stessi.

 

Le sue parole

sono poesia e musica

solo per pochi,

per quelli

che all’interno del coro

sono le voci soliste.

 

Nessuno gli da

comprensione

e quando è invitato

è un commensale

richiesto

solo per l’ironia

di cervelli  ridicoli,

atrofizzati  dal tempo.

 

È grande lo sforzo

per rendere

dritto e lineare

il tortuoso cammino

della comprensione

di ciò che è solamente

intravisto.

 

E solo

una grande passione,

il desiderio vincente

di alzare lo sguardo

in una visione lontana,

riesce a rendere chiaro

quello che lui,

novello Prometeo,

con poche parole

passate,

ha declinato al futuro.

 

*

I mesi della vita

I MESI DELLA VITA

 

Vita:

dolce sussurro iniziale,

anelito della speranza,

spessore futuro,

splendido sogno,

eterna finzione,

recita fatta a soggetto,

corsa affannosa,

desiderio incostante,

incompiuto passato,

nostalgia melodiosa,

limitato viaggio

e sconosciuto sospiro finale.

 

*

’A commare secca ( vernacolo romanesco)

‘A COMMARE SECCA

             (la morte)

 

Quanto ce stai vicino commarella,

che solo si facessimo attenzione

potressimo sentilla ‘sta fiatella

levaccela quarziasi tentazione.

 

Se tutti quanti insieme, sarvognuno

facessimo ogni tanto ‘sta pensata

ar monno ‘n soffrirebbe più nisuno

e se vivrebbe solo a la giornata.

 

Saressimo così tutti contenti,

annassimo a braccetto tutti quanti

e guarda caso puro li parenti

sarebbero simpatici e 'mportanti.

 

Ma perché da ‘na pensata così brutta

potrebbero sortì ‘ste cose bone?

Perche la vita nun la sprechi tutta

se lassi perde de fà lo sbruffone.

*

La solitudine

 LA SOLITUDINE

 

All’ombra di grandi silenzi

interminabili e vuoti,

seduta a fianco del nulla

più assurdo,

fatta soltanto

di pensieri intrecciati,

di vuote parole

bisbigliate in rima di labbra,

di suoni che girano

e tornano indietro,

tu sei l’unica nata

che, dopo una quiete

apparente,

accendi  l’assillante speranza

della tua fine.

*

Shambala

Shambala

 

Apre le porte

tra i densi vapori

dell’acqua

che scorre,

impensabile,

da calde sorgenti

in mezzo alle nevi

ed ai paesaggi

gelati.

 

Entra soltanto

chi passa

le dure frontiere

interiori

ed arriva

ad ammirare

i paesaggi

a lungo sognati

dai tempi

più antichi.

 

Arriva a conoscere

le menti

più aperte,

le conoscenze

infinite,

gli equilibri

vitali

che regnano

sopra

quel luogo

dall’alba

di tutte

le vite passate.

 

Il regno

del mondo,

il paradiso terrestre,

l’età del metallo

prezioso,

è, sempre e comunque,

un sogno narrato,

un ricordo ancestrale,

e genetico

fuori dal tempo.

 

Il punto focale,

l’irraggiungibile

meta

che riviviamo

nei desideri

e che è fatta

soltanto,

di prospera pace,

di  tranquillità

delle mente

e di un’esistenza

felice.

 

 

 

 

 

 

*

I giorni più freddi

I GIORNI PIU' FREDDI

Il mese più freddo

conclude i suoi giorni

col gelo

delle sue livide

e asettiche braccia

attorno al mio collo,

in fondo

al mio cuore,

mentre una favola

antica

porta un amico camino

ad oscurare

il più candido

degli animali.

 

Ma il sole ha ripreso

il suo corso,

ha dilatato

il suo sguardo

e già ricompare

la tonda mimosa

con il suo giallo

che illumina il buio

del tempo

schiarendo il tepore

di un imminente futuro.

*

Un mondo lontano

UN MONDO LONTANO

 

Un mondo distante,

fatto di grandi finzioni,

di delusioni,

di confusioni totali,

di follie collettive

che prendono l’animo

senza lasciare lo spazio

alle espressioni vitali.

 

Un mondo gelato d’inverno

ed arido col sole estivo,

che non ricorda

le dolci serate,

le tiepide e colme

giornate,

le brezze leggere

che sfiorano,

senza colpire,

la pelle.

 

Un mondo diverso,

dove non trovano posto

le verdi distese perdute

sotto gli sguardi infiniti,

i rossi crinali

delle colline coperte

soltanto

del papavero in fiore,

il cristallo di un mare

tiepido

che accarezza i tuoi piedi,

le lontananze

di conosciuti paesaggi

che puoi toccare

solo allungando la mano.

 

Un mondo lontano,

ormai sconosciuto

ad occhi

che hanno veduto

le tenerezze,

le dolci carezze,

i timidi sguardi,

le romantiche attese,

i semplici gesti,

i sentimenti sinceri,

i variegati pensieri

che volano soli

sopra  ricordi passati

ma ancora indelebili.

 

 

*

L’ispirazione

ISPIRAZIONE

 

Nel cuore ineludibile

del falso

annega

tutta la mia fantasia

e questa è la palude

dove affonda

la finta ispirazione

e la bellezza

della poesia.

*

Sogno

                                            SOGNO

 

 

Sogno:

 

Incontrastato signore

dell’ego,

incontrastabile voce

del più profondo

reale.

 

Paura e delizia

delle nottate

che parlano.

 

Unica vera

espressione

che non puoi

guidare,

non puoi falsare.

 

Forza vitale

che  esprime

tutto te stesso

senza

le maschere

della ragione.

 

*

L’ultimo giorno

                                           L’ULTIMO GIORNO

 

È l’ultimo giorno,

che guarda

verso il passato,

che volge la testa,

stanca e velata, 

per ricantare,

con suoni profondi,

musiche nuove

di vite vissute,

spezzate o nascenti.

 

E' l'ultimo giorno

per ripercorrere

strade solcate,

per esplorare

antichi paesaggi

che partono

da lontani orizzonti

e curvano

verso un futuro

carico energie positive.

 

E' l'ultimo giorno

per rinverdire

i desideri assopiti,

per  togliere i veli

alle certezze,

al divenire

immutabile

della vita che scorre.

 

*

Il giorno più corto ( solstizio d’inverno)

IL GIORNO PIU' CORTO

(solstizio d'inverno)

 

Ombre distese,

allungate

fino a toccare

i margini dello scenario,

i contorni

di quanto è visibile

nel tentativo,

disperato ed assurdo,

di distaccarsi

dal corpo

che le trattiene.

 

Parole ovattate

fatte di fumo

e di sillabe brevi

che brevemente

interrompono

il silenzio

assordante

e monotono

della giornata.

 

Il sole che scivola

basso

sopra contorni

sfumati

e, senza più forza,

illumina

nella penombra

un giorno

già terminato.

 

Arriva

il giorno più corto

e nel paese del gelo

chissà se la speranza

sarà ancora

un bozzolo

chiuso,

una larva pulsante

che attende,

nel guscio protetto,

il sole più alto

e invincibile.

 

 

Scritta per ricordare non solo il solstizio d'inverno ( oggi) ma anche l'antica festa romana e pre-romana del sol invictus che cadeva proprio in questi giorni di timore che il sole potesse non riprendere ancora una volta il suo percorso di ascesa, la sua rinascita.

 

*

Elogio del silenzio

ELOGIO DEL SILENZIO

 

L’aria

attorno al mio volto

è mossa da ritmiche

onde

che arrivano, lancinanti,

a riproporre parole,

inutili riflessioni,

vuote emozioni.

 

Come è difficile

evitare gli insulti

e gli strali

delle insensatezze

che invecchiano

gli occhi

e bruciano

ogni illusione.

 

Come è penoso

dominare

l’insofferenza

che sgorga

dai più reconditi

angoli

della mia mente

sottoposta

ai cantici

delle stonate

sirene.

 

I rumori

che arrivano

a frotte,

fanno burrasca

ingigantendo

le onde

e il dolce silenzio,

lontano miraggio,

incontrastato signore

dell’io più profondo,

vincolo antico

dell’uomo

che parla a se stesso,

arriva

quando è già

l’imbrunire.

*

La forza del verso

 

 

                                               LA FORZA DEL VERSO

 

 

La forza del verso,

della parola che suona

che spacca la roccia,

che muove le pietre,

scivola armonica

dentro  di te

a scompaginare percorsi

fatti di aride sponde

e ripetuti rituali.

*

Tempesta

                                      TEMPESTA

 

 

Lontano

una luce

si spande improvvisa

a disgregare,

nel buio,

la linea

dell’orizzonte.

 

Cupi echi,

profondi,

inquietanti

colpiscono i sensi

rincorrendo,

come in un gioco

infinito,

le luci.

 

Arriva soffiando,

con le guance

gonfiate

ed i lineamenti

tirati

in uno spasimo

che tende

alla distruzione.

 

E’ la tempesta

totale

che si avvicina

implacabile,

è la risposta

caotica

a quello che è certo,

governabile

e rassicurante.

 

Scolpita

in maniera indelebile

è la paura

ancestrale

nascosta nella memoria,

ormai collettiva,

di tutte le cellule.

 

Non puoi colpirla,

discioglierla,

puoi solo

difenderti

rendendo solida

la posizione,

se non riesci

a trovare

un dolce rifugio.

 

*

Alba sul mare

ALBA SUL MARE

 

 

Uno spicchio di mare                                                                               

incastonato alla vista        

tra le chiome,

possenti,

di due alberi

sazi di sale.

 

Un volo radente

sul pelo dell’acqua

di cento gabbiani

che urlano

il loro amore

alla vita.

 

Lontano,

una montante foschia

che brilla

e rende visibile

il miraggio

di isole incerte,

forse irreali.

 

L’equilibrio perfetto

di spazi,

di suoni,

di immagini

dalle armonie

calibrate

da secolari

certezze.

 

 

Un’immersione

totale,

vitale,

dei sensi

in una pittura 

istantanea

fatta di chiaroscuri

albeggianti.

 

Con la pienezza

del giorno

muore l’incanto

che nasce,

silente,

con la tremula aurora

e lascia il passo

alle umane

disarmoniche

interferenze,

ma fino al nuovo

mattino.

 

 

 

 

 

 

*

Che fine ha fatto Maiorana

CHE FINE HA FATTO MAIORANA

 

 

“ Tutte le mie conoscenze

 per un istante

di pace,

di pacatezza

di rinnovata

allegria.”

 

Grande è il sapere

e la contezza

dei più nascosti

recessi

di ciò che è reale,

ma ancor più grande

è il tormento

e i mostri spettrali

che, fuori e dentro

chiedono

sempre di più.

 

Diventa forte

il richiamo

del mare,

di un ritorno

alle origini

fatte di calma

e di percezioni

epidermiche,

ma è solo un inganno

profondo

come gli abissi

che avvolgono

la morte

del desiderio.

 

Le forze interiori,

i motivi

che reggono

sorte e destini

e spingono avanti

la vita,

escono a fiotti

da un corpo

senza calore

e scivolano

e lungo i solidi

fianchi

della nave

ormai giunta

in vista

di un golfo

sicuro

pur se bagnato

dal fuoco.

 

Nascono immagini

chiare,

 potenti,

fatte di grandi

silenzi 

di pace interiore,

di solide volte

antiche,

azzurre

come vele

dipinte.

 

Ed il  viaggio

continua

verso quell’isolamento

totale,

infinito

dove la terra

ed il cielo

si fondono insieme

in un affresco

che è fatto

di sole pareti

ed anche la morte

diventa

sorella.

 

Soltanto allora

il viaggio finisce,

scompare

del tutto

mentre cala

il silenzio

sui frastuoni

ormai estranei

e sui gemiti

interni

che chiedono

sempre

al sapere

quello

che lui

non può dare.

 

 

*

Ode alla notte

ODE ALLA NOTTE

 

 

Notte.

 

Fresco respiro

dopo un indeciso

imbrunire

che insegue,

da sempre,

il tuo velo.

 

Dolce riparo

dove  si ferma

e riposa

una giornata affannata,

trascorsa

tra mille tormenti

ed illusioni vincenti.

 

Tenero abbraccio

che avvolge

 i corpi legati

dai pensieri insistenti,

dai turbamenti

che parlano solo

all’istinto.

 

Liberazione totale

di tutte le aspettative,

dei desideri repressi,

dei nascosti recessi

che il giorno

illumina troppo.

 

Mistero assoluto,

impenetrabile sguardo

del nulla,

del buio totale

che penetra

nel profondo

di tutto quello

che vive.

 

Incubo urlante

che avvolge

tutte le immagini

proiettate

in una vita sofferta,

o in un tenebroso

terrore.

 

Calma vincente

che ferma le cose

e ne rallenta,

immancabile,

i battiti

fino al silenzio

assoluto.

 

Ciclica pausa

tra due giornate,

tra due luminose

certezze

che non riescono

mai

a ricongiungere i margini.

 

Invidia sovrana

di chi non riesce

a fermarsi,

di chi non deve fermarsi

per non interrompere

il tempo.

 

Grande contrasto

di tutto il visibile,

del conosciuto,

dell’immaginario scontato

che solamente

il tuo imprevedibile

fascino

sa rinnovare.

 

 

*

La mongolfiera

LA MONGOLFIERA

 

Fatta di cerchi

concentrici,

colorati

dall'arcobaleno,

vola abbracciata

al silenzio,

tagliando l'azzurro

di un cielo

che sfiora,

toccandolo,

in un contatto

sempre più intenso.

 

Vive, in ogni volo,

una visione

sognante

e sensazioni

impensate,

impossibili

da ricordare,

che non ripetono

mai

loro stesse.

 

Sale cercando

la vita

nell'infinito,

il lungo respiro

del universo

che muove

e dà linfa

a tutto

quello che vive,

a tutto

quello che esiste.

 

Ferma il suo viaggio

soltanto quando

perde il suo fiato

davanti,

ed in mezzo,

all'aria

più rarefatta,

e ad una risposta

ogni volta

cercata.

 

Ma le risposte

arrivano solo

se lasci

sul suolo

la vita cosciente,

la mente pensante

e la ragione

più pura,

affidando

le tue domande

alla fantasia

che sola

riempie

il tuo essere.

 

 

 

 

*

elogio del nulla

ELOGIO DEL NULLA

 

 

Nulla.

 

Rarefatta atmosfera

mossa da

impercettibili

venti

dell’universo.

 

Gelo astrale,

totale,

che inchioda

i moti

del divenire.

 

Notte infinita

che avvolge

il sentire

nel silenzio

assoluto.

 

Baratro indefinito

che assorbe

i ritorni

di tutte

le pure illusioni.

 

Linea sfumata

di demarcazione

tra la conosciuta

finzione

e l’incomprensibile.

 

Eppure.

 

Sublime assenza

di un tutto

che riempie

e limita

il movimento.

 

Indispensabile opposto

che costruisce

il reale

visibile

agli occhi.

 

Ordine certo

delle leggi

a contrasto

dell’energia

più caotica.

 

Vuoto cosmico

ma anche

assenza del male,

del brutto

dei limiti posti.

 

Concezione finale,

irraggiungibile,

che toglie il fiato

e tende

all’infinito.

 

 

*

L’acuto finale

L’ACUTO FINALE

 

 

E’ notte inoltrata

quando queste mie ali,

consunte dal tempo,

mi hanno portato

all’ultimo approdo.

 

Sono arrivato da solo,

crollando stremato

sul ramo

affollato di giovani figli

 e fratelli

già da tempo in riposo,

ma sono arrivato.

 

Nessuno mi ha atteso,

nessuno mi ha accompagnato

nel viaggio

un tempo esaltante

e pieno di nuove scoperte

ed ora fonte

di angosce

e di incertezze assolute.

 

Ma sono arrivato,

col cuore in tumulto

e le ossa spezzate

sono tornato

al mio nido,

al solito posto

conosciuto

e accogliente.

 

Qui, dove tutto

scorre immutevole,

ho assaporato

la vita,

ho fabbricato

la vita

ed ho volato,

incontrastato signore,

per molte stagioni.

 

Quando il mio fiato

era lungo

tutti ascoltavano

attenti

le mie indicazioni

le mie decisioni

per un volo compatto

e senza le insidie

di un ambiente

in agguato.

 

Volavamo felici

in un’unione

totale

che ci rendeva

più forti

e convinti

di arrivare alla meta,

sognata e

lontana.

 

La stagione della pienezza

vissuta

nelle esperienze

crescenti

di convinzioni

comuni

e di illusioni

sognanti,

sembrava infinita.

 

Ma ora

arrivo da solo,

con stento

e fatica,

e senza nessuno

al mio fianco

che voglia

sprecare

il suo tempo.

 

Una legge spietata,

ingiusta

ma che immutabile

riporta

il mio stanco pensiero

a mio padre

che semplice

e grande

accettava

la vita

e il suo corso.

 

Sono arrivato

e vedo le cose

che hanno riempito

di gioia

i miei occhi,

le vedo di nuovo

ed è una fortuna

vederle

anche se fosse

per l’ultima volta.

 

Non so se,

il prossimo inverno,

potrò rifare

il viaggio,

se queste mie forze,

finite,

stiano svanendo

assieme alla vita.

 

Forse

 i dolci paesaggi

a me conosciuti

potranno

rinverdire

la linfa

e  rinnovare

le logore

piume.

 

Forse,

ma un animo stanco

non può

affrontare l’ignoto

senza la forza

delle certezze,

senza la spinta

di un motivo

in evoluzione.

 

Volate,

voi che potete,

per evitare l’inverno

volate senza di me

e forse un stagione

più mite,

o una mano pietosa,

faranno di me

l’amico

il padre

il fratello

che attenderà

il vostro ritorno,

in primavera.

*

La margherita

LA MARGHERITA

 

Il tempo sfoglia

i suoi giorni

e per la perla dei fiori

è un lento declino

che lascia un’immagine

buffa,

incompleta,

senza la sua regolare

bellezza.

 

Come le foglie

d’autunno,

i petali

lasciano progressivi

la madre corolla

senza un ordine

e senza una regola

certa,

seguendo soltanto

la casualità

di una vita

che dura,

per tutti,

un soffio di vento.

 

Scendono a terra

volteggiando

a spirale

come eliche

monche

e arrivano

a coronare una base

che copre

la radice

che li ha generati.

 

Sono fratelli,

uguali

per forma ed età,

una generazione

completa,

ma alcuni

vanno via prima

e forse quelli

che lasciano

prematuri

la stele

lasciano anche

le sofferenze del tempo

e di un destino

che è fatto

di una montante

e progressiva

solitudine vera.

*

fantasia

Veleggia sicura

la luce

che accende la mente,

che illumina

il volto

ed apre lo sguardo

ad orizzonti vicini,

a delineati

paesaggi

fatti di immagini

limpide e

divenute reali.

 

Vola impetuosa

sui sensi,

sui sentimenti

nascosti

e rende vitale,

totale

il circolo

di un’esistenza

aperta

al desiderio

di vita.

 

Completa i tratti

mancanti,

riscrive le note

incomplete,

distende

i volti,

i sorrisi

di quelli

che hanno compreso,

che hanno lasciato

le nebbie

e gli scontati

percorsi

già ripetuti

fino alla noia.

 

È il motore

di quello che avanza,

di quello che cambia

le cose,

la levatrice

del nuovo,

del bello

della scoperta impensata

e viaggia

sempre

in crescendo.

 

Sale,

la sinfonia del pensiero,

raggiunge le vette

più alte

dell’armonia e,

ogni volta

più forte,

realizza i suoi sogni

che sono, sempre,

i mattoni

che accrescono

le costruzioni

future.

*

il promontorio del lungo silenzio

Disteso nel mare,

apertamente a contrasto

della perversione

del vento,

guarda passare

le nuvole,

il promontorio

del lungo silenzio.

 

Ha gli occhi

di pietra

immobili

e i lunghi capelli

bagnati

da una risacca

ormai secolare.

 

Mi riempie

la mente

la permanenza,

nell’aria più rarefatta,

ad ascoltare

il silenzio.

 

Mi piace

accendere

tutti i pensieri

che guardano

verso il domani,

sentire

che i disegni futuri

sono lì,

a portata di mano,

come un quadrato

che chiudi

con l’ultimo tratto.

 

Inizia l’incanto

di una simbiosi

perfetta,

mentre gli occhi,

rocciosi,

cullati da sibili

stanchi e lontani,

hanno già

mutato espressione

e le nuvole

che si avvicinano

all’orizzonte

sono più belle

e complete

di quelle

che sono, oramai,

dei ricordi.

*

il navigante del plenilunio#poesiapoeti

Voglio viaggiare

ai bordi del mondo,

la dove il mare

si tocca col cielo,

per rinnovare

tutte le vecchie

certezze.

 

Voglio sfiorare

i margini dell’universo

con una vela

iridescente

gonfiata

dal vento incrollabile

delle convinzioni.

 

Voglio raggiungere

il lato nascosto

dell’isola oscura

vestendo gli abiti

e le sembianze

del navigante

del plenilunio.

 

Lui, nelle notti

più chiare,

raggiunta la faccia

da sempre

nell’ombra,

insegue

il bianco dorso

di un sogno

che giganteggia

nei suoi pensieri.

 

Ma i sogni

non fuggono più,

il posto della penombra

è il loro rifugio

finale

e quando finisce

l’inseguimento

arriva la luce

ad illuminare

il reale.