
ANIMA: QUESTA SCONOSCIUTA
https://www.academia.edu/106526028/SOUL_This_Unknown
https://www.academia.edu/144683353/ANIMA_QUESTA_SCONOSCIUTA_SOUL_THIS_UNKNOWN_https_www_amazon_it_Anima_questa_sconosciuta_Franca_Colozzo_ebook_dp_B08DKKJRQX_ANIMA_QUESTA_SCONOSCIUTA_https_www_academia_edu_106526028_SOUL_This_Unknown
di Franca Colozzo
Recensione critico-poetica di Mauro Montacchiesi
“Conosci te stesso, e conoscerai l’universo e gli dèi.”
— Iscrizione del tempio di Apollo a Delfi
Nel tempo in cui l’uomo crede di dominare tutto — dalle particelle subatomiche alla coscienza collettiva — Franca Colozzo ci invita a un gesto quasi rivoluzionario: fermarsi. Fermarsi per ascoltare il respiro dell’anima, questa compagna silenziosa che abbiamo smarrito lungo i sentieri dell’iper-connessione e del consumo. La sua scrittura nasce da un’urgenza etica e filosofica, non da un mero impulso lirico: essa è indagine, diagnosi e terapia. Con linguaggio limpido ma densissimo, Colozzo attraversa i secoli del pensiero umano — da Sant’Agostino a Freud, da Jung a Einstein — e li convoca in un simposio interiore dove la Scienza dialoga con la Metafisica, e la Poesia diviene la lingua segreta dell’essere.
- PRESENTAZIONE DELL’AUTRICE: FRANCA COLOZZO
Franca Colozzo è docente e architetto, laureata con lode alla Sapienza di Roma, con una tesi sul restauro e riuso dei centri storici del Sud Pontino. Presso l’Università di Cassino ha conseguito un Master di II livello sull’uso delle nuove tecnologie didattiche. Dal MAE tra il 1996 e il 2002, è stata distaccata e ha esercitato la docenza presso il Liceo Scientifico Italiano (I.M.I.) di Istanbul. E’ stato, questo, un settennio fondamentale in cui ha consolidato il suo profilo multiculturale e multilingue (turco, tedesco, spagnolo, inglese e francese) e organizzato mostre d’arte in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, il Robert College, il Galatasaray Lisesi e la Yıldız Üniversitesi. Da questa esperienza sono nati il catalogo bilingue Resimdeki Didaktik Süreç / Il percorso didattico nel disegno (1999) e la partecipazione a un vocabolario trilingue (IT-EN-TR). A posteriori del suo rientro in Italia, nel 2002, ha continuato la libera professione e la docenza. Nel 2006 ha pubblicato l’opuscolo poetico "Frammenti", dal quale si è evoluto il suo iter di ricerca tra pittura, poesia e narrativa.
- PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “ANIMA, QUESTA SCONOSCIUTA”
Quest’opera nasce come un attraversamento, un viaggio lucido e appassionato nel labirinto dell’interiorità umana. L’autrice osserva la crisi contemporanea non come un accidente storico, ma come un sintomo: la perdita del contatto con l’anima. In un mondo che ha sostituito il “conosci te stesso” con il “consuma te stesso”, la Colozzo compie un gesto socratico di ribellione spirituale. Parla di psicologia, di scienza, di teologia, ma con l’anima del poeta e la precisione del filosofo. L’opera è pervasa da una tensione etica: la consapevolezza che la vera malattia non risiede nel corpo, ma nel disequilibrio tra corpo e spirito. Da Pavlov a Piaget, da Freud a Jung, ogni riferimento diventa una tappa della cartografia dell’essere. E poi, improvviso, il salto quantistico: l’anima come entanglement, come particella che dialoga con l’universo, secondo un’intuizione poetico-scientifica degna di Planck o di Niels Bohr.
- COMMENTO CRITICO AD ALCUNI PASSAGGI
1. “La vera malattia, conseguenza dell’industrializzazione…”
In questa frase, Colozzo richiama implicitamente Rousseau e la sua idea di “ritorno alla natura”. Ma va oltre: denuncia la perdita di una relazione simbolica con la Madre Terra, così come facevano gli antichi sciamani. Adeguatosi alla dialettica dell’ interesse, il pensiero moderno ha troncato il lato animico dell’esistenza.
2. “L’anima è stata relegata al secondo ordine…”
Qui risuona Nietzsche, con la sua critica al nichilismo passivo. L’anima viene esiliata, perché troppo scomoda per un mondo che teme la profondità. Franca Colozzo la restituisce alla centralità del discorso, come avrebbe fatto Simone Weil: non per rivendicarla, ma per restituirle la voce.
3. “Noi uomini, mescolanza di corpo e anima…”
Questo dualismo cartesiano, che l’autrice abita con consapevolezza, si risolve in un monismo poetico: il corpo non è carcere, ma strumento di risonanza.
Sant’Agostino e Kierkegaard danno l’impressione di dipingere parole con l’afflato dell’ombra, vicino a lei, suggerendo che l’interiorità è la sede autentica della conoscenza.
4. “L’insoddisfazione spesso causata in noi…”
In questo passaggio l’autrice ricama l’ordito di un’intuizione sottile attorno al disagio dell’uomo moderno, con l’ago e il filo di un/a Camus: la solitudine urbana, la fatica del vivere, l’assurdo quotidiano, diventano segni di una malattia collettiva che solo la riscoperta dell’anima può curare.
5. “Il tempo è una dimensione dell’anima…” (cit.Google Traduttoreant’Agostino)
La Colozzo approda qui a una visione quasi bergsoniana del tempo, dove la durée interiore sostituisce la cronologia esterna. L’anima dilata il presente, abbracciando passato e futuro. È il punto più alto del libro, dove poesia e filosofia coincidono.
Silenzio interiore —
la coscienza respira
dove il tempo tace.
“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”
— Antoine de Saint-Exupéry
Se la scienza seziona, l’anima unisce.
Se la tecnologia accelera, la coscienza rallenta.
Franca Colozzo ricuce ciò che il mondo frantuma: ricorda che la guarigione non è farmacologica ma ontologica. L’uomo guarirà solo quando tornerà a conversare con se stesso, come un antico oracolo davanti al fuoco.
Nel dialogo tra i maestri evocati — Freud, Jung, Planck, Sant’Agostino — si compone una sinfonia invisibile:
Freud offre la mappa del desiderio;
Jung la connette all’inconscio collettivo;
Planck la traduce in energia;
Sant’Agostino la trasfigura in eternità.
E l’autrice, come un direttore d’orchestra dell’anima, armonizza scienza, fede e poesia in un’unica vibrazione cosmica.
“Anima, questa sconosciuta” è un varco. Chi attraversa questo varco non torna più indossando l’armatura del cinismo come, verosimilmente, faceva prima. La scrittura di Franca Colozzo — densa come luce quantica, nitida come cristallo, — si offre come uno specchio che riflette il volto invisibile dell’essere umano.
Quest’opera, in tempi in cui si danza tra bolle di pensiero leggero, è un’esortazione a riscoprire la pace smarrita nel rumore del mondo, un atto di resistenza spirituale.
NOTA DIDASCALICA FINALE
Elaborata secondo il Paradigma critico-poetico di Mauro Montacchiesi, la presente recensione intende porre in luce la complessità dell’opera di Franca Colozzo, che fonde tensione lirica, analisi scientifica e riflessione filosofica, in un tutt’uno armonico. Con espressa volontà, il testo è punteggiato da frammenti di riferimenti interdisciplinari, in modo da mettere in evidenza la latitudine intellettuale dell’autrice e il suo magistero nel declinare sentimento e ragione, fede e scienza, spirito e materia. Un viaggio che culmina in una consapevolezza luminosa: l’anima non è sconosciuta.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Franca Colozzo, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.