In cerca d’uno dei molti me stessi,
mi volterò, beffardo, sul calar della notte
a imitare, nei miei urli, ricchi dessert da stridio di freni:
ma cosa sono, stasera?
Cosa siamo davanti alle montagne
che ci circondano, sdraiate in punta
di nuvola smunta da millenni e malanni
d’uomini morti, abbandonate lì,
a caso, dalle risate di divinità emigrate
verso altre spiagge, verso altri nidi?
Dove sono andati a camminare i milioni di vite
che hanno vidimato i monti,
nei loro arrancare di stanche comparse,
desaparecidos, dove sono, stasera?
I miei libri nelle librerie, nelle biblioteche,
i miei articoli nelle riviste delle università,
e io, desiderio inattuato di camminare,
camminare, in una mano un amore straziato,
nell’altra uno scricciolo
occhio azzurrato in costante
attesa delle mie fiabe post-industriali,
manina fiduciosa stretta
intorno a un mio dito,
intorno al mio mondo.
[Patroclo non deve morire, 2013]
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