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L’orco e La Gallina

di Domenico De Ferraro
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Pubblicato il 13/06/2015 16:24:35



L’ORCO E LA GALLINA

Seguendo le ragioni del cuore ,che batte forte in petto , le passioni fioriscono, solinghe , scivolano dentro di noi si trasformano in fiori d’inestimabile bellezza, in giochi di luci , illuminare che addobbano le strade ed i vicoli della vecchia città , pensante sui morti colli , affacciata sul mare. Un battito d’ali ,una piccola emozione appiccicata sotto il cielo cinereo , che a sera si riempie di stelle. Pazze pagine, scritte in piazza , mentre passa questa lunga processione con in testa lo stanco santo , santità che s’insinua dentro lo spirito , bevendo vino da solo sotto questo sole, in questo angolo perduto ,in questo amore dalle mille facce.

Pensando , ascoltando il cuore , cedere a mille lusinghe a giorni che passano lenti ed irregolari , convergenti in antichi deliri ,in giochi di ombre che trascinano con sè vecchie leggende, s'ode un orco urlare contro il cielo il suo dolore, la sua invincibile forza, l’odio l’assale, tutti fuggono, l’urlo dell’orco si spande nell’eco , corre lungo la valle, tra i boschi impenetrabili ad ogni altra voce , ad ogni altro richiamo ,fuggiasco tra le fitte frasche al riparo da occhi indiscreti si rifugge esule, incompreso da ogni altro essere la sua triste figura. .

Un orco speciale che sa cucinare tante prelibatezze ,un cuoco sopraffino che conosce mille ricette, mille impasti che sa fare la pizza con le scarole , la pizza con i pomodorini dello piennolo del Vesuvio , i scialatielli con il ragù e cozze , uova farcite , lattuga , ciliegie ,percoche bagnate nel vino . Torte e pasticcini ,taralli e tarallucci , ogni cosa che delizia il palato egli coltiva nel suo macabro orto , diviene una zuppa saporita che non te la dimentichi mai più.

L’Orco teneva nel suo pollaio una bella gallinella si chiamava Giuseppina , costei faceva uova appresso, appresso, sembrava una catena di montaggio , le sfornava ad ogni ora del giorno, rosse, bianche , uova grossa quante un pugno di mano , chiene, chiene , belle a vedersi che ti facevano consolare. La gallinella era una malandrina ,teneva per innamorato una lestofante faina , ogni sera gli regalava tre ,quattro uova da lei fatte, fresche ,fresche calde , calde la faina era felice assai di Giuseppina e non permetteva a nessun altro animale che s’ avvicinasse al pollaio della sua prolifica amata.
L’ Orco sapeva ogni cosa della tresca amorosa , ma chiudeva un occhio per il buon vivere poiché sapeva bene che: gallina innamorata fa uova a quantità. A volte la spiava nei momenti d'intimità , l'osservava sbaciucchiarsi con la faina , far mille moine , ridere, correre , felice per dentro al pollaio inseguita dall' infoiata faina con i calzoni calati , che cercava ad ogni costo di possederla , di mangiucchiargli il collo , tirargli un po’ le penne , leccargli la cresta che pendula gli calava sull’occhio sinistro .

Erano quelli momenti d' immensa felicita , l'orco era assai contento e non faceva altro che rallegrarsi di quella sua pollastrella che aveva allevato con tanta cura ed affetto .

Passa lo tiempo e la gallina si fece inspiegabilmente sempre chiù secca è più secca si faceva , quasi pelle ed ossa , meno uova produceva , giunse cosi ad essere quasi scheletrica, impresentabile ,brutta a tal punto da essere lasciata dal suo amato , il famelico faina . Rimanette sola , sola dentro il pollaio , allontanata da tutte l’ altre galline , neppure il gallo che non si faceva mai scrupolo nel pizzicare da vecchio dongiovanni la capa di qualche giovincella gallinella , non ne volle più sapere , d’avere d’avanti quella vecchia , secca, sbilenca gallina.

Accossì passarono tre anni , la gallina si fece sempre più vecchia . L'orco in una bella mattina di sole che colorava l’aria di soffusi ,splenditi colori e metteva dentro al cuore tanta gioia, tanto calore , la chiamò a se pigolando . Spargendo tanto graurignolo , dicendogli vieni , vieni gallinella che ti voglio accarezzare , gallinella , gallinella poverella , pigliatela questo grano che ti voglio fare reginella . La gallina prima spaventata , poi incuriosita mosse o cuollo a ca’ a là poi muovendo la coda bianca al passo di danza , facendo coccodè , coccodè , quante e buono lo graurignolo , quanto è bravo lo mio padrone , s’avvicinai chiano , chiano con due occhi fuori all’orbita . In quel mentre tutto un tratto l’orco lesto l’afferrò per lo collo e tirò ,tirò con forza che la vecchia gallinella che aveva fatto, tante uova ma proprie tante e tante da riempire una stalla, ed un capanno , ci rimise le penne , senza poter neppure dire Madonna mia , ma che succede.

L’orco la spennò con molta cura gli tirò una penna alla volta gli estrasse dallo pertuso del deretano le membra fradice e ci fecette un bel brodo con dentro tante zucchine , carote e patatine, che si sentì l’ odore tanto invitante , delizioso , un profumo così intenso che giunse alle narici del re in persona. Quest’ultimo assaggiatolo dopo tanta insistenza la deliziosa pietanza volle ad ogni costo l’orco diventasse il suo cuoco personale e per ripagargli il suo servizio gli diede in sposa la sua unica figliola . Guendalina affetta da una strana malattia ipocondriaca che guarì tutto d’un botto , stando insieme all’orco, mise al mondo tre figlioli. Tali e quali al loro babbo orco , di sangue reale divennero grandi ,verdi , pelosi assai che facevano tanto terrore a chiunque li vedesse che finirono per conquistare lo mondo intero ed anche il senso di questa breve storia dell’orco e della povera gallinella.


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