Non riesco a cantare senza stonare,
ciò che non siamo,
non riesco a non andare oltre,
con la mia mente, nella mia mente,
correndo il rischio di intrepidi doppiaggi,
correndo il rischio di sembrare indifferente.
E, nelle sere vuote d'ogni stima,
m'han contagiato i mali della rima,
medico matto, senza ricetta né medicina,
conservo i miei neuroni in vaselina,
per render certi discorsi convincenti,
nel metterlo nel culo ai deficienti.
Non riesco a cantare senza stonare,
testa dura, coscienza che non brucia,
intatta, scartavetrata come il sedere
d'un bimbo, seduto, sopra a una grattugia.
[Versi Introversi, 2008]
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