chiudi | stampa

Raccolta di recensioni scritte da Domenico Vuoto
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Patrizia Passarelli - Narrativa - Il Labirinto

L’angelo del dolore

 

Bella e struggente è la scultura ad opera dell’artista, scrittore e poeta americano William Wetmore Story, che è possibile visitare nel cimitero acattolico di Roma. La singolare concezione artistica e la compiutezza creativa ne costituiscono la peculiarità, e la impongono su altri manufatti funebri del cimitero. Al titolo, L’Angelo del dolore, già di per sé eloquente e colmo di pathos, corrisponde una figura angelica dalle grandi ali, riversa sulla sommità della tomba, il viso che affonda nel braccio ripiegato, espressione inequivocabile e umanissima del pianto per una perdita inconsolabile; l’altro braccio penzolante oltre il fronte del basamento – le dita della mano che indicano i nomi impressi sulla lapide: gesto che adombra un invito al visitatore perché si fermi e osservi e partecipi alla pienezza espressiva del lutto.

Dal blocco scultoreo, di pregevole fattura, come si è detto, scaturisce il racconto suggestivo di Patrizia Passarelli. Racconto dove l’invenzione narrativa incrocia e s’intreccia col dato biografico; la ricostruzione fantastica con la realtà fattuale. Ѐ bene precisare che nella tomba sono sepolti William Story e la moglie Emelyn, donna colta e raffinata. In vita, nel 1856, i due si trasferiscono dall’America a Roma, affittuari di Palazzo Barberini che diventa luogo di incontri tra la coppia e illustri artisti americani e inglesi del tempo. Emelyn muore prima del marito, ed è a lei che William dedica l’opera; per lei, per l’amata consorte, edifica la tomba dove la raggiungerà nel 1894. Da qui, dall’Angelo, ripetiamo, Patrizia Passarelli prende spunto per un’ampia ricognizione nel sentimento amoroso e nel dolore per la perdita; per un lamento accorato e una riaffermazione del legame profondo e indissolubile che unisce i coniugi, al di là della morte. L’autrice immagina William aggirarsi nelle stanze di Palazzo Barberini dove non risuona più la voce di Emelyn. Gli sono compagni, nello sconforto, l’immagine della persona amata e i ricordi di una condivisione esistenziale nel segno della creatività e della bellezza. Patrizia Passarelli sa dare carne e sangue al sentimento dell’uomo e ai suoi ricordi. Lo fa con una scrittura piana e però partecipe e puntuale fin quasi all’immedesimazione con la materia perturbante di cui si fa carico. Al tempo stesso, ne irradia il senso al lettore. Sicché il suo personaggio William Story, da fantasma letterario, si converte e proietta in un’umana riconoscibile presenza: una persona viva, pulsante, a noi vicina. 

 

*

Alberto Toni - Poesia - Nomos Edizioni

Vivo così

 

Le poetiche oscillazioni di Alberto Toni

 

Un libro in versi (o in prosa) delinea, già nel suo farsi, una storia a sé, autonoma e disgiunta, per qualità , dalle altre prove del suo autore. Ma costituisce al tempo stesso un termometro − e una verifica − della sua opera complessiva: di un’evoluzione, di un arresto e anche, perché no?, di un’involuzione creativa.

Vivo così, la recente raccolta in versi di Alberto Toni testimonia senz’altro di  un’ulteriore importante progressione poetica, di un impegno mai dismesso, tenace e convinto: in altre parole, di un’ostinazione di canto, oggi per certi versi rara, e che implica ricerca e forte impegno di scrittura. Gli esiti, del resto, sono lì a dimostrarlo. Lusinghieri, segnano una delle tappe fondamentali del percorso artistico di Alberto Toni. I temi, la materia poetico-affabulatoria dei suoi versi si risolvono solitamente nell’espressione di istanze sentimentali rese con delicatezza e pudore; con accenti, ora di contenuta (e perciò meditata) indignazione, ora (più spesso) di malinconico accorato “racconto” di una realtà a volte indicibile nella sua irredimibilità; di un sé perturbato che si dilata fino a comprendere le vite degli altri. Nella presente raccolta, quella materia, quel racconto, si fanno più stringenti, si addensano con un carico di maggiore smarrimento e dubbio in presenza di uno scenario umano dominato dal caos e da un’incontrollabile imprevedibilità di eventi. L’attesa, prezioso sentimento del tempo, aperto a ogni possibilità fantastica (e magari a un possibile incanto) si tramuta in angustia, in ansia “su cosa mai può essere”.  E intanto vengono a cessare, o quantomeno vacillano, il sostegno, il conforto altrui. Oscilla il lume / la calda mano degli altri./

La partecipazione appunto ai destini altrui e insieme la constatazione dolorosa di una realtà storica e umana sopraffatta dal disincanto − se non dalla rassegnazione −, sono topoi che innervavano già la poesia di Toni, e che in Vivo così riemergono con parole intrise di più sofferta toccante intensità: Ѐ l’umanità mite al bivio, mentre / per noi, carichi di presente, il cielo / è un improvviso transito di tutto ciò / che è stato... /.

In puntuale corrispondenza con quella materia cui si è accennato, un verso compatto, eppure vibrante delle alterne disposizioni del cuore; che registra frequenti oscillazioni tra luce e ombra: qui disteso e terso, là nervoso e densamente aggrumato , e tanto più imperscrutabile quanto più aperto a una molteplicità di interpretazioni.

Luce e ombra, dunque; chiarezza espressiva, e poi l’oscurità che diventa a tratti, e inaspettatamente, più luminosa dell’usata luce dell’evidenza. La poesia, la buona autentica poesia, è questa.