Crocifisso alla nuda terra,
l'uomo d'acciaio inonda d'olio le luci dei lampioni,
mascherato dietro al buio di una tenda,
teso a tormentare i margini delle strade
immerse nell'argento della notte.
L'uomo d'acciaio, automa malinconico, arrugginisce dentro,
inondato dall'assiduo sciabordio delle sue lacrime d'anti-ossidante,
senza saper piangere della sensualità d'essere umano,
senza saper ridere.
La luna arrossisce, incontrando Socrate
nelle iridi metalliche dell'uomo d'acciaio dietro alla tenda,
avvolto dallo stendardo della sconfitta.
Arrossiscono le nuvole in assemblea,
e lo trovano lì, dietro alla tenda,
davanti al mondo,
uomo d'acciaio,
e carne.
[Scarti di magazzino, 2013]
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