Pubblicato il 15/04/2016 21:57:28
La mia Saratu! -Saratu è una delle ragazze rapite – insieme ad altre 275 compagne – a Chibok (Nigeria) da Boko Haram. La madre, Rifkatu Ayuba, l’ha riconosciuta in un video girato dai terroristi-.
Dopo tutto, un nome non è molto. I merli che vedo al mattino ne fanno volentieri a meno e persino i gatti che saettano dietro la stalla in disuso sfrecciano lievi senza il retaggio di una missione.
L’erba non battezza i suoi fiori i millepiedi si spostano silenziosi sulle minuscole piste del sottobosco. Tutto si parla senza chiamare, senza violare l’anonimato di ogni minimo essere.
Ma il nome umano ha un’altra misura perché vibra e risuona quando l’amore accorre a stanare, quando la morte rinchiude le imposte, quando l’odio ti spoglia di ogni più acuta aderenza amorosa.
Per questo il tuo urlo, madre, il tuo grido verso tua figlia - La mia Sarute! - la lama del tuo pianto sullo schermo, sono come nostri. Perché un nome che il male costringe ad essere spettro, è un ammanco infinito che mai lasceremo colmare da orci di resa.
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