Tu, a correre, incerta, nella sera,
rumore della tua angoscia, tic tac tic,
dietro i frantumi della mia schiena,
tic tac tic, come correvi,
tuo batticuore, mio batticuore.
Lontana, di cuore, scostata, come cucciolo
di cane maltrattato, hai urlato, con titubanza,
di fianco alla mia freddezza da cinico scadente,
"Sei uno scemo!",
senza rimestare nelle sabbie mobili del mio dolore,
senza tenermi in mano come asso di cuori bastardi;
e, io, non voltandomi indietro,
continuando a camminare, continuando a disertare,
t'ho cantato, ruvida nenia d'addio,
come noi, baciati dalla malasorte,
siamo soliti cantare alla vita,
"Vaffanculo!".
Ma stanotte, mano sul cuore,
idee tirate in aria da un elastico,
continuo a sentire tic tac tic,
tic tac tic.
[Lame da rasoi, 2008]
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