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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Federica Gullotta

Argomento: Intervista

Testo proposto da LaRecherche.it

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Pubblicato il 27/03/2019 16:19:14

 

[ A cura di Roberto Maggiani ]

 

 

 

 

1. Come ti presenteresti a persone che non ti conoscono? Chi è Federica Gullotta?

 

Non so se sia una buona idea conoscermi, consiglio alle persone di leggermi come poeta e di non volermi conoscere come persona, a parte quei coraggiosi che ci tengono veramente, e allora sono i benvenuti.

 

 

2. Come e perché hai iniziato a scrivere e in particolare poesia?

 

Ho iniziato a scrivere racconti a 6 anni dopo un periodo di totale rifiuto dell’alfabetizzazione, sapevo già leggere e scrivere ma fingevo di non saper fare perché vedevo i libri come la peste; poesia a 6 anni e mezzo per partecipare ad un concorso cittadino che ho vinto insieme ad altri bambini. Un verso di una di quelle poesie l’ho infilato nel mio nuovo libro per Edb.

 

 

3. Quali sono gli autori e i testi sui quali ti sei formata e ti formi, che hanno influenzato e influenzano la tua scrittura?

 

Ho frequentato il liceo classico quindi sono molti i testi che hanno influenzato la mia scrittura a partire dai greci e latini fino ai contemporanei. Diciamo che nell’adolescenza il mio modello di scrittura assoluto era Truman Capote, mentre per quanto riguarda la poesia amavo particolarmente Baudelaire, Cocteau, Ungaretti, Ginsberg e Majakovskij. Poi dai 20 anni in poi ho cominciato ad approfondire poeti del ‘900 e attuali come De Angelis, Raboni, ma anche poeti dell’Ottocento che non avevo letto prima come i Simbolisti francesi. È brutto da dire, ma a scuola non li avevamo nemmeno accennati.

 

 

4. Ci proponi in lettura una poesia di un autore contemporaneo? (se edita citare anche l’editore) Ci spieghi il perché della scelta?

 

Ho scelto una poesia di Silvia Caratti, tratta dal libro “La trama dei metalli” (LietoColle, 2001). Non la conosco personalmente ma è tra i poeti attuali che apprezzo per la loro padronanza della parola:

 

Spesso la notte faccio simili pensieri

quando lieve tu mi dormi accanto

mi domando cosa ci leghi

all’ultimo pianeta

o se l’universo produca un suono

o se il tempo non sia un imbroglio

e in realtà noi ci dobbiamo ancora amare.

Io so che tutte le domande hanno un nome.

 

 

5. Che cos’è la poesia? A che cosa “serve”?

 

La poesia è disturbare il lettore. Anche con l’eccessiva serenità o l’eccessiva bellezza, non necessariamente con il dolore o i turbamenti, dipende, vanno bene entrambe le cose. A cosa serve? A portare turbamento appunto, a me personalmente la bella poesia, la poesia fatta bene mi dà adrenalina, come una “droga” senza conseguenze fisiche (o quasi).

 

 

6. Qual è il ruolo sociale del poeta?

 

È una bella domanda. Già se il poeta facesse bene il suo mestiere saremmo a cavallo. Poi come diceva Kant “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me” (E se ci fosse anche solo il cielo stellato, saremmo già a cavallo).

 

 

7. Ci proponi in lettura una tua poesia? (meglio se inedita)

 

Un mio inedito:

 

Come animale sento –

e come sento odoro –

e odoro quello che penso –

come animale un tempo, mi adoravano

tutte le mani e tutti i respiri

di freccia in furia

tra gli alberi sonori

 

Come animale spacco –

e come spacco celo –

e celo quello che penso –

un tempo, orgogliosa come un

palo fulminato, e risoluta,

scortecciata, piena di umori

riavvicinai la terra scoperta

e lunga

 

 

8. Che cos’ha di caratteristico la tua poesia, rispetto a quella dei poeti tuoi contemporanei? Si dice che ogni poeta abbia le sue “ossessioni”, temi intorno ai quali scriverà per tutta la vita, quali sono le tue?

 

Lo straniamento, i mostri creati dalla natura, dall’uomo e dalla nostra mente, molti temi però non saprei definirli: io scrivo a intuito dopodiché rifinisco la forma, limo le frasi, ma di solito non torno sui contenuti, non mi ritengo particolarmente intelligente, penso solo di avere talento nella scrittura e stop. Ho però un obiettivo preciso nella mia sperimentazione poetica, ovvero ridurre al minimo gli orpelli, usare volendo anche parole dure, parole che si adattano alla situazione, dare la poesia a pesci in faccia al lettore, non rassicurarlo. Se rileggo mie poesie del passato mi deprimo leggendo tutte le frasi che potevo benissimo cancellare.

 

 

9. La critica più bella e la più brutta che hai ricevuto come poeta.

 

Che scrivo come…

Che il mio attuale libro si gratta (cioè è piacevole da leggere, è un mio modo di dire).

Le peggiori che scrivo in modo infantile, che non ho letto abbastanza poeti del ‘900.

 

 

10. Come avviene il tuo processo di scrittura? In quali ore e luoghi, con quali modalità? Pubblichi ciò che scrivi di getto oppure rivedi i tuoi testi, sia nella forma che nei contenuti? Che criteri adotti per mettere insieme le poesie di una raccolta? C’è qualcuno a cui fai leggere le tue poesie prima di ogni altro?

 

Sì, le leggo ad una persona a me molto cara. E con grande spirito critico e intelligenza. Poi le faccio leggere a quei poeti che stimo e ammiro particolarmente, che considero dei “maestri”.

Se voglio scrivere impiego massimo un’ora poi successivamente ricontrollo la poesia per perfezionarla. Sono molto perfezionista. Per una raccolta il criterio è il senso di fondo, ad esempio nel mio ultimo libro le poesie sono tutte un po’ astratte e metafisiche.

 

 

11. Hai incontrato o incontri difficoltà nel pubblicare i tuoi testi? Se sì quali?

 

Pensavo di peggio, ho avuto la fortuna di incontrare grandi poeti attuali – perché così li considero – che hanno creduto in me, mi hanno sopportato nonostante le mie intemperanze che forse a volte sono state eccessive, insomma dei santi.

 

 

12. Quali sono gli indicatori che utilizzi nel valutare un testo poetico o una intera raccolta? Quali sono, a tuo avviso, le caratteristiche di una buona poesia?

 

Quelle che ho detto prima: destabilizzare il lettore, musicalità, ritmo e varietà di lessico, padronanza del pensiero e della parola.

 

 

13. Molti utilizzano, per catalogare i poeti e la loro presunta o reale “importanza”, le categorie “poeta maggiore” e “poeta minore”. Esiste realmente tale distinzione? L’editoria è veramente capace di discernere tra queste due categorie?

 

Come ho scritto recentemente nel dibattito sui social riguardo l’articolo di Ladolfi sulla poesia performativa, chiunque pratichi una certa arte partecipando a festival, concorsi o pubblicando, automaticamente scende nell’arena, diventa un professionista e non più un dilettante e come tale va giudicato, nel bene e nel male. Non avete questo coraggio, questo desiderio di impegnarvi seriamente? Non pubblicate, non partecipate.

 

 

14. Che cosa ne pensi della critica letteraria e dei critici che la esercitano? Ti sembra che siano rispettosi della pluralità delle voci poetiche contemporanee?

 

Sì e no. Ci sono critici che stimo a prescindere da possibili divergenze nella visione della poesia. Io fondamentalmente stimo chi è intellettualmente onesto, in ambito critico. Attualmente credo che alcuni critici possano essere penalizzati nel giudizio dal seguire le “mode” del momento o magari dalla paura di perdere la propria posizione di prestigio.

 

 

15. Puoi citare alcuni poeti che a tuo avviso non hanno adeguata attenzione critica?

 

Diciamo che quelli che vedo sui social sui blog e sulle riviste più osannati dai critici, anche fra i giovani poeti, della mia generazione cioè degli anni ‘90 o poco più grandi, non sono esattamente nella mia top ten dei poeti attuali.

 

 

16. Perché la poesia è poco letta? Che cosa ne pensi? Secondo te di chi è la responsabilità (se di responsabilità si può parlare): dei poeti, degli editori, dei lettori, dei librai, dei mezzi d’informazione?

 

Penso che ciò sia una naturale conseguenza del fatto che attualmente le persone sono meno riflessive e parlo anche per me: mi piace leggere ma se prima di dormire devo scegliere fra leggere un libro o guardare un video su Youtube, di solito preferisco il secondo. Sono favorevole alle tecnologie, ai social, non capisco chi si preoccupa ad esempio della robotizzazione del lavoro. Se non ci saranno più i lavori tradizionali cambieremo, troveremo altri lavori, i cambiamenti e il progresso sono necessari per la nostra vita. Perciò credo che la poesia non debba affatto temere la nostra epoca e che la supererà egregiamente, nonostante le difficoltà non credo in un “declino” della poesia.

 

 

17. È appena stata pubblicata da EDB edizioni, nella collana “Poesia di ricerca”, curata dal poeta Alberto Pellegatta, una tua raccolta dal titolo singolare “Gli angeli bianchi escono dai frigoriferi”, la pubblicazione, senza titolo, è condivisa con il poeta portoghese Manuel de Freitas, ce ne vuoi parlare?

 

È un libro in cui credo molto, così come anche in quello precedente “La bestia viziata” pubblicato da LietoColle nella collana Apolide curata da Mary B. Tolusso, anche se rappresentano due periodi della mia creazione poetica molto diversi; il libro precedente derivava dalla mia adolescenza, questo deriva dalla mia visione del futuro.

 

 

18. Sempre riguardo alla suddetta pubblicazione senza titolo, in cui si trova la tua raccolta “Gli angeli bianchi escono dai frigoriferi”, perché un lettore, che normalmente non legge poesia, dovrebbe leggerla? Perché, invece, un lettore avido di poesia dovrebbe leggerla?

 

Un lettore che normalmente non legge poesia potrebbe comprare il mio libro prima di tutto perché è breve e non è ingabbiato all’interno di rime o schemi metrici che potrebbero risultare allontananti; perché è strano anche.

Un lettore invece avido di poesia lo potrà leggere per conoscere un nuovo autore, come faccio io quando leggo poesie.

 

 

19. Che rapporto hai con la narrativa?

 

Ottimo, fino ai 20 anni ho letto molta più narrativa che poesia e da bambina e adolescente scrivevo quasi esclusivamente prosa (racconti prevalentemente) almeno fino ai 15 anni quando ho cominciato a scrivere poesia più assiduamente e non solo per i concorsi.

 

 

20. Quali progetti hai per il futuro?

 

Migliorarmi da tutti i punti di vista, raggiungere i massimi livelli che possa raggiungere, perché per me non è mai abbastanza. Essere in salute, essere serena, vivere in modo spensierato. Poi chiaramente mi piacerebbe pubblicare nel futuro con una grande casa editrice, come tutti gli umili che si rispettino, anche se per inciso io ritengo grandissime anche le case editrici per cui ho pubblicato fino ad ora.

 

 

21. Hai qualcosa da dire agli autori che pubblicano i loro testi su LaRecherche.it? Che cosa pensi, più in generale e in tutta franchezza, della libera scrittura in rete e dell’editoria elettronica?

 

Molto positivamente, credo che le piattaforme come LaRecherche.it e altre aiutino molto gli autori a farsi conoscere e a condividere i propri testi in maniera libera e aperta.

 

 

22. Vuoi aggiungere qualcosa? C’è una domanda che non ti hanno mai posto e alla quale vorresti dare una risposta?

 

Non direi

 

 

23. C’è una domanda che vorresti fare? (a chiunque tu voglia)

 

Vorrei chiedere in generale a poeti e critici se ritengono che tuttora possano esistere criteri soggettivi e oggettivi per valutare un testo poetico, perché io ritengo di sì, ma vedo che alcuni sostengono che bisogna affidarsi al mero gusto personale e a come suona un verso all’orecchio…

 

 

24. Infine, le tue preferenze, botta e risposta, se vuoi puoi accennare un perché:

 

il cantante: ne ho tantissimi che spaziano dalla musica classica alla trap, però in assoluto direi i Beatles, anche se non sono della mia epoca

il film: Il Signore degli Anelli, il poliziesco Mauvais Genres, Le lacrime amare di Petra von Kant del regista Fassbinder, Il Pianista, Gruppo di famiglia in un interno, io comunque sono appassionata di cinema

la pietanza: amo molto il cibo, ma direi le uova, tutti i formaggi, la torta Sacher, gli spatzle di spinaci, tutte le verdure

tre gusti di gelato: cioccolato, stracciatella, nutella

l’albero: cipresso

il fiore: la calla

il paesaggio: le Alpi tirolesi

la città: Venezia, Ferrara

la nazione estera: Austria, ma non ho ancora viaggiato abbastanza da giudicare

il giorno della settimana: venerdì

il mese: dicembre perché c’è meno sole e tante feste

 

 

Grazie.

 

 

Leggi alcune poesie di Federica Gullotta pubblicate nella sezione Poesia della settimana

 


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