(Dall'ebook "Un pezzo di me per dire noi")
I
Sarà l’infrangere del moto continuo. Niente più
alba e la sua divinazione. La luna ha solo
destreggiato il sogno di riscatto promesso.
Ho lasciato un po’ della mia ombra
nei tuoi capelli nudi.
II
Sarei dovuto nascere mare; sentire
il tuo richiamo. Andare,
ricoprendo il mondo – andandoti
incontro. Senza via di fuga.
III
Nel tradimento del corpo rovinato,
unguento il tuo vivere.
Dappertutto vita che strattona.
Cosa sei per me e gl’alberi per noi?
IV
È stata la pioggia. Ieri il freddo, oggi
pozzanghere nelle quali
assenza.
Bastardo sguardo pesca ricordi.
Io l’esca. Io il pesce. Io mi mangio.
V
Nel tuo inverno, presso di esso,
la deriva del ghiaccio;
tutto ciò che posseggo.
Soffermati:
in nessuna bufera si esibisce l’eternità.
Strozzami il corpo.
Stringimi.
Carezze da rondine.
VI
Sono cicatrici i passi tra gli oggetti
che non dimenticano.
I tuoi piedi calpestano.
Voglio comunque provarci.
Per sotterrare. Dirtelo ancora –
rosso minerale generalizzato.
Apprendere il volo –
le rose: piccoli canti monocolore.
Sconvolto. Dirtelo ancora.
Grido.
VII
Non ho retorica: ho grandi capacità tecniche.
(Costruisco un campo sulla tua pelle.
Costruisco un’orchestra nell’intreccio
delle nostre lingue. Sospiro.)
Scoprirti ossigeno ogni volta che arranco.
VIII
Forse perdiamo troppo tempo nei nostri perché.
Annaffiamo i contorni di rovi e deserto.
Siamo fermi.
Nel nostro recinto.
Soli.
E ti cerco.
IX
Se la notte mi sazia di sogni,
il giorno pulisce ogni speranza.
Cosa pervade oltre?
Sale apnea dal cuore, sinapsi cieche.
Intraprendo errori nel timore del comando.
Come un’idiota rigo il tempo.
Avanza, avanza, avanza.
Ci sarà, da qualche parte, un linguaggio
che spazzerà l’ingegneria dell’abbandono?
Cercando di sconfiggerlo,
cercando d’acchiappare il vento,
stai lì a miscelare i colori
del mondo.
Vengo lì a colorare un po’ anch’io.
Riusciremo, senza rimpianti?
X
Dovrei svegliarmi, perso nella tua nebbia,
così sempre, barricato nel tuo aprirti sole,
ad un medesimo punto a punto, ogni momento,
modellare l’aurora, leggendo l’ultimo libro
di Séamus Heaney, trovando ancora altro
spazio per contare stelle e matite e
grandezze, the skin peel drawing down
like silk
at a practised touch,
la natura dei tuoi occhi che sbocciano.
XI
Al di là di ogni comparsa,
c’è un distacco che non posso coprire;
c’è un distacco che non puoi coprire.
Ma c’è un treno che percorre le arterie:
sali tu ad ogni ripida fermata.
XII
Guardarti persa, lacrime dentro, un
fiume che s’arrampica.
Nascere vita, fuggire dalla ferita.
Guardami:
ricompormi e aspettare l’incendio.
XIII
Così placido Plutone.
Così ancestrale il suono.
Ora silenzio nelle nostre membra cellulari.
Arriva un vento triste
a scoprire il buio nascente.
Solo Cristo può permettersi di rinascere.
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