Per una volta, vorrei evitar
di celebrare i vanti d'Antéros,
cantato in ogni salsa,
dando notizia, coi miei versi rancidi,
d'un amor respinto
senza onore di rivalsa.
Dall'unione adulterina,
consumata in un talamo appartato
d'un motel lontano dalle reti d'Efesto,
sotto forma di sveltina
nacque Antéros,
secondo erede d'una coppia clandestina,
che, tra sex outdoor e scambi,
amava vivere senz'ethos.
Per capriccio d'un fratello autistico
Antéros venne al mondo
incatenato al ruolo di siamese,
restando vittima dell'utile domestico,
lui, neonato, concepito, come molti,
ai fini di risolver beghe terrene,
come i bambini della durata d'un minuto,
inventati in Cina o India, su mandato,
ove al turista occidentale occorra un rene.
Educato in un mix d'aggressività e bellezza,
avendo come metro Ares e Afrodite,
miti nel mito d'un adolescente
conscio di dover crescer senza debolezza,
all'ombra di una madre attenta ad ogni ruga
con un marito assente e molti amanti,
schiavo d'un fratellastro fragile,
Antéros si diede in fuga.
Genti d'ogni era, condizione, genere razziale
bramando di stanare Antéros
non vi rendete affatto conto
come non sia normale
che un amore ricambiato
abbia confitte le sue radici
in un ambiente tanto incasinato?
[Patroclo non deve morire, 2013]
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