Non riesco ad inserirmi, in maniera rigorosa, senza indecoro,
nei vagoni della vita, nei meandri del lavoro,
eterno neo-laureato, adatto ad offerte inesistenti
che, in determinati casi, nella norma, rasentano umilianti sfruttamenti.
E umiliazione, è un carcere, frustrazione,
è carcere di non essere vissuto,
e di non essere vivente,
d' esser non lavoratore,
senza essere studente.
È un carcere d'odio, d'ansia, smarrimento
e de-moralizzazione, d'animali braccati
carnefici di violenza,
e brutalità inattese, che muoion dentro,
uccidendo mondi mondati a stento;
un'alternativa tra cervelli morti, o assassini
attanaglia, inumana, i nostri cuori,
senza interessare i cuori marci di qualche
semi-divinità romana.
Perché i cervelli morti, distesi nelle camere
mortuarie d'un ospedale,
sono milioni, sono milioni,
e non fanno male.
[Mostri, 2009]
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