Preso dalla mania del logos, davanti a fucilazioni d’endecasillabi
tra ammiratrici fantasma e richieste editoriali (di denaro),
mi rivelo scrivano di mezzi versi,
dove nuvole corrono dietro ai vetri d’un magazzino Gdo,
al sicuro dalla tracotanza dei carrelli elevatori.
Frammenti di metro rinchiudono, in corto circuito, vivaci istinti,
istanti di vita, rivestendo di Summer has come (sumer is icumen in),
a canone élite, banalità, disinganno, anarchie mascherate contro i dilettantismi
da liberoverso / liberitutti.
Mi sento vecchio di mille anni, claustrofobico monaco immerso
nel rancore di non scrivere di me che scrivo,
nelle acque dello stagno d’un Narciso teramano,
abitando ruvide cene aziendali come fossero occasioni mancate.
Preso in ostaggio dal dubbio,
mi decoro di silenzio.
[inedito, 2017]
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