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Paesaggio creazionista

Argomento: Poesia

di Manuel Paolino
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Pubblicato il 21/01/2017 19:29:15

L’assoluta slegatura del componimento da una qualsiasi realtà che non sia quella del poeta prima, e in una fase più evoluta quella soltanto della stessa poesia, esistente in quanto viva, scatenatrice di bellezza, corpo e forma ormai distaccatasi non solo dalla realtà esterna ma anche dal suo stesso creatore: ecco il mio approdo al creazionismo di Huidobro e di Diego. A quel sublime ‘da taschino’, surreale e fantasioso, che fa dell’armonia poetica di numerosi elementi, di numerosi piani, la sua grandiosa essenza. Il paradiso perduto, l’ignoto, si trovano ora nella stessa poesia, sopra e sotto le sue braci estetizzanti.

La poesia non ricerca più il divino ma diventa essa stessa il proprio culto, non per un rifiuto, ma per necessaria deviazione. Se il poeta era un simulacro di carne capace di compiere un’evoluzione attiva, fino a controllare il proprio dono, ora gli effetti dello stesso hanno dato vita ad un nuovo soggetto animato, mobile, quindi autonomo, un altro da sé in quanto in sé.

Queste cinque liriche tratte dalla mia silloge La poesia sorpresa vogliono essere qui un omaggio al creazionismo, filtrato da una poetica in cui, nella sete di ricerca che la contraddistingue, gli argini estetici, di linguaggio e di contenuto, finiscono dunque col fondersi all’interno di uno specchio indissolubilmente legato alle tappe passate, e presenti, di un personale e sempre nascente discorso poetico ed esistenziale.

 

 

Altazor

 

Sui fili d’erba del cielo

                               vedo scritto il mare

                                                     Rema

Il cielo cieco sotto l’erba dei fili

Si squarcia il sesso della parola

Altazor

ENTRA

Nel minuscolo regno siderale

Esce il gioco che si feconda

Che inonda

Che circonda

Che al mulino sorride

Che si siede sulle palpebre per vederlo

                                                         varcare

 

Il miracolo dei lupi

                             pende

Da una campana                                                    Di una stella

A una campana                                                       Di un'altra stella

Pascola il poeta sull’altra faccia

Della luna e

                 cade

                       cade

                             cade

Fino al pascolo affacciato sui remi

Rotti del mare

 

Ed ESCE

ALTAZOR

Come un re gigante sulla pianura

Sognata dai nani

 

Le palpebre allungano le gambe

Impolverate di farfalle

Ombre di gioco

Sentiero mobile

Gioco di greggi ignote

Note greggi giocose

Piume di note

Silenzio                                                                  Caduta

Vedo scritto IL MARE

 

__ 

 

Dal ritorno

 

MURO DI NEBBIA

Furia ed acque trasparenti

Divine incantatrici

                            salvatrici

Capezzoli di petali e sale                                          Facce di diamanti


Ade veggente

Tentacoli

              delle sette teste

Achille triste

                  Agamennone

                                      tradito

I massi atroci dei giganti

 

Schiene d’oro della sabbia                                        Circe viola

La fame infame

Sole che bruca incendiati mari

 

Le voci                                                                   Sulle labbra

Intrecciate                                                              Appuntite

Delle sue donne                                                      Dei seni più salati

 

ITACA

Ancora il remo

                       sulla spalla

 

 __

 

Lei

 

Per comprendere la purezza di LEI –

che come ebbi già modo di dire perfino

gli alati araldi bianchi invidiano –

basti pensare a quel suo esser sbalordita:

mi servirebbe un giorno intero per raccogliere

tutte le sue rotonde riflessioni!

Ma ce n’è una che ora mi impressiona

in modo particolare.

 

LEI odia la Chiesa, i Papi, i vescovi,

la Messa; afferma con sdegno sorpreso,

e domanda a se stessa, come un uomo possa

ritenersi rappresentante di Dio. Come può

tale arroganza essere accettata?

LEI non l’accetta. Eppure c’è una circostanza

nella quale il suo cuore trova la pace.

Un aspetto, soltanto uno.

 

LEI ama il silenzio delle chiese;

sedersi, da sola, all’interno

di una grande chiesa vuota:

LEI, la quiete, e Dio.

 

__

 

Essere e creare

 

Sento quel bronzo splendente                                  ESSERE

esplodere dal mio corpo;

succede di notte, quando il sonno

col sogno si avvicinano,

quando la lingua cerca

le sue foglie secche,

la mandibola e la mascella

le proprie piume, e la saliva

aspetta la calma.

Succede quando le ante del cancello

cominciano a tremare:

sento quel bronzo splendente

esplodere dal mio corpo –

o così vorrebbe – tanto da io dover

tenere con le redini la mente.

 

Penso a Álvaro de Campos,                                     CREARE

a Ricardo Reis,

a Alberto Caeiro,

a Coelho Pacheco,

a Bernardo Soares.

Penso a Pessoa.

 

PENSO A TUTTE LE STALATTITI DELL’ANIMA.

 

 __

 

Storia di una maledizione

 

CONFESSO:

Ho bevuto alla fonte dell’Eterna Giovinezza.

Non domandatemi dove si trovi;

Per arrivarci,

Ho dovuto chiedere in prestito

Le ali ad Icaro

                     il sole

Non le strinse fra le fiamme:

Bruciò i miei occhi.

 

CONFESSO,

Ho fatto un Patto con il Diavolo:

Eterno fascino e bellezza,

In cambio della vista.

Non chiedetemi quando sia accaduto;

So

   invece,

Che forse dovrei cercare e uccidere

La Strega che mi ha maledetto.

 

 

 

 


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