Pur avendo il desiderio che i miei versi ricevano assegni da 100.000 euro
sono artista abbastanza scafato da non esser sequestrato dalla neuro,
a sentire i «colleghi» casciaball, che collegano endecasillabi e sette nari,
servirebbe un naso d’oro a aspirar la polvere fattasi sulle loro raccolte coi grandi editori,
tutti sono sfiancati, decine e decine d’opportunità, vittime disperate di un contratto «colossale»
e festeggiano su Facebook l’uscita di due minchiate scritte in rima sul Giornale Parrocchiale.
Che dire del maggior esperto di cinema, mondiale, del domani,
il classico uomo Trivial Pursuit che al bar sa tutto sui film americani,
si occupa nella vita reale, con scarsa velleità da dilettante, di titoli, borse, import-export,
come massima argomentazione cita a memoria la Gazzetta dello Sport,
ora che ha messo su famiglia vedrei opportuno che citasse l’etica dei Promessi Sposi
se è vero che la moglie, in gioventù, ha onorato il mondo con più succhiate di Bela Lugosi.
Pur avendo assistito, il 19/03/2016, al reading della Giornata mondiale della Poesia
il mio cervello in loop non mi traghetta minimamente l’idea di una giornata buttata via,
in fondo, anche a un noto e affascinante magnate della televisione
han concesso l’onore di operare alla Casa di Riposo di Cesano Boscone,
a me, umile menestrello, senza arresti domiciliari e senza inganni
m’è toccato assistere alla recita dell’ospizio di Sesto San Giovanni.
Che dire dell’anziano critico letterario che si auto-definisce un ciabattino,
danno collaterale del conservar bottiglioni vuoti su un angolo del lavandino,
forse il suo obiettivo artistico sarà aprir nel Lazio una nuova vetreria
o sbarcare in America col biglietto da visita di una nuova antologia,
imperniata sul criterio di valutazione del binomio amico / nemico à la Carl Schmitt,
ciabattino, chiudi la ciabatta, o ci costringi ad effettuarti un salutare retrofit.
«Pur avendo» e «che dire» sono termini da bandire dalla loggia dell’Atelier
l’ubriaco è scusato dall’abuso di vocaboli che non san di sommelier,
in fondo in fondo, se non mi salva la Bacchelli, il mio futuro sta alla Caritas
dove mi aggirerò molesto, da delirio di riforma, con in bocca l’aforisma in vino vanitas.
[Cherchez la troika, 2016]
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