Dalle vette d'un cumulo di resti mortali
in angosciosa attesa d'esser immessi nelle fauci d'un forno crematorio,
racconto, memoria d'istante, frammenti di storie tristi,
le mie.
Nato dal fugace incontro tra bosco selvatico e brand aziendale,
crebbi alla scuola d'un allevatore d'alberi,
addestrato alla morbidezza d'un uso flessibile delle mie cento facce,
realizzando ambizioni d'asciugare gocce di iride d'ogni sconfitta,
di disinfettar ferite dei caduti d'ogni conflitto,
di mondar tracce d'amor viscoso,
di detergere i sudori della fatica d'esistere.
Toccandomi d'esser rifiuto d'un consumo distratto,
fantastico sulla reincarnazione in pagina di libro,
nel foglio intonso d'un pittore spiantato,
nella parcella d'un maturo avvocato,
e, alle soglie d'un Acheronte a cherosene,
non vi rimpiango.
[Scarti di magazzino, 2013]
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