Che io sappia qualsiasi catena rima con pena
- magari l’anello poggia su quello
e non sul più bello.
Oddio, a furia di battere lo stesso tasto
ben poco mi sarà rimasto!
Oppure: scrivo senza ritegno mai pagandone pegno
- una banalità, questa, andata a segno.
D’altronde, mi è difficile credere che,
fatto di terra, io sia venuto se
già con il tronco ero privo di me.
Lo so perché la mia scrittura è avventata, non serra,
piuttosto interra.
Lo so perché il foglio, il foglio virtuale intendo,
rende lo spirito branchia che ancora sento
- siano pure omesse h e i - a stento,
come si vede nelle compagnie di banco
- mi sia concessa qui la r tra b e a - al fianco.
Così io potrò liberarmi da tante salme
volanti, a tinte dall’azzurro parente calmo,
quasi turchese, dove lo colse Raylight
da una stesa di voci tese: Really, I do not like casual flight!
Esiste, e mi tocca. Se anche così non fosse, resto
con la parola che manca del visto.
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