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Il vecchio e la terra

di Anna Giordano
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Pubblicato il 02/04/2014 00:03:00

IL VECCHIO E LA TERRA


"Terra scura grassa e fertile, terra, che aratro taglia e zappa scava, compagna e amica che mai mi ha deluso."
Così diceva il vecchio Germano, quando l'autunno avanzava ed i campi dovevano essere arati per la semina prima del lungo riposo invernale...

Germano sin da piccolo, era vissuto nei campi, non c'era giorno che non toccava oppure soltanto sfiorava la terra; la sua terra, quella che l'aveva visto nascere. Sì, perché lui nacque un 18 luglio di un anno che non ricorda più, in un campo di grano.

Immobile, disteso, come quel giorno guarda il cielo, dall'unica finestra, sotto di essa, il suo letto.
Sorride al sole che in quello stesso mese, di un anno dimenticato, l'ha baciato per la prima volta.
In attimi di lucidità racconta la sua storia, che ripetute volte ha già raccontato, la sua nascita fra le spighe di grano mature e la sua vocazione per la terra che ama e della quale dice: "È sempre stato tutto quel che ho posseduto, chissà alla fine chi è stato veramente posseduto, io o lei?"
Poi rivolgendosi al piccolo Germano, il nipote di appena 12 anni, al quale, con un filo di voce, sussurra: "Vedi piccolo mio, tu sei il germoglio ed io il ramo da segare, ormai nonno deve lasciare spazio a chi ha braccia forti, mi devo riposare, affido a te la mia terra, rendila con le tue mani, verde e rigogliosa, non l'abbandonare, ha bisogno d'amore, quanto una novella sposa, carezza le sue gemme in primavera e veglia che nessuno e niente distrugga i suoi germogli, proteggili affinché, essa, sia fiera d'essere la loro madre".
Volgendo gli occhi alla finestra sorride quasi rassicurato che, il piccolo abbia capito la sua disperazione e prenda in mano la sua amata terra.

Lasciare la sua compagna di sempre, quella in chi ha riversato le sue gioie e dolori, la sua forza e delicatezza, quella per chi il sudore che ha versato, ha sempre contraccambiato le sue fatiche e speranze con i frutti di cui si è nutrito, e in cui le radici delle sue piante, sprofondando, ne hanno succhiato il sangue, sì, quello della sua amata terra.
Germano, un uomo forte.
La sua saggezza l'ha appresa da essa e dal cielo, il suo guardiano; quando lo scrutava ed egli parlava attraverso i segni che gli inviava, riuscendo a leggere nei suoi umori cangianti, capiva, che doveva proteggerla dalla grandine che stava per arrivare, ancor quando, il sole splendeva, fenomeno che i vecchi durante la sua giovane età, gli avevano appreso a deviare, chissà per quale magia, oppure amore per la sua amata, egli vi riusciva...

Il piccolo Germano, tiene la mano del nonno, mentre si è assopito, guardandolo lo accarezza con la sua, che non è ancora da uomo e neppure più da bambino, una mano che nonostante il sonno, il nonno stringe delicatamente, lui sorride e l'abbraccia, nell'orecchio lascia scivolare un candido:
" Va bene nonno, conta su di me".
Germano sorride dolcemente e con la poca forza che gli resta passa la mano sulla sua guancia e aggiunge:
“Quando sarai solo con lei, raccontale il mio amore, liberala dalle prigioni di rovo che la infestano insieme alla gramigna e non lasciano germogliare le sue gemme preziose.
Lei è buona, e lascia spazio a tutti, fino a farsi divorare. Non permetterle di distruggersi per amore, fai in modo che la sua bontà non sia carpita da erbe infestanti, tienila pulita perché vesta sempre di smeraldi e topazi, che la sua chioma possa cambiare ogni stagione affinché dal suo aspetto, tu possa capire che ti darà, come ha dato a me, il suo amore in frutti”.
L'amore che il nonno nutriva per la terra che lui, nipote, aveva visto solo come terreno e basta, prese, con quelle parole, un altro aspetto.
Nel suo cuore ormai, albergavano sentimenti di rispetto e gratitudine verso di essa, gli stessi che nel nonno si erano trasformati in amore.


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