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Oltre il mito

Argomento: Cinema

di Cinzia Perrone
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Pubblicato il 07/06/2018 19:52:00

Forse è vero che tre è il numero perfetto, quel numero magico in cui hanno creduto gli antichi e che assurge a grande simbologia evocativa della Trinità per i cristiani, da cui lo stesso Dante fu ispirato nella sua Commedia.

Sì tre! A lui solo tre film sono bastati per entrare nella leggenda, e le leggende ahimè si consumano in fretta anche se saranno immortali nella memoria del mondo.

Forse più che di semplici film, dovremmo parlare di autentici capolavori, infilati uno dietro l’altro, che lo portarono direttamente, nel giro di pochi mesi nell’olimpo di Hollywood. Un anno magico, il 1955, lo stesso anno magico in cui Marty e il dottor Brown  di Ritorno al futuro, indirizzarono la loro straordinaria DeLorean, forse anche per conoscere il mitico James Dean, prima che il 30 settembre di quello stesso anno, un tragico incidente d’auto se lo portasse via per sempre, dopo averci donato tre indimenticabili interpretazioni.

Voleva essere grande James Dean e lo è stato, anche se solo in tre film, tre cult-movie degli anni 50; quella sua passione per i motori e la velocità gli è costata cara. Qualcuno pensa che stesse recitando solo l’ultimo grande copione della sua vita, l’uscita di scena del protagonista in grande stile. Chissà. Quella porche a cui diede lui stesso il nome di Little Bastard è stata la sua bara in alluminio.

Interprete unico, si immedesimava nei suoi personaggi fino all’inverosimile, lasciando i colleghi sconvolti. Ma i registi lo adoravano, proprio come per primo fece Elia Kazan, che lo volle oltre ogni misura per il personaggio di Call nella Valle dell’Eden, pellicola indimenticabile del 1955 tratto dall'omonimo e altrettanto straordinario romanzo scritto nel 1952 da John Steinbeck. Per Kazan, non solo Jimmy era perfetto per quel ruolo, ma lui era proprio Call.

Lo stesso rapporto conflittuale col padre, cresciuto senza l’affetto della madre che era l’unica che sentiva affine a se stesso, morta quando aveva nove anni, e cresciuto con degli zii. Tutto questo fece di lui anche l’interprete perfetto per il successivo Gioventù bruciata, dove vestiva i panni del problematico e ribelle adolescente Jim Stark, accanto all’altrettanto bella e turbolenta Natalie Wood.

Poi fu la volta del film Il gigante dove recitò accanto a mostri sacri del calibro di Elisabeth Taylor e Rock Hudson; anche in questo film non potevano non dargli il ruolo di Jeff, il bracciante povero ma ambizioso, ribelle e incompreso quanto basta, innamorato da sempre, segretamente e irrimediabilmente, della bella sposina del capo, interpretata dalla brava Lizzy.

Il tragico incidente avvenne proprio terminate le riprese di quest’ultimo film, mentre Stevens si accingeva a montare la pellicola. La sua vita si consumò in fretta, come il suo più grande amore, quello per l’attrice di origini italiane Annamaria Pierangeli, la sua bella e impossibile, che forse tante lacrime verso alla sua morte anche se aveva sposato un altro, con immenso dolore di Dean.

Oltre aver visto innumerevoli volte i suoi film, specialmente La valle dell’Eden per amore letterario anche verso il romanzo, di cui mette in scena solo una parte, recentemente ho visto James Dean - La storia vera, un film per la televisione del 2001 diretto da Mark Rydell, basato sulla vita dell'attore James Dean. Il film ha vinto, nel 2002, un Golden Globe e due Emmy Awards, e devo dire che l’interpretazione di James Franco è molto emozionante e la ricostruzione dei fatti abbastanza attenta, ma Jimmy rimane Jimmy, anche dopo la sua morte; l’unico attore che ha avuto due nomination all’oscar postume, una per La valle dell’Eden e una per Il gigante.

La locandina del film Gioventù bruciata, forse la pellicola che lo rappresenta meglio sotto ogni aspetto, recava il motto: Live fast, die young. Ironia della sorte?

Jimmy aveva appena ventiquattro anni ed era una promessa del cinema. Peccato!


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