I battiti del tuo cuore anestetizzati dalla densità del liquido amniotico
non sanno trovare una via d’uscita, non sanno trovare i battiti d’un altro cuore,
annegando in cerca del conforto d’un dialogo con un neonato morto.
Chiami tuo fratello,
tuo fratello dovrebbe essere nello strano vocabolario dei neonati vivi,
e intanto sogni di vivere una vita da sogno,
non diverrai un minatore delle miniere della Saar,
né un venditore di automobili, non diverrai un logistico,
né un meccanico, o un sacerdote.
Chiami tuo fratello,
oggetto estraneo d’affetto fino all’infezione
che da giorni ha smesso di sognare, scandendo una ninna nanna,
rubandola alla voce che ti batte in testa, attraverso il cordone ombelicale,
mentalizzando, con tutto l’amore di un neonato condannato a morte,
la voce dolce che ti canterà una nenia dinnanzi a un’anonima stele tombale.
Cullato da un silenzio irreale
ti addormenti, attendendomi, fratello,
nel limbo dei neonati morti.
[Scarti di magazzino, 2013]
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