E adesso, senza fretta tocca a te,
com'è stato mio destino d'un anno insano,
ammaliato dall'ascesa a sentieri
con abnormi rischi di caduta massi,
di attraversamento stambecchi,
nell'ansietà di salite senza corde di sicurezza
addossato al manto roccioso
morto d'inverno, di freddo,
zigrinato dai morsi della tigre;
tocca a te, canaglia d'un lettore,
a scrivere versi su versi
a macinare nubi di polvere pirica,
assassinando i tasti d'un Pc scassato,
d'una vecchia macchina da scrivere,
avvelenando barattoli d'inchiostro,
succhiando nettare direttamente dall'arnia,
abbracciato all'alveare della creazione umana senza schermi.
Provaci tu, da stasera, ad abbattere i costi
della tua metrica in job sharing,
a privatizzar l'effetto delle tue licenze poetiche,
a stendere veli pietosi su tavoli autoptici,
e dimmi cosa si sente a vedere che i tuoi sforzi
sian considerati insulsi da branchi di critici assenti
interessati a vender riviste per versare alimenti.
Provaci tu, ché - armistizio di Tantalo-
il mio stomaco ha smesso di battere su tasti dolenti,
e, nella staffetta della storia, ho lanciato il testimone nell'acqua
torbida d'uno stagno a tenuta stagna.
Provaci tu, a intingere
dita dense di marmellata
nelle fauci dell'orso.
[Galata morente, 2010]
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