Pubblicato il 24/09/2011 13:07:09
Angoli bianchi, scoscese le tegole arrancano sui parapetti del cielo,
sonnecchiano al sole lontano, ancor più lontano è il biancore lunare
di astro e satellite echeggia il richiamo costante a realtà parallele
per questa città che i millenni passandole avanti hanno reso irreale.
E nei davanzali fioriti, dal sole assopiti, cinguettano i passeri vivi
betulle, ora pioppi, poi palme emergono folti dall’arso dei campi
finestre dorate, bordate di nastri e le balaustre di bianco attraverso
le quali avresti potuto vedere ora il cielo richiamo di un mare segreto.
Ho qui, nel mio cuore, un mistero, il senso più ignoto di un vago vagare
lassù per quei campi oltre forme di tetti e tempeste di spettro domate
dall’astro e il satellite piano riecheggia il richiamo a realtà parallele
per questa città se pur viva che vuota dell’uomo mi par di vedere.
Non la sua presenza, l’assenza, il passaggio avvenuto per altre frontiere,
tremenda la notte si scontra con tutto il suo peso sul manto del cielo
e squarcia lo spettro, diffonde il livore, inietta il crepuscolo ad ovest
convive realtà ed irreale in questo portale del tempo immortale.
E dentro le case candele ed angoli oscuri dal marcio dei legni di antiche fessure
che fan da finestre sbilenche per case sudanti vapori fragranti di umidità
una vecchia col freddo di fuori, al votivo calore di un vecchio braciere
ricuce, riannoda le fila lenite dal tempo di un’antica vita,
la notte trasforma i cancelli dai bianchi arabeschi stagliati su immaginari orizzonti
in porte segrete che occultano al cuore dell’uomo i campi mortali
marmoree colonne portali per un paradiso soltanto sognato
in neri coltelli che affondano, spinti nei cieli, il biancore lunare,
la vecchia richiama ricordi e poi morti al silenzio di camere nere.
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