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Raccolta di poesie di Yari Lepre Marrani
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Libera piuma bianca

Mai cesserai di volare,

libera piuma bianca,

il tuo librarti tra le nuvole è simile all’amore

che entusiasta volteggia nei cieli

e quando sceglie la preda sua

il suo cuore trafigge con frecce

irrorate di purezza come l’anima tua,

piuma bianca,

di volare nell’etere vasto e muto mai stanca.

Amore è un dardo lanciato verso l’illuso romantico

che mira i cieli cosparsi di nuvole e ogni strazio dimentica

e così  trafitto si muta in eterna, invitta innocenza

come tu, piuma, ti posi sugli sposi uniti da Amore,

così leggera e lieve che il solo sfiorarti sarebbe violenza.

Tenue ti posi dai cieli sugli sposi dopo il loro banchetto

profumi d’ingenuo candore e dell’enigmatico amore

sei strumento e nunzio perfetto.

Come l’Amore giunge a imperlare i romantici

e, feriti e sperduti, li rinnega poi, piangenti, sul loro letto,

tu ti posi sulle spalle felici degli amanti a sigillare un sentimento

come un minuto Angelo portato dai sibilanti venti

e da loro voli via per sempre quando è concluso il magico momento

e ritorni a svolazzar tra i cieli, libera come le rondini di primavera,

e nuovamente scenderai a sfiorare la morbida pelle

di coloro che instaurano una nuova passione sincera.

*

In attesa di un purpureo tramonto

i rosseggianti colori precedono la sera
e il sogno del mio tramonto è qui, si avvera.
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In attesa di un purpureo tramonto
Non sarà il focoso sole
idoneo a saziarmi,
a colmare di giubilo il mio cuore
che d’amarezza duole
assiso com’è in perpetui sogni romantici.
E’ persa ogni speranza
per il romantico illuso
che coglie briciole d’ esuberanza
nell’attesa di una languida sera,
tra malinconiche attese
e poetici turbamenti d’emozioni sospese?
Se l’imperioso sole
non può saziarmi
e le notti deserte,
avvolgenti l’estesa pianura,
non sono che emozioni morte
per l’alma mia così romantica,
è solo un dorato tramonto,
al calar del crepuscolo,
a poter sciogliermi con il suo esile pulviscolo,
a struggermi d’inesauribile romanticismo.
E l’orologio lancia il suono del suo tocco,
il suo debole rintocco
m’informa che il sole cala,

*

Venere colta dalla terra arida

Eri un grazioso germoglio
fiorito su rena arida e infertile,
suscitato nella terra
dalla fede più fertile,
fede d’amore,
della brama del mio più passionale ardore.
Ti ho colto come il principe
coglie la sua rosa purpurea,
da una terra penosa, sterile,
d’improvviso mutata in vastità siderea.
Il germoglio tratto dalla terra spenta
divenne fiaccola di luce,
arcobaleno pitturato
da tinte di un amore stellato,
grandioso come egizie piramidi,
profondo come un oracolo a Delfi.
Nella mia vita è entrata Ciprigna
e celeste potenza risplende sulla mia vigna!

*

L’albero dell’amicizia

Non cogliere dall’albero dell’amicizia
il suo frutto proibito: la furbizia.
Un amico è un fratello
con cui condividi l’esuberanza di un attimo,
la mitezza di un giorno tranquillo e il fardello.
Dal suo albero
sfrutta solo i frutti più maturi e veri
e lascia che la premura dei tuoi abbracci
sia frutto degli impulsi più sinceri.
Nel tumulto dei fragori del mondo,
degli ineluttabili sentieri perigliosi
dell’ imprevedibile vita
troverai un amico,
il più fraterno dei fratelli,
assieme esulterete di un sentimento antico,
sarete due nobili pietre a sostenervi
contro un cosmo astuto e nemico.

*

Tramonto preludio di un’eterna aurora

Il giorno improvvisamente muore,

gemono le chiome recise e i muscoli spolpati

degli uomini dalla vita ripudiati,

il loro atavico dolore grida agli ultimi bagliori di ponente

e se il crepuscolo dardeggia raggi di purpurea sofferenza

loro tremano innanzi alla scena della fine di una stagione così dolente.

E il giorno muore e campi dorati, strade ferrate, varchi rocciosi, aride

sponde spengono quei reietti e il loro patir è pari al vespro cadente

e la loro vita è un emarginato rigagnolo d’acqua arsa e impura.

In quel rigagnolo triste scorre, fragile, sangue di vittime, sgomento

di cuori inermi e il tramonto del giorno diviene spettro di tenebra, paura.

E questo vespro chiude un’epoca, schiude un’era di nuovo tormento,

gli inermi dal capo inclinato e dagli occhi piangenti temono

mentre i tentacoli di una sera fatale li opprimono.

Sembra ben vana speranza quella che indica una provvida salvezza

a chi dalla speranza è stato tradito e i provvidi uomini sono morti.

Ma dall’ultimo orizzonte del mare dove muore il crepuscolo

grida una voce, si innalza il richiamo di un angelo, trionfano i risorti

e nell’ora del funesto tramonto sorge la mano salvifica.

A tanto patir del cuore, voi miseri, inermi traboccanti di lacrime

non foste condannati invano se dopo l’espiazione

la fine di questo giorno vi dona grazia angelica e liberazione!

Negli infiniti patimenti del cuore

in una sera d’oscuri presagi parve cadere tanto dolore

ma il vespro si chiude tra gli angeli che risuonano la speranza.

Dolente vittima del mondo esulta

perché questo tramonto è visione augurale,

è l’oscurità che adombra una novella luce,

il buio dell’anima che anticipa il risveglio,

torna sereno nella tua umile dimora

perché il cielo ormai oscurato,

è il tramonto preludio di un’eterna aurora.