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’La dea Fortuna’ - un film di Ferzan ozpetek

Argomento: Cinema

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 28/12/2019 05:52:59

“LA DEA FORTUNA” , un film di Ferzan Ozpetek.

 

Il nuovo atteso film di Ozpetek arriva dopo anni di vagabondaggio cinematografico del regista quando tutti (in verità nessuno) ha quasi dimenticato il fortunatissimo “Le fate ignoranti” come di un 'sequel’ dovuto di quello che a suo tempo abbiamo apprezzato e amato. In realtà oltre agli anni, non passati invano, nulla sembra cambiato: la stessa atmosfera, le stesse facce, finanche la terrazza sembra la stessa, nonché i colori e le luci della tavolozza pittorica del regista, come a voler descrivere una medesima umanità che si muove ‘dietro la benda che acceca la Dea Fortuna’ a sua volta accecata dai sentimenti e dalle emozioni di cui l’animo umano si nutre.

E se talvolta quest'ultime prendono il sopravvento e non si riesce a gestirle ciò che ne consegue è paragonabile a un momento di sospensione (molti nella chiave registica di Ozpetek), in cui il fiato si fa corto (tale che i suoi personaggi sembrano non respirare), la saliva amara (ancor più quella degli spettatori). È allora che ci si accorge d’essere nel film, protagonisti della ‘cieca magia’ che emana dalla Dea Fortuna, al tempo stesso succubi del segreto leggendario che dà senso all'intera storia:

 

Come fare a tenere per sempre con te qualcuno a cui vuoi molto bene? Devi guardarlo fisso, catturi la sua immagine, poi chiudi di scatto gli occhi, li tieni ben chiusi. E lui ti scende fino al cuore e da quel momento quella persona sarà per sempre con te.

 

Ma condannare oltremodo ciò che dalla ‘fortuna’ proviene del bene o del male sarebbe l’errore più grave, un errore saddirittura fatale, in quanto impedirebbe di comprendere la ragione della sopravvivenza di quell’umanità feconda (che tutti noi rappresentiamo) e che Ozpetek, con ostinata capacità immaginativa, trasferisce nel quotidiano filmico. Una quotidianità epidermica, quasi tattile, di una sensualità vigorosa eppure pacata, afferente agli sguardi e ai silenzi, che è in sé poetica e musicale, anche quando s’irrora di risentimento, di quella malinconia contenuta in procinto di trasformarsi in meschina angustia di rivalsa.

Come accade sul finire del film allorché il rapporto fra i protagonisti si deteriora a tal punto da pervenire a una situazione irrimediabile, giocata egregiamente dal regista sul filo sottile della riflessione occulta che la leggenda riferita alla Dea Fortuna emana: in cui i protagonisti e gli spettatori, una volta entrati nel suo 'cerchio magico’, si trovano a raggiungere altezze e/o bassezze (in questo caso altezze) di autocoscienza, a volte semplicistiche, a volte più elaborate, che impediscono la consapevolezza della propria finitudine.

 

La soluzione sarà un gesto folle. "Ma d’altronde l’amore è uno stato di piacevole follia", si legge nelle note di produzione.

 

Scheda del film:

Dalla ‘recensione’ di Vittoria Scarpa – Cineuropa News 19/12/2019 -

Ferzan Ozpetek torna a Roma con il suo nuovo film tenero e malinconico sulle evoluzioni dell’amore, incentrato su una coppia di uomini in crisi che non prova più passione, con gli effetti tragicomici che ne conseguono, e la possibilità di un nuovo inizio, inaspettato e a dir poco travolgente, sono al centro del toccante, divertente e personalissimo film di Ferzan Ozpetek, “La Dea Fortuna” , che segna il ritorno del regista italiano di origine turca a Roma (dopo aver girato a Napoli e a Istanbul le sue ultime pellicole), alle famiglie allargate, all’amore in tutte le sue forme e alle emozioni pure.

È fra le braccia di un’umanità variegata, autentica e gioiosa, un vero trionfo della diversità, che veniamo introdotti all’inizio del film, dopo un inquietante prologo tra i corridoi di una sontuosa dimora aristocratica, che rivedremo solo più tardi. Siamo su una bella terrazza romana dove si sta festeggiando un matrimonio gay, e tutti i personaggi principali sono lì, primi fra tutti i padroni di casa, Arturo e Alessandro (Stefano Accorsi, già in “Le fate ignoranti” e “Saturno contro”, e Edoardo Leo), una coppia di quasi cinquantenni visibilmente in crisi.

All’improvviso irrompe Annamaria (Jasmine Trinca), amica del cuore ed ex fidanzata di Alessandro, con valigie e due bambini al seguito. Lei non si tratterrà molto (la aspetta un ricovero in ospedale per accertamenti su sospetti mal di testa), invece i suoi figli Martina (Sara Ciocca) e Alessandro (Edoardo Brandi) sono lì per restare, che i due uomini lo vogliano o no. Seguiamo così il quotidiano di Arturo e Alessandro, catapultati nella dimensione di 'genitori' nel momento peggiore della loro relazione quindicennale.

Accorsi e Leo sono perfettamente intonati, il primo nei panni di un intellettuale e professore mancato, il secondo in quelli di un più concreto e risolto idraulico (che parla con i rubinetti), risucchiati nel vortice di recriminazioni e tradimenti.

 

Ozpetek racconta con sincerità e una buona dose di battute fulminanti (il regista firma la sceneggiatura con il produttore Gianni Romoli e Silvia Ranfagni) l’agonia di un amore profondo, pronto a riaccendersi con uno sguardo, una risata, con la complicità di due persone che condividono la vita da anni e ora confrontate con responsabilità più grandi di loro.

Trinca irradia amore e coraggio nelle vesti di Annamaria, una giovane donna libera e ribelle, di origini nobili e in rotta con la sua arcigna madre (incarnata con sorprendente incisività dalla scrittrice Barbara Alberti), che arriva come un terremoto a sconquassare l’equilibrio sclerotizzato della coppia protagonista. Nel cast anche l’immancabile Serra Yilmaz, la transgender Cristina Bugatty, Filippo Nigro e Pia Lanciotti, gli ultimi due nei panni di una coppia che invece si rinnamora ogni giorno, poiché lui, malato di Alzheimer, rivede ogni giorno la sua compagna come se fosse la prima volta.

 

CineCuriosità:

Il film è girato in gran parte a Roma ma anche in Sicilia e in particolare a Bagheria. Il titolo, ‘La dea Fortuna’, fa riferimento al Santuario della Fortuna Primigenia che si trova a Roma.

 

Gradevolissima la scena in cui tutti ballano sotto la pioggia sul tema di una canzone tradizionale turca, unica concessione che Ferzan Ozpetek fa alla sua terra.

 

La colonna sonora si avvale delle musiche originali di Pasquale Catalano (già collaboratore di Ozpetek in vari film, e di Sorrentino) e dell’inserimento di ben due cammei eseguiti dalla voce inconfondibile di Mina firmati con Ivano Fossati: “Luna diamante” e “Meraviglioso è tutto, qui” che chiude i titoli di coda.

 

Discutibile l’inserimento (seppure comprensibile nel messaggio) della pur bella canzone ‘Veinte Anos’ portata al successo dalla cantante cubana di son e habanera Omara Portuondo nel film “Buena Vista Social Club” di Wim Wenders, e qui cantata da due bambini in lingua spagnola.

 

Bravi tutti gli interpreti e nel loro genere le seconde figure, un film da vedere assolutamente.

 

 


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